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Racconti erotici sull'Incesto

Mia sorella Giuseppina 30

By 2 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

i miei racconti
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Sequenza di
Mia sorella Giuseppina
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Maxtaxi

Mia sorella Giuseppina 30 a casa il lunedì mattina.

Il suono ritmico della sveglia la fa girare nel letto. Per abitudine, allunga il braccio e la spegne, lasciandolo così, mezzo scoperto appoggiato sul comodino. Si sente a pezzi. Braccia e gambe pesanti.
Si passa più volte la lingua sulle labbra. Si sente la bocca arsa, secca. La costante nausea mattutina le da fastidio allo stomaco. Ingoia più volte l’acido salito fino alla bocca.

Pensa a tutto quello che le è accaduto domenica. Si era dimenticata di chiamare nel pomeriggio la sua amica Sara. Arrivata a casa non aveva più la forza di telefonare o fare qualsiasi altra cosa. Sapeva che avrebbe dovuto chiamarla, come sempre, ma dopo quello che le era accaduto sabato in spiaggia e dopo la giornata di domenica, non aveva neppure il coraggio di incontrarla poco più tardi a scuola. Non aveva idea di come poter affrontare la giornata che si presentava. Era in totale sconforto. Un rigurgito la riporta alla realtà. Ancora una settimana e tutto sarebbe finito.

Si sentiva a pezzi e peggio, non aveva voglia di fare nulla. Voleva restare sotto le coperte, nascondendosi da tutto e tutti. Non aveva visto molte persone domenica, anche se era un caldo pomeriggio, ma tutti quelli che ha visto… Rabbrividisce al pensiero.

Non desiderava vedere nessuno, non desiderava parlare con nessuno. Aveva un tale dolore ai muscoli che non poteva neppure muoversi nel letto. Stava pensando che poteva anche chiamare la Sara. Fingere che tutto fosse normale, ma era sicura che la voce l’avrebbe tradita.

Sentiva che aveva bisogno di parlare con qualcuno, di confidarsi, ma le persone a lei vicine, non lo erano poi tanto. L’unica vera amica, era Sara. ‘E tutti gli altri?’ Si domanda. Arrivisti, arroganti, superficiali in cerca di popolarità.

‘Vorrei non alzarmi questa mattina.’ Ha detto ad alta voce guardando il soffitto. Anche i muscoli della mandibola le facevano male. Desiderava nascondersi nella sua stanza. Chiudere le orecchie con le cuffie dello stereo, sparando la musica a tutto volume, per impedire hai pensieri di tornare e volare assieme alle note e alla voce del suo Tiziano Ferro. ‘Nessuno è solo.’

‘Perché i lunedì mattina sono sempre così tremendi.’ Si mette la mano sulla faccia facendo rimbombare lo schiaffo nella stanza. Ha temuto ad andare a scuola quella mattina, si ricordava ciò che era accaduto sul pulman già la settimana prima. Sapeva che non era capace di simulare efficacemente una malattia. Le uniche volte che ci aveva provato, era stata subito smascherata dalla madre e non aveva fatto nulla per aiutarla con una semplice complicità nascosta fra madre e figlia anzi, era stata subito castigata dal padre e alla presenza del fratello per dare l’esempio. Quanto odiava essere punita in presenza di Michele. I pensieri scorrono veloci portandola ancor più nello sconforto.

Con fatica scalcia le coperte e messo un piede a terra si stupisce come l’aria fresca colpisca le piccole labbra vaginali. In quella posizione apparentemente sconcia, si accarezza lentamente la pancia fremendo al proprio contatto. La mano scende inarrestabile al pube percependo la ricrescita dei piccoli peli e la lunga e sottile striscia di peli ricci. Con reverente paura e fremendo, arriva in mezzo alle gambe e posa delicatamente il palmo della mano aperta. Sente il calore intenso sprigionarsi dalla vulva al contatto delle proprie dita. Trema nell’inserirne una, fra le calde labbra.
Il bottoncino del piacere è duro e inconsapevolmente, preme il palmo della mano contro di esso. Nella penombra si osserva le tette nude e scorge i capezzoli duri.

