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Racconti erotici sull'Incesto

Mia sorella Giuseppina 45 ricordi di papà

By 12 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Mia sorella Giuseppina 45 – Papà ricordi

Giuseppina, così bella, così innocente, commette un errore. Pensa che sia tutto finito, ma è in agguato il fato..
Lui vede subito la possibilità di poter trarne vantaggio.
La storia si divincola nei giorni che si susseguono. La piccola giovane Giuseppina non sa cosa le accadrà..
Leggete e scoprirete..

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Mia sorella Giuseppina 45 ‘ Papà ricordi

Immobile sulla soglia della porta, osserva sua figlia anch’essa ferma davanti a lui. I capezzoli ritti si stagliano sulla pelle bronzea perfettamente abbronzata. Non vede nessun segno del costume come non vede nessun tipo di intimo. è la seconda mattina che si incontrano in questo modo e non è capace a distoglierle gli occhi da dosso. La vede arrossire e ne intuisce il suo stato d’animo, ma è incapace a sua volta di muoversi.

Cedutele il posto, prima di chiudere la porta, ha potuto vederle il sedere e come fra le cosce, un luccichio umido attiri piacevolmente il suo sguardo. Aggrotta la fronte e come di consueto, si avvia in cucina. Vede sua moglie intenta a preparare la colazione e si siede come sempre al suo posto. Pensa a quello che hanno fatto insieme fra le lenzuola la sera prima ed eccitato ancora dalla visione della figlia, si aggiusta il cazzo turgido intento ad indurirsi.

Quando lei si avvicina per depositare il caffè sul tavolo, lui l’afferra per il braccio e la tira a se facendola sedere sulle ginocchia.
‘Buon giorno zuccherino. Il tuo modo di muoverti questa mattina mi eccita.’

Sbigottita dal modo inusuale del comportamento del marito, si domanda come mai da alcuni giorni si comporta come se fosse tornato un giovane. Gli sorride ammiccando piacevolmente e si china. Lo bacia con ardore, mentre una mano vaga e trova la dura consistenza del suo amato. Lo stringe attraverso il tessuto dei boxer e come sente passi nel corridoio che si avvicinano, si discosta infastidita. Torna a preparare la colazione per i figli e, mentre si domanda in che modo oggi sua figlia si presenterà a tavola sforna le brioche dal forno.

Con lo sguardo perso nel vuoto, lui pensa e ricorda…

* * *

La gente ride molto dell’antiquato concetto del Diavolo: ma in un giorno di estremo caldo, all’inizio della scorsa estate, proprio lui, il Demonio, ci ha messo lo zampino.
Tutto cominciò abbastanza innocentemente…
Quel giorno era saltato il sistema di climatizzazione del ristorante e dopo inutili tentativi di trovare un elettricista disposto a lavorare la domenica, tra l’altro a cavallo fra Luglio e Agosto, lui, il padre responsabile di una famiglia e capo e, direttore di una squadra di dipendenti, aveva deciso di lasciare chiuso il ristorante e raggiungere la famiglia al mare.

Fu in quel luogo di pace e relax che avvenne l’incontro con il diavolo tentatore.

Era arrivato solo da pochi minuti ed aveva indossato il costume ancora nuovo, benché comprato dalla moglie chissà quanto tempo prima. Si era guardato nello specchio ed aveva provato un primo notevole imbarazzo. Farsi vedere in quel modo, bianco come il latte e con la pancia prominente, mentre attorno a lui circolavano donne statuarie e pochi maschi ben più giovani di lui, forniti di fisici da modelli… Beh, se ne vergognava un poco, mentre si accarezza la pancia.

Supera in qualche modo l’impasse e si avvia verso il bar, dove trova la moglie con il pareo legato attorno alla vita. Lo sguardo è subito attirato dal reggipetto del bikini e dal movimento asincrono che fanno le tette. Sorride malizioso e insieme dopo i primi saluti, prendono un buon caffé freddo. Anche se lui in quel momento non è in cucina a morire di caldo, riflette e sorride. ‘Non tutto il male vien per nuocere.’ Sentiva che aveva bisogno di una pausa e il poter bere così, in maniera rilassata, lo faceva sentire bene. Ma una sensazione di benessere così piacevole, non poteva durare a lungo: pochi minuti dopo, una telefonata al cellulare interrompe l’idillio che si era formato fra i due, ed uno dei tanti elettricisti che aveva cercato, avvisa che si è liberato e può venire a vedere il lavoro che deve fare per il ristorante.

