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Racconti erotici sull'Incesto

Mia sorella Giuseppina – Angela 6

By 25 Maggio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Opera del mio grande amico Gianfranco.

Giuseppina, così bella, così innocente, commette un errore. Pensa che sia tutto finito, ma è in agguato il fato..
Lui vede subito la possibilità di poter trarne vantaggio.
La storia si divincola nei giorni che si susseguono. La piccola giovane Giuseppina non sa cosa le accadrà..
Leggete e scoprirete..

Mia sorella Giuseppina Nr. 1
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Angela saga
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Angela cap 6

Aveva preso un’abitudine che la faceva impazzire. Arrivava a casa prima che tornasse lui, si spogliava del tutto, faceva una doccia e poi si stendeva sul letto. Siccome sapeva che non avrebbe resistito, che l’eccitazione folle che l’invadeva in quei momenti avrebbe portato rapidamente una sua mano sul pube, due delle sue piccole dita a frugare tra le pieghe rosee sino a suscitare un piacere frenetico, si metteva a leggere un libro, appoggiata allo schienale, con un braccio che reggeva la sua testina. Andrea sapeva di trovarla così. Non aveva remore: sapeva che i genitori non potevano tornare a casa per l’intervallo di pranzo e che quindi loro due non sarebbero stati mai in pericolo di essere scoperti. Mentre saliva le scale il suo membro era già inturgidito. Cominciava a spogliarsi appena varcata la porta di casa lasciando che i suoi pochi vestiti restassero disseminati lungo il corridoio. Quando arrivava alla porta della camera che custodiva il suo tesoro, assaporava già il momento in cui avrebbero cominciato a cercarsi reciprocamente. Paola sollevava dal libro gli occhi torbidi e lucidi di desiderio. Anche lei, appena sentiva la porta di casa aprirsi, sentiva che le ghiandole situate dentro la sua vagina cominciavano a secernere una quantità enorme di succhi. Andrea si avvicinava al letto e senza dire una sola parola avvicinava il membro alla bocca della ragazza che col respiro già corto, lo accoglieva dentro di sé. Lui resisteva per un po’, la mano appoggiata sulla parte alta della spalliera, gli occhi chiusi e la testa che si curvava, nello spasimo del desiderio. Quella prima, splendida carezza durava qualche minuto, pochissimi, per la verità. Poi la voglia diventava irresistibile: Andrea usciva da quella boccuccia delicatissima, si stendeva a fianco della sorella e cominciava a carezzarla, a baciarla, a succhiare i suoi seni saldi e teneri. E poi’
In questo modo, i due ragazzi avevano imparato il sesso nella sua forma più sublime, insegnando l’uno all’altro, guidando reciprocamente le mani e le bocche in un gioco di inesauribili scoperte che li legava in modo sempre più stretto. Ed il fatto che fossero dello stesso sangue non aveva mai pesato sul loro rapporto parallelo che, al contrario, era divenuto sempre più stretto ed inscindibile. Dopo un anno, tra loro si era generata una specie di dipendenza reciproca, tale per cui ognuno di loro non avrebbe mai negato all’altro qualsiasi cosa gli fosse stata chiesta.
Circa sei mesi dopo l’inizio della loro storia, era accaduto un fatto nuovo. Andrea, Scout da quando aveva otto anni e mezzo, era arrivato, gradatamente, ad avere un ruolo di primo piano, nel suo Reparto. Sarebbe potuto diventare ‘Capo’ già da qualche tempo, ma si era manifestata, vicino a lui, un’altra forte personalità, quella di un ragazzo che praticamente equivaleva le sue qualità. Andrea voleva fortemente ottenere quella nomina, ma sino a quel momento non c’era riuscito. Il suo rapporto con gli altri ragazzi era molto buono, ma era chiaro che in una sfida come quella che si stava svolgendo tra lui ed il suo concorrente, l’equilibrio avrebbe potuto rompersi a suo favore solo se fosse accaduto qualcosa di particolarmente interessante, che fosse risultato gradito all’intero gruppo.