Il dito impudico s’insinua fra le labbra e dentro, per percepire il caldo abbraccio delle sue mucose ed estratto, lo inserisce nuovamente eccitata.
Si palpa le tette con la mano libera, rendendo i capezzoli sempre più duri. Distoglie il dito lascivo e provocante, per assaporarne il forte gusto dei propri umori e lo reinserisce godendo della calda carezza.

Si succhia un altro dito e una volta umido anche questo, titilla il capezzolo indurendolo ed eccitandola allo spasimo per poi scendere e masturbare il clitoride. Percepisce l’aria fresca, contrastare con l’umida saliva e il caldo capezzolo. Lo estrae nuovamente e ne assapora la propria eccitazione inumidendo anche il dito limitrofo. Si inserisce due dita e geme nel sentirle farsi spazio fra le mucose. Il clitoride è assalito dalle dita che si muovono in circolo spasmodicamente assecondate dalle seconde in un vai e vieni dentro di se.

Gode sobbalzando e gemendo impudicamente mentre si masturba con entrambe le mani. Giunta all’apice, stringe le gambe bloccando le mani all’interno delle cosce e per respirare velocemente.
Ripresasi sufficientemente, si guarda i seni salire e scendere battendo il ritmo della respirazione profonda. Pensa che una cosa del genere non l’aveva mai fatta e messasi seduta si osserva le mani e le dita umide. Si guarda allo specchio di fronte e non si riconosce. è nuda con le gambe oscenamente aperte e le gote viola. Se la vedessero in quel momento capirebbero subito cosa aveva appena fatto. Lei stessa nota il luccichio riflettersi allo specchio proveniente dalla piccola conchiglia. Lo stimolo è forte e la decisione è univoca, si deve alzare dal letto e andare al bagno. L’impellente bisogno non è più inderogabile.

Si alza e mal ferma sulle gambe, si avvia verso la finestra. Le gira la testa e la nausea non accenna a diminuire. In piedi, appoggiandosi al davanzale, osserva la strada e il cielo restando nella sua nudità. L’alba sembrava cupa e fredda accompagnata con una leggera pioggerellina.
‘Perfetto con il mio umore.’

Un rigurgito dallo stomaco la fa stare male. Trattiene la saliva e l’acido in bocca rimandandolo nello stomaco. Si ricorda che la sera precedente si è infilata a letto senza mangiare nulla e pensa che forse la nausea, è dovuta alla troppa sborra che ha ingoiato il giorno prima. Con rammarico si ricorda che deve fare un passo in farmacia a comprare un test per la gravidanza. Ieri l’avevano scopata senza preservativo e pensa che anche Tonino l’abbia fatto senza. Rabbrividisce al pensiero delle possibile conseguenze.

Al mattino come di consueto una volta svegliatasi, accende il computer per leggere i nuovi messaggi del signor X. Si ricorda che aveva inviato dei messaggi ma non le aveva mai risposto. Sperava di ricevere prima o poi delle risposte ma quello che le premeva, è che tutto finisse presto.

Barcollando malferma sulle gambe, entra in bagno, incurante e senza neppure aver guardato che ci fosse qualcuno all’interno o lungo il corridoio.
Svuota la vescica e il bruciore la infastidisce. Si osserva e nota come sia tutta rossa e le piccole guanciette siano gonfie e sensibili al tatto. Il clitoride le sembra scappucciato da quanto è duro. Sorpresa e meravigliata, nota i capezzoli. Sono ancora duri e le pare che le tette le stiano ballando più del solito ultimamente. Sorride compiaciuta, al pensiero che con tutti quei massaggi che sta ricevendo, le siano cresciute.