Dopo un piccolo battibecco fra i due coniugi, lei decide di andare con la macchina a vedere cosa possa fare e lascia che sia lui a rilassi in spiaggia. Lui si lamenta, la moglie si scoccia un poco, ma dopo un ulteriore scontro verbale fra loro, lei decide di andare con la macchina a vedere cosa si possa fare e lo lascia in piedi nel dehor del bar, mentre le si avvia sperando che suo marito riesca a rilassi in spiaggia.
Rimasto solo, finisce di gustarsi il caffé e decide di andare a sdraiarsi di fianco a sua figlia sul lettino. Mentre si avvicina a Giuseppina, vede che la ragazza indossa un nuovo bikini che non le aveva mai visto addosso. Naturalmente sapeva bene che la sua bambina si stava sviluppando, ma a vederla sdraiata in quel modo, con il sedere prominente contornato da quel costume, sente il sangue che ribolle, benché lui cerchi di distrarsi.

Non gli piaceva, quella sensazione: può dirsi normale, per un uomo, provare della gelosia per la propria figlia, soprattutto quando questa è una bella donna, ma esserne eccitato non è lo altrettanto, almeno secondo i principi della morale corrente.

Decide di fare una passeggiata lungo la battigia per cercare di rilassarsi, ma vedere tutte quelle donne in topless o in costume, non l’aiuta a calmarsi quindi decide di tornare sui suoi passi e andare a sdraiarsi e a prendere il sole con sua figlia. Mentre si avvicina nota che Giuseppina si è girata supina e prende il sole di schiena. Quando si avvicina vede che è intenta a leggere un libro ma sgrana ancor più gli occhi notando che il reggipetto è slacciato.

Non sa come comportarsi. Vede la linea bianca del segno del costume che taglia in due la schiena; ‘Non è che la cosa in sé sia sbagliata, ma permetterle di prendere il sole in quel modo…’ Non riesce a decidere e pensa al costume un po’ antiquato che la figlia aveva indossato solo l’anno prima, quando ancora la considerava la sua bambina piccola. Solo che improvvisamente è molto cresciuta, ed ha anche iniziato ad uscire con dei ragazzi.

Cerca di fare finta di niente e continua ad avvicinarsi. Pensa che se si metterà a leggere una rivista, riuscirà a non pensare più a lei. Ogni passo che faceva, il cuore aumentava di velocità. Sdraiata sulla pancia, poteva vedere come i due globi carnosi del sedere spiccassero, calamitando gli occhi. Lo sguardo corre voglioso lungo il solco del sedere. Vede come il costume delimita le labbra della figa e non può fare a meno di notare come quest’ultimo, si sia insinuato fra di loro esaltandole.

Si vergogna a pensare a sua figlia come ad una donna attraente e sensuale. La vede così innocente, che si crogiola al sole tranquilla e beata, inconsapevole dell’effetto che sta creando.
Giuseppina lo sente arrivare e gli sorride languidamente.
‘Buon giorno, papà.’
A sua volta le sorride e, come sempre, la saluta con un grugnito amichevole.

‘Papà, ora che sei qui, mi potresti passare un poco di crema solare sul di dietro?’
Vedendo che la parte superiore del bikini non c’è, pensa che il lavoro possa diventare più agevole e veloce. Ride per sdrammatizzare ma anche lei sorride in risposta, con quell’espressione che da sempre le scioglie il cuore.

‘Una donna non può tenersi le linee dell’abbronzatura, soprattutto quando deve indossare vestiti scollati o… Emm aperti sulla schiena.’ Chiarisce lei, quasi per giustificarsi.

Lui ride pensando che ella si è definita donna e prendendo la lozione si siede di fianco a sua figlia sul lettino. Versata sulla mano, ha sentito che al sole la crema era diventata calda.
‘Per favore papà, sulle linee dell’abbronzatura. Non voglio bruciarmi proprio ora.’

Cerca di liberare la mente dai pensieri peccaminosi che si erano formati e si concentra sul lavoro che deve fare. Incomincia partendo dall’alto, spandendo la crema sulla nuca e sul collo con un dolce massaggio. Ora scende lentamente, sempre massaggiando e spalmando. La crema, a contatto della pelle calda lascia un dolce profumo di noce di cocco che aleggia nell’aria. Ha fatto in modo che una abbondante porzione di lozione restasse lungo la striscia bianca in mezzo alla schiena per poi discendere fino ad arrivare al bordo del costume. Poi si gira e comincia a lavorare lungo le gambe. Improvvisamente si è ricordato che gli stessi movimenti, li aveva già fatti vent’anni prima con un’altra donna, sua moglie, su una spiaggia isolata calabrese. A quel ricordo le mani si fermano mentre la mente vaga ricordando, come in un sogno, il loro meraviglioso viaggio di nozze.
‘Le linee dell’abbronzatura, papà. Non dimenticarti delle linee dell’abbronzatura.’

