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Racconti erotici sull'Incesto

Mia sorella Giuseppina – Angela 10fine

By 12 Giugno 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Opera del mio grande amico Gianfranco.

Giuseppina, così bella, così innocente, commette un errore. Pensa che sia tutto finito, ma è in agguato il fato..
Lui vede subito la possibilità di poter trarne vantaggio.
La storia si divincola nei giorni che si susseguono. La piccola giovane Giuseppina non sa cosa le accadrà..
Leggete e scoprirete..

Mia sorella Giuseppina Nr. 1
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Angela saga
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Angela cap 6

Piero continuava a spingere, ed ormai era penetrato nel mio culetto per oltre la metà della sua notevole lunghezza. Cominciò ad andare avanti ed indietro, strappandomi ogni volta uno spasimo. Poi cominciò ad accadere una cosa alla quale faticavo a credere. In mezzo alle onde di dolore fece capolino una leggera sensazione piacevole che andava crescendo progressivamente mentre il male infernale che avevo provato sino a qualche istante prima, andava attenuandosi. Le mie urla si placarono lentamente, sostituite da un ansimare sempre più profondo. Gli occhi mi si erano rinchiusi, per assaporare meglio le nuove sensazioni. Mi stava invadendo un piacere nuovo e sconosciuto, potentissimo, forse maggiore di quello procuratomi dalle scopate cui ero stata sottoposta per un giorno e mezzo. I sospiri si tramutarono in gemiti ed i gemiti in nuove urla, ma stavolta di grande, enorme piacere. Quel pene enorme che mi strofinava l’intestino mi procurava sensazioni insospettate, che sentivo riflettersi anche nella vagina, giù giù, sino all’utero.
Piero continuò ad (oh, Giusy, come faccio, a dirtelo)’ad incularmi sempre più veloce, sempre più profondo. Poi, ad un tratto uscì, mentre io mi sentivo ormai prossimo ad un orgasmo violentissimo. Mi girò sulla schiena, mi aprì le gambe e le sollevò sino a poggiarle sulle spalle, che le spingevano sempre più in alto. Senza aspettare neppure un attimo riappoggiò la cappella sul mio orifizio posteriore e spinse di nuovo. Stavolta lo sfintere era allargato, e lui sprofondò senza incontrare alcuna resistenza. Ormai ero persa: urlavo e mi sbattevo senza ritegno; gli gridavo di continuo di farmi venire. Il piacere aumentò costantemente, tanto da farmi pensare che non sarei riuscita a sopportarlo ancora. Tentai di sottrarmi a quella ‘cosa’ che mi stava succedendo, ma il peso e la forza del corpo del mio scopatore non me lo consentì. E ad un tratto l’orgasmo cominciò a scatenarsi. Fu esattamente allora, che Piero uscì ancora una volta dal mio culetto per immergersi sino alla radice pochi centimetri più sopra, dentro il lago che era diventata la mia figa”.’