Paola sapeva bene che l’attività del Reparto non si riferiva solo all’apprendimento dei nodi, alle marce nei boschi od alle riunioni intorno al fuoco, di notte. Da certi accenni del fratello, aveva capito che c’era altro. Collegando alcune frasi di Andrea e di qualcun altro di coloro che egli frequentava maggiormente, era arrivata alla conclusione che gli Scout più grandi si esercitassero anche in giochi sessuali con ragazze amiche e disponibili.
L’occasione venne quando un giorno, mentre si scambiavano le loro confidenze, Andrea le disse tutto del suo dispiacere per non riuscire ad emergere come avrebbe desiderato. Lei cadde immediatamente in depressione: non poteva accettare che il fratello stesse male ‘dentro’; non poteva sopportare che il resto del mondo non vedesse lui, il suo Andrea, come appariva ai suoi occhi, pressocchè circonfuso di luce……
Un pensiero le attraversò la mente:
– Senti, – chiese ‘ tu sei molto geloso, di me? ‘
Stupito, Andrea le rispose:
– Beh, certo! Lo sono e nemmeno poco. ‘ Riflettè un attimo, poi credette di aver capito:
– Ci sarà mica qualcuno che sta cercando di fartisi, per caso? ‘
– No, cosa stai dicendo?! Qualcuno ci ha provato, ma io voglio troppo bene a te. Era un’altra cosa, che stavo pensando. ‘
– Ah, si?- disse lui ‘ e che sarebbe? ‘
Paola esitava.
– Beh, parli o no? ‘ disse il fratello con un tono di leggerissima irritazione.
– Mah, m’è venuta un’idea ‘ giocherellava con un dito sul tavolo, – ma non so proprio se tu saresti d’accordo’ ‘
Ormai, Andrea era incuriosito:
– Dai, – incitò sorridente, – sputa il rospo. ‘
– Beh, avevo pensato che se tu mi portassi ad uno dei vostri campi e gli altri potessero giocare con me come hanno fatto due settimane fa con Gianna, – disse Paola, rossa come un peperone: si riferiva all’ultima ragazza che aveva partecipato a quegli incontri ‘ forse ti nominerebbero……-
Andrea si alzò bruscamente:
– Ma, dico, sei andata fuori di testa? ‘ Era indignato, solo al pensiero. ‘ Mi sa che non ti rendi nemmeno conto di quello che dici. Come puoi pensare, che io ti venda in una maniera simile?! –
– Andre, non la prendere così. Lo sai che non c’è nulla, ma proprio nulla, che possa separarci. Sarebbe solo per una volta. Tu potresti stare là e così fare in modo che non mi accadesse nulla di male. Mi scoperebbero solo per un paio di giorni e poi tutto sarebbe finito e tu ti ritroveresti Capo, non ti pare?
Andrea continuò a protestare per un po’. Ma più ci pensava, meno l’idea gli sembrava così terribile. E così, dopo alcune altre insistenze di Paola, cedette.
Fu una cosa meno semplice di quanto la ragazza avesse pensato: le sue esperienze sessuali, tutto sommato, si riducevano a quelle vissute, sia pure molto intensamente, col fratello. Aveva pensato che sarebbe stato suppergiù come quando passavano un intero pomeriggio assieme, lui che la scopava quasi senza interruzioni, se non quelle di riposo ‘ inevitabili, anche se brevi – che il suo corpo esigeva dopo l’orgasmo. Ed invece, si trovò a dover fare i conti con un gruppo di giovani uomini dai bisogni sessuali straripanti, come solo a diciotto anni un uomo può provare. Praticamente non conosceva interruzioni, tanto che aveva preso