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Racconti erotici sull'Incesto

mamma avvocato … cap. 2

By 28 Luglio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ una settimana che Roberto &egrave all’Università, &egrave una settimana che fatico a dormire a lavorare.

Di quello che &egrave accaduto il fine settimana scorso non abbiamo fatto cenno durante le telefonate o i messaggi.

Per questo come un’adolescente al primo amore continuo a chiedermi se abbia fatto una cazzata a farmi scopare da Roberto, se lui mi vuole ancora, se gli faccio pena. Tante domande, troppe, a volte mi sento impazzire. Il lavoro mi aiuta a staccare e a non pensare.

Le giornate passano lente tra un mix di lavoro, di allenamenti in palestra, uscite con le amiche.

Arriva così il venerdì pomeriggio, questa volta sono io a dover andare da mio figlio, preparo la macchina e parto con un carico aggiuntivo: le ansie e le paure dei giorni precedenti.

Alle 17 come da programma sono a casa sua, so già che non &egrave in casa, arriverà più tardi. C’&egrave un tale disastro in giro che la casa urla pietà, mi cambio, mi vesto comoda e comincio a pulire, come una mamma, una sguattera, una cameriera … come una donna.

Lavoro di corsa fino alla fine senza guardare l’orologio, voglio farmi una doccia prima che arrivi Roberto.

Entro in bagno, mi spoglio velocemente e mi infilo sotto l’acqua, dopo qualche istante vedo un’ombra dietro che si muove.

– Roberto, sei tu?

Nessuna risposta, si apre il box, &egrave lui, nudo, con una splendida erezione.
Entra nella doccia, immagino un abbraccio e mi avvicino per riceverlo e darlo. Le sue mani mi bloccano, mi fanno voltare.

Una mano sul fianco mi tiene ferma, l’altra aiuta il suo cazzo nella penetrazione.

La mia fica reagisce immediatamente diventando fradicia e ancora più bagnata, Roberto comincia la chiavata lentamente, con esasperante lentezza, le mani salgono a stringermi le tette, le tocca con oscenità, stringe i capezzoli, fa quello che vuole e come vuole.

D’un tratto cambia ritmo, le mani sui fianchi a tenermi ferma, il cazzo che mi penetra con forza, velocità, potenza. Sento la cappella sfondarmi l’utero, la differenza di corporatura e dimensioni &egrave notevole.

Comincio a farmi male, cerco di farlo rallentare, di cambiare gli equilibri, le sue mani mi tengono ferma, una si muove sulla mia spalla per inchiodarmi al muro.

E’ quello il momento in cui cambia tutto, comprendo di essere diventata sua, dominata, posseduta, tutto sarà diverso da ora in poi.

Sento l’orgasmo che parte dalla testa e arriva fino alla fica, scosse violente partono dalla spina dorsale. Sotto l’acqua della doccia comincio a gemere con lui che continua a chiavarmi con il suo cazzo prepotentemente duro.

Finisce il mio orgasmo, lo avverte da solo, continua a scoparmi senza rallentare, sento un po’ di fastidio alla fica ma lui non si accorge di niente e va avanti come un treno. Dieci, venti colpi profondi, tira fuori il suo cazzo, se lo scappella e lo rificca dentro, qualche affondo nella fica e finalmente lo sento arrivare, scarica il suo sperma nell’utero. E’ caldo, sono due o tre schizzi di sborra, bollente.

Senza uscire dalla mia fica, mi abbraccia da dietro: – ben arrivata mamma, ti stavo aspettando !!

Lo guardai, aveva un sorriso sornione, come di un gatto che aveva appena mangiato il canarino. Sentii un brivido lungo la schiena. Non sapevo ancora cosa mi aspettasse il futuro. Ero pervasa da un mix di paura, timore, eccitazione. Ci baciammo appassionatamente e uscimmo dalla doccia.