‘Ecco, Giuseppina, ti ho raccontato, finora, tutto ciò che mi successe, perché lo ricordo con precisione. Ma quel paio di minuti che trascorsi col cazzo di Piero che frugava nel più profondo del mio corpo, li vissi in stato di totale incoscienza, godendo in maniera che mi parve perfino innaturale.
Poi, ancora una volta, sopraggiunse lo spossamento, ed io giacqui distesa, tentando di riprendere del tutto i sensi.
Nella stanza c’era uno strano silenzio. Aprii pigramente gli occhi e vidi i ragazzi, tutti attorno al letto, che guardavano ciò che stava accadendo. Le loro mani avevano stretti i rispettivi membri e li carezzavano, tentando di alleviare il desiderio, ma senza venire, evidentemente per non giungere stanchi alla loro prossima scopata. Sentii la voce di Paola pigolare per un attimo:
– No, per favore’vi prego’ora basta! Lasciatemi il tempo di riposare. Poi ricominciamo, se volete, ma adesso’. – Poi tornò il silenzio. Girai la testa e vidi che uno dei ragazzi era sdraiato vicino alla mia amica ed aveva già ricominciato a carezzarle i grossi seni e la figa, senza curarsi delle sue implorazioni. Lei tacque, evidentemente rassegnata.
La voce di Antonio mi arrivò, come una coltellata:
– Bene. Adesso’ – si fermò un attimo, guardando un foglio che aveva preso da sopra la toilette, – si, ricordavo bene, ora è la volta di Mario. –
Sgranai gli occhi, senza più riuscire a spiccicare una parola. Ero tutta sudata, ma non più per ciò che era accaduto poco prima. Ora era il terrore per ciò che mi attendeva ancora.
I ragazzo che si chiamava Mario si avvicinò. Udii una voce maschile lanciare un urlo altissimo:
– No, adesso Basta proprio! Siete impazziti tutti. Non vi accorgete che la state ammazzando?! – Mi venne in testa l’idea meno adatta alla situazione ‘Beh, tanto bene non sto, però, proprio ammazzando’. Tutto sommato, non è stato nemmeno così male’.’
Sentii le voci di Antonio ed Andrea urlare una verso l’altra:
– Adesso hai rotto, mi hai capito?! Te le sei fottute tutt’e due come hai voluto. Ed adesso noi dovremmo mollare tutto e tenerci il mal di palle perché tu sei diventato geloso? Beh, devi piantarla. Se ne hai voglia, continua a guardare. Se invece lo spettacolo non ti piace, vatti a fare un giro in giardino e datti una calmata, altrimenti finisce male. –
– No, un grande cazzo! Il patto era che non avremmo fatto male né all’una, né all’altra. E invece’ Guarda com’è ridotta mia sorella. Non ce la fa più nemmeno a muovere un dito e mi ha detto che si sente la figa spaccata’. Per Angela, per giunta, era la prima volta, e quel pazzo figlio di puttana l’ha inculata, addirittura! E adesso lei dovrebbe ricominciare tutto! Ma siamo tutti fuori di testa, dico io. Divertirci, va bene, ma quand’è troppo è troppo’ –
– Andrea, ti ho detto di non scassare il cazzo. O la pianti o ti rinchiudo. Capo o non Capo, tu finisci male, oggi! Cosa ne diresti, di una bella inculata? Guarda che c’è Giuseppe che l’ha già fatto: gli piacciono le donne, ma anche gli uomini’. –
– No, non ve le faccio toccare più! – Sentii un gran trambusto e poi ancora la voce di Andrea.
– No, no, lasciatemi stare, non mi toccate. Cosa cazzo volete fare?! –
Girai la testa e vidi Andrea trascinato verso la porta del bagno, che venne aperta. Lo buttarono dentro ed Antonio mise una sedia sotto la maniglia:
– Adesso stai bene a sentire cosa ne facciamo, delle tue donne. E fottiti, nel frattempo. Oppure sparati una sega, se ti piace di più. – Le ultime parole furono accompagnate da risate sgangherate dei ragazzi sovraeccitati dai corpi nudi ed indifesi, mio e di Paola, dal sesso che stavano facendo con noi e da soli, e dai suoi odori che avevano saturato, ormai, l’aria della stanza.
Piansi per Andrea. Ma non molto.
Aspettai che le mani di Mario cominciassero a toccarmi. Speravo che facesse in fretta. Mi era piaciuto, ciò che era successo, ma ora avevo un bisogno impellente di riposo. Mentre stava per penetrare la mia figa, sentii confusamente la voce di Giorgio: – Posso? -. Aprii gli occhi appena in tempo per vedere la testa di Antonio piegarsi in un leggero cenno di assenso.
Mentre saliva sul letto, Giorgio si rivolse a due dei ragazzi:
– Me la date, una mano? –
Eccitatissimi, i due non si fecero pregare troppo:
– Eccoci qua: cosa dobbiamo fare? –
Giorgio disse qualcosa all’orecchio di Mario che estrasse da me i pochissimi centimetri di cazzo che aveva già introdotto. Si stese sul dorso. I due aiutanti mi afferrarono sotto le braccia, mi sollevarono e mi costrinsero a sedermi sul bacino del ragazzo disteso. Mario aveva il pene rigidissimo ed un sorriso idiota stampato sulla faccia. Sapeva cosa stava per accadere ed il pensiero, evidentemente, lo eccitava alla follia.
Fui obbligata ad abbassarmi. Una mano di Mario prese il suo stesso cazzo e lo tenne dritto, sino a quando la mia figa cominciò ad inghiottirlo. Una nuova sensazione mi invase: in quella posizione, il membro di Mario riusciva a raggiungere profondità sconosciute ed a toccarmi in punti ancora inesplorati. Senza rendermene conto, cominciai a muovere il bacino su e giù, alla ricerca di un nuovo, sconvolgente piacere.
Sentii una mano appoggiarsi alla mia schiena e cominciare a spingere, per farmi curvare sul corpo disteso di Mario. Quest’ultimo mi pose le mani dietro la schiena tirandomi verso il basso, mentre cominciavo a sentire le prime contrazioni di un orgasmo incipiente. I miei seni si schiacciavano contro il petto di Mario, E fu allora che Giorgio mi pose le mani sui fianchi, appoggiò il pene sul mio culetto a spinse al suo interno. Urlai con tutto il fiato che avevo in gola. La doppia penetrazione mi portava oltre ogni limite immaginabile. Sentivo i due peni strofinare tra loro attraverso la sottile membrana che divideva l’ampolla rettale dalla vagina. Mi sbattevano senza pietà, con tutta la loro forza.
Mi sentii mancare. E persi la coscienza.