Si guarda allo specchio. La prima cosa che nota, sono le grosse occhiaie nere sotto agli occhi. Se ne rammarica che anche le cornee siano rigate di rosso. Forse con una rinfrescata le passano, pensa con una smorfia del viso. Le aureole sono vigorosamente violacee con i capezzoli duri che la colpiscono stupefacendola. Non si era mai accorta di come fossero grossi e prominenti. I segni attorno hai seni sono marcatamente livide. Qualcuno ieri, li deve aver preso con forza, lasciando le impronte. Le palpa, le soppesa. Non sente nulla di differente a parte i capezzoli grossi, duri e super sensibili.

Sorride soddisfatta nel pensare che il reggiseno non le serve. Li copre con entrambe le mani per poi scivolare a coppa soppesandoli, cercando di ignorare le sensazioni che riceve dai capezzoli al contatto del palmo delle mani. ‘Sodi e decisamente per niente piccoli.- Si dice fra se soddisfatta.- Una bella seconda abbondante a coppa B. Forse una terza.’

La spalla le duole ancora per la partita di venerdì sera e di sabato. Arrossisce nel pensare a quella giornata. A quella partita in spiaggia. Si guarda allo specchio mentre muove la spalla massaggiandola e come nota il rossore alle guance, diventa ancor più viola e bollente, distogliendo lo sguardo vergognandosi’

Riflesso dallo specchio vede il vapore della doccia, segno che oramai l’acqua è divenuta calda. Continua ad osservarsi allo specchio e constata che si deve lavare anche i capelli. Un nuovo impulso dalla figa la fa fremere e la erotizza. Sorreggendosi al bordo del lavandino nota i capezzoli diventare ancor più duri. Vede le aureole delle tette diventare zigrinati e nota l’abbronzatura integrale. Stringe fortemente le gambe e si morde il labbro inferiore sentendo una nuova e prolungata scossa di piacere che ne deriva.

Con un mezzo sorriso che le storpia il volto, non sa se essere felice o sconcertata per le emozioni che sta ricevendo. Ha goduto così fortemente solo pochi minuti prima che i suoi nervi e la patatina fremono ancora, al solo pensiero per le forti emozioni provate. Si stupisce per la voglia che ha addosso.

è stordita e incredula. Fino ad ora Tonino o i ragazzi l’hanno usata e abusata e una lacrima le scende sulla guancia. Le piace sentirsi calda e bagnata. Le guance per la vergogna sono bollenti e rosse. Si morde il labbro inferiore a pensare come Tonino o il Sig.X l’abbiano cambiata. Pensa ai loro duri cazzi e languidamente, si controlla passandosi un dito lungo il taglio della figa rimanendo sorpresa per la voglia che ha di masturbarsi nuovamente. Si guarda le dita e ciò che vede è solo l’umido della propria ciprigna.
‘Ancora niente mese.’ Si dice fra sé angosciata.

Si stira allungando e stirando i muscoli. Si interrompe solo quando sente la spalla farle male. Massaggia lo stomaco sentendo che ha un po’ di nausea e ha voglia di bere un sorso d’acqua per togliersi la fastidiosa sensazione che ha sulla lingua. Se la sente acida e amara. Mentre si avvia verso la doccia, si rimira vezzosamente le spalle e il sedere esponendolo in alto e all’infuori. Sorride compiaciuta per quello che vede. La pelle ha preso un bel colore dorato pur non intravedendo nessun segno del costume. Si accarezza facendo scorrere le mani lungo il corpo fremendo al contatto delle proprie dita per fermarsi una volta raggiunti i glutei prominenti.

Il getto dell’acqua bollente la colpisce e gode del massaggio che ne deriva, mentre scende per tutto il corpo. Si lava con cura sentendo come il clitoride sia duro e sensibile sotto il tocco gentile e delicato delle dita. L’acqua che discende sul corpo, le solletica i capezzoli erotizzandola e tenendoli sempre duri.
Mentre è intenta a dirsi di non volersi masturbare, suo fratello entra in bagno. Lo tratta con indifferenza concentrandosi sulle abluzioni che deve fare. Riempitosi il palmo della mano dello shampoo si insapona la testa incurante della sua presenza.