Cominciai a preparare la cena, chiacchieravamo serenamente, come una coppia fa, ogni volta che mi passava vicino non mancava di baciarmi, toccarmi ora il culo, ora il seno, ora i fianchi, di farmi sentire lo stato di eccitazione del suo cazzo. Mi sentivo desiderata.

Dopo cena dissi che avevo voglia di fare due passi e mi accontentò, passeggiammo abbracciati come due innamorati, fu dolce e premuroso. Rientrammo. Era ora di andare a letto. Ero tesa come una ragazza al primo appuntamento, in bagno mi preparai indossando un completo color carne, brasiliana e reggiseno, lo specchio diceva che il mio culo non dimostrava la mia età, coprii il tutto con una sottana abbinata.

Uscendo dal bagno lo trovai seduto al divano con la TV accesa. – Vieni qui, mamma !!

Non colsi il tono imperioso della frase. Mi avvicinai … era nudo, completamente, il cazzo moscio campeggiava tra le sue cosce.

Mi sentii svilita, offesa, sminuita, oltraggiata. Stavo per voltarmi e andare via, un gesto veloce, la sua mano si chiuse con una morsa fortissima sul mio polso. Mi tirò a sé, mi fece inginocchiare tra le sue gambe, per terra.

– Dài, succhiamelo. – con una mano mi premeva la faccia sul cazzo – forza, dài cazzo, succhiamelo !

Aprii la bocca, lui se lo prese tra le mani e lo guidò dentro. Mi guidava in questo pompino obbligato, desiderato ma non voluto in questo modo. Volevo reagire. Mi fermai, cercai di mettermi in piedi. Non ci riuscii. L’unico risultato che ottenni fu che si alzò in piedi, in tutti i suoi 180 cm per 80 kg. Io, 160 cm, in ginocchio arrivavo giusto all’altezza delle sue palle. Mi prese la testa e cominciò a scoparmi la bocca, man mano che il cazzo cresceva mi sentivo soffocare sempre di più, anche se evitava di infilarlo tutto.

– Dài vacca, succhiamelo bene, fatti scopare questa bella boccuccia da troia che hai !!

Non credevo alle mie orecchie, cominciai a piangere, al buio della stanza, le lacrime uscivano da sole per questa violenza che stavo subendo. Senza che lui si accorgesse di nulla.

– Dài, forza, fattelo ficcare in gola, dài che ti sborro tutta, ti faccio bere tutta la sborra, dài mamma … dài mamma !!!

Non riuscivo a parlare, mi stava scopando la bocca con una furia che non gli conoscevo, il cazzo benché ancora non al massimo dell’erezione, mi riempiva la bocca impedendomi di respirare, deglutire. Gli diedi un colpo ad una coscia per fargli capire che stavo male, si fermò, con le sue braccia mi sollevò e mi pose a pecorina sul divano. Aprì il mio culo e cominciò a leccare oscenamente la fica, il buco del culo, l’interno coscia, di nuovo la fica, il culo, senza ordine, senza pace.

Sentii premere la cappella alla fica, ero fradicia dappertutto, dentro, fuori. Spinse ed entrò dentro. Con una dolcezza ed una delicatezza che contrastava con la violenza di prima. Cominciò a chiavarmi così, piano piano, profondamente e con dolcezza. Sentii salire l’orgasmo, lo capì dai gemiti.

– Stai godendo mamma ? Brava, brava, pensa a godere tu … che tra un po’ dovrai far godere il mio cazzo. Dài, brava .. sborra, fammi sentire la figa come sborra.

Venni come una fontana, la figa si allagò così tanto che cominciarono a colare liquidi lungo le cosce … ero fuori controllo.

Stavo ancora godendomi l’orgasmo e questa delicatezza ritrovata quando lo sentii uscire e puntare il cazzo sullo sfintere: voleva farmi il culo.

– No, Roberto, no, non sono preparata, mi fai male ce l’hai grosso, mi faccio male, per favore no.

