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Racconti erotici sull'Incesto

Mia sorella Giuseppina 25

By 25 Agosto 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

i miei racconti
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Sequenza di
Mia sorella Giuseppina
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Mia sorella Giuseppina Cap. 25

Giuseppina al centro commerciale’

Arrivati al centro commerciale, scendono dalla macchina e si incamminano a braccetto.
Giuseppina si sente a disagio a camminare in quel modo. Cerca di non guardare verso il basso per non osservarsi le tette. Li sente che ballano liberi e i capezzoli duri strusciano sul tessuto facendola fremere. Il lavorio che le ha fatto in macchina mentre era intento a guidare, la eccitata a dismisura. Era contenta per non averla obbligata a masturbarsi ma ora si sentiva su di giri. Il grado di eccitazione lo poteva sentire dai piccoli brividi che partivano dai capezzoli. Sentiva distintamente anche l’aria accarezzarle le piccole labbra umide della vulva.

Michele da lontano registra e nota come sotto la luce del sole sono perfettamente visibili le tette. I capezzoli sono così duri che d’hanno l’impressione di voler bucare il leggero tessuto. Come entrano, dal monitor della videocamera, riesce a vedere perfettamente attraverso di esso proprio perché sono in controluce. Scorge le piccole labbra della figa attraverso il camicie sbottonato.

Tonino sa perfettamente dove andare. Con i soldi guadagnati tramite lei con il ragazzo della scuola, entra nel negozio di abbigliamento. Sceglie alcuni indumenti e li passa a lei che si reca poi a provare nel camerino. Il primo è un abito-copricostume. Lo osserva con attenzione e si spoglia velocemente. Per indossarlo impiega qualche minuto in più del dovuto e osservandosi allo specchio per aggiustarlo può constatare come sia troppo corto.

‘Apri e fammi vedere come stai.’
Con le mani che le tremano, tira la tenda e senza uscire lascia che la guardi.
Le fa un gesto con la mano di girarsi e prontamente esegue. Nel voltarsi l’abito elasticizzato si solleva ben oltre i fianchi, facendo vedere parte del culo e nitidamente la figa.

Dopo averla osservata a lungo e fattale fare alcune piroette per vederla meglio, le permette di chiudere la tenda solo con un gesto della testa; richiude e prova il secondo. Nero elasticizzato, si allaccia dietro al collo ma con un grosso rombo sulla pancia. Si specchia e per meglio nascondere i seni ha dovuto allacciare più strettamente la parte alta del vestito; questi si alza sui fianchi. Si osserva allo specchio e nota che anche questo è troppo corto.

Apre e lui la osserva. Davanti la copre a sufficienza ma dietro, le si vede la parte inferiore del sedere.

La congeda con un gesto della mano e nella piccola cabina, prova la mini con il top. Quest’ultimo si allacciava lateralmente, in modo da permetterle di scegliere la giusta tensione o l’eventuale spacco da darle all’altezza della vita. Elasticizzato per la parte sottostante obbligava le tette a sollevarsi come se fosse un busto.

Questa può andare si dice fra se. La mini di jeans era fatta a modo di grossa cintura allacciata di sbieco. In questo modo lasciava parte di una natica in vista mentre sulla gamba opposta si apriva come uno spacco fra i lembi delle cinture.

Perfetta si dice fra se Tonino.
Dopo che la cassiera ha tagliato tutte le etichette e pagato alla cassa, si avviano verso il negozio di scarpe del signore anziano.
Giuseppina riconosce il posto e ha un tuffo al cuore. Stringe fortemente il braccio di lui.

‘Noto che ti ricordi il posto. Ti piacciono quelle scarpe?’ Le indica un paio di nere che si allacciano anteriormente come se fossero dei scarponcini da montagna ma completamente aperte e con il tacco alto e sottile.
‘Ora entriamo. Qualsiasi cosa succeda non dovrai chiudere le ginocchia. Sono stato chiaro?
Tremando lo segue aggrappata al suo braccio.

Dentro, il signore era occupato a mettere via alcune scatole e voltandosi sgrana gli occhi nel riconoscerli.
‘Oh! Buon giorno! Cosa posso fare per voi quest’oggi?’ Sorridendo e andandogli incontro.

‘Vorremmo provare un paio di scarpe. Quelle a destra in basso e quelle immediatamente sopra esposte in vetrina per essere precisi.’

Il signore anziano ha scattato prontamente quando li ha visti entrare. Si è fregato le mani in una sorta di lavaggio delle stesse ma senza averle messe sotto all’acqua.

