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Racconti erotici sull'Incesto

Mia sorella Giuseppina – Angela 7

By 26 Maggio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Opera del mio grande amico Gianfranco.

Giuseppina, così bella, così innocente, commette un errore. Pensa che sia tutto finito, ma è in agguato il fato..
Lui vede subito la possibilità di poter trarne vantaggio.
La storia si divincola nei giorni che si susseguono. La piccola giovane Giuseppina non sa cosa le accadrà..
Leggete e scoprirete..

Mia sorella Giuseppina Nr. 1
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Angela saga
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Angela cap 7

Andrea mi teneva le natiche, per spingermi sempre più verso il suo pube, ed i suoi peli, folti e biondi, si confondevano con i miei più scuri, come potei vedere da uno spiraglio consentito dalla benda, piazzata male per eccesso di eccitazione di colui che l’aveva legata. Anche il sentire quella stretta contribuiva ad aumentare la voglia prorompente che non riuscivo più a controllare. Poi, un dito di Andrea entrò nella vagina, vicino al cazzo. Pensavo che fosse un gioco destinato ad aumentare il mio senso di riempimento. Ed invece il ragazzo lo estrasse e lo spinse sino a sfiorarmi il buchetto scuro, per poi spingersi delicatamente all’interno. Fu come se una scarica elettrica mi avesse colpita improvvisamente. Un orgasmo mai provato esplose improvvisamente dentro di me. Urlai con tutta la mia forza innescando così, assieme alle mie dita che le torturavano il capezzolo, anche quello di Paola. Stupita, incredula, compresi improvvisamente che tutto l’autoerotismo che avevo praticato sino ad alcuni giorni prima, non poteva assomigliare neanche da lontano, a ciò che era accaduto adesso.
I ragazzi crollarono accanto a noi, carezzandoci poi delicatamente sui capelli e sul viso.
– Tirami giù le gambe – chiesi ad Andrea con un soffio di voce.
– Non ci penso nemmeno – rispose lui, – non penserai che sia finita, ancora.-
Mi sentivo stanca ed indolenzita. Quelle parole mi fecero agitare. Non potevo immaginare, cosa potesse esserci dopo una scopata come quella.
Lo seppi qualche minuto dopo. I ragazzi si scambiarono semplicemente di posto: Andrea andò a sdraiarsi vicino a Paola e Giorgio accanto a me. Ricominciarono subito a carezzarci in ogni angolo, anche il più riposto, del nostro corpo. Mi venne in mente che ora i due fratelli stavano per scopare assieme, e questo pensiero mi procurò una scarica di adrenalina così violenta da farmi venire istantaneamente. Avevo sempre pensato che non fosse possibile avere più di un orgasmo a distanza di tempo tanto breve, ma evidentemente mi sbagliavo. Giorgio se ne accorse subito e mi aiutò, infilando tre dita nella mia vagina. Quando io mi fui calmata, ed il suo cazzo ebbe ripreso vigore, ripercorsi ancora la strada sulla quale mi aveva condotto Andrea. Adesso sapevo cosa sarebbe avvenuto, ed ogni volta che Giorgio mi sfiorava con una mano il pensiero delle sensazioni che avrei provato ancora, tra poco, mi scatenava dentro una vera e propria furia di desiderio frenetico.
I ragazzi continuarono a scoparci ancora per un paio d’ore, con gli intervalli, per la verità sempre più lunghi, ai quali li costringeva la stanchezza. Poi ci slegarono del tutto, ci portarono in bagno e ci’ fecero fare una doccia. Credetti per un attimo che i giochi sarebbero proseguiti sotto l’acqua, ma non accadde nulla. Tornammo in camera. Ci fecero distendere come prima e ci legarono nuovamente, ambedue le mani sulla spalliera, e le caviglie ai piedi del letto.

Accesero il televisore e se ne andarono. Guardai per un po’ le immagini che passavano sullo schermo, ma quasi subito mi addormentai, esausta. Verso le undici Andrea entrò di nuovo e ci portò una coca e dei cioccolatini. Ci slegò, e stette accanto a noi, mentre li mangiavamo. Poi mi porse due pillole:
– Paola non ne ha bisogno: lei, ormai, è abituata. Ma tu non ancora, e potresti cedere a delle tentazioni. Non temere, non è droga nemmeno questa. E’ solo un sonnifero che ti aiuterà a dormire.-
Sentivo già che le palpebre mi si abbassavano. L’effetto del sedativo andava ad accompagnarsi a quello della stanchezza e delle fortissime emozioni che mi avevano accompagnati quasi durante tutto il giorno.
Andrea ci coprì delicatamente con un morbidissimo lenzuolo di seta blu che si plasmava sui nostri corpi, disegnandone ogni più piccola curva. Poi, sul lenzuolo, stese una copertina. Percepii a stento la sua voce:
– Domani – disse,’ – domani’.-
Pensai per un po’ a quelle due parole ripetute. Poi il sonno mi sopraffece e mi addormentai.