***III’ INTERLUDIO

Era arrivato al massimo della sopportazione. Aveva visto di tutto: Paola presa senza riguardi, il suo corpicino flessuoso coperto da un corpo dietro l’altro, sollevato, girato, riempito in ogni dove, figa, culo, bocca. Chi non trovava un posto libero la obbligava a carezzarlo con la mano. L’avevano chiavata senza un attimo di tregua. Era stata sollevata per i fianchi e poi riabbassata sul cazzo di turno, di proprietà di uno di quei satiri impazziti. I suoi seni erano stati stretti, pizzicati. I capezzoli, strizzati, pinzati tra le unghie. Uno dei pazzi si era dedicato a strapparle, prima di scoparla, i peli del pube uno per uno e lei aveva gridato di dolore. Le avevano invaso la bocca sino all’ugola, senza nemmeno permetterle di respirare. Aveva visto lo sperma traboccarne e colare lungo i lati, sulle guance. Ed il fatto che lei non avesse gridato solo per il dolore, ma avesse mugolato come una gatta soddisfatta per lunga parte del tempo durante il quale aveva subito quell’assalto multiplo e forsennato, non era servito a fargli superare l’arrabbiatura per gli eccessi ai quali stava assistendo, e nemmeno il suo senso di colpa per non aver previsto cosa sarebbe potuto accadere. Si era fidato dei ragazzi del suo Reparto, ma tutti loro erano stati coinvolti del tutto nell’orgia da quei sette estranei che loro avevano portato con sé nell’illusione che una tratto di vita in comune, fatto di aria pura ed anche di un po’ di sesso, avrebbe potuto redimerli almeno in parte dalla vita di continue violenze al quale erano abituati. Ed invece proprio la parte peggiore di loro aveva preso il sopravvento, coinvolgendo tutto il gruppo. E poi si rendeva conto che ormai il suo prestigio era del tutto svanito: quella carica di Capo che aveva inseguito a lungo e poi raggiunto grazie alla sua sorellina adorata, non esisteva più, e lui non avrebbe potuto nemmeno continuare a frequentare il Reparto.