La voce di sua figlia lo riporta alla realtà e, obbediente, torna a lavorare spalmando crema lungo le linee bianche alla base della schiena. La sua mente, però, continua a vagare. ‘Dove era quella spiaggia? Tropea? Nicotera Marina?’ Prova a chiudere gli occhi cercando di mettere a fuoco il luogo e i profumi del posto. Le mani, intanto, continuano a lavorare lungo le gambe di Giuseppina e su, su in alto fino a raggiungere il costume.

‘Per favore papaaa… Le linea dell’abbronzatura. Le stai dimenticando.’

La voce delicata e sensuale lo ha raggiunto come se fosse stata lontana. Come se ci fosse lei, su quella spiaggia dai piacevoli ricordi. Ha riaperto gli occhi e ha notato che attorno allo slip vi era molta pelle bianca. Molto del sedere era scoperto, dovuto alla ridotta stoffa del costume rispetto al modello dell’anno prima, ma se sua figlia desiderava che lui continuasse, cercherà di accontentarla.’

Ha versato un altro poco di crema sulle mani e si è detto fra sé e sé per cercare di farsi coraggio. ‘Che non c’è poi del male, dopo tutto, se un padre spalma la crema sul sedere e attorno ad esso, alla propria figlia.’ Ora inizia a lavorare delicatamente attorno al bordo del costume. I ricordi affiorano e la mente torna al suo viaggio di nozze. Era da tanto che non gli tornava in mente. La forma di carne e muscoli si plasmava sotto alle sue dita, allora come adesso. Come un fulmine, il suo pensiero torna al presente. Realizza che sta spalmando la crema sul corpo di sua figlia e che l’erezione che sta montando in lui, non sarebbe considerata normale dalla gente che lo circonda. Oltretutto, pur non volendo, si era avvicinato troppo all’interno delle gambe e ha sfiorato inconsapevolmente, il leggero tessuto che copre il pube. Tutti i muscoli si sono irrigiditi all’atto, per quanto involontario, al quale mai avrebbe voluto arrivare.

‘Mmmmhhhh’ Ancora un poco papà.’ Ha detto Giuseppina, gemendo dolcemente, mentre si gode il leggero tocco del padre. Si è meravigliata per come le mani forti di lui siano così leggere e piacevoli, a sentirle vagare lungo il corpo.

Nella sua mente, lui era andato indietro, irresistibilmente, al viaggio di nozze. Ed insieme ai pensieri, anche le mani stavano vagando in quello che era diventato un gioco che preludeva ad un altro, ben più piacevole. A quel tempo, i due novelli sposi, avevano giocato a lungo spalmandosi la crema a vicenda. Proprio quando toccava ancora a lui, si era messo sopra al corpo di lei e l’aveva penetrata. Il cazzo unto di olio solare era entrato in lei con estrema facilità e lì, sulla spiaggia semideserta, avevano scopato lungamente, lasciando che i sensi carnali avessero la meglio sulla ragione e sulle norme del buon costume.

‘Non ti fermare papà.’ Le ha detto Giuseppina supplichevole.

Le dita non si erano ancora staccate dall’incavo interno delle gambe e anzi, stava quasi tremando per il desiderio che gli aveva preso. Le dita stavano premendo involontariamente contro le labbra della piccola vulva della figlia e questo lo stava facendo diventare pazzo di desiderio e paura.

Con la forza della disperazione, torna al presente e rimane gelato sul posto.
‘Gesù! Sto toccando mia figlia.’ Si dice fra se, cercando di trovare anche la forza di distogliere le mani da quel bellissimo corpo.

‘Ancora un poco papà” Ha chiesto Giuseppina con un filo di voce pregandolo di continuare.

Era sicuro di sentire il diavolo che ride nella sua testa e scrollata, cerca di trovare la forza di muoversi. Quasi tremando e riuscendo a staccarle, si è guardato le mani che fino a pochi istanti prima, accarezzavano il corpo seducente della figlia. Gli sembrava che fossero passate ore da quando aveva iniziato. Con movimenti lenti, come se stesse vivendo in un sogno, riprende il flacone e si unge le mani nuovamente.

‘Non ti fermare papà.’ Gli dice supplichevole, mentre è abbandonata distesa sul lettino con le braccia lungo i fianchi.
‘Il bordo dell’abbronzatura…’ Insiste la voce di Giusy, mentre le sue manine abbassano lo slip del costume e arrotolano parte di esso, mostrando il taglio che divide i due glutei carnosi. ‘Soprattutto qui sulla schiena e ai lati. Non voglio bruciarmi.’