Nel sedersi Giuseppina ha fatto attenzione a che la mini non si sollevi troppo ma il cuore ha perso un battito quando ha sentito chiaramente il cuoio freddo al contatto delle chiappe. Voleva scappare ma non ne aveva il coraggio.

Il vecchio proprietario si è seduto davanti a lei e le ha tolto delicatamente le scarpe. Ha massaggiato i piedi in una sorta di venerazione mentre non ha tolto per un attimo gli occhi dalla figa esposta e depilata.
Delicatamente e senza farsi accorgere come un vecchio vojeur esperto qual’è, ha fatto in modo che le ginocchia di lei si fossero allargate.

Tonino stava osservando la scena da dietro le spalle del signore e poteva vedere ogni singola operazione. Non si è lasciato scappare le piccole labbrine che si dischiudono come le ginocchia sono state allargate.

‘Posso misurarle il piede?’ Ha chiesto falsamente continuando a massaggiarlo.

è nel panico. Lei è lì con quell’estraneo che le sta guardando la figa nuda. Lo vede da come sgrana gli occhi e li tenga fissi su di lei. Si sente imbarazzata e arrossisce dalla faccia fino giù oltre il collo.
Inevitabilmente ha abbassato lo sguardo per non incrociare il suo, fermandolo al proprio inguine ben consapevole che era un luogo riservato.

Giuseppina ha quel massaggio e sotto al suo sguardo cominciava a sentirsi accaldata. Sentiva come le piccole labbra interne si stessero dischiudendo. Non poteva non fare a meno di poter osservare il bozzo che si era formato nei pantaloni del signore. Cercava di pensare ad altro ma inevitabilmente lo sguardo era fermo al suo inguine e pensava al cazzo di Tonino. Questo la rendeva ancora più calda e ha incominciato a contare mentalmente le tabelline. 2×2=4; 2×3=6; 2×4=8; 2×6=12; 2×8=16

‘Va tutto bene?’ Ha chiesto Tonino

Aprendo gli occhi, si è sentita la faccia bruciare, segno che era tutta rossa in viso.

‘La signorina ha un piede molto piccolo. Devo vedere se ho qualcosa che faccia al vostro caso.’ Riluttante ha liberato il piede alzandosi per andare nel deposito ha controllare.

Per cercare di calmarsi ha accavallato le gambe in segno di ritrovata intimità personale quando Tonino l’ha chiamata per farla avvicinare agli espositori.
L’aria condizionata stava accarezzando dove solitamente non avrebbe dovuto, ricordandole la sua nudità. Poteva sentire chiaramente come fosse umida e calda fra le cosce. Era come se tutti i nervi fossero concentrati solo in un unico punto.

‘Mi piace come cammini, sei molto sensuale.’ Per un attimo i loro sguardi si sono incrociati.
‘Senza piegare le ginocchia abbassati lentamente e prendi quel paio di scarpe che sono li a terra.’
Tonino legge il terrore passare nei suoi occhi come una scossa, poi delusa si china eseguendo sommessamente.

‘Brava, ora rimettile a posto. Sempre molto lentamente.’

Giuseppina sapeva che dietro di lei c’era la vetrina. Chiunque fosse passato avrebbe avuto una perfetta visione delle sue intimità.

Il titolare è entrato e ha visto quello che stava accadendo. Compiaciuto si è seduto al suo posto aspettando che lei lo raggiungesse.

Per tornare seduta nuovamente, Giuseppina ha dovuto scavalcare le scatole poste fra i suoi piedi e sedendosi aveva le ginocchia allargate ancor più di prima.
Vedendo le scarpe non sembrava che fossero quelle che aveva richiesto Tonino.
Non solo avevano i tacchi molto alti ma anche la suola era sollevata, il colore rosso brillante avrebbe risaltato ovunque. Forse più della sua faccia in quel momento. Sembrava che erano fatte apposta per camminare nell’acqua come trampoli si dice fra se.

Lui continua ad accarezzare sensualmente i piedi mentre le infila le scarpe. Accarezza i polpacci e continua a guardarle l’inguine compiaciuto.

Quando Giuseppina si è alzata, ha vacillato timorosa. Ha provato ha camminare ma anche se avvezza ultimamente alle scarpe col tacco, queste erano esageratamente alte.
Fatti i primi passi, aveva l’impressione di dover cadere da un momento all’altro.
Solo dopo aver accennato alcuni passi è tornata seduta, si sentiva le punte dei piedi schiacciate le une contro le altre, dandole l’impressione che le stesse comprimendo come un tubo del dentifricio.