l’abitudine di stare costantemente senza mutandine e con solo un top a coprirle il seno. Passava lungo i corridoi ed una mano la prendeva, la portava dentro una stanza ed un cazzo la penetrava, spesso senza la minima preparazione, ciò che, tra l’altro, le procurava anche dolore. Ma l’accordo passava per la totale assenza di qualsiasi resistenza o ribellione. E così Paola si era ritrovata, per sette giorni non del tutto facili, ad essere posseduta (od a possedere?) da una serie di membri maschili di ognuno dei quali aveva imparato a riconoscere le particolarità. D’altra parte, anche se a volte le sembrava di essere arrivata al limite massimo di sopportazione, è pur vero che se per caso le accadeva di non essere acciuffata per mezz’ora di seguito, la sua fighetta cominciava a contrarsi ed i capezzoli si irrigidivano, mentre immagini di se stessa a cavallo di uno dei corpi dei ragazzi, impalata e con i seni strapazzati dalle loro mani, invadevano irresistibilmente i suoi pensieri.
Il lunedì successivo al termine del campo durante il quale aveva vissuto la sua prima esperienza di sesso plurimo, Paola non era andata a scuola. La scusa era stata la solita: quella dei dolori violenti che l’assalivano quando le mestruazioni stavano per arrivare. Solo che quella volta il suo flusso mensile sarebbe arrivato non prima di una settimana. La verità era che durante tutta la notte la ragazza non aveva fatto altro che pensare al fratello, a quelle due mani sul suo seno, alla sensazione incredibilmente eccitante che provava quando sentiva il cazzo di Andrea appoggiarsi sulla sua figa per poi penetrarla dolcemente, come egli aveva imparato a fare dominando l’impeto di una passione incontenibile. La frequenza spasmodica con la quale era stata posseduta dagli altri ragazzi non aveva attenuato nemmeno di un solo attimo quel ricordo. In tutti quei giorni Andrea era rimasto ben lontano da lei, quasi che la consapevolezza di ciò che accadeva gli rendesse la vicinanza insopportabile. Ed ora, da sola nel suo letto, nuda, Paola, sentiva il suo ventre contrarsi, mentre le gambe si ripiegavano contro il petto, in un vano tentativo di difesa dai suoi stessi pensieri. E finalmente, verso le otto di mattina, quando erano rimasti soli in casa, il suo cuore, e non lui solo, aveva esultato nel sentire la porta della stanza aprirsi. Andrea era entrato, si era avvicinato a lei e senza alcun preliminare aveva coperto il suo corpo e l’aveva penetrata con un’urgenza che le aveva fatto comprendere, felice, quanto gli fosse disperatamente mancata. E dopo, ritrovata la calma, lui le aveva confessato quanto lo avesse eccitato pensare al suo tenero corpo preso da altri, senza pietà; aveva udito i suoi gemiti, origliando dalla stanza vicina e questo lo aveva costretto a masturbarsi pazzamente, con disperazione ma senza alcuna possibilità di controllo. Ed alla fine, d’accordo, avevano deciso che quell’esperienza avrebbe dovuto essere ripetuta. Paola gli aveva solo chiesto di fare in modo di darle la compagnia di un’altra ragazza, o di altre, per evitare che l’eccessiva frequenza delle scopate la riducesse, come era successo in qualche occasione, sull’orlo di una mortale crisi da stanchezza. Ed il fratello glielo aveva promesso, mentre il suo cazzo, sotto la spinta di nuove immagini ancora più eccitanti, si irrigidiva nuovamente.
Andrea aveva ottenuto la sua nomina. Era raggiante e straordinariamente grato alla sorella. Quando si ritrovavano, dopo i campi, il desiderio reciproco risultava, semmai, potenziato. Ed il gioco folle non si era più interrotto.***