Suo padre ha posizionato le mani sul bordo del sedere fra l’inizio della schiena e le natiche, per poi risalire lentamente lungo la schiena e i fianchi. Sente sotto le dita le costole e ne segue le nervature fino a percepire sotto ai polpastrelli, la morbida pelle della carne dei piccoli monticelli che svettano dal torace. Ingoia con fatica la saliva e, con il cuore che batte a mille, prosegue fino a sentire chiaramente la dura consistenza dei capezzoli.

Lei si stava godendo il piacevole tocco del padre. Era consapevole delle carezze cui lui la stava sottoponendo, e desiderava che continuasse all’infinito. Per agevolare il tocco e le sensazioni che sta ricevendo, si pone sui gomiti sollevandosi. Lo spazio che si è formato fra lei e le sue tette e l’asciugamano, non resta vuoto per molto. Sente la mani del padre scivolare lungo la pancia facendola fremere e, quando le sente arrivare alle tette resta senza fiato.

Lui stava per abbandonare il contatto, ma qualcosa teneva calamitate le mani sui seni della sua stessa carne. Voleva costringerle a tornare indietro, per spalmare la crema ancora sulla schiena, ma non ci riusciva. Voleva chiederle perdono ma qualcuno, forse il diavolo, gli teneva premute le dita sui capezzoli. Inconsapevolmente stava iniziando a muovere le dita in piccoli cerchi, sentendo come i piccoli ugelli stessero via, via, sempre più aumentando di volume ed inturgidendosi.
‘Dio, come era bellissima la sensazione che stava percependo.’

Giuseppina inizia ad emettere piccoli gridolini e ad ansimare. Il cazzo nei pantaloncini da bagno di lui è divenuto terribilmente duro e stava formando un bozzo, come se egli avesse un palo da tenda in mezzo alle gambe. Come in un sogno, sente la tenera voce di Giuseppina che bisbigliando appena gli chiede:
‘Ancora un poco di più, papà.’

Non può riconoscere la voce della sua bambina. Quella voce, quel dolce suono, è come il canto delle sirene. Le dita sono scattate simultaneamente liberando i capezzoli dalla loro presa. Ha versato ancora un poco di lozione sulle mani. Si è piegato ancora in avanti e seguendo la linea dell’abbronzatura sulla schiena, ha raggiunto i succulenti globi delle tette della propria figlia.

Il cazzo era sempre più duro e restare in quella posizione diventava sempre più scomodo.
I gemiti di Giuseppina si mutano in mugolii di piacere, e i capezzoli duri, sono simili a succulenti frutti esotici, mentre le sue dita continuano a masturbarli. La mano sinistra li stuzzica senza pausa e la mano destra scende lungo il fianco sin sulla pancia.

Giuseppina per facilitare quella carezza sensuale si è alzata un poco dal lettino e le dita del padre hanno serpeggiato fino ad arrivare al bordo dell’elastico del costume e giù, giù, fino a toccare il monticello pubico e i piccoli peli ricci.

Lei non si sentiva in quel momento come la figlia, ma come una donna desiderata ed eccitata. Respira con affanno e si sposta impercettibilmente avanti e indietro, strusciandosi sulla mano che è riuscita ad andare ancora più in basso, fino a raggiungere il taglio della piccola figa. Quando quelle dita hanno sfiorato il clitoride, un suono roco è uscito dalla sua bocca accompagnato da un tremito che l’ha scossa per tutto il corpo.

Il cazzo era perfettamente eretto nei pantaloncini da bagno, mentre la mano si insinua ancor di più nell’umida fessura della figlia, che si muove sempre più fortemente per cercare di accelerare il movimento agonizzante delle dita.
‘Di più papà, di più…’
Le dita hanno iniziato a muoversi freneticamente sul clitoride, e il tremito del corpo di Giuseppina è stato tale, che anche il lettino ha cigolato. Si accorge che lei sta piantando le dita dei piedi contro la ruvida stoffa, con tutti i nervi tesi allo spasimo.
‘Oohh papà. Mmhhh. Gesù oohhh. Mmmhhh. Come mi piace…’

Le dita si sono fatte largo più in basso e hanno divaricato le piccole labbra cercando di intrufolarsi all’interno. Oramai, lui, desidera solo di poter inserire la cappella del cazzo in quella fighetta calda e vorace. Esattamente come aveva fatto quella volta di 20anni prima. Ed invece poteva solo continuare ad accarezzarla con le dita riuscendo, con qualche difficoltà, ad entrare nelle calde pieghe delle labbra vaginali, inumidendosi con le abbondanti secrezioni uterine.