Forzavano il piede in una posizione da accentuare l’angolo di flessione delle caviglie, in modo che doveva camminare inclinando all’indietro le ginocchia. Il sedere sporto all’indietro per tenersi in equilibrio e le anche che ancheggiavano vistosamente.

Tonino pensava che camminare in quel modo era un invito aperto ad essere molestata.

Risedutasi, l’anziano signore slaccia e toglie le scarpe accarezzando i piedi con adorazione.
‘Penso che fossero troppo poco indicate per una giovane signorina come lei. Forse qualcosa di più classico’ Che non sia così appariscente.’
Prende una scarpa e con estrema lentezza l’allaccia. Posiziona il piede a terra all’esterno del suo sgabello e ripete l’operazione anche con l’altro piede. Questa volta accarezza il polpaccio fino ad arrivare all’incavo del ginocchio. Posizionato anche questo piede a terra, osserva con bramosia l’inguine completamente esposto.

Giuseppina si accorge di avere la figa palpitante e i sintomi di eccitazione che le arrivano sono chiari e distinti. Non chiude le gambe e lascia che l’osservi. Le piace in cuor suo sapere che la desidera e mai pensava di arrivare a tanto. Lei sperava che potesse saltare e difendere il suo onore ma nulla è accaduto.

Tonino non ha detto una parola, ha continuato a guardare. Si è limitato ad osservare compiaciuto ed annuire divertito.
‘Come ti vanno le scarpe?’

Sempre seduto di fronte a lei, l’anziano commesso ricontrolla i lacci e le scarpe. Nel farlo si appoggia un piede contro il cavallo dei pantaloni e lentamente lo muove facendolo strusciare contro il cazzo duro. Le mani salgono e arrivano ad accarezzarle le cosce fermandosi al bordo della mini. Ripete la stessa operazione anche con l’altro piede e Giuseppina si ritrova con le ginocchia completamente aperte e la figa nuda ed esposta. Le mani dell’uomo proseguono ad accarezzarle le cosce e su, su fino a insinuarsi sotto la minigonna.

Le mani si introducono con lasciva dolcezza e arditamente fra le cosce. Infila nella figa umida entrambi i pollici. Giuseppina terrorizzata, effettua un mezzo salto e il commesso inserisce più profondamente le dita.
Ora si muove più convulsamente sullo sgabello in una sorta di scopata contro la scarpa. All’apice tira involontariamente a lato i pollici spalancando la figa e lei salta per il dolore sopraggiunto e inatteso.

Passano alcuni minuti in cui l’anziano commerciante respira sempre più pesantemente per poi fermarsi ansante e con le mani sempre più in lei.
Dopo essersi asciugato la fronte con un fazzoletto, si alza. Scompare dietro nel retrobottega con passo pesante e respirando con fatica.

Tonino preoccupato pensa che stia male e lo segue con lo sguardo rimanendo ad ascoltare vigile i pochi suoni che sopraggiungo. Quando compare, ha la giacca abbottonata davanti con un grembiule alla vita e vedendolo sorridere la tensione scema.

‘Prego venite.’ Gesticolando, ancora ansimante.

Li conduce alla porta e stringendo la mano a entrambi li saluta calorosamente.
‘Tornate a trovarmi presto.’ Continua a ripetere.
‘Tornate a trovarmi presto.’ Sorridendo mentre si avvicina alle guance di Giuseppina per baciarla afetuosamente.

Loro escono portandosi via le nuove scarpe senza pagare.
Mentalmente Tonino si dice fra se che in questo posto dovrebbe tornare molto presto.

Nel mentre che aspettava che il signore tornava dal retrobottega Giuseppina ha camminato un poco avanti e indietro e ha visto che non era molto difficoltoso a camminare e non le facevano male. Notando lo sguardo corrucciato di Tonino gli sorride annuendo per confermare la scelta e che le piacciono.

Prima di uscire, Tonino decide di mettere le vecchie scarpe nello zaino e di farla camminare con quelle indosso.

Come sono usciti dal negozio, hanno incrociato un compagno di classe e vedendola ha sgranato gli occhi incredulo.

Vergognandosi ha abbassato la testa ed ha continuato a camminare al braccio di lui. Non ha visto molto. I capelli le coprivano la faccia mentre le sensazioni che provenivano dalla piccola patatina la lasciavano confusa ed emozionata. Con lo sguardo abbassato ha potuto notare come il contorno del seno fosse perfettamente evidente. Poteva osservare come i capezzoli duri fossero chiaramente visibili attraverso il tessuto del top. Il dondolio evidente indicava a tutti quelli che la seguivano con gli occhi, che non portasse il reggipetto.
Con la coda degli occhi visto come il ragazzo ha continuato a camminare seguendoli.