*”’*”’*

‘Andrea mi liberò la mano sinistra, mentre, mentre Giorgio scioglieva il laccio che teneva legata la destra di Paola:
– Così potrete confortarvi a vicenda. E sarà ancora più bello.-
Poi ambedue presero delle forbicine dai cassetti dei comodini. La paura mi invase ancora di più. A cosa sarebbero potuti servire, quei due strumenti taglienti?
La mano di Andrea si infilò dentro una coppa del mio reggiseno, sollevandola verso l’esterno. Vidi le forbici avvicinarsi. Una delle punte si infilò dentro il tessuto, ma senza neppure sfiorarmi, e cominciò a tagliarlo tutto attorno al capezzolo, che sprizzò improvvisamente verso l’alto, procurandomi una fitta improvvisa. Poi l’operazione fu ripetuta con l’altro seno. Sentivo i gemiti di Paola, per la quale il dolore doveva essere molto più intenso di quello che provavo io. Le sue tette, più grosse delle mie, erano restate compresse molto di più, pensai, e quindi erano diventate estremamente più sensibili. Mi tornarono alla mente alcune immagini dell’ ‘Arancia Meccanica’: evidentemente i due avevano studiato molto bene. Le loro dita cominciarono a stuzzicare i capezzoli, i loro denti a mordicchiarli. Il dolore era quasi insopportabile, ma si trasformava immediatamente in uno spasimo di desiderio frenetico che si trasmetteva a tutto il mio corpo, concentrandosi poi sul clitoride. Le labbra dei ragazzi si erano impossessate delle nostre bocche, penetrate profondamente dalle due lingue. Mi accorsi, stupita, che la mia rispondeva senza esitazioni, avvolgendosi attorno a quella di Andrea e tentando, a sua volta, di penetrare la sua bocca. Passò così circa un quarto d’ora, senza che il resto dei nostri corpi venissero minimamente sfiorati, ciò che non faceva altro che esasperare il desiderio. Poi le forbicine tagliarono le bretelline dei reggiseno e le stringhette che tenevano unite le coppe. La liberazione improvvisa fece aumentare ancora per qualche attimo il dolore spasmodico alle due tette. Poi scomparve gradualmente, sostituito da una sensibilità esasperata che mi faceva tentare, per reazione, di sollevare le gambe verso il seno, senza successo per via dei legami che le costringevano a non muoversi.
Ci fu un attimo di pausa. Aprii gli occhi solo per vedere che Andrea prendeva dal comodino una benda nera che mi legò attorno alla testa, serrandomi ermeticamente gli occhi ed impedendomi di vedere. Subito dopo, due tappi mi si infilarono dentro le orecchie eliminando anche l’udito. L’unico rumore che riuscivo a percepire era quello del sangue che pulsava, rombando, nel mio petto, con effetto ipnotico. Le mani del mio compagno cominciarono a muoversi su tutto il mio corpo: scesero dal seno lungo i fianchi, provocandomi un solletico piacevolissimo. Poi si spostarono sul ventre, soffermandosi sull’ombelico, vellicandolo sino a che esso fu invaso dalla punta della sua lingua. Capii il perché delle bende e dei tappi: l’eliminazione dei due sensi esaltava al massimo il tatto e l’odorato. Sentivo nelle narici l’intenso odore dell’eccitazione di Andrea, ed il tocco delle sue mani e della sua lingua mi procuravano sensazioni di un’intensità mai conosciuta. Mi accorsi solo allora che il corpo di Paola giaceva sul letto talmente vicino al mio, che le nostre braccia si sfioravano. ”’potrete confortarvi a vicenda’, aveva detto Andrea. Presi le piccole dita e le strinsi fortemente, ricambiata con altrettanta energia.
Intanto, sentivo una mano di Andrea scivolare sin sulla mia coscia. Carezzò il suo interno con estrema delicatezza, facendomi scorrere deliziosi brividi lungo la schiena e risalendo poi sempre più, ma molto lentamente, verso l’inguine. La sinistra scostò il cavallo delle mutandine mentre la destra si avventurava sul mio pube. Premette la carne appena sopra il ‘Monte di Venere’, ed io sentii il tocco in profondità, quasi che quelle dita sollecitassero la parte più profonda della vagina. Giocò un attimo con i miei peli e poi’ ridiscese, infilandosi molto lentamente dentro la fessura tra le grandi labbra. Procedeva con piccoli tocchi successivi, spingendosi, ogni volta, un po’ più in profondità, fino ad incontrare le piccole labbra dentro le quali si avventurò, ad incontrare il clitoride. Si fermò di colpo: sentii il suo respiro aumentare di ritmo e la sua voce strozzata:
– Dio, come sei bagnata!-