Mentre faceva tutto questo con le dita, il cazzo duro nei pantaloncini era pronto per esplodere. Lui non riesce più a resistere e inconsapevolmente, muove i fianchi allo stesso ritmo di sua figlia. Questo gioco lo stava facendo impazzire. Abbandonato il capezzolo, la mano sinistra si insinua fra le gambe e, spostato l’elastico del cavallo, insinua le dita prendendo il posto delle loro sorelle destre. In questo modo, mentre alcune masturbano le membrane interne della figa, le altre sono tornate al clitoride stuzzicandolo piacevolmente. Il ritmo da lento, è andato via, via, aumentando, fino a che lei stessa non potendo più resistere, lascia che dalle sue labbra esca un gemito, mentre serra strettamente i pugni e le gambe.

Il lavorio delle mani del padre non si sono fermate e hanno continuato fino a che un nuovo e possente orgasmo l’ha investita, facendola urlare. Spaventato ha tolto le mani e si è guardato attorno. Apparentemente non vi era nessuno che li stesse guardando o forse… Nota un movimento sospetto dietro ad una sdraio e con rammarico, sa che oramai non può più riparare al torto fatto. Osserva il corpo della sua bambina, che tutto può essere, tranne che la piccola innocente figlia che conosceva. Stordito si è alzato e prendendo la camicia l’ha posizionata sulla mano, davanti all’enorme bozzo del proprio inguine. La guarda ancora una volta prima di allontanarsi, rifugiandosi poi nella cabina, dove si abbassa i pantaloncini da bagno e si masturba furiosamente fino a godere schizzando possenti getti di sperma.

Quando finalmente si calma, riflette su quanto è accaduto. Sente di aver abusato in qualche modo della propria figlia e lo colpisce il senso del pentimento per aver abusato della propria figlia. Si chiede se mai potranno riprendere ad avere un certo dialogo e l’affetto che nutrivano prima, l’uno per l’altra. Giura a se stesso che mai e poi mai rifarà un azione del genere. Ma in un angolino del cervello, sa perfettamente che il gusto del meraviglioso frutto che ha gustato lo perseguiterà per sempre e che la tentazione di riassaporarlo non lo abbandonerà mai più.

* * *

Sorseggia il caffé, osservandola. Si è truccata vistosamente e lui è in completa erezione. Non vede l’ora che escano per recarsi a scuola e che li lascino soli. Ancora una settimana e poi li avrà in giro per casa a disturbarlo. Osserva la moglie un poco accigliata e pensierosa. è certo che le sue preoccupazioni sono dovute al modo strano di comportarsi di Giuseppina, ma è fiero della sua bambina. Gli piace vedere i due ragazzi uscire assieme per andare a scuola. Da qualche tempo non si accapigliano più per delle inutili sciocchezze. Quel nome che circola per casa da qualche tempo lo preoccupa. Sua figlia non lo ha ancora presentato ufficialmente e a parte qualche visione sporadica non sa neppure chi sia. è fiducioso della sua bambina e sta aspettando con impazienza che escano di casa e li lascino soli. Ha una voglia folle di liberarsi le palle e questa volta, la vuole scopare da dietro. Pensa alla posizione, lei, Marzia, sua moglie, adagiata in avanti sul tavolo della cucina e lui da dietro che la sodomizza. Si aggiusta il cazzo nei boxer e lo stringe sentendolo duro e voglioso di penetrare la figa.

Maxtaxi

Questo è un racconto, tratto da una confessione di quello che è effettivamente accaduto ad un lettore e che ha voluto rendermi partecipe delle sue emozioni. Ovviamente, i nomi sono di pura fantasia che accompagnano la saga ”Mia sorella Giuseppina.” Penso che ogni padre, si augura di non trovarsi mai nella sua situazione. Come dico sempre: Scrivete! Non sbaglierete mai. Se ci saranno errori pazienza, si possono sempre correggere.
Auguri a ITSDick!!! L’estate finalmente finita, lascerà il segno… I tormenti e i desideri non lo lasceranno, ora che la stagione è cambiata…

Aiutatemi a migliorare. Aspetto le vostre critiche.
Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

taximassimo@yahoo.it ‘ mail e msg nelle poche volte che sono collegato.

Questo romanzo non deve essere riprodotto elettronicamente o a mezzo stampa senza la mia autorizzazione scritta.
This novel should not be reproduced electronically or in print with out my written permission.

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