‘Come ti sembrano i tuoi capelli?’ Ha chiesto rompendo il silenzio.

‘I miei capelli?’ Toccandoli sorpresa.

‘Non gradisci che sia fatto qualcosa a loro? Uno schampo, una permanente’ Qualcosa da donne insomma.’

Sorpresa per tanta attenzione, continua a toccarseli lisciandoli.
‘Non saprei cosa dirti.’

‘Va bene, andiamo a fare qualcosa.’ Guidandola verso un parrucchiere.

Un ora dopo, Tonino era nervosissimo. Avevano perso troppo tempo seduti. Lei sotto le abili mani di una professionista e lui a leggere noiosissime riviste per sole donne.
Giuseppina era incerta sulle emozioni che stava provando. I capelli erano stati lavati, spuntati e striature dorate e rosse scendevano confondendosi con il suo colore naturale.

‘Ora andiamo ancora a farci belli.’ Le dice il coiffeur accompagnandola ad una sedia poco distante.
Seduta sullo sgabello, una donna ha colorato e dipinto la faccia. Ad ogni passaggio, spiegava accuratamente come usare i vari tipi di mascara, rossetti, pennelli e creme.
Usciti dal negozio con borse colme di prodotti, lei era sempre di più, in preda ha emozioni contrastanti. Si chiedeva se tutto ciò dipendesse dal fatto che oramai gli permetteva di scopare.

Riposto come ha potuto i pacchetti nello zaino, si sono diretti a braccetto lungo le gallerie del centro commerciale.

Nel frattempo in un altro posto’


Arrivata a casa, si rilassa incominciando col togliersi le dolorose scarpe e massaggiandosi lievemente i piedi. Era sempre più stanca ultimamente.

Piacevolmente constata che i ragazzi non erano a casa. Il solo rumore che sentiva, era il leggero ronzio che proveniva dal frigorifero. Reprimendo un senso di timore e vergogna, si spoglia dell’abito e l’ho getta sulla sedia vicina. Scalza, si avvia ai fornelli per scaldare nel microonde quel poco di caffé che ha trovato già fatto.

Sorseggiandolo, reprime una smorfia di disgusto. Osserva nel bicchiere e si chiede da quanto tempo fosse stato fatto, visto com’era cattivo. Incurante ne beve un altro sorso. Aveva bisogno di energie per andare avanti ancora.

Sdraiata sulla poltrona guardava il soffitto, pensando ai suoi bambini in chissà quale luogo. Ultimamente li vedeva sempre più di rado. Stavano crescendo e con l’approssimarsi della fine della scuola non li avrebbe più visti, come sempre.
Facendo sciogliere i muscoli del collo con fragorosi rumori, muovendo la testa da lato a lato e in circolo, si è scrollata dai pensieri. Svuotando definitivamente il bicchiere si è guardata attorno.
C’era da mettere a posto e pulire ovunque. Dove passava con lo sguardo indagatore, vedeva lavori da fare.
‘ Forza!- Si dice fra se.- Incominciamo dalle camere!’

Parlare da sola dandosi forza e coraggio, era una delle abitudini che aveva preso dal marito.

Come di consueto, incomincia con le lenzuola della propria camera da letto. Tolte, si avvia verso le camere dei ragazzi e passando vicino al bagno getta nella vasca il fagotto che aveva in braccio.
Nella camera di suo figlio, come sempre, si stupisce del caos che imperversa. Aperte le finestre vi appoggia le coperte sul davanzale e prima di togliere le lenzuola, raccoglie gli indumenti da terra.
Camicie, mutande, magliette, pantaloni. Si stupisce per il letto fatto e le lenzuola cambiate. Fatto un fagotto più o meno ingombrante si solleva raddrizzando la schiena dolente.
‘Dannazione Michele. Quante volte lo devo ripetere!’
Getta tutto nel corridoio e si avvia nella camera di sua figlia.

Dopo il caos, l’ordine e la pulizia regna sovrana nella camera di Giuseppina. Aperte le finestre, controlla sommariamente i libri aperti sulla scrivania. Si compiace fra se di aver generato una figlia tanto brava.
‘Oh, la mia piccola.” In un bisbiglio appena percepibile mentre fiuta la camicia da notte. L’odore caratteristico e il grumoso e ruvido umido, capisce che si tratta dell’inconfondibile sperma.