E poi c’era Angie, colei che per lui era diventata improvvisamente la donna più desiderata, alla pari con la sorella. In quelle poche ore ne aveva percepito l’incredibile carica erotica, ne aveva goduto, e l’immagine di quel bel corpo nudo non l’aveva più abbandonato. Lo intenerivano quei due seni relativamente piccoli, più simili a quelli di una bambina che di un’adolescente come lei. Pensare di poter disporre del petto rigoglioso di Paola e contemporaneamente, di quello tanto tenero di Angela, gli faceva drizzare il cazzo, malgrado l’orribile situazione, sino a fargli male. I testicoli sembravano ingrossati sino a non poter più essere contenuti nello scroto e gli facevano male come se qualcuno glieli avesse presi a calci.
Sentì, attraverso la porta, il grido di sofferenza quasi contemporaneo delle due ragazze, le loro nuove grida di difesa. I ‘Lasciami, LASCIAMI!’ urlati con intensità sempre maggiore, sino a sfumarsi in mugolii che gli sembravano causati da mani strette sulle due adorabili bocche, senza che lui potesse far nulla per farli cessare, lo facevano impazzire. Seduto sul water, si stringeva le mani sulle orecchie per impedirsi di sentire. Lentamente scivolò in terra dove giacque sperando di svegliarsi da un sogno orrendo. Davanti agli occhi della sua mente passavano delle immagini che cercava disperatamente di scacciare, senza successo. Erano quelle di due corpi di ragazza sdraiati sulla pancia, mentre due mani per ciascuna allargavano le natiche per permettere ad un enorme cazzo di penetrare in profondità. Vedeva quei membri entrare nei culetti indifesi, a volte lentamente, a volte in un solo colpo, senza alcuna pietà. I seni torturati. Le bocche dentro le quali vedeva i peni scomparire e poi ricomparire senza interruzione, le gote tremanti per controllare i conati di vomito che quella penetrazione suscitava.
Il suo cervello cominciò a cercare delle soluzioni, ma senza riuscire ad immaginare nulla. La situazione era al limite dell’impossibile. E poi l’agitazione non gli permetteva di ragionare con lucidità.
Si guardò attorno, alla ricerca di qualcosa che gli permettesse di trovare una via di fuga. C’era, naturalmente, il lavabo, sopra il quale era montata una mensolina. Da un lato, invece, c’era un armadietto di legno bianco laccato. Si alzò da terra e aprì il piccolo ripostiglio. C’erano dentro gli spazzolini da denti, il dentifricio e, sul piano inferiore, il phon ed un rasoio a lama libera. Andrea ricordò che il nonno amava farsi la barba all’antica. Poco a poco un’idea prese forma nella sua mente. ‘ Si, forse potrebbe funzionare ‘, pensò. Prese l’asciugacapelli e ne strappò via il cavo elettrico. Spogliò con i denti le parti terminali dei due fili e le attorcigliò assieme. Poi inserì la spina nella presa. Immediatamente tutte le luci si spensero. Dalla stanza provenirono voci di disappunto e di rabbia.
– Cazzo, è saltata la corrente! Ed ora, che si fa? –
– Qualcuno ha dei fiammiferi? –
– Ma manco per sogno….. Non ti ricordi che abbiamo lasciato tutti i vestiti giù, in sala da pranzo? Da dove li tiriamo fuori?! E poi non abbiamo nemmeno candele’. –
– Allora bisogna andare a cercare l’interruttore generale. Dai, sbrighiamoci, che altrimenti le fanciulle si sfreddano’- Una risataccia collettiva sottolineò la battuta.
– Andrea -, gridò Antonio, – dov’è l’interruttore generale? –
– Che cazzo vuoi che ne sappia?! Non mi è mai successo di doverlo usare. Cércatelo! –
In effetti, Andrea sapeva benissimo, dove fossero collocati l’interruttore assieme al contatore: erano in uno sgabuzzino ricavato in cucina come dispensa. E lo sportello che riparava i due apparecchi era piazzato dietro uno scaffale, nascosto da bottiglie d’olio e d vino. Senza aiuto, non sarebbe stato facile, trovarlo
– Dai, andiamo a cercarlo. Tutti. Qui non resta nessuno. Non voglio che a qualcuno venga in testa di approfittare dell’occasione. Chi trova l’interruttore potrà fare quello che vuole ad una delle due. QUALSIASI COSA’. – ripetè, sottolineando le due parole con un sorriso cattivo, – Però prima assicuriamoci che non prendano il volo. –
Angela era già legata. Il ragazzo si avvicinò a Paola, le prese una mano e la legò con la solita fune alla spalliera, stringendo il nodo in modo tale che non potesse essere slegato con una mano sola. Poi uscirono tutti dalla stanza.
Si mossero assieme verso la porta, tenendo una mano sul muro, per orientarsi al buio. L’ultimo, procedendo alla cieca ed in fretta per non farsi lasciare troppo indietro, urtò la sedia incastrata sotto la maniglia della porta del bagno, che cadde a terra. Si fermò un attimo, poi alzò le spalle ed uscì anche lui dalla camera. Le ragazze restarono sole.
– Oddio, l’hai sentito? – disse Angela a Paola, con la voce tremante, – chi lo trova potrà fare di una di noi quello che vuole! Se capita uno di quelli più stronzi, ho paura solo a pensare a cosa succederà…. – Paola non le rispose nemmeno: si girò su un fianco e prese a singhiozzare disperata. Ormai il gioco non era più un gioco. Ed Andrea ne era quasi sicuramente fuori.
Il quale Andrea, nel frattempo, aveva acceso una stufa a gas destinata a riscaldare il bagno. La luce non era molta, ma serviva a rischiarare l’ambiente. Mosse con precauzione la maniglia e spinse. Non più bloccata dalla sedia, la porta si aprì. Nel chiarore diffuso dalla stufa che il ragazzo aveva spostato vicino alla porta, egli si avvicinò al letto. Vide i legacci che tenevano ferme la sorella ed Angela. Tornò indietro, prese dall’armadietto il rasoio e corse a tagliare le due funi.
– Su, copritevi col lenzuolo e la coperta e scappiamo. – Mentre parlava, lui stesso si mise addosso una delle due lenzuola. Poi, senza aspettare la risposta, corse alla porta-finestra e la aperse. La scala di sicurezza gli parve la Terra Promessa.
Andrea si girò a sollecitare le ragazze. Si stupì nel vederle ancora, nude, vicino al letto.
-‘ Ma vi volete sbrigare?! -, disse con voce concitata, – Non penserete mica di avere tutta la notte a disposizione! Guardate che prima o poi lo trovano, quel maledetto interruttore’-
Angela e Paola si dondolavano con le mani dietro la schiena, belle come due dee.
-‘ Veramente’ –
Andrea sentì il freddo della paura invadergli la spina dorsale:
– Veramente cosa?! –
– Veramente non ce ne vogliamo andare’ Certo, sono un po’ duri, ma non solo di modi’- disse Paola ridacchiando, imitata dalla sua compagna.
– Tutto sommato, questa vacanza ci piace. Vai tu, se vuoi. Noi torniamo domani o dopo, se non ti secca.-
Si stesero di nuovo sul letto. Lui le guardò attonito:
– Ma siete impazzite?! – chiese, – Ma lo sapete cosa vi faranno, se vi trovano ancora qui? –
Angela e Paola si guardarono sorridendo:
– Siiiiii”’.. –
Si avvicinarono l’una all’altra ed incollarono le proprie labbra, penetrandosi reciprocamente le bocche con le linguette rosee, mentre le loro mani correvano sui capezzoli e sul pube l’una dell’altra.
– Non è possibile’- disse Andrea, attonito.
Lo guardarono assieme.
– Beh, sai, tanto per non raffreddarci mentre aspettiamo’Perché non ci’dai una mano? – dissero, scoppiando a ridere.
Andrea le guardava carezzarsi con evidente voluttà. Poi guardò la scala, indeciso.
Improvvisamente tornò la luce. E sorprese Andrea in mezzo ai due corpi amati, scatenato in carezze sempre più profonde.***