Sentii il suo ginocchio sfiorare il mio fianco: continuava a carezzarmi tra le gambe, ma il suo membro si accostò alle mie labbra, esigendo l’ingresso. Aprii la bocca e fui immediatamente invasa sin quasi in gola. Non avevo esperienza di quel tipo di rapporto: con Giorgio, prima che questa cosa avesse inizio ci eravamo limitati a carezze, anche se molto intime e piacevoli. Il contatto con l’asta e con la cappella durissime mi sconvolse. Era una delle sensazioni più piacevoli che avessi provato sino a quel momento. Senza che Andrea mi chiedesse nulla, cominciai ad accarezzarlo con la lingua, mentre le mie guance, la mia gola cominciavano a risucchiare quella cosa stupenda. Aveva un sapore leggermente salato, ma per nulla disgustoso. La mia figa, oramai, pulsava freneticamente, al di là di ogni possibile controllo. Provavo un bisogno folle di sentire qualcosa dentro di me. Fui accontentata senza indugi: due dita della mano che mi carezzava si introdussero nella mia vagina ben in fondo, stimolandone l’interno con un movimento circolare. D’improvviso si scatenò dentro di me un piacere accecante: avevo sentito parlare tante volte del ‘Punto G’, ma per quanto l’avessi cercato con la mia mano, non ero mai riuscita ad individuarlo. Andrea l’aveva trovato quasi subito, ed il mio corpo era letteralmente esploso. Strinsi ancora di più la mano di Paola che cercò di liberarla, in preda, anche lei, ad una frenesia senza limiti. Ed infatti la presa sfuggì ed io, alla ricerca disperata di un tocco confortevole, vagai sul corpo che sentivo vicino al mio, sino a che le mie dita incontrarono un seno saldo e caldo. Mi impadronii del capezzolo di Paola torcendolo selvaggiamente, sino a strapparle un urlo di dolore. Sentii, molto attenuata, la sua voce: ‘Ancora, ancora’.’ E mi chiesi confusamente se la richiesta fosse rivolta a Giorgio od a me.
Mi strappai la benda dagli occhi: le gambe della mia compagna erano state sollevate per mezzo delle due funi che avevo visto perdersi verso l’alto, quando eravamo state legate. Le sue gambe erano completamente aperte e Giorgio, in ginocchio sul letto, aveva preso la ragazza per i fianchi, penetrandola sino in fondo. Il suo busto era dritto e questo mi lasciava vedere (non riuscivo a distogliere lo sguardo, malgrado che le mani di Andrea mi stessero sottoponendo ad una dolcissima tortura’) il viso di Paola, contratto dal piacere, i suoi seni dritti, sui quali si ergevano i capezzoli irrigiditi e lunghi.
Poi venne il mio turno: sentii le mie gambe tendersi, tirate in su dalle funi, sino a che il bacino si sollevò esponendo del tutto la mia figa ed il buchetto posteriore. Andrea, che nel frattempo mi aveva rimesso la benda sugli occhi, si mise in ginocchio tra di esse, appoggiò la punta del cazzo sulla vulva e cominciò a spingere dentro di me. Bagnata com’ero, non incontrò alcuna resistenza, naturalmente, e gemendo dal piacere scivolò sino ad arrestarsi contro un ostacolo elastico e cedevole. Continuò a muoversi per qualche attimo dentro di me, avanti ed indietro. Era bello, ciò che mi stava facendo, ma io percepivo un senso di incompletezza. Poi quel pene che sentivo forte e potente si allontanò sin quasi ad uscire dalla vulva, per poi spingersi all’interno della vagina con un colpo molto violento. L’imene si lacerò ed io provai un dolore che mi fece gridare ma che si attenuò quasi immediatamente, mentre il piacere riprendeva il sopravvento. La punta del cazzo di Andrea arrivò immediatamente sino al collo dell’utero, facendomi sentire, finalmente, del tutto piena.
Il piacere era intensissimo. Stringevo il labbro inferiore tra i denti sino, quasi, a farlo sanguinare. Non solo la mia vagina, partecipava a quell’unione, ma tutto il mio corpo, ogni sua fibra più riposta. Avrei voluto tutto e subito, anche se non sapevo bene cosa potesse essere, quel ‘tutto’. Ma Andrea continuava a scivolare lento dentro il mio corpo, esasperandone la sensibilità ma senza mai consentirmi di venire. Quando sentiva il mio corpo tendersi, si fermava un attimo, per poi ricominciare con quella lenta, devastante carezza. Sentii Paola spostarsi verso di me, per sussurrarmi qualcosa all’orecchio, ripetuta, costante, come in una cantilena. Tolsi il tappo più vicino a lei e sentii chiaramente la sua voce:
– Non ne posso più’- diceva, – non ce la faccio’. Voglio venire, aiutami’.- Purtroppo non potevo far niente, se non provare esattamente le sue stesse sensazioni. Girai la faccia dalla sua parte e lei si protese verso di me, attaccò la sua bocca alla mia e sentii la sua lingua entrarmi in bocca. Risposi senza nemmeno rendermi conto di ciò che facevo. Era calda, morbida, del tutto diversa da quella di un ragazzo, ma perlomeno altrettanto piacevole Continuammo a baciarci, trovando in quel modo un po’ di sollievo, benché i nostri corpi stessero disfacendosi per il godimento, sotto le carezze dei membri che ci penetravano.

Gianfranco
Maxtaxi

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