‘Una sborrata notturna, tesoro? Hai avuto una notte molto occupata. Nessuna sorpresa che questa mattina eri in ritardo per la colazione.’

Marzia si è seduta sul letto incapace di restare in piedi, mentre accarezza con le dita la macchia quasi del tutto secca del liquido maschile. In mano, le sembra quasi di percepire il calore di un cazzo e pensa a come lo segherebbe.
‘Oooohhhh.- Sospirando pesantemente.- La mia bambina cosa ha fatto ieri sera?’

Giuseppina oramai è una donna, si dice fra se. Ha osservato le foto appese alle pareti di quando lei tredicenne, era al mare con la sua amica del cuore. Fra tutte, gli occhi verdi di lei sono quelli che spiccano ovunque compiacendosi di gioia.
‘All’ora come adesso, sei sempre stata matura e coscienziosa. Presto avrai l’esame della maturità. Anche io, come te, alla tua età, ero avanti rispetto alle mie amiche.’

‘Chissà chi è il ragazzo fortunato che hai fatto godere e chissà se è stato capace di darti piacere.’
Annusa ancora la camicia ed un ghigno fiero compare sulla faccia.

‘Sicuramente hai goduto molto. Percepisco anche l’odore di donna.’
Non ci sono dubbi in proposito. Pensa fra se.

Incontrollabilmente, si è sentita calda, pensando alla sua bambina godere, lei si stava bagnando.
‘Oh! Giuseppina, sei una ragazza eccitante.’ In un sussurro.

Ha allungato la mano attraverso le lenzuola del letto, ed ha sentito una certa umidità.
‘Questa mattina, anche?’

Ha continuato ad accarezzare la macchia per poi portare le dita al naso.
Come un’esperta intenditrice le ha portate alla bocca e fremente, le ha assaporate.
‘Grazie cara. Un regalo per la Mamma?’

Passate le dita ancora sulle lenzuola, le ha fatte scorrere poi sul pube e dentro le mutande.
I pensieri vagano a quando anche lei ha scoperto il sesso. Come si diceva una volta, non era ancora donna quando aveva imparato a procurarsi piacere.

Come sempre nella bella stagione, stavano giocando in riva al fiume con le barchette fatte di polistirolo e sentiva i discorsi da grandi di suo cugino e i suoi amici. Parlavano di sesso e in poco tempo aveva smesso di giocare pure lei, per ascoltarli molto attentamente.

Suo cugino stava descrivendo come era riuscito a baciare e toccare le tette alla sua ragazza. Pensando di non essere visti si stavano toccando la patta dei pantaloni quando lui poi, l’ha tirato fuori e ha incominciato un movimento con la mano mai visto prima di allora.
Continuava a descrivere quello che aveva fatto visibilmente eccitando anche gli altri che stavano ascoltando.

Incuriosita si è avvicinata ad osservarli. Voleva vedere come il pippi dei ragazzi fossero diventati. Sgrana gli occhi per la sorpresa. Grossi, rossi, con le cappelle violacee.

‘Ti piace quello che stai vedendo?’
A quella domanda uno dei ragazzi la guarda impaurito cercando di nascondere nei pantaloncini la mazza dura, mentre suo cugino incurante, continua a menarsi l’uccello duro, andando con la mano avanti e indietro lungo il cazzo.

Si sentiva ipnotizzata e attratta da quello che facevano. Ne aveva sentito parlare a scuola dalle compagne, ma mai aveva visto la loro ‘attività sporcacciona.”
Balbettando era riuscita a dire solo poche sillabe che la gola le si era seccata.

‘Sei molto cresciuta dall’anno scorso. Vuoi farci vedere come sei diventata?’
Suo cugino continuava ad osservarla. Un sorriso accattivante gli si era formato sulla faccia ma l’unica cosa che poteva vedere era quella mano, che continuava ad andare avanti e indietro accarezzando il cazzo.

In risposta aveva alzato le spalle, stordita per l’eccitamento che le arrivava dalla conchiglietta. Sapeva perfettamente cosa era quel formicolio che sentiva mentre stringeva fortemente le gambe e i pugni.
Preso l’orlo del vestito, sentiva le mani tremare. Lentamente, come questi si alzava scoprendo sempre più pelle, il caldo e il prurito diventavano sempre più forti.

Era la prima volta che si sentiva cos’ì. Era la prima volta che si spogliava di fronte ad un pubblico maschile, consapevole di creare desiderio.
Ha impiegato moltissimo tempo cercando di slacciare il reggipetto. Si sentiva il fiato sempre più corto mentre le spalline scorrevano lungo le braccia.
Era la prima volta che sentiva le gambe molli e il cuore in gola mentre si abbassava le mutandine di cotone.
Incerta, li stava osservando. Non sa quanto tempo è passato mentre i ragazzi a loro volta l’hanno guardata.