‘Ecco, Giusy, ora ti ho raccontato tutto. Anzi no. I ragazzi tornarono da noi e per due giorni fu solo sesso sfrenato. Ci presero in ogni modo possibile. Ci leccarono tutte in ogni dove, sino a farci un vestitino di saliva. Ci interrompevamo solo per mangiare qualcosa e poi tutto ricominciava. Ho goduto in quei giorni, come mai mi accadrà per tutto il resto della vita.
Per quanto possa sembrarti strano, Andrea è ancora il mio ragazzo e Giorgio sta con Paola. Hanno fatto un accordo tra loro, per cui ogni tanto scambiamo coppia.
Se capita che qualcuno di quei ragazzi ce lo chieda, scopiamo anche con loro. Ma è accaduto davvero poche volte. D’altra parte, quel Reparto Scout è stato abolito, ma non abbiamo mai saputo i motivi.
In un angolo nascosto della villa abbiamo attaccato, in segreto, una piccola targa commemorativa. Ed ogni tanto, in quattro, andiamo a guardarcela. E ci stendiamo per terra, là davanti. E scopiamo come pazzi.’

Gianfranco
Maxtaxi

Aiutatemi a migliorare. Aspetto le vostre critiche.
Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

taximassimo@yahoo.it ‘ mail e msg nelle poche volte che sono collegato.

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