Infastidito per il modo altezzoso dello sguardo che le ha dato, la guarda e per niente intimorito, apre la porta del cubicolo e vi entra a sua volta.

Sorpresa e nervosa, volta la testa guardandolo in piedi dietro di se. I loro sguardi si incrociano. Sicuro e di sfida uno, avvilita e angosciata l’altra.

Accarezza la schiena fino a discendere lungo i fianchi per risalire passando fra i capelli fino al collo. Le si avvicina e vi si appoggia contro bagnandosi a sua volta.

Non vuole, ma incontrollatamente freme al contatto e sente le dita scivolare in avanti sulla pancia e risalire per agguantare e palpare a piene mani le tette.
Al principio li soppesa, poi imprigiona fra le dita i capezzoli duri, pizzicandoli mentre continua a massaggiare i globi carnosi ed erotizzandola allo spasimo.

Si sente con il fiato corto e un’ondata di calore la inonda dentro. Il caldo cazzo frega lungo il taglio fra le chiappe mentre i peli del pube le solleticano le chiappe. Il continuo tormento ai capezzoli piacevolmente la elettrizza facendola gemere.

Lo sente chiaramente duro e caldo strusciarsi nel solco fra le chiappe. Non si può muovere bloccata com’è fra lui e le fredde piastrelle del muro. Un calore enorme si sta spandendo per tutto il corpo. Le mani sono ferme, bloccate sulla testa mentre quelle di lui vagano per tutto il corpo eccitandola.

Piegando leggermente le ginocchia, incunea il cazzo fra le cosce e lei, come lo sente strusciarsi fra le labbra della vagina, sporge il sedere per facilitare il contatto. Le sensazioni che sta ricevendo la stanno stordendo.

Geme fortemente come sente le dita imprigionare i capezzoli e pizzicandoli, stringendoli fortemente fra i polpastrelli.
‘Sei calda ed eccitata. Lo so che ti piace. Ora resta immobile.’ Le sussurra all’orecchio.

Le parole appena sussurrate, avevano colpito il lobo dell’orecchio e il collo. Un brivido di piacere era sceso lungo la schiena facendo diventare le gambe molli. Liberata dalla calda stretta delle sue braccia, viene colpita dalle fredde piastrelle. Geme fortemente al contrasto della pelle contro la fredda superficie. Sente la cappella incunearsi fra le cosce e il piccolo buchetto del sedere.
‘Resta ferma e immobile. Resta così… Allarga di più le gambe e prenditi le tette e palpale.’

Mentre lei esegue lui si muove sempre più cercando di incuneare meglio il cazzo.

‘Voglio che ti accarezzi un seno e ti masturbi contemporaneamente.’

A causa del cazzo semi turgido non riesce immediatamente nel suo intento. Finalmente poco dopo, un primo getto di urina si incunea fra le piccole calde labbra, facendola letteralmente saltare sul posto. Il cazzo resta meglio posizionato e un lungo gemito accompagna il giusto piacere primario.

I polpastrelli sono bagnati non solo dall’acqua ma anche dal caldo piscio e sente come il forte getto la colpisca all’interno dell’utero. Le emozioni sono contrastanti, non sente vergogna o ribrezzo. Ondate di piacere la fanno mugolare mentre il liquido giallo si confonde con l’acqua che scende dalla doccia. Le resta il fastidioso forte bruciore interno ed esterno della vagina mentre il clitoride sensibilissimo è masturbato delicatamente dai propri polpastrelli.

‘Brava, piegati in avanti. Ora allargati il culo con entrambe le mani.’

Le parole le arrivano come se lui fosse lontano e si muove come un’automa. Sconvolta nei sensi, esegue cercando di non scivolare. Si piega un poco sulle ginocchia per cercare di accontentarlo.
Non si discosta e con il cazzo stretto nella mano, passa premendolo, in una lunga carezza nel solco fra le natiche.