‘Sì, sei cresciuta parecchio. Ora le tette ti si vedono chiaramente e hai i peli attorno alla figa.’

Le guance sono avvampate. Il caldo le è esploso per tutto il corpo. Sorride di gioia. Si sentiva grande, accettata da loro che li aveva sempre creduti grandi.
Anche il termine mai usato prima, figa, le era piaciuto. Sapeva che aveva alcuni peli. All’inizio li aveva considerati scomodi, ma incominciando ad accarezzarli, era il preludio delle sue esplorazioni di piacere solitario.

Le tette si erano gonfiate a dismisura negli ultimi mesi e camminare senza reggiseno era diventato impossibile. Sembrava che i capezzoli eternamente duri, fregassero su tutto facendole formicolare la conchiglietta eccitandola.

Ancora a distanza di anni, poteva sentire il calore di quei cazzi in mano. La dura e morbida consistenza mentre li segava. Il tremito che accompagnava poco prima di sborrare e come gli schizzi si riversassero sulla mano.

Quel giorno era riuscita a godere senza toccarsi. Era bastata una leggera pressione delle cosce e gli spasmi di piacere, l’hanno fatta inginocchiare fra le gambe dell’ennesimo fortunato ragazzo. La faccia si è trovata a pochi centimetri dalle palle di lui ed ha potuto vedere per la prima volta come fossero fatte.

Con un gemito, il ragazzo le ha sborrato addosso. Schizzi le si sono riversati sui capelli e sulla spalla. Incapace di muoversi, incurante di quello che le cadeva addosso, godeva con lui.

Quel giorno aveva imparato tre cose. La roba dei ragazzi una volta assaggiata non era cattiva. Fare quei nuovi giochi era eccitante e sono bastati successivamente alcune carezze da parte di qualcuno alle sue spalle fra le umide labbra della figa per farla godere una seconda volta. Anche alcuni dei ragazzi erano in grado di poter venire due volte di seguito.

‘Mi sono trasformata nella loro troia personale.’ A occhi chiusi sdraiata sul letto, continua a masturbarsi freneticamente fra le labbra sempre più viscide e frementi.

Non c’era ora del giorno che non avesse una mano fra le cosce o un cazzo da dover svuotare.
Si divertiva a soppesare quelle palle morbide che aveva imparato a conoscere perfettamente. Sapeva che pressione dare alla mano per farli impazzire velocemente o per rallentare la sborrata.
Aveva riso quando aveva saputo che i ragazzi grandi non avevano mai toccato una figa e fu lei ad insegnarli come accarezzarla per portarla al piacere.

Entro una settimana aveva perso la virginità, senza sapere quale dito di quale ragazzo fosse stato. Entro due settimane poteva prendere due dita alla volta e stavano parlando di voler scopare infilando i cazzi.

Le piaceva tanto guardarli. Il gruppo presto era aumentato e tutti si segavano più volte al giorno. Si eccitava solo a sentire i loro gemiti.

‘Ohh, siiiii, ohh, gooodoooo, ohhhhh, mmmhhhh.’ Marzia grida sulle lenzuola l’orgasmo liberatorio. Semi sdraiata resta ad ascoltare i battiti cardiaci del cuore battere all’impazzata mentre cerca di calmare almeno la respirazione.

Si sentiva stanca. Le gambe, i nervi, tutto le faceva male. Si allunga per qualche attimo lasciando che la mente torni a vagare nel passato.
‘Quanto tempo era passato oramai. Quanti ricordi ho dimenticato.’ Si dice fra se.

C’erano cinque ragazzi con lei quel giorno. Gli altri erano all’allenamento del calcio. Ride maliziosamente pensando a quanti ragazzi sapessero dove abitava e ha quante richieste dovesse piacevolmente soddisfare.

I ragazzi avevano preso l’abitudine di farla sdraiare con le gambe aperte e mentre la masturbavano o le accarezzavano le tette, le esploravano profondamente la vagina. Quel giorno volevano vedere quanto larga fosse la vagina e vi stavano facendo andare avanti e indietro le dita. Non si ricorda di chi appartenesse la mano ma ricorda come i ragazzi urlino spaventati.

