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Racconti erotici sull'Incesto

mamma avvocato … cap. 1

By 27 Luglio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Luisa, ho 44 anni, sono un avvocato e come tutte quelle che hanno un lavoro, prima di essere professionista sono anche massaia, mamma, donna di servizio, sguattera ed infine Donna.

Non lo nego, sono un essere umano con le mie voglie, le mie passioni. Visto che sono su questo sito a confessarmi, &egrave chiaro che mi riferisco alle pulsioni fisiche, sessuali.

Sono sempre stata single, più per la contingenza delle cose che per scelta, l’unico felice intoppo &egrave stato mio figlio Roberto, nato 20 anni fa da una relazione con un collega, terminata nello stesso istante in cui gli comunicavo di essere incinta. Ma questa &egrave un’altra storia.

Dopo la nascita del bambino mi sono dedicata completamente a lui, riducendo progressivamente a zero la mia vita, votandola unicamente al lavoro ed al suo benessere. Purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista, il fuoco cova sempre sotto la cenere e anche a distanza di anni esplode in tutta la sua forza.

Già in età adolescente Roberto aveva sviluppato un fisico imponente, geni ereditati dal padre, in più praticando rugby aveva acquisito con gli anni un corpo degno di nota. Le ragazze gli sbavavano dietro come cagne in calore e io ero la sua mamma orgogliosa di tanto successo. Tutto procedeva perfettamente secondo i canoni della famiglia perfetta sino a quando decise di fare l’università lontano da casa. Cominciarono i viaggi del sabato a settimane alterne, uno mi muovevo io, uno si muoveva lui.

Unica nota positiva di questi primi due anni universitari la possibilità di ritagliarmi del tempo libero per rimettere in forma il mio fisico. Sono alta 160, capelli neri lunghi, una quarta di seno e una taglia 42. Se fasciata in un jeans aderente o un tubino nero da seta, sentivo ancora di non passare inosservata per strada o in tribunale.

L’inizio della mia follia cominciò un sabato pomeriggio in cui Roberto era a casa, una cara amica, Marta, venuta a prendere un caff&egrave vedendolo passare di sfuggita si lasciò andare a un commento sulla sua fisicità.

– Chissà se tra le gambe &egrave messo così bene come il resto ??

Risi di gusto mandandola a quel paese, ma nascosi a fatica una scintilla di fastidio nata da un moto di gelosia.

Quella sera a cena ero sola, Roberto era uscito con i suoi amici, la passai cercando di dare una risposta alla domanda di Marta, ricordando come già da ragazzino avesse delle dimensioni notevoli ma commisurate alla sua altezza. Così le spiegavo.

Mi ritrovai con le mutande bagnate e la figa in un lago, fu un attimo andare in bagno per farmi un ditalino furioso, l’orgasmo arrivò velocissimo ma per nulla appagante, avevo ancora voglia.

Aprii il frigo, avevo fatto la spesa, c’erano delle zucchine. Presi l’intera busta senza scegliere, spensi tutte le luci, lasciai in disordine la cucina, mi fiondai in camera da letto e cominciò una notte in cui finalmente mi sarei appagata completamente.

Mi spogliai e cominciai a masturbarmi con le mani, poi una zucchina finì infilata nella figa, martellavo furiosamente. Allungai una mano sul comodino, presi la Nivea e ne spalmai una grossa dose sul culo, la zucchina passò dalla figa al culo. Presi una seconda zucchina e provai la doppia penetrazione. Smisi di giocare con me stessa alle 4 del mattino, dopo 4 orgasmi in cui ciò che mi aveva soddisfatta non erano le zucchine ma il cazzo di mio figlio, che aveva riempito ogni buco del corpo, Roberto non era ancora rientrato.

Il mattino dopo ero distrutta, la vista di Roberto in giro per casa in pantaloncini e maglietta mi fece contrarre la figa senza che riuscissi a evitarlo o bloccarla. Quello fu il momento in cui decisi che lo avrei avuto, in quel momento decisi che volevo essere posseduta da lui.

Il sabato successivo non potei andare da lui per un impegno di lavoro, il che mi permise di organizzare meglio un piano d’azione per realizzare quello che avevo in mente.

Arrivò come al solito il venerdì pomeriggio, la scusa della sostituzione del materasso e della mancata consegna di quello nuovo ci “obbligò” a dividere il mio letto matrimoniale, il primo passo era stato fatto.

L’abbigliamento che avevo studiato di indossare era il più classico degli abiti succinti. Erotico e provocante. Lui tranquillo come sempre non dava segni di aver notato tutto il mio da fare.

Cenammo, chiacchierammo, continuai a provocarlo, a stuzzicarlo ma ancora nessun segno da parte sua.