Sente come la cappella si faccia largo incuneandosi fra le umide e calde labbra vaginali ma resta ferma ad ansimare. Desidera sentirlo profondamente piantato contro la cervice e si morde il labbro inferiore mugolando il desiderio incestuoso che si è impossessata di lei. Sente il cazzo farsi largo fra le mucose interne della vulva e freme, con il cuore che le batte all’impazzata. Si rende conto di gemere di desiderio e al contempo, paura di sentire un qualche tipo di dolore dopo ieri, ma lui continua imperterrito ad entrare lentamente.

Una volta che il cazzo è entrato nelle sue profondità si ferma. I peli del pube del fratello le solleticano il sedere. Solo un iniziale bruciore che non scompare mai completamente la infastidisce mentre lui continua con un lento va e viene. Improvvisamente il cazzo fuoriesce e un gemito di disappunto accompagna l’uscita.

Impugnato strettamente il cazzo nel proprio pugno, guida la cappella contro il piccolo forellino esposto e una volto posizionata la cappella, spinge in avanti. Resa umida e viscida per il sapone e per i succhi vaginali, incunea e punta il cazzo contro il forellino semiaperto.

Senza fiato non oppone resistenza. Lo sente entrare per poi fermarsi. In preda ai più sconvolgenti sentimenti. è lei ad andare contro il cazzo e fare in modo che entri tutto in lei. Ansima cercando di respirare.

Presa per i fianchi la scopa selvaggiamente andando avanti e indentro velocemente. Gode liberamente del piacere che ne deriva sentendo attorno al cazzo la stretta membrana dello sfintere.

Piegata com’è, sorreggendosi sulle braccia al bordo della vasca da bagno, sente e vede chiaramente le tette ballare sotto di lei. Dopo alcune vigorose forti spinte, si ferma con il cazzo piantato profondamente percependo i caldi schizzi riempirle le viscere. Il cazzo ancora duro esce lentamente facendole mancare il respiro, ma è preda di sconvolgenti turbinii di piacere che la fanno ansimare.

Allarga la bocca in cerca di aria e prova a rimanere immobile ma impercettibilmente le gambe le cedono e il sedere va incontro nuovamente al cazzo che entra tutto non trovando ostacoli.
Trema e mugola sentendo il contatto di quella punta calda e umida farsi strada attraverso l’anello elastico del sedere.

Vede chiaramente la sorella ansimare e tremare. Sorride pensando a come possa essere vogliosa ed eccitata. Pronta a fare qualsiasi cosa pur di godere. Volontariamente Michele si muove spingendo e ritraendosi per pochi centimetri. Sente chiaramente il cazzo stretto scavare nell’intestino della sorella. Questo pensiero lo erotizza e chiaramente il cazzo continua a rimanere duro. Si muove lentamente godendo della sensazioni che continua a ricevere. Si abbassa sul corpo di lei e una mano arriva ad accarezzarle il clitoride.

Mugola nel sentire quelle dita stuzzicarla piacevolmente ed ansima sempre più forte nel sentire il cazzo entrare ed uscire dall’intestino. Con la fronte appoggiata contro le piastrelle della doccia l’orgasmo è pronto ad esploderle dentro e un urlo strozzato segna l’apice del piacere.

Michele si ferma. Ansante e piacevolmente soddisfatto. è sicuro che con il cazzo in quelle condizioni sarebbe pronto a godere nuovamente ma non vuole che sua sorella arrivi all’orgasmo. Appagato e inebriato dal piacere, restano immobili per lungo tempo per poi ritrarre la cappella lentamente.
‘Brava’ Ora voglio che ti lavi”

Quando suo fratello la libera dalla presa del cazzo, era pronta per godere. Osserva con il cazzo duro e la cappella violacea, mordendosi il labbro inferiore. Pensa che ha bisogno di essere scopata e lo desidera ardentemente. Il cuore batte all’impazzata e con il fiato corto, cerca di reagire. Si sente le guance e la faccia bruciare pur essendo sotto al getto della doccia. Si vergogna per quello che ha fatto ma è adirata per non aver goduto.