*”’*”’*

Riemersi a fatica da un sonno pesante. Forse avevo sognato, ma non ricordavo più nulla. Tirai via la coperta ed il lenzuolo, stiracchiandomi in preda ad un benessere voluttuoso al quale però faceva da sottofondo un senso di sottile insoddisfazione, come se percepissi la mancanza di qualcosa. D’improvviso, mi colpì la consapevolezza di ciò che era accaduto solo poche ore prima. Esaminai una per una tutte le voci che provenivano da ogni parte del mio corpo. Alcune ‘ le braccia, le gambe ‘ mi parlavano dell’indolenzimento causato dalle legature cui erano state sottoposte. Altre – i seni, il basso ventre ‘ di una serie contrastante di sensazioni: leggeri dolori anche lì, ma misti ad un senso di piacere latente e di insoddisfazione, come se il’trattamento cui ero stata sottoposta dai due ragazzi non fosse stato sufficiente, per quanto deciso e ripetuto, a far tacere tutte le voglie di cui non mi ero mai resa conto, i mille desideri che loro avevano, si, soddisfatto, ma solo temporaneamente. Mi resi conto che erano tante, le cose, le attenzioni di cui avevo bisogno. La mia figa, i miei seni, tutto il mio corpo, ma proprio tutto, reclamavano a gran voce la vicinanza di un maschio che mi baciasse, mi toccasse dovunque, con le mani, con la lingua, con un cazzo che desideravo grosso, capace di riempirmi tutta. Mi piegai bruscamente in due, in posizione fetale, per via di un violento impeto di desiderio che partendo dallo stomaco si propagava ad ondate ininterrotte sino alle mie cosce e poi dentro di me, in profondità, rendendomi del tutto conscia perfino del mio utero. Le mani corsero d’istinto su un seno e tra le gambe. Dovevo sbrigarmi, pensai, se volevo riuscire a raggiungere almeno un orgasmo, altrimenti non avrei fatto in tempo ad essere a scuola in orario. Un attimo dopo realizzai che non sarei dovuta andare a scuola, né quel giorno, né per parecchi altri ancora.
Uscii del tutto dai fumi del sonno, sentendo lo scroscio della doccia ed una voce che canticchiava piano. Faticai un attimo a comporre il mosaico. Poi, improvvisamente, rivissi tutto fin nelle minuzie, tutto ciò che era successo la sera prima: Andrea, Giorgio, i loro corpi, le mie mani, le mie gambe legate e poi liberate, i miei gemiti, quelli di Paola che veniva scopata vicino a me, la sua bocca sulla mia. Era sua, di Paola, la voce che sentivo cantare. Mi alzai bruscamente e mi precipitai in bagno. Era ancora dentro la cabina, nuda e molto bella. Aveva solo socchiuso la porticina, forse per evitare di bagnare troppo in terra,’ ed io potevo ammirarne il corpo bagnato e lucido, i seni dai capezzoli raggrinziti, il piccolo triangolo di peli tra le cosce. Mugolava piano, a bocca chiusa, le note di una canzone, con gli occhi serrati ed un’espressione rapita sul volto, mentre la sua mano destra si agitava lentamente tra le cosce strette e la sinistra continuava a passare una spugna sul ventre e sui seni, in un movimento straordinariamente sensuale. Tutt’ad un tratto il suo corpo si contrasse e la sua voce si strozzò. Un orgasmo devastante la costrinse ad accosciarsi in terra e ad appoggiarsi alla parete della cabina, le gambe contratte sul petto. La guardavo ipnotizzata, mentre sulle mie cosce aveva preso a colare un piccolo ruscello di mie secrezioni. Dovetti fare qualche rumore, perché Paola aprì gli occhi e li fissò su di me, ancora torbidi e sognanti. Un lieve sorriso le inarcò la bocca tumida e rossa. Mi fece cenno con un dito:
– Vieni – mi disse, – ti do una mano a lavarti. –
Entrai nella doccia e subito il getto d’acqua caldo e pungente mi diede un senso di sollievo. La lasciai scorrere sulla testa e sulle spalle. Scivolò sul petto e sulla schiena sino a bagnarmi le natiche e poi le cosce, mentre davanti i sottili affluenti correvano dolcemente sul ventre per poi perdersi in mezzo al delta magico e ricomparire più in basso, ruscellando con una carezza delicata sulle labbra esterne della mia figa perdendosi infine lungo le cosce. Sentii una lenta, soffice carezza percorrermi la schiena, sulle scapole ed in mezzo, lungo la spina dorsale: un massaggio voluttuoso, reso ancora più sensuale dal liquido cremoso del quale era satura la spugna che Paola, rialzatasi, mi passava sulla pelle. Poi la sua mano scese più in basso, entrando nel solco tra le natiche. Sentivo la spugna carezzarmi delicatamente il buchetto che già sensibilissimo per proprio conto reagiva tentando una dilatazione sufficiente a consentire alla spugna di penetrare appena un poco. Le sensazioni stupende che provai, vennero amplificate’ dal mio stato di sovreccitazione, propagandosi, attraverso il piano perineale, sino alla mia vagina che si contraeva ritmicamente, del tutto fuori dal mio controllo.