Sentii prima il dolore che il rumore. Mi aveva dato uno schiaffone sul culo. Forte. Fragoroso. Doloroso. Contemporaneamente aveva cominciato a spingere. Sentii la rosa dello sfintere che cominciava a cedere a costo di un dolore atroce. In tutta la mia vita avevo preso in culo solo qualche zucchina e neppure tanto grande. Mi avrebbe spaccata, ne ero certa.

-Ti prego Roberto, mi fai male, &egrave troppo il dolore. Ti prego, lo facciamo la prossima volta, ti prometto che mi preparo.

Avevo ricominciato a piangere.

Un’altra spinta, un altro pezzo di cappella dentro il mio culo. Mise una grossa dose di saliva sull’asta del cazzo, ricominciò a spingere.

Alla fine c’era riuscito, era dentro il mio culo. Quel palo enorme che tanto orgogliosamente mi aveva fatto godere nella figa per le sue dimensioni, ora stava letteralmente ravanando nel mio sfintere spaccando ogni cosa, tuttavia sentivo i muscoli che cominciavano ad abituarsi.

Cominciò a montarmi con decisione. sentivo il cazzo che entrava ed usciva, potevo sentire ogni vena, ogni variazione di forma del cazzo sull’ingresso del culo. Guardai verso lo specchio della cristalliera, restituiva uno spettacolo assurdamente eccitante.

Chi avesse visto la scena, avrebbe visto, un gigante che si inculava una ragazzina. Nessuno avrebbe potuto pensare, vedendoci al buio, che quello che vedeva era un figlio che si stava fottendo un culo la propria mamma !!

Ci aveva preso gusto, sia Roberto che il mio culo, oramai godevo anche io, quasi all’orgasmo anale, cominciai a masturbarmi la fica raggiungerlo definitivamente.

Roberto mi riempì il culo di sborra, sentii chiaramente i suoi schizzi caldi che mi riempivano le viscere. Ero sfatta, completamente sudata e distrutta. Lo pregai di uscire per farmi andare in bagno, mi colava qualunque cosa da ogni buco.

Andai in bagno per lavarmi e riprendermi da quella serata di sesso e violenza mentale. Con una lunga doccia calda ottenni il risultato voluto, uscii e senza andare da lui mi infilai nel letto.

Lo sentii che andava in cucina e poi in bagno, capii che anche lui fece una doccia.

Di spalle alla porta, al buio, sentii che silenziosamente era venuto in camera per mettersi a letto. Mi abbracciò da dietro, mi baciò la nuca, disse: “mamma, sei magnifica … sei bellissima … ”

Mi voltai verso di lui per baciarlo e dirgli che non avevo gradito come si era comportato, non ne ebbi modo, mi baciò con foga.

Si mise sopra di me, sollevando la sottana, toccandomi ancora dappertutto, a contatto con la pelle capii che era nudo e che era ancora eccitato. Scostò le mutande e mi penetrò tenendomi ferma, nonostante tentassi di divincolarmi dalla sua presa.

Cominciò a fottermi con passione, con goduria. Lo sentivo spassarsela con la mia figa. Non si preoccupava minimamente di me. Continuava a scoparmi con il suo cazzo enorme, le sue mani toccavano ogni centimetro del mio corpo. Io sotto e lui sopra, mi scopava come una bestia in calore. Alla fine capii che non c’era via di scampo. Smisi di dimenarmi, aprii completamente le gambe e lo accolsi meglio per rendere la scopata più soddisfacente per entrambi. Avevo capito che avrebbe continuato sinché non avesse saziato tutti i suoi istinti.

Lo feci uscire dalla figa e mi misi a pecorina, se scopata doveva essere, tanto valeva godersela fino in fondo.

Passai un sabato ed una domenica indimenticabile, tornai a casa con il culo dolorante per le quattro inculate prese nel giro di due giorni, la figa arrossata per l’eccessivo sfregamento. Soddisfatta, benché preoccupata per la posizione dominante raggiunta da mio figlio … nonostante tutto, arrivando a casa presi una decisione, il prossimo w.e. lo avrei accolto con un bel completo sexy…

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