Mugola per il disappunto. Sconvolta nei sensi, ansante, si sente sporca dentro. Sommessamente piange mentre l’acqua discende sul corpo caldo ed eccitato. Per tutto il tempo in cui resta sotto alla doccia, dalla sua patatina giungono spasmi di piacere e ogni volta che le mani hanno lavato una zona erogena, ansima involontariamente per il piacere trattenuto. Una volta uscito suo fratello dal bagno, svuota l’intestino e successivamente seduta sul bidè, indugia in una lunga lavata intima.

‘è tardi!’ Urla la madre da fuori la porta.

Si interrompe indispettita e si asciuga delicatamente le parti intime. I sensi sono tutti allo spasimo. Si sente pronta per godere nuovamente.

Nel corridoio il fratello la ferma e la guarda lungamente. Le guance rosse sono il segno di quanto è accaldata ed eccitata.

‘Posso andarmi a vestire?’ Sapendo che da un momento o l’altro i suoi genitori avrebbero potuto vederla.

Ha annuito col capo ma con entrambe le mani ha preso i capezzoli e ha incominciato a giocherellare rendendoli ancora più turgidi. Le uniche parti della pelle nascosta erano sotto all’orologio, sotto alla collanina o dei braccialetti.

‘Vedo che oramai ti sei abituata a restare nuda. è un piacere agli occhi vederti così.’

Le guance sono diventate più rosse e calde.
‘è abbastanza imbarazzante e poi sei tu che mi obblighi a stare in questo modo.’

‘Certamente, come in spiaggia vero?’ Ha precisato con un sogghigno.

‘OH!’ Stordita, si è accorta di respirare velocemente. Le mani hanno tirato pizzicando i capezzoli mentre venivano liberati. Ha arrossito ancor di più ed è andata a chiudersi in camera.

‘Lascia stare tua sorella!’ Urla impetuoso il padre. Continua a scuotere la testa mentre si avvia in bagno.

Con le guance infuocate e rosse di vergogna, si appoggia pesantemente contro alla porta. Ha sentito la voce del padre. Le mani le tremano convulsamente incapace di fermarle. è in preda ad una crisi di nervi e si chiede coma possa affrontare il padre ora che l’ha vista nuda.

Osserva il monitor acceso del computer, pensa che debba fare colazione in fretta. Ha i morsi allo stomaco e l’acido che continua a rinvenirle continuamente fino alla bocca. Pensa al pomeriggio del giorno prima e un nuovo spasmo all’interno della vulva la tiene erotizzata.

Si siede e il fastidio al sedere e alla vagina le torna ma si concentra. Aperto il server di posta elettronica trova la solita mail del signor X. Non era più tanto certa che ci fosse solo Tonino e che ci potesse essere veramente un ‘mister fantasma.’
‘Le solite cose.’ Parlando ad alta voce in camera da sola.

‘..dovrai trovarti al parcheggio senza nessun tipo di intimo e in mini. Indosserai gli occhiali e aspetterai che qualcuno ti venga a prendere a mio nome.’

Freme e stringe le gambe mordendosi il labbro inferiore per non gemere. Si lasciava comandare e guidare con piacere insperato. Le piaceva scopare in quei 40 minuti in cui era nel furgone, si lasciava condurre verso le vette del piacere. Ansima con il fiato corto, cercando di trovare un poco di lucidità e calma. Constata che nulla era cambiato. La mail era uguale a quella del giorno prima e dei giorni precedenti.

Continua a massaggiarsi lo stomaco per il gusto in bocca e la nausea. Non riesce a distogliere dalla mente la giornata passata con Tonino e i ragazzi. Languidamente la mano scende sulla pancia e si arresta ad accarezzare la figa umida. Letteralmente salta sulla sedia come le giunge un nuovo più forte spasmo dalla patatina. Guardandosi riflessa dal monitor si stupisce sgranando gli occhi.