Stavano dando al suo corpo giovane l’ennesimo orgasmo con una scopata profonda con quasi tutta la mano quando lui li ha scoperti. Il suo urlo forte e profondo, ha portato i ragazzi a scappare in ogni direzione. Si sentiva esaurita dai tre orgasmi precedenti per potersi muovere e si sentiva prossima e pronta per godere nuovamente.

Era rimasta sdraiata a terra, con le gambe divaricate. La sua ciprigna che le bagnava le cosce e il pube mentre sul petto e sulla faccia, schizzi di appiccicoso sperma stazionavano spalmati e non.

A gambe divaricate la sovrasta guardandola torvo in volto.
‘Peggio del peggiori puttane. Ora vedi alzarti forza.’

Non le aveva urlato. Il tono di voce era severo e fermo, ma il tocco con cui la aiutata ad alzarsi era gentile e premuroso.
La portata vicino al lavandino e con un fazzoletto uscitogli dalla tasca la lavata alla meglio per poi vestirla.

Senza parlare l’aveva accompagnata con la sua vecchia 2 cavalli a fare un giro. Le piaceva quella macchina da cui il cielo scoperto e il vento, le scompigliava i capelli.
Non pensava, non aveva alcun timore di lui. Mentre guidava non ha gridato aiuto, lo conosceva da sempre. Si sentiva al sicuro con lui.

Per la fine di quel pomeriggio l’aveva scopata venendo due volte. La prima volta della sua giovane vita con un cazzo. Gli orgasmi le si sono succeduti stravolgendole i sensi.

Bruno l’ha riportata a casa prima del tramonto con un avvertimento.
Non doveva più incontrare i ragazzi del paese o direbbe tutto alla madre di quello che stava facendo.

Per lungo tempo, i sensi si sono placati intimoriti e appagati, ma poi alla sera nell’intimità delle lenzuola, il calore e le voglie ardevano più possenti di prima.

Per oltre un mese era rimasta lontana dai ragazzi ma poi ha incominciato ancora. Inizialmente anche loro erano stati spaventati, ma gli ormoni in perenne subbuglio e una fica calda e disponibile, ha lavato ogni timore.

In apprensione e intimorita lei stessa non aveva mai pensato di chiamarlo o andarlo a trovare. Ha sempre pensato a lui e hai ragazzi. Le due cose distinte, in cui il sesso fatto con lui era di gran lunga migliore.

Anche i ragazzi esaltati dal nuovo cambiamento e dal nuovo gioco non avevano mai chiesto cosa era successo con Bruno.

Tre mesi più tardi, era tornato a controllare come stava. Non l’aveva mai chiamata in quel tempo e si era presentato senza preavviso. Senza preliminari, senza toccarsi, si sono guardati in faccia e dopo un bacio che le ha sconvolto le viscere si è trovata a terra sotto di lui e la stava scopando fortemente.
‘La piccola proietta.’

Per i successivi tre anni si sono frequentati assiduamente poi un giorno, l’ha seguito nella sua casa. Nella loro nuova casa.
Vivevano l’uno per l’altro. Lavoro, casa, lavoro, casa. Nel mentre, sesso sfrenato. Mai uno diceva basta, mai l’altro diceva ancora.

Le gravidanze, tanto desiderate, non riusciva mai a portarle a termine. Questo era dovuto alla loro parentela di sangue. Essere primi cugini ha comportato un sacrificio ma l’amore sovrastava su tutto.
Poi inaspettatamente, eccola. Dopo nove mesi la piccola fragile cosina, era stata deposta al suo petto fra le lacrime di gioia di entrambi. Sorride fra se pensando alla gioia provata e una lacrima di emozione le riga una guancia.

‘Ringraziamenti per la squisita goduria, bambina!’ Ha baciato la vestaglietta e ha rapidamente messo a nudo il letto per poi fatto un fagotto, ha lanciato tutto nel corridoio.

Una domanda le circola in testa ripetitivamente. Un dubbio la sfiora e torna in camera di suo figlio. Si guarda attorno in preda all’angoscia e osservando a terra sotto al letto sorride.

‘Sei sempre il solito bambino.’

Michele ha nascosto il ‘materiale di letteratura’ in un sacchetto e a fianco, un fazzoletto sporco. L’odore caratteristico e pungente ed il colore giallognolo, le dava la chiara conferma.

Sospira di sollievo mentre si solleva con quei trofei in mano. I suoi bambini erano rimasti tali e non avevano fatto sconcezze fra di loro. Si dice fra se contenta e soddisfatta.

‘Sei proprio un ragazzo fortunato. Tuo padre ha archiviato tutto questo porno nel box non certo perché lo trovi.- Ride.- E certamente non è un lavoro che una madre debba fare mettere a posto e pulire un garage.