Paola accostò il suo corpo alla mia schiena e le sue braccia mi circondarono. La spugna, ora, percorreva nuove vie. Passò sulla mia gola per poi scendere con un movimento avvolgente a sfiorare le ascelle, ciò che mi procurò un nuovo, delizioso brivido. Poi si spostò sul seno sinistro con carezze morbide e circolari avvolgendolo tutto in una sorta di nuvola sensualissima. Un attimo, e due unghiette affilate strinsero fortemente il capezzolo destro procurandomi una fitta acuta di dolore mista ad un piacere strano, nel quale le due sensazioni si univano con pari intensità, venivano miscelate in un cocktail irresistibile. Nel frattempo la spugna, abbandonato il mio seno duro come il marmo e dolente per il piacere intensissimo che la carezza mi aveva procurato, proseguiva la sua lenta discesa verso il mio ventre terribilmente teso. Era una sensazione strana, ma incredibilmente eccitante, quella che mi davano i seni ed il ventre di Paola schiacciati sulla mia schiena, mentre le sue piccole mani ‘ minuscole, in confronto a quelle che mi avevano percorsa, stretta, penetrata solo poche ore prima ‘ si sbizzarrivano in lente, sensuali carezze su tutta la parte anteriore del mio corpo. Due dita della mia compagna disegnavano lenti circoletti attorno alla coppetta dell’ombelico, traendone brividi voluttuosi che mi facevano sentire le gambe sempre più deboli, incapaci ormai di sorreggermi. Percorsero la via diritta che portava al pube, si intrufolarono nel boschetto di peli e poi il dito medio di una di quelle manine si infilò con decisione tra le grandi labbra, spingendosi sempre più in fondo. Quando quel dito toccò il clitoride le forze mi mancarono del tutto ed io scivolai lentamente sino a sedermi sul pavimento della doccia. Paola mi sorresse, aiutandomi poi ad appoggiarmi, seduta, alla parete della cabina. Sotto l’acqua calda che continuava a piovere sui nostri corpi forzò le mie gambe a sollevarsi sino a poggiare con i talloni per terra. Mi divaricò dolcemente ma con decisione le gambe e cominciò a percorrere lentamente con la punta delle dita l’interno della coscia. Bastò un secondo passaggio, questo dal baso verso l’alto, quasi sino alla vulva ed io sentii l’orgasmo’ scatenarsi dentro di me. Paola si fermò ed attese che l’accesso di piacere si placasse. Il mio corpo si calmò a poco a poco ed io mi abbandonai con le gambe distese e gli occhi chiusi. Fu allora che sentii la mano di Paola penetrarmi di nuovo, ma solo sino al clitoride sottoposto ad una carezza delicata ma decisa. Tentai di sottrarmi, di allontanare quella mano, ma il braccio della ragazza sembrava fatto di ferro, e non cedette. Onde di piacere sempre più lunghe e profonde mi sommersero togliendomi ogni capacità di resistenza. Passarono solo alcuni secondi ed un nuovo orgasmo ricominciò a scuotermi, facendomi contrarre spasmodicamente il ventre, mentre la mia bocca, spalancata, gridava, altissimo, tutto il mio piacere incontenibile. In un piccolo lampo di coscienza mi resi conto di aver sperimentato una meravigliosa capacità del mio corpo: quella di produrre non uno, bensì una serie, lunga, di orgasmi quasi ininterrotti. Ed infatti, trascorsi i successivi quindici minuti all’interno di un vortice di piacere senza fine, mentre la mia testa sbatteva da una parte all’altra, il ventre contratto, ed i capezzoli durissimi che tuttavia contribuivano al parossismo di piacere appena le labbra di Paola li sfioravano con la leggerezza di un petalo di rosa.