Distoglie la mano velocemente e sulle dita percepisce l’umido caldo del proprio piacere. Un fremito la scuote. Si guarda riflessa allo specchio e indugiando sul corpo nudo. I segni delle loro dita sulle tette sono evidenti.

Nell’uscire dalla pagina web constata che ha un secondo messaggio nella casella postale. Incuriosita la guarda ed era un secondo messaggio del Signor X. La apre sperando nelle risposte che tanto aspettava ma resta senza fiato.

‘Le affido un compito molto importante. Dovrà farmi un elenco di tutte le attività sessuali che ha fatto. Ogni persona con cui è stata e cosa ha fatto. Con quale oggetto ha penetrato la sua figa. Che tipo di porco gioco ha fatto con i suoi piccoli amici. Lei mi scriverà tutto. Dalla prima volta che ha accarezzato la sua dolce figa per la prima volta, al primo cazzo dentro di voi. Dovrà altresì ricordare le sensazioni che ha ricevuto dalla figa e il piacere che ne è derivato.’

Il pensiero di rendere conto di tutte le proprie esperienze sessuali l’ha fatta rabbrividire stringendo spasmodicamente le gambe. La mano sul mause lo attanaglia fortemente.

‘Le sarà vietato andare nei bagni della scuola a fumare di nascosto o bere liquori alle feste degli amici. Se non le verrà espressamente richiesto da me o dal mio incaricato.’

Il pensiero di smettere di fumare le ha fatto aggrottare le sopracciglia. Le piaceva e in quei quindici minuti di peccato con le amiche nei bagni, le dava il segno di appartenere al club delle privilegiate. Pensando fra se, si sente in un certo senso sollevata.
Era solo una questione di tempo prima che suo padre l’avesse scoperta. Forse era un bene che la fermasse ora. Più il tempo passava e più difficile diventava uscire dalla dipendenza della nicotina. Certamente in questo modo la teneva fuori dai guai.

‘Non indosserà mai più intimo. Ne reggiseno, ne mutandine se non espressamente richiesto.’

Rabbrividisce restando per qualche attimo senza fiato. ‘Niente intimo?’ Questo potrebbe causarle dei guai tanto più che la mamma le aveva chiesto di non andare più in giro per casa nuda. Pensando di andare a scuola con le tette che le ballano libere la fa arrossire di imbarazzo. Come il pensiero di avere la figa che respira liberamente, quando è costretta a portare le gonne. Rabbrividisce nel sentire come è bagnata in quel momento e come le possa scendere i succhi lungo l’interno delle gambe senza che le mutandine la possano aiutare in un qualche modo.

‘Si deve depilare completamente. Ascelle, inguine e gambe.’

Odiava depilarsi. Certamente quella striscia di peli avrebbe dovuto sparire già dal giorno prima se sapeva cosa le avrebbe comportato in spiaggia. Si sentiva orgogliosa del proprio pelo pubico. Come sul resto del corpo non era folto ma si sentiva più attraente e più simile ad una donna. Ha sempre pensato che erano le attrici dei film porno a radere le loro fighe perché più facile da riprendere con le cineprese ma’ Rabbrividisce. Tonino e i ragazzi l’hanno filmata a lungo. Osserva l’orario ed è tardi per tornare in bagno non poteva assolvere al suo ordine e radersi.

Sgrana gli occhi nel leggere l’ultima frase. è costretta a rileggerla per assimilarne le parole.
‘Le sarà vietato masturbarsi se non espressamente richiesto.’
Nota l’ora ed è oramai tardi. Si deve sbrigare se non vuole perdere l’appuntamento con il pulman della scuola. Pensa che forse per oggi può far finta di non aver letto la seconda mail. In fin dei conti era stata inviata solo alcuni minuti prima.

Guardando l’armadio aperto in cerca di qualcosa per vestirsi, ha immaginato già come tutti bisbigliassero attorno a lei, conoscendo già cosa fosse accaduto nel fine settimana. Ha infilato la testa fra i vestiti provando a credere di poter diventare invisibile come quando era bambina.