L’ultima carta, caricai la lavastoviglie mettendogli il culo quasi sotto i suoi occhi, niente, il nulla totale. Stavo perdendo le speranze.

Andammo a letto, lui ci mise due minuti per prepararsi e infilarsi sotto le coperte. Accese la tv e cominciò a guardare un film. Io intanto andai in bagno e con indosso una vestaglia per la notte lo raggiunsi.

Guardiamo il film, chiacchieriamo. Ogni tanto il suo sguardo cade sulle tette. Niente di più. Perdo le speranze completamente. Finito il film ci diamo la buona notte, spegniamo le luci e ci infiliamo sotto le coperte.

La stanza era illuminata dalla luce della luna e dai lampioni del parco. La tapparella era alzata.

Dopo un tempo infinito, vengo svegliata da un movimento alle mie spalle che non riconosco, presto più attenzione. E’ Roberto, si sta masturbando. Sono incredula. Sento una mano che mi scosta delicatamente le coperte e mi scopre il culo. La vestaglia nel movimenti del sonno era salita lasciandomelo a vista. Ricomincia a masturbarsi.

Mi muovo, lui si blocca. Mi volto verso di lui. Lo guardo, gli sorrido e gli faccio cenno di stare zitto.

Allungo una mano, gli scosto le sue e guardo il suo cazzo, era grosso e lungo per la sua età, ma coerente con la sua altezza.

Glielo prendo in mano e comincio a masturbarlo, chiude gli occhi, si gode la sega.

Scendo giù vogliosa di cazzo, comincio a spompinarlo. Una donna minuta alle prese col cazzo di un uomo alto 180 cm, ero al settimo cielo, mi riempiva la bocca, una cappella larga, un’asta lunga e curva. Mi accovacciai tra le sue gambe. Ce l’avevo in bocca e gli facevo il miglior pompino pompino di cui fossi capace, durava da meno di 5 minuti quando sentii che era arrivato l’orgasmo, continuai senza fermarmi, lo scappellai e con le labbra lo portai sino alla fine. Tre schizzi di sborra mi riempirono la bocca, lui gemeva come un orso, gemiti senza senso, continuavo a spompinarlo.

– E’ stato meglio con l’aiuto della mamma?

– ohhhh sì mamma, grazie, grazie.

Era ancora duro come il marmo, grosso e duro, potenza dei 20 anni.

Mi alzai dal letto, andai verso la finestra che dava sul parco. Gli voltai le spalle e mi tolsi la vestaglia, rimanendo col tanga.

Sfilai anche quello e mi poggiai allo stipite della finestra, offrendogli il mio corpo.

– Vieni dalla mamma, amore. Aiuti me, ora ?

Arrivò in silenzio, la mia figa era lorda di muchi, bagnatissima, fradicia.

Mi penetrò dalle spalle senza difficoltà, sentii il suo cazzo riempirmi tutta. Cominciò a scoparmi, dalla foga capii che non aveva grandi esperienze. Lo lasciai fare. Avevo voglia di essere usata. Scopata. Chiavata. Montata. Così fu.

Mi teneva per i fianchi e mi cavalcava, grosse bordate di cazzo nella figa, senza arte, solo sesso, solo fisicità scomposta.

Aveva appena sborrato nella mia bocca, per cui ero certa avrebbe resistito un po’.

– Mamma sei fantastica, sei bellissima. Che culo che hai mamma … ohhhh …. tieni, prendilo tutto !!

Il primo orgasmo lo raggiunsi nel momento stesso in cui mi disse quelle cose, mi teneva una mano sul fianco per guidare la scopata e con l’altra mano mi martoriava le tette.

Il secondo orgasmo lo raggiunsi dopo pochi altri minuti, mi aveva fatto abbassare con il corpo mentre lui continuava a chiavarmi da dietro, a pecorina, in piedi. Mise le due mani sulle mi spalle, mi teneva ferma e mi bersagliava da dietro con colpi di cazzo profondi e decisi, capii che stava per sborrare di nuovo.

– Mamma sto per sborrare, ancora un attimo ed esco …

– Riempimi amore, vieni dentro, prendo la pillola

La mia frase fu come una sferzata al suo cervello, i suoi colpi furono ancora più profondi, sentivo le sue palle quasi dentro la figa.

Il secondo orgasmo lo raggiunsi così, insieme. Mentre guardavo fuori, presa nel suo abbraccio, con il suo cazzo ormai stanco che usciva dalla figa, con la sborra di mio figlio che colava lungo le cosce.

Il risveglio del giorno dopo fu salutato da un bacio appassionato e un abbraccio di due amanti.

L’appuntamento dalla parrucchiera ci impedì di andare oltre, il pomeriggio ci rifacemmo con gli interessi.

Se avrò ancora la necessità di farlo, vi racconterò il seguito della nostra storia …

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