Finalmente quella dolcissima tortura finì ed io rimasi su quel pavimento duro, del tutto stremata, impegnata nel tentativo, non semplice, di recuperare le forze. La mia compagna mi restò accanto per tutto il tempo. La sua mano, la stessa che mi aveva dato quel folle piacere, ora mi carezzava con infinita tenerezza sui capelli e sulle spalle. Mi girai appena, e sorrisi nel vedere quel giovane corpo accosciato vicino al mio. I suoi seni apparivano solidi e dritti. Non vi era traccia di solco, sotto quelle due colline rosa che sembravano sfidare la forza di gravità. Sul loro vertice si rigonfiava l’aureola rosa carico che terminava con un capezzolo allungato dal desiderio che ancora ribolliva nel suo corpo. Mentre mi carezzava, l’altra mano strofinava spasmodicamente la sua fighetta, sempre più velocemente, sinchè il suo viso si contrasse e Paola emise un lunghissimo gemito soffocato.
Tornavo alla ragione gradualmente. Poco a poco la realtà riprendeva il sopravvento ed i ricordi le davano contorno. Tutto ciò che era avvenuto il giorno prima passò ancora una volta, vivissimo, davanti agli occhi della mia mente: tutto, compresi i minimi particolari. Ed improvvisamente risentii la voce di Andrea che, uscendo dalla stanza diceva : ‘Domani’.domani” Cosa potevano significare, quelle due parole? Cosa sarebbe potuto accadere, ancora? Sapevo, certo, che saremmo state nuovamente scopate. Probabilmente sarebbero stati altri due cazzi, a’ penetrare i nostri corpi. Speravo solo che i loro proprietari riuscissero a non comportarsi in maniera troppo violenta. Ma come sarebbe accaduta, questa cosa?
Lo chiesi a Paola, che già aveva vissuto, come mi aveva confessato, altre situazioni simili:
– Mah, non so proprio cos’abbiano deciso, – mi rispose – si riuniscono e stabiliscono chi ci prenderà e come. Stavolta, devo dirti, sono un po’ preoccupata, perché di quelli matti, quelli con la cresta, mi sembra che ce ne siano un po’ troppi. Spesso, prima di venire al campo, od anche quando ci sono già, si fanno di droga o di alcool. E quando sono così, non è che si controllino troppo’.. – Un senso di preoccupazione, che fino ad allora era rimasto confinato nel mio subconscio, cominciò a prendere forma e sostanza, ingigantendosi ogni attimo di più, sino a trasformarsi in terrore. Paola se ne accorse:
– Stai tranquilla, vedrai che Andrea riuscirà a tenerli a bada. Vuole solo divertirsi, niente di più. E non permetterà che questa cosa degeneri. – Non mi sembrava che potesse essere tutto così semplice: Andrea, e forse Giorgio, e magari un altro o due, si sarebbero comportati quasi sicuramente come Paola aveva detto. Ma gli altri erano parecchi di più e non sarebbe stato facile, controllarli. Tra l’altro, pensavo, ieri notte devono aver sentito tutto ciò che accadeva nella stanza da letto e questo può averli eccitati enormemente. Mi lavai nuovamente, tornai nella stanza vicina, mi infilai sotto la coperta e mi rincantucciai tenendo strette le mani di Paola che mi si era sdraiata nuovamente accanto.
Guardai un po’ la televisione. Poi mi appisolai, un po’ stanca, con un braccio attorno alle spalle della mia nuova amica.
Uscii dal torpore sotto un tocco delicato. Vidi il viso di Andrea che, seduto sul letto, vicino a me, mi carezzava piano i capelli. Quando dischiusi gli occhi chinò la testa per depormi un piccolo bacio sulla punta del naso, per poi scendere a lambire le mie labbra chiuse con la punta della lingua. Provai una sensazione dolcissima: la mia bocca si aprì ed il ragazzo la invase immediatamente. Il bacio, profondo, durò qualche attimo, mentre Paola, ancora stesa vicino a me, aveva poggiato il capo su una mano e ci guardava sorridendo.
– Su, ragazze, andate a fare colazione, prima che siano tutti alzati, – disse Andrea, – così potrete mangiare un po’ tranquille. Poi andate a fare quattro passi, ma restate sempre in vista. Dopo ci vediamo nello studio. –

Gianfranco
Maxtaxi

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Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

taximassimo@yahoo.it ‘ mail e msg nelle poche volte che sono collegato.

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