Era smarrita, desiderava allontanarsi e ricominciare in una altra città con una nuova identità e una nuova vita..

Nel rifugio del suo nido, si veste indossando la minigonna plissettata e il nuovo completo intimo di pizzo. Nel pomeriggio vi era educazione fisica e voleva far vedere alle sue amiche il risultato del lavoro al centro commerciale.
Si avvia a fare colazione con i pensieri che le turbinano in testa e una volta terminata, si reca a scuola con il solito autobus.

Cammina sentendo addosso il tessuto leggero dell’intimo. Sorride da sola al pensiero che forse suo fratello ha ragione. Oramai si era abituata a stare nuda. Con passo accelerato, cammina verso la fermata incurante che le tette saltellino troppo o che la mini si possa sollevare a causa di un imprevisto colpo di vento. Oggi si sentiva sicura con indosso l’intimo e si compiace nell’essersi messa anche il maglione addosso. L’aria era piuttosto pungente. Involontariamente si osserva le tette e nota con rammarico che i capezzoli sono ancora duri. Scrolla le spalle incapace di poter fare qualcosa.

Salita sull’autobus, si siede al solito posto accolta con freddezza dalla sua amica. Si stupisce come l’abbia quasi non salutata e distolto lo sguardo si sente angosciata. Stranamente è taciturna. Ad una delle fermate successive salgono dei compagni. Continuano ad osservarla e a ridere rumorosamente.
mentre parlano fra di loro.

Ad ogni fermata sempre più mormorii e dita che la indicano.
Lo sconforto è totale. I dubbi di quando era in casa, si stanno avverranno drammaticamente. è la prima volta che non ha voglia di andare a scuola. Cerca aiuto e sostegno ma la sua amica seduta di fianco non parla e guarda fuori dal finestrino. Lei segue l’esempio provando ad ignorarli.

Alcune voci le giungono alle orecchie. Ora che il pulman è pieno, il chiacchierio è diventato una cacofonia.
‘Nudista’ Tettona’ Perizoma… Figa… Troia… Puttana…’ Queste sono le voci che le giungono alle orecchie accompagnate da fragorose risate.

Cerca di ignorare le voci ma ogni secondo sente ripetere ‘Che troia!’

Immobile e pietrificata, osserva lo schienale davanti a sé. Le guance le bruciano, avvampate di un intenso colore rosso. Li sente continuare a ridere e abbattuta si volta verso il finestrino cercando di non guardare nessuno. Avvilita aspetta paziente che scendano tutti per andare a scuola e spera di non incrociare nessun altro che la possa aver riconosciuta. Non ha voglia di parlare o di fermarsi all’ingresso come ogni mattina. Si sente come se avesse una pietra che le pesa sul cuore.

Arrivati a scuola, trema. Non ha la forza di alzarsi. L’autobus si svuota e la sua amica la guarda restando in silenzio. I gelidi occhi, la colpiscono più delle parole mormorate dagli altri.

Il pulman riparte con lei seduta. Scende alla fermata successiva e cammina lungamente verso la scuola.

Non si sente tranquilla e vede come qualcuno la fissi sorridendo. Un fischio alla sue spalle e l’ennesimo commento che la avvilisce ulteriormente. Percepisce il calore delle guance e il viso paonazzo, di rabbia e vergogna. Guarda a terra con le guance che sente avvampare sempre più, contagiando le orecchie e il collo.

I ragazzi proseguono senza fermarsi, scomparendo fra gli altri oltre il portone della scuola.
A testa china entra in classe superando lo sconforto e la voglia di scappare benché si sentisse umiliata.

Maxtaxi

Aiutatemi a migliorare. Aspetto le vostre critiche.
Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

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Questo romanzo non deve essere riprodotto elettronicamente o a mezzo stampa senza la mia autorizzazione scritta.
This novel should not be reproduced electronically or in print with out my written permission.

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