Sorride maliziosa pensando a cosa le sono servite quelle riviste in tempi passati.
‘Vediamo cosa c’è, Hustler, Le Ore, Porno Europei. Ah!- Esclama eccitata per il ritrovamento.- Lollipop! Gin Fizz!’

Ha svogliato velocemente le pagine osservando le figure e leggendo qua e là.
Si chiede quanti ce ne siano nelle scatole. Quanti ne hanno comprati in tutti quegli anni lei e Bruno.

Le è caduta una rivista FKK osservandola, esclama. ‘La mia bambina.’

Torna in camera di Giuseppina e osserva attentamente ovunque. Trova la gonna blu e una camicia a terra che prima non aveva notato ma nulla che potesse farla stare in pensiero.
Perplessa, osserva il monitor del computer.
‘Lì ci sono migliaia di filmati e foto.’

Ha accarezzato ancora il copri materasso ed ha controllato le zone bagnate. Il corpo ha rabbrividito ancora pensando al tormento che si è data al clitoride.

Quanto tempo è passato dall’ultima volta che aveva pensato ai ragazzi. Guarda le foto della sua piccola appese al muro e dopo un sospiro profondo torna in se. Osserva ancora le riviste in mano e ogni pensiero negativo scompare.

Con le mutande completamente bagnate dei propri umori si dedica con più enfasi ai lavori domestici.
Ripone le riviste al loro posto meno che il fazzoletto che ha gettato con il resto della roba nella lavatrice.
‘Le riviste sono vecchie, quindi non c’è motivo di rammaricarsi! è più sicuro usarli che non andare in rete.’

Non era a conoscenza che suo figlio avesse una collezione intera su CD e lunghi filmati fatti di recente.

I ragazzi sembravano essere come tutti gli altri. Si è sempre dichiarata una madre attenta e premurosa come il loro padre. Forse un poco disattenti per quanto concerne le navigazioni in internet ma era fiera di loro.
I vicini, i colleghi di lavoro, i professori, erano tutti soddisfatti di come sono cresciuti. Si fidava di loro e del loro giudizio sulle compagnie che frequentavano. Tutti tranne il nuovo ragazzo che frequentava Giuseppina. Non l’aveva ancora informata sul nuovo predatore.
Si diceva fra se che questo era un cambiamento di maturità da parte della figlia.

Il suo motto era di osservare segretamente, ma mai interferire.

‘Come si chiamava il suo vecchio fidanzato? Questi giovani d’oggi. Vengono cambiati troppo spesso.’ Rimbrotta fra se.

Fatto il primo carico nella lavatrice l’ha avviata e si è seduta sul bordo della vasca ad osservare l’oblò.

Le viene in mente il dialogo che ha avuto con lui. Ha pensato spesso alle parole sensate che ha detto, ma i suoi bambini’
‘Cerca di convivere coi tempi moderni e potrai goderne a tua volta.’ Ricorda perfettamente come le sue dita la stessero facendo fremere dopo quell’orgasmo sensazionale che le ha donato.

‘è perfettamente naturale scoprire il proprio corpo.’ Una mano accarezza le cosce voluttuosamente.

‘Devo essere più obiettiva e non vergognarmi del loro risveglio. Fa tutto parte della natura e della tempesta ormonale che stanno vivendo. Amore di mamma, dobbiamo parlare fra donne!’
Guardandosi fiera allo specchio. Inconsapevolmente lo sguardo le cade al seno. I capezzoli sono ancora visibili e duri.

‘Grazie amore mio.- Soppesando le tette e accarezzandole.- Mi hai dato piacevoli stimoli oggi.
Un dubbio le resta, chi è il fortunato amante di sua figlia.

‘Cerca di convivere coi tempi moderni e potrai goderne.- Le dita attanagliano i capezzoli attraverso il tessuto leggero.

‘è tempo di allentare la vigilanza sui ragazzi e parlare con entrambi. Forse papà vorrà partecipare.

Finito di spolverare in salotto e lavato il lavello di casa si riveste dopo una rapida doccia. Osserva l’orologio e nota con piacere che è perfettamente in orario per andare al ristorante a mangiare prima dell’apertura.


Maxtaxi

Aiutatemi a migliorare. Aspetto le vostre critiche.
Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

taximassimo@yahoo.it

Mi scuso per il ritardo ma per chi è in ferie… C’è sempre qualcuno che lavora il doppio anche per gli altri…
Guidate con prudenza e non vi mettete alla guida se avete bevuto.
maxtaxi

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