Skip to main content
Racconti erotici sull'Incesto

Mio fratello Matteo

By 8 Luglio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

All’epoca dei fatti avevo compiuto 18 anni da neanche un mese.
Mio fratello, che da due anni era fuori casa per l’università, era rientrato, come di consueto, per le vacanze estive.
Innanzitutto ci tengo a dire che sono un bel ragazzo, moro, alto un metro e ottanta e con dei profondi occhi scuri. La mia carnagione e leggermente dorata e, nel complesso, ricordo molto uno di quei modelli che il più delle volte appaiono sulle riviste patinate.
Mi prendo molta cura di me stesso e, conseguentemente, ho un aspetto alquanto efebico, ancor oggi che ho venticinque anni.
Comunque, tornando al nostro racconto, una sera rientrando a casa, incrociai i miei genitori che stavano uscendo nel vialetto, avevano in mano una piccola valigia e mi salutarono dicendo che Matteo, mio fratello, per l’appunto, aveva loro regalato un soggiorno di un weekend in una località montana. Mia madre mi salutò con un bacio mentre mio padre sistemava la valigia nel bagagliaio.
Li vidi allontanarsi rimanendo inebetito.
Ma che stronzo, pensai tra me, a loro regala il soggiorno e a me, in 18 anni, il massimo che aveva regalato era il suo walkman mezzo scassato, e solo perché lui si era finalmente comperato quello nuovo.
Entrai in casa e lo vidi seduto sul divano, le braccia appoggiate allo schienale e la gamba destra poggiata sul ginocchio sinistro. Per la prima volta mi soffermai a guardarlo un po’ meglio.
Era il mio contrario, biondo e con un bel paio di occhi di un blu oceano. Il suo sorriso, tra il beffardo e il divertito, mi muoveva dentro una stranissima sensazione.
Allora pischello ‘ mi disse con fare canzonatorio ‘ sei pronto a farmi da schiavetto per tutto il weekend?
Una lotta interna mi scoppiò improvvisa, da una parte il mio orgoglio mi faceva odiare quel presuntuoso che si sentiva in diritto di umiliarmi, dall’altra però cominciò a farsi avanti il desiderio di essere totalmente sottomesso a lui.
Si alzò e si avvicinò verso di me, si sfilò la maglia in un guizzare di muscoli tonici e lavorati, me la scaglio in viso e mi disse:
Io vado a farmi una doccia. Tu vai a mettere i vestiti a lavare.
Si diresse lungo il corridoio, entrò nella porta del bagno e gettò fuori i pantaloni e i boxer. Rimasi incantato a guardare le natiche sode contrarsi mentre lui stirava i suoi muscoli. La schiena levigata si contraeva, ora a destra e ora a sinistra a seconda di dove fletteva il fianco Matteo. Aprì il box doccia e fece scorrere l’acqua.
Io, in preda alla confusione più totale non riuscivo a muovermi. Guardavo mio fratello, che mai fino ad allora avevo visto così bello e desiderabile, e non capivo più nulla.
All’improvviso la sua voce mi ridestò:
Allora, sei ancora lì, non ti avevo detto di andare a lavarmi la maglia?
Mi scossi dal torpore e mi avviai verso la lavanderia, mi avvicinai alla lavatrice, la aprii ma, un impulso improvviso, mi fece stringere la maglia più forte tra le mani. Uno strano odore di maschio proveniva da quel tessuto insinuandosi nelle mie narici fino a ubriacarmi il cervello. Lo avvicinai al viso e vi affondai il naso inspirando profondamente. Scariche elettriche mi arrivarono al cervello causandomi un capogiro. Mi sostenni con la mano sulla lavatrice, mi ripresi un attimo e infilai la maglia con un movimento quasi sa automa. Mi diressi nuovamente verso il corridoio.
Matteo aveva lasciato la porta aperta e la sua figura era ben visibile attraverso i vetri trasparenti del box doccia. Un misto di acqua e schiuma scivolavano lungo il suo corpo come ad accarezzarlo. Le gambe, lunghe e sottili, erano serrate accentuando lo slanciarsi del suo corpo atletico. Mi ritrovai a sbirciare mio fratello, mezzo nascosto dallo stipite della porta, con un erezione che mi scoppiava nelle mutande.
Matteo si giro frontale a me, le sue mani si carezzavano petto e addominali guidando il mio sguardo su quel luogo segreto e che, mai fino ad ora, sentivo di desiderare con tutto me stesso.
Il suo pene era rilassato e cadeva lungo e corposo su due coglioni pieni, appena contornati da un fitto cespuglio di peli castani. Le sue mani presero a massaggiarlo e a sollevarlo, lo strizzavano e lo rilasciavano. Intanto il suo cazzo prendeva sempre più consistenza. Stava crescendo sotto lo stimolo delle sue mani esperte.
Improvvisamente mi accorsi del suo sguardo su di me, mi ritrassi di scatto e feci per allontanarmi ma la sua voce mi fece bloccare all’istante.
Invece di star li fuori a farti le seghe mentre mi spii, vieni un po’ qui che mi dai una mano a lavarmi la schiena.
Rimasi bloccato per qualche secondo, il cuore che mi batteva talmente forte che mi sembrava si fosse spostato nella gola. Un groppo infatti me la chiudeva rendendo il mio respiro affannoso.
Ti muovi o no ‘ riprese Matteo perentorio.
Non riuscii a far altro se non che entrare per avvirmi a bere nel calice della seduzione.
Entrai nella sala da bagno e mi diressi verso la doccia, lo sguardo di mio fratello, beffardo e sornione, seguiva i miei movimenti. Occhiate fugaci partivano imbarazzate verso quel pezzo di carne in evidenza davanti a me. Fitte dolorose al mio pene eretto seguivano ognuno di quegli sguardi, tanto che, ad un certo punto, non potei che stringermi l’uccello attraverso la sottile stoffa dei pantaloni. Un’occhiata maligna si dipinse per un secondo nello sguardo di Matteo che prese ad incitarmi.
-Allora, pensi di muoverti o mi lasci qui ad aspettarti con la spugna in mano?
Mi avvicinai definitivamente, presi la spugna dalle sue mani e il contatto mi provoco una nuova ondata di brividi caldi lungo la schiena.
Matteo si girò dandomi la schiena e per un breve secondo sospirai convinto che la mia sofferenza fosse finita, ma quando gli occhi mi si posarono su quel culo tondo e sodo, la voglia di accarezzarlo e strizzarlo con forza mi procurò una fitta simile a quella avvertita alla vista del suo uccello.
Gli chiesi comunque, con la voce rotta dal desiderio, di passarmi il sapone.
Fatalità il sapone, nel passaggio gli sfuggì dalle mani cadendogli ai piedi.
-Oh, scusa ‘ mi disse con voce da sfottò, ti spiace raccoglierlo, io intanto mi faccio lo shampoo.
Sentivo le vampate di calore salirmi sul viso per l’umiliazione che mio fratello continuava ad infliggermi, ciò nonostante non dissi nulla e mi abbassai per raccogliere quella maledetta saponetta.
Ora il culo di mio fratello mi stava proprio davanti, con quella fessura leggermente pelosa che sembrava chiamarmi con suadenza. Il desiderio di poco fa ripiombò in me con forza accentuata e mi ritrovai con il viso sempre più vicino al culo di Matteo, sentivo il profumo di acqua fresca e sapone. Istintivamente mi passai la lingua tra le labbra, come se stessi per gustare una prelibatezza.
Stavo quasi per cedere all’impulso di affondare il mio viso tra quei glutei sodi quando mio fratello, per l’ennesima volta, mi richiamò all’ordine.
-Allora, quanto ti ci vuole per raccattare una saponetta.
La raccolsi e mi alzai. Stavo prendendo sempre più la consapevolezza che Matteo si stava prendendo gioco di me. Mi tirava fino al limite per poi lasciarmi andare. Mi chiedevo solo quanto sarei durato prima di crollare.
Presi comunque ad insaponargli la schiena, facevo scorrere la saponetta e la mia mano su quella schiena levigata, posai poi il sapone e proseguii con la spugna, la vedevo scorrere su quei muscoli marmorei che, al mio passaggio, guizzavano di vita propria. Scesi il più possibile per avvicinarmi il più possibile al culo. Ne arrivai al limite, la dove la schiena cominciava a curvarsi formando una leggera fossetta al centro.
-Ok, basta saponatura, sciacquami adesso.
Come un automa, posai la spugna e presi il getto della doccia, feci scorrere l’acqua e vidi la schiuma defluire dal corpo.
-Fai un piacere, aiuta l’acqua a togliere i rimasugli.
Posai la mano su quel corpo fresco, la pelle era morbida e setosa.
Scesi lungo quella schiena e giunsi alla base del sedere, vi feci scorrere sopra, rapidamente, la mano e a stento trattenni l’esplodere di un orgasmo.
-Sai che hai delle mani da fata ‘ mi disse con una dolcezza che non mi aspettavo, poi riprese con tono più malizioso ‘ quasi, visto che sei così bravo, ti chiederei di lavarmi anche davanti.
Così dicendo, si girò e mi porse nuovamente la saponetta.
Mi sentivo lo schiavetto di mio fratello.
Presi ad insaponarlo, il mio sguardo era perso in quel corpo, non riuscivo quasi più a vedere dove stavo passando la mano, era tutto un muscolo, tutto scolpito, sembrava di lavare una statua.
Scesi a pochi centimetri dal suo pene, sentivo i suoi peli tra le mie dita. Lo guardai. Non era più adagiato sui coglioni, ora era leggermente sollevato, in semi erezione. La sua lunghezza superava sicuramente i quindici centimetri.
-Però, guarda che bravo il mio fratellino. Sei quasi riuscito a farmelo andare in tiro.
Una fiammata di calore mi arrossò i volto. Matteo mi sollevò il viso, avvicinò il suo e mi sussurrò:
-Ora basta, continuo io. Grazie.
Mi girai ubriacato dalle mille sensazioni. Il cazzo, sempre più teso, mi faceva male. Avevo una gran voglia di segarmelo per finire la sofferenza.
Sì, avrei fatto proprio quello, mi sarei chiuso in camera e mi sarei fatto una bella sega ripensando al corpo di mio fratello.
-Ah, scusa Luca, ti spiace mettere a lavare anche i pantaloni e le mutande?
Non ci potevo credere, lavava fatto ancora.
Mi abbassai a raccogliere gli indumenti guardando Matteo uscire dalla doccia ed asciugarsi.
Andai in lavanderia, aprii nuovamente la lavatrice e, come poco prima, ci infilai i pantaloni.
I boxer li trattenni ancora un attimo, li avvicinai al viso e li annusai. Mi venne un’idea.
Chiusi la porta della lavanderia a chiave, mi spogliai e mi masturbai ripensando a mio fratello e annusando il suo odore attraverso la stoffa dei suoi boxer.
Venni praticamente subito esplodendo un getto di calda sborra sul mio petto e più su, sul mio viso e tra i capelli. Usai i boxer di mio fratello per ripulirmi, una piccola vendetta per ciò che mi aveva costretto a fare, li misi in lavatrice e mi rivestii.
Uscito dalla lavanderia incrociai mio fratello che, nel frattempo, aveva indossato una canotta e un paio di pantaloncini corti.
-Ora tocca a me fare una doccia ‘ gli dissi con aria di sfida che lui non raccolse minimamente.
Mi avviai verso il bagno, ignaro però che il meglio doveva ancora arrivare.
Quella sera stessa, dopo cena, mio fratello mi ordinò di riordinare la cucina riferendomi inoltre che lui sarebbe uscito per una passeggiata.
Rimasi solo per un po’, seduto in tavola, a cercare una spiegazione del perché mio fratello si divertisse così tanto a fare lo stronzo con me.
Mi alzai e mi misi a riassettare.
Non appena ebbi finito, mi diressi verso la mia camera per andare a letto. Passando per il corridoio lanciai un’occhiata fugace alla stanza di mio fratello, posta esattamente di fronte alla mia, ripensando a quanto avevo vissuto quel pomeriggio ed immaginandomi Matteo steso sul letto, nudo, mentre io lo spompinavo.
Mi diressi nella mia camera, richiusi la porta e mi spogliai in fretta. Avevo il cazzo nuovamente in tiro. Era mai possibile che mio fratello mi arrapasse così tanto?
Mi diressi verso lo specchio e mi ci guardai.
Cazzo, ero proprio ben fatto. Eppure mi sembrava di essere così lontano dalla bellezza di Matteo.
Mi accarezzai il petto e scesi fino a raggiungere le palle. Le soppesai e, chiudendo gli occhi, cominciai a masturbarmi lentamente rievocando nella mente le immagini di quanto accaduto quel pomeriggio.
Mi stesi sul letto e, mentre ancora me lo mungevo, mi addormentai.
Verso le due mi svegliai a causa di alcuni gemiti che sentivo provenire dal corridoio. Aprii con cautela e vidi Matteo, steso a letto, nudo e con il cazzo in tiro, tutto intento a guardare la tivù mentre se lo menava con foga crescente. Uscii dalla mia camera cercando di far attenzione a non richiamare la sua attenzione. Mi spostai presso lo stipite della sua porta e guardai verso il televisore.
Le immagini mostravano una donna presa contemporaneamente da due ragazzi, uno in culo, e l’altro in figa.
All’improvviso quello che glielo metteva in culo lo estrasse e lo infilo a sua volta nella figa slabbrata. Lei gemeva come una cagna mentre io osservavo i due cazzi strusciare l’uno contro l’altro e i testicoli dei due ragazzi sbattere ritmicamente tra loro.
-Guarda che se entri vedi meglio ‘ disse mio fratello con una voce simile a quella del gatto che ha beccato il topo sul formaggio.
-No, grazie. Stavo solo andando al bagno
-Sì, come no. Ma se sono dieci minuti buoni che sei li a stringerti il cazzo in mano.
Solo in quel momento mi accorsi che Matteo mi stava osservando attraverso lo specchio che stava accanto al televisore. Mi sentivo uno stupido.
-Forza entra che sta per arrivare il meglio.
Nuovamente vinto dalla sua determinazione, entrai nella camera.
Matteo, sempre con il cazzo in mano, mi fece cenno di sedermi accanto a lui sul letto.
Obbedii e mi misi a guardare il film. Di tanto in tanto scheggiavo qualche occhiata a mio fratello, in attesa di vedere il momento in cui avrebbe sborrato. Nello schermo, intanto, era accaduta una cosa che mi lasciò senza fiato. Uno dei due ragazzi, infatti, mentre la donna gli si impalava sul membro, accoglieva il cazzo dell’amico nella sua bocca succhiando con voracità quell’asta tesa.
-Bello vero? Questo sì che è sesso puro, libero da tutte quelle inibizioni che la morale detta.
Guardai mio fratello sconvolto.
Lui, per tutta risposta, continuava a menarselo massaggiando, di tanto in tanto, le palle gonfie.
-Cazzo, senti che duro che ce l’ho. Mai avuto più duro di così prima. Credo sia merito tuo sai fratellino!
-Ma cosa stai dicendo? ‘ risposi io scandalizzato.
-Giuro. Prova a sentire che pezzo di marmo.
-Ma Matteo’
-Prova a sentire ho detto ‘ così dicendo mi prese la sua mano e se la porto sul cazzo.
Era bollente, duro come un pezzo di ferro, grosso al punto che a fatica lo stringevo con la mano e lungo almeno 20 ‘ 22 cm.
Lo lasciai immediatamente sconvolto.
Lanciai un’occhiata a Matteo che cominciò a menarselo freneticamente guardando lo schermo.
Mi girai verso il film dove vidi il ragazzo che stava scopando la donna accogliere dentro la sua bocca la sborra dell’amico che, in preda ad un orgasmo straordinario, urlava di piacere.
Mi girai nuovamente verso Matteo che aveva cominciato a gemere a sua volta giusto in tempo per vedere un potente getto di sborra uscirgli dal cazzo per ricadere, dopo un volo di almeno trenta cm. sul petto liscio. Un secondo fiotto gli si impiastricciò sui peli mentre un terzo, decisamente meno potente dei precedenti, gli scivolo sul braccio. Tutta una serie di piccole contrazioni fecero uscire dell’altro liquido seminale che andò ad accumularsi tra le dita e il cazzo teso. Guardai Matteo pulirsi con gli slip e guardarmi sorridente.
Uscii dalla camera in preda ad un violento rossore.
Mi infilai sotto le lenzuola ma non riuscii a chiudere occhio.
Il pensiero di mio fratello che si masturbava accanto a me mi impediva di dormire.
Trascorsa più di mezz’ora di gira e rigira mi decisi ad alzarmi ed andare al bagno.
Appena fuori, però, gettai un occhio dentro la stanza di Matteo e vidi che stava dormendo prono.
Entrai furtivamente e, vinto l’istinto di accarezzare quel corpo nudo, raccolsi gli slip con i quali si era pulito e corsi in bagno.
Lì mi spogliai di getto, mi stesi sul pavimento e presi ad annusare gli slip che sapevano di sborra. Mi menai il cazzo mentre l’istinto di assaporare gli umori di mio fratello mi fece accostare la lingua la dove, una maggiore concentrazione di sperma, aveva fatto si che la sborra non si fosse ancora asciugata totalmente.
Aveva un sapore leggermente acidulo e vischioso, ma decisamente gradevole.
Sentii l’orgasmo montarmi nelle palle e, poco prima di esplodere, strinsi lo slip di mio fratello sulla cappella turgida. La mia sborra si unì così a quella di mio fratello. Mi ripulii e mi rivestii, uscii dal bagno e mi diressi verso la camera di Matteo. Rimisi gli slip a terra e tornai in camera mia.
Durante la notte sognai vari episodi di sesso con Matteo, ma nulla di ciò che sognai fu all’altezza di essere raccontato quanto quello che poi, realmente, mi accadde l’indomani.
Il mattino seguente mi alzai stranamente allegro e particolarmente soddisfatto. Le ore di sonno erano state talmente intense ed emotivamente eccitanti, che uno strano vigore si era impossessato del mio essere. Mi stiracchiai un po’ e uscii dalla camera. Matteo era ancora steso a letto, sempre nudo e con una gamba a penzoloni, sulla zona dei genitali aveva un lombo del lenzuolo che celava alla vista altrui i suoi gioielli.
Mi scappò un sorriso. Dopo il sonno riposante vedere mio fratello così, abbandonato al sonno, mi riempiva di tenerezza. Era comunque molto bello, ma tutto il desiderio del giorno prima si era ora affievolito, riequilibrando le emozioni.
Andai in cucina e preparai il caffè. Sentii dei passi in corridoio e una porta chiudersi. Andai a vedere e notai, dall’inconfondibile suono dello scrosciare d’acqua, che stava facendo la doccia e, a differenza del giorno precedente, aveva avuto la decenza di chiudere la porta. Sentii il caffè salire e tornai in cucina, spensi il gas, preparai le tazze e i biscotti per la colazione, misi sulla tavola lo zucchero e versai il mio caffè. Mi sedetti per sorseggiarlo quando la voce di Matteo, che mi chiamava dal bagno, mi interruppe.
-Dimmi, che c’è? ‘ chiesi non appena giunsi in prossimità della porta.
-Ho dimenticato di prendere l’accappatoio pulito? Me ne puoi portare uno?
Mi diressi verso la lavanderia e presi dal mobiletto della biancheria un morbido accappatoio in spugna bianca. Mi ridiressi verso il bagno e lo avvisai che avevo il suo accappatoio.
-Entra pure. La porta è aperta.
Memore del giorno prima entrai un po’ titubante, ma decisamente più sicuro.
Matteo era tranquillamente in piedi, di fronte allo specchio, ad asciugarsi i capelli. Ovviamente nudo come mamma l’aveva fatto.
-Appoggialo pure sul bidet, grazie. Ah, Luca ‘ mi disse quando mi fui voltato per uscire ‘ mi dovresti fare la cortesia di cambiare le lenzuola nelle nostre due camere. Sai, ieri mi sono scordato di dirti che verranno due miei compagni di corso a trascorre il fine settimana.
-Ma, scusa, e noi?
-Beh, mamma e papà non ci sono. Dormiremo in camera loro.
Rimasi pietrificato. Avrei dovuto trascorrere la notte sullo stesso letto con mio fratello? Dopo la sera scorsa? Passi se fosse stato prima di quegli avvenimenti, ma ora?
Uscii dal bagno, mi sedetti di fronte al mio caffè, ma tutto l’entusiasmo e il vigore del mattino avevano lasciato ora lo spazio ad un turbamento intimo.
E se avesse fatto nuovamente come la sera precedente? Se si fosse masturbato mentre eravamo a letto assieme? Ma soprattutto, con il suo corpo così vicino, come avrei fatto a vincere le pulsioni che mi avevano attanagliato durante tutta la notte appena trascorsa?
Ero ancora assorto dai miei pensieri che Matteo fece il suo ingresso in cucina, l’accappatoio mezzo aperto che lasciava intravedere il petto liscio, le gambe sottili e leggermente pelose che uscivano dal bordo inferiore dal ginocchio in giù. Si stava asciugando i capelli con un telo strofinandoli con vigore. Ad ogni strofinata la parte dell’accappatoio dalla cinta in giù, si scostava un po’ creando quel vedo-non vedo che provocò la mia immediata erezione. Distolsi lo sguardo da mio fratello con finta indifferenza e osservai la mia tazzina di caffè. Aveva smesso di fumare e, perdendo la consistenza del suo profumo, mi stava facendo sempre meno voglia di berlo.
-Allora, che mi dici. Hai dormito bene stanotte ‘ mi chiese con voce allegra. Sembrava tornato il Matteo di sempre. Sembrava non gli interessasse più provocarmi. Ma soprattutto si stava comportando come se nulla fosse accaduto. Cominciai a dubitare perfino che si fosse trattato solo di un mio sogno. Avevo voglia di rispondergli che no, a causa sua non ero riuscito a prender sonno, ma poi, non so se vigliaccamente o semplicemente perché spiazzato, risposi che mi ero alzato ben riposato e pieno di energie.
Bevemmo il caffè assieme e discorremmo tranquillamente di un sacco di cose. Chiesi anche a mio fratello del perché avesse fatto quel regalo ai nostri genitori, ma a questa domanda ebbi, come sola risposta, un sorriso abbozzato.
Finito di prendere il caffè Matteo si diresse in camera sua per vestirsi mente io riassettai un po’.
Di li a un quarto d’ora lo vidi passare in corridoio, si fermo sull’uscio e mi disse di ordinare della paeilla per pranzo. E di ordinare per quattro persone.
Lo guardai. Era vestito con dei jeans corti dal ginocchio, sfrangiati e strappati nel sedere. Si vedeva chiaramente il segno dello slip bianco che aveva indossato e, anche sul cavallo, ben poco rimaneva alla fantasia. La canottiera era anch’essa bianca, molto aderente e con una grande sbracciatura che permetteva a Matteo di mettere in mostra i suoi muscoli scapolari, ben tonificati e disegnati.
Ero fiero di avere un fratello così bello e curato.
Rimasi quindi solo in casa e mi misi, in velocità a fare le pulizie e cambiare le lenzuola. Verso le undici e mezza chiamai il ristorante e ordinai la paeilla come da indicazioni di mio fratello. Preparai la tavola e, quando ancora non avevo ultimato i preparativi, sentii la voce di Matteo annunciare il loro arrivo.
-Luca, ti presento Giacomo e Stefano. Ragazzi, questo è Luca, il mio fratellino.
-Guarda che ormai sono maggiorenne. Penso tu possa smettere di usare il diminutivo.
-Scusa, che permaloso. Era solo un vezzeggiativo affettuoso. Va bene, rifacciamo. Ragazzi, vi presento Luca, mio fratello. Va meglio così?
Uno scoppio di risate collettivo riempì la stanza e fece in modo di rompere in maniera definitiva il ghiaccio. Discorremmo per qualche minuto cercando di far conoscenza mentre mio fratello faceva un po’ da mediatore. All’improvviso il campanello annunciò che era arrivato il pranzo e, mentre Matteo ritirava l’ordine, io feci gli onori di casa accompagnandoli in sala da pranzo. Una volta arrivato mio fratello ci sedemmo, mangiammo e conversammo con tranquillità. Giunte le due ci alzammo da tavola e, mentre Matteo portò gli amici in giro per il paese, io spreparai, misi tutto in lavastoviglie, e decisi di andare a fare un salto in piscina. Rimasi lì fino alle otto e, quando rientrai, trovai Matteo e gli altri seduti sul divano a mangiarsi una pizza. Salutai e, scusandomi, andai a fare una doccia. Uscito li trovai di fronte ad un film preso a noleggio. Mi unii a loro e rimanemmo così alzati a guardare e commentare il film fino alle due.
Giunto il momento di andare a letto, indicammo agli ospiti le loro rispettive camere e ci avviammo verso quella che, per le prossime due notti, si sarebbe rivelata il nostro altare del libero sesso.
Visto l’andamento della giornata, in cui tutto era stato tranquillo, privo di ogni riferimento, implicito o esplicito, a quanto accaduto il giorno prima, mi aspettavo di andare a letto e godermi un tranquillo sonno ristoratore. Godetti comunque, ma non per il piacere del sonno. Ma veniamo ai fatti.
Dopo che ci fummo salutati, io andai in camera a prepararmi per la notte; mio fratello, invece, si diresse verso il bagno per espletare le consuete toilette serali. Trascorsi quei dieci minuti in completo relax, mi sfilai la tuta e la posai sulla poltroncina posta vicino alla porta-finestra che dava sul terrazzino, accesi la televisione e mi sdraiai sul letto a gambe incrociate. Stavano facendo una trasmissione a sfondo scientifico e mi incuriosii sull’argomento (la presunta prova sull’esistenza di una vita aliena) quando, all’improvviso, fece il suo ingresso in camera Matteo. Indossava ancora gli stretti pantaloni e la canotta del mattino. Lo guardai dirigersi verso la poltroncina sfilandosi la canotta. Un guizzare di muscoli accompagnò lo scorrere di quel tessuto lungo il corpo longilineo fino a superarlo e ricadere a terra, in un angolo. Fu il turno dei pantaloni che, con una calma assoluta, slacciò e fece scivolare lentamente lungo i fianchi. Al sollevarsi della gamba la sottile stoffa dello slip aderì talmente alla pelle di mio fratello tanto da permettermi di intravedere il solco tra le due natiche. Rimase così per qualche secondo solo con gli slip addosso. Giusto il tempo per sistemare i suoi abiti e armeggiare col il telefonino. Io intanto, inconsapevolmente, mi stavo godendo la spettacolare scena del suo culo che, a seconda di quale gamba faceva da appoggio, rassodava alternativamente prima un gluteo e poi l’altro. Da principio lo trovai buffo, poi, improvvisamente, terribilmente eccitante. Si voltò per dirigersi sul letto, mi guardo e, sorridendo, mi disse:
-vedo che sei particolarmente felice di dormire con me?
Io non capivo cosa intendesse dire e probabilmente la cosa si intuiva dal mio sguardo perché, di lì a poco, aggiunse
-A meno che tu non abbia infilato una carota nei boxer
Mi guardai. Un’erezione prepotente aveva disegnato la sagoma del mio pene contro la stretta stoffa dei boxer. Un’ondata di calore incendiò le mie guance del rosso colore della vergogna.
-Tranquillo, mi fa piacere che tu reagisca così alla mia presenza.
Detto questo si sedette sul letto e si sfilò gli slip. Si sdraiò sul fianco guardandomi. Il mio sguardo cadde immediato sul suo uccello. Era ancora rilassato ma sembrava invitarmi, mi proponeva cose oscene che solo la mia mente poteva captare. Vibravo dal desiderio e sentivo che non avrei retto a lungo. Matteo, involontariamente, mi diede l’occasione per rimandare almeno un po’ il crollo di ogni dignità ed inibizione.
-Abbiamo perso tutte le buone abitudini? ‘ disse con un sorriso che trovai estremamente seducente ‘ Non si usa più prepararsi per la notte?
-Hai ragione ‘ dissi balzando in piedi come se una molle fosse scattata dal letto ‘ Vado subito a fare una doccia.
-Ma, l’hai fatta prima.
-Sì ‘ abbozzai – ma mi sento sporco.
Uscii dalla stanza e corsi in bagno. Fuoco di desiderio mi avvampava dentro. Mi masturbai e venni praticamente all’istante. Nonostante ciò ero ancora su di giri. Mi feci una doccia fredda, quasi a rischio infarto. Sembrò andare meglio ma poi, l’immagine di mio fratello, steso nudo a letto, mi fece ripartire all’istante. Nessuna mai era riuscita a prendermi così tanto. Fino ad allora, poi, non avevo mai preso seriamente nemmeno l’idea di fare del sesso con un altro uomo. Ora invece mi trovavo a desiderare ardentemente mio fratello.
Mi decisi a tornare in camera, pronto ad affrontare il mio destino.
Entrai e vidi che Matteo era adagiato prono, il viso girato verso la parte del letto dove avrei dovuto dormire io, e le braccia disposte sotto il suo capo. I bicipiti, leggermente flessi, gonfiavano le sue braccia rendendole quasi lucide, le spalle, larghe e rilassate, si sollevavano ritmicamente assecondando il respiro. La vita sottile si allungava e assottigliava ulteriormente ogni qualvolta inspirava. Le natiche, sode e piene, erano colpite, di tanto in tanto, da contrazioni che le facevano apparire quasi marmoree. Le cosce, muscolose ma ben proporzionate, si allargavano leggermente a V lasciando appena intravedere i testicoli . I polpacci, finemente disegnati da ore di palestra e bicicletta. Perfino i piedi di mio fratello erano perfetti, con la curvatura della pianta delicata e liscia. Le dita lunghe e sottili e la caviglia stretta. Un forte desiderio di avventarmi su quel corpo, di affondare la faccia tra quelle natiche, leccare quella schiena, leggermente arrossata dal sole del pomeriggio. Avrei voluto sentire tra le mie labbra le dita di quei piedi meravigliosi. Ogni centimetro di pelle di mio fratello era per me, ora, fonte di tentazione e desiderio.
Le labbra erano leggermente dischiuse, avvicinai il mio viso al suo. Potevo sentire il suo respiro caldo odorante di menta. Sfiorai quelle labbra con un dito. Le richiuse per un istante per poi riaprirle così come una rosa sboccia al mattino. Riposi nuovamente il mio dito sulle sue labbra, stavolta spingendolo un po’ più internamente. Sentii le sue labbra serrarsi intorno al mio dito e una scarica di pulsazioni esplose sul mio uccello, teso più che mai. Lottai contro il mio istinto che avrebbe voluto liberare il mio cazzo. Estrassi il dito dalla bocca di mio fratello provocando il suo voltarsi dall’altra parte. Portai la mano verso il suo culo. Mi fermai a meno di due centimetri chiedendomi se avessi dovuto andare oltre o se, piuttosto, non avessi dovuto sdraiarmi e tentare di dormire. Il dubbio non durò molto, perché, alla fine, il desiderio di sentire nuovamente la sua pelle sotto le mie mani prevalse. Appoggiai pienamente la mano sulla sua natica sinistra, la strinsi un po’ e lo vidi muoversi, la tolsi e Matteo si girò. Aveva il cazzo in tiro che gli ricadeva sul ventre piatto, i testicoli abbandonati sull’incavo delle cosce. Una nuova, breve, lotta si impadronì della mia mente. Alla fine anche qui il desiderio di sentire nuovamente quel pezzo di carne tra le mie mani prevalse. Lo afferrai e guardai mio fratello. Stava dormendo tranquillamente, cominciai a muovere lentamente la mia mano su e giù. Vedevo il petto di mio fratello sollevarsi ed abbassarsi sempre più rapidamente. Cambiai posizione e mi misi in ginocchio, mi abbassai su quel manico bollente e inspirai l’odore di sesso che ne fuoriusciva, strinsi un po’ di più la mano su quel bastone di carne mentre salivo ed una piccola goccia di liquido preseminale fece capolino dall’orifizio. Assecondai nuovamente i miei istinti spingendomi fin oltre il punto di non ritorno ed imboccai il cazzo teso di Matteo. Sentii il sapore acre del suo seme stuzzicarmi le papille gustative e farmi arrivare una scarica ormonale al cervello. La vista mi si annebbiò per un istante e un vorticare improvviso mi fece vacillare. Ero talmente preso da questo ronzio e dal sapore di quell’asta che non mi accorsi che mio fratello si era svegliato e stava gemendo per il piacere. Me ne accorsi solo quando sentii i colpi del suo stantuffare contro il mio palato. Feci per staccarmi ma le sue mani mi si posarono sul capo spingendomi a proseguire il mio pompino.
Mi abbandonai definitivamente a quel pompino, assecondai i colpi di mio fratello che, in preda al piacere, mi abbassò i boxer e cominciò ad insinuare un dito dentro il mio culo. Pian piano si faceva strada nelle mie viscere, forzando ogni resistenza naturale. Sentivo un leggero bruciore dentro ma, al contempo, una strana eccitazione mi pervase dentro. Mi sentivo la puttana di mio fratello. E mi piaceva. Ora sentivo che le dita erano diventate due, mi roteavano all’interno del canale inviando vere e proprie scariche elettriche lungo la spina dorsale e fin su sul cervello. Aumentai il ritmo del pompino, serravo quell’asta bollente con maggior vigoria e strizzavo quelle palle piene di sborra. La volevo, mi sentivo coma mai prima. Ero assatanato, quasi come un drogato che smania la sua dose.
Matteo mi sfilò del tutto i boxer, mi fece mettere col culo sopra il suo viso e cominciò a slinguazzarmi l’orifizio, lo sentivo allargarmi le chiappe e insinuare la sua lingua tra di esse. La spingeva in profondità, inumidiva il buco con la saliva, ci infilava due dita e lo allargava. Ed ecco nuovamente la sua lingua. Venni una prima volta spandendo il mio seme su tutto il suo addome. Mi fece staccare dalla sua verga e mi costrinse a leccare tutta la mia sborra. Ripulito per bene ogni centimetro del suo corpo, mi prese la testa tra le sue mani e mi baciò. Sentivo la sua lingua roteare con la mia. Il seme che avevo appena assaporato si mischiava al sapore della sua saliva. Il cazzo mi tornò duro in un istante.
Matteo mi fece mettere carponi, mi si mise dietro e sentii qualche cosa di umido appoggiarsi sul mio buchetto ancora vergine e spingere, lentamente ma con decisione. Sentii la cappella di mio fratello farsi strada dentro di me. Una spinta più secca mi fece quasi urlare dal dolore. Soffocai il lamento addentando il cuscino. Non volevo che i ragazzi sentissero ciò che stavamo facendo.
Si fermò dentro di me qualche secondo. Potevo sentire le mie carni pulsare intorno a quel pezzo di carne, rigido e caldo. Non appena la stretta dei miei muscoli allentò, sentii il membro di mio fratello cominciare a muoversi dentro di me. Era un movimento lento e ritmico. Leggere fitte di dolore continuavano ad alternarsi a intense sensazioni di piacere. Mi sentivo riempito totalmente da Matteo. La sua voce intanto continuava ad incitarmi:
-Quanto sei bravo fratellino, e che culo da favola. Non ho mai scopato un culo così bello. E’ perfino più bello di quello della mia ragazza.
Mi sentivo lusingato per questi complimenti, fiammate di eccitazione ardevano nelle mie guance.
Quando ormai il dolore fu scomparso del tutto, cominciai ad assecondare il movimento di mio fratello con il roteare delle mie anche. Nuove scariche mi pervasero in tutto il corpo.
-Scopami Matteo, ti prego. Fammi tuo. Mamma, mi sento aprire in due.
-Sì, sì Luca, prendilo tutto. Ah, come sei bravo. Cazzo, sei la migliore scopata di tutta la mia vita. E pensare che ti ho sempre avuto qui, a portata di uccello.
Le mani forti di Matteo mi stringevano i fianchi ed aiutavano lo stantuffare ritmico del suo uccello.
Improvvisamente lo sentii uscire da me. Una terribile sensazione di vuoto si impadronì di me. Ma durò solo il tempo di cambiare posizione. Ora mio fratello si era sdraiato e mi fece sedere sul suo paletto. Me lo sentivo entrare con una facilità impressionante. Eppure non aveva perso nemmeno un po’ della sua consistenza; al contrario mi sembrava ancora più duro e grosso. Lo sentii entrare in profondità, molto più dentro di prima. Il piacere toccò l’apice e venni una seconda volta. Un getto meno potente ma ugualmente intenso. Il liquido ricadde sul ventre di Matteo che, prontamente, lo raccolse con le dita della mano per poi infilarmele in bocca. Di nuovo quel sapore salmastro e vischioso mi stuzzicava il palato. E di nuovo la bocca di mio fratello si unì alla mia in un bacio carico di passione e desiderio.
Nel frattempo continuavo a cavalcare il suo cazzo come un indemoniato.
Portai le mie mani a sentire la consistenza dei coglioni. Sentivo che erano vicini ad esplodere. Rallentai il ritmo per far sì che il piacere che provavamo durasse il più a lungo possibile.
Portai le mie mani sul suo petto liscio e sudato, lo accarezzai teneramente e guardai Matteo gemere di piacere. Era bellissimo. Il viso leggermente indurito dall’enorme piacere che provava, era di una bellezza quasi folgorante. I capelli, bagnati dal sudore, ricadevano sulla fronte in maniera scomposta aumentando il suo fascino. Le labbra aperte, dalle quali uscivano gemiti e sospiri, sembravano invitarmi ad unirsi in una bacio lungo e appassionato. Mi abbassai ed assecondai questo desiderio che mi era cresciuto dentro.
Matteo ricambiò con la medesima passione di poco prima.
Aumento il ritmo della scopata. Gemetti per le numerose scariche che mi attraversavano il corpo.
-Luca, sto per venire- sussurrò con la voce rotta dall’affanno.
-Aspetta un attimo ‘ lo pregai io.
Mi staccai da lui e mi fiondai nuovamente su quell’asta meravigliosa.
La imboccai e sentii potenti fiotti di caldo liquido seminale riempirmi la bocca e scendermi lungo la gola. Era talmente abbondante che faticavo a deglutire. Una piccola parte mi fuoriuscì dagli angoli colando lungo il membro di Matteo che ormai stava cominciando a perdere consistenza.
Assaporai comunque quel nettare. Ricordai quel sapore già pregustato il precedenza trovandolo però infinitamente più intenso.
Mi sentivo appagato.
Mai prima d’ora mi ero sentito così, felice e soddisfatto.
Guardai Matteo e gli sorrisi. Stava sorridendo anche lui. Si notava che fosse stanco, ma sembrava totalmente appagato.
-Sei stato meraviglioso ‘ mi disse con tono amorevole. ‘ ora sei pronto a passare al secondo livello?
-Che cosa vuoi dire? ‘ chiesi con aria incuriosita
-Non avere fretta ‘ disse sorridendo ‘ domani capirai.
Detto questo si alzò per andare al bagno, sentii lo scrosciare dell’acqua della doccia. Mi alzai a mia volta e mi diressi verso lo specchio. Mio guardai e vidi il mio viso completamente trasformato. Ero totalmente arrossato a causa del grande sforzo e dell’intenso piacere provato. Un leggero filo di sperma mi segnava ancora un lato della bocca. Lo pulii con il dito e lo leccai. Mi osservai mentre lo facevo e a stento mi riconoscevo dietro quello sguardo perso e assente.
Ero svuotato. Ma totalmente in sintonia con me stesso. Per la prima volta, forse, in vita mia, corpo e mente erano ugualmente appagati e soddisfatti.
Vidi mio fratello rientrare e uscii per andare al bagno a mia volta.
-Buonanotte ‘ lo sentii dirmi alle spalle.
Mi girai e lo osservai. Si era steso a letto, entrambe le mani unite sotto il suo capo ed una posizione molto vicina a quella fetale. Faceva tenerezza.
-Buonanotte anche a te ‘dissi uscendo, mettendo nell’inflessione della mia voce tutta la gratitudine di cui ero capace.
L’indomani mattina mi svegliai presto, approssimativamente verso le sei. Mi soffermai a guardare Matteo che ancora dormiva. Era girato di spalle e, rannicchiato com’era, mi offriva una meravigliosa panoramica del suo sedere.
Mi alzai, mi vestii in fretta con un paio di calzoncini corti, una canotta, le mie scarpe da ginnastica ed uscii, nella fresca brezza del mattino, a correre.
Volevo liberare la mente da tutto. Dovevo fare un viaggio introspettivo dentro me stesso. Capire, per quanto possibile, cosa mi avesse spinto a tanto.
Corsi per più di due ore senza trovare nessuna risposta plausibile. Era accaduto. E questo era tutto.
Eppure, dentro, sentivo un marasma di emozioni contrastanti; mi sentivo da un lato schiacciato dal duplice senso di colpa di aver tradito la mia ragazza, e soprattutto di averla tradita con mio fratello.
Arrivai a casa esausto, il fiato che, ormai, stentava a venire, i capelli gocciolavano sudore come, d’altronde, tutto il resto del mio corpo. La pelle era bollente per lo sforzo. Mi diressi verso il bagno per concedermi una doccia ristoratrice. Scheggiai un’occhiata alla stanza dove avevamo trascorso la notte io e mio fratello. Matteo non c’era. Proseguii per la mia destinazione ed entrai in bagno. Mi spogliai in fretta e mi soffermai a guardarmi nello specchio. All’apparenza ero sempre io, nulla era cambiato rispetto al solito. Gli stessi occhi scuri e profondi, gli stessi capelli, la stessa bocca pronunciata.
Ma dentro qualche cosa di nuovo aveva preso il soppravvento. Un desiderio improvviso e feroce di rivivere quei momenti di fuoco della notte precedente. Le guance avvamparono e il bisogno di infilarmi sotto la doccia fredda divenne improvvisamente una necessità.
L’assecondai e godetti del gelido scorrere dell’acqua sul mio corpo in fiamme. Mi abbandonai a quella carezza di ghiaccio che, per un attimo, lavò via ogni pensiero lasciandomi nuovamente padrone di me stesso e delle mie emozioni. Ma fu solo questione di un attimo. Non appena terminai la mia doccia e cominciai ad asciugarmi, nuove immagini di me e Matteo avvinghiati si impadronirono della mia mente.
Indossi l’accappatoio e mi diressi in camera. Non feci a tempo ad entrare che mi sentii afferrare per un braccio. Era Matteo che mi tirò dentro la stanza e chiuse la porta alle mie spalle. Mi baciò ed io, totalmente incapace di realizzare quel che stava accadendo, mi abbandonai a quel bacio.
-Ti ricordi quello che ti dissi ieri sera, poco prima che tu uscissi per lavarti? ‘ mi chiese con l’aria entusiasta di un bambino che ti porge la sua sorpresa da scartare
-Sì ‘ risposi io quasi impaurito da quel suo modo di esordire ‘ che ero pronto per passare al secondo livello.
-Già, proprio quello. Mi è sembrato strano che tu non mi abbia chiesto spiegazioni, comunque è arrivato il momento di cominciare il secondo livello.
-Matteo, aspetta, non ti sembra che stai correndo un po’ troppo?
-No, perché? ‘ mi chiese con un aria tra l’ingenuo e lo stupito
-Ma perché siamo fratelli. Forse abbiamo già esagerato ieri.
-Sciocchezze ‘ riprese con lo stesso tono vivace di poco prima ‘ vedrai che ti piacerà. Ora vieni e siediti qui sul letto.
Obbedii, totalmente incapace di proferire parola. Qualche cosa dentro di me avrebbe voluto ribellarsi, ma il desiderio di appartenere nuovamente a mio fratello prevalse.
-Aspetta, ora, per rendere il gioco più interessante, ti legherò le mani e ti benderò.
-Ma che vuoi fare? ‘ chiesi sempre più intimorito
-Aspetta e vedrai ‘ mi sussurrò all’orecchio con voce talmente suadente che ripetuti brividi si alternarono lungo tutta la spina dorsale.
Ora mi trovavo legato e bendato, seduto sul letto, con addosso solamente il mio accappatoio umido. E non avevo la più pallida idea di cosa mi avrebbe aspettato.
Dopo un tempo che a me parve infinito la voce di Matteo torno a risuonare nella stanza.
-Ok fratellino, ora apri la bocca.
Non so neanche perché, ma senza farmelo ripetere due volte, obbedii preparandomi ad accogliere quanto mio fratello aveva da offrire. Sentii due dita intrufolarsi nella mia bocca, giocare con la lingua e spingersi in profondità. Non sembrava nemmeno mio fratello da quanto aggressivo era l’approccio. Comunque misi in azione la mia lingua a cercare quelle dita. Ci giocai per un po’ fino a quando non le sentii uscire. Sentii armeggiare all’altezza della vita due mani che scioglievano il laccio della cintura. Una volta aperto l’accappatoio il mio cazzo saltò fuori teso e duro, pronto a qualunque gioco fosse stato preparato per me. Di nuovo sentii le mani spostarsi sul mio corpo, risalendo lungo il torace per poi soffermarsi sulle mie spalle. La sensazione di non essere con Matteo divenne sempre più forte. Le mani che sentivo addosso mi fecero scivolare via l’accappatoio Facendomi irrigidire. Di nuovo la voce di mio fratello mi arrivò all’orecchio suadente.
-Tranquillo fratellino, lasciati andare.
Anche stavolta obbedii. La mani scomparvero ma uno strano odore si insinuò nelle mie narici. Un odore forte di maschio, ma non era l’odore terribilmente eccitante di mio fratello, anzi, ad essere sincero, lo trovai quasi disgustoso. Ero ancora assorto da questi pensieri quando mi accorsi che avevo un cazzo in bocca. La lunghezza era abbastanza vicina a quella che ricordavo ma la grossezza no, era decisamente più sottile. Ed il sapore poi. Non aveva nulla a che vedere con quello di mio fratello. Mi tirai indietro. Il panico mi prese totalmente. Urlai il nome di mio fratello che, dolcemente, mi si avvicino e mi baciò.
-Sono qui, non devi avere paura.
-Ma chi c’è qui oltre a te?
-Nessuno.
-Non è vero. Di chi era quell’uccello che mi sono trovato in bocca. E non mi dire che era il tuo, perché tanto lo so che non è così.
-E bravo fratellino, vedo che sei diventato un esperto del mio cazzo.
Sorrise e mi tolse la benda. C’era Stefano di fronte a me, nudo, con il cazzo che svettava fin quasi a raggiungere l’ombelico. Mi voltai allarmato verso mio fratello e, alle sue spalle, intravidi Giacomo, anch’egli nudo, tutto intendo a segarsi l’uccello, grosso e nodoso.
-Tranquillo, è tutto a posto, vero ragazzi?
-Certamente. Nessuno qui ti farà del male, e nessuno ti costringerà a fare nulla che tu non voglia veramente fare. ‘ esordì Stefano con voce pacata. Li osservai. Erano tutti e due molto belli ma non risvegliavano in me alcun desiderio. Poi guardai Matteo. Vedevo il suo viso illuminato da un sorriso. Capii immediatamente che, se mai avessi voluto fermarmi, non avrei mai più potuto vivere nulla di intimo con lui. Mentalmente mi rassegnai al mio destino. Mio fratello era un piatto troppo alto per rischiare di perderlo. Annuii con la testa. Giacomo e Stefano si guardarono sorridendo. Improvvisamente Matteo se ne uscì con una delle sue trovate.
-Vediamo, visto che sei stato così bravo a capire che non si trattava del mio uccello, se sarai in grado di capire di chi era. ‘ aggiunse allegro. ‘ Coraggio Stefano, fagli provare il tuo.
Stefano si avvicinò e mi porse il cazzo teso. Ne ero certo, era lo stesso di poco prima, lo stesso odore intenso e acre, lo stesso sapore. Spompinai per qualche secondo. I miei sensi cominciavano ora ad abituarsi a quel pezzo di carne e a trovarlo quasi gradevole. Sempre con le mani legate mi spinsi a giocherellare con le sue palle gonfie. Stefano si stacco da me e si avvicino Giacomo. Aveva un cazzo molto più corto di Stefano e Matteo ma decisamente grosso. E stranamente profumato. Odorava di muschio bianco ed erbe aromatiche. Un profumo decisamente gradevole. Anche il sapore era dolce e delicato. Ma la nodosità di quella nerchia era talmente accentuata da risultare poco gradevole al contatto con le labbra. No, decisamente non era ai livelli di Matteo. E, d’altro canto, chi mai poteva esserlo? Anche Giacomo si staccò da me.
-Allora ‘ chiese Matteo con aria di sfida ‘ di chi era l’uccello che hai spompinato prima, mentre eri bendato?
Decisi, per una volta almeno, di non essere solo schiavo di quel gioco ma di tentare di ottenere almeno un po’ di soddisfazione anch’io. Giocai quindi le mie carte.
-A dire il vero, perché il confronto sia totale, manca ancora un uccello da assaggiare, il tuo.
-Beh, hai detto tu che lo escludevi per certo.
-Potrei essermi sbagliato e quindi voglio essere totalmente sicuro. Forza fratello. Tira fuori il tuo giocattolo.
Una risata sonora da parte di Giacomo e Stefano accompagno il commento di Matteo.
-E va bene, mi hai fregato.
Si spogliò in fretta e mi porse il suo cazzo maestoso già meravigliosamente eretto.
Lo imboccai e lo pompai con una passione ed un desiderio crescenti. Agli occhi di tutti era palese quanto io adorassi mio fratello e quanto lo desiderassi.
Stefano mi sciolse le mani che, una volta libere, si fiondarono a giocare con le palle gonfie di Matteo. Giacomo mi si inginocchiò davanti ed imboccò la mia asta tesa e sul limite dell’orgasmo. Stefano, nel frattempo, leccava con cura il culo di mio fratello che, preso tra un pompino da favola e una slinguazzata esperta, gemeva come un bambino. Una prima, copiosa, ondata di sborra mi riempì la bocca, deglutii estasiato mentre sentivo mio fratello sospirare.
Improvvisamente Stefano si alzò e mi fece staccare da Matteo, mi fece sdraiare sul letto, la pancia rivolta verso l’alto e prese a leccarmi il buco del culo. Nel frattempo Giacomo mi si piantò davanti porgendomi il suo membro da lavorare. Matteo, intanto, si era messo in piedi, sopra la mia faccia, e si faceva spampinare da Giacomo. Un senso di gelosia e rabbia mi invase. Per ripicca aumentai il ritmo del mio pompino mentre potevo chiaramente sentire il cazzo di Stefano farsi strada nelle mie viscere
Guardavo il culo fenomenale di mio fratello contrarsi ad ogni affondo nella bocca di Giacomo, e il desiderio di penetrarlo, di sentirlo mio, mi pervase l’intero essere. Quasi non avvertivo più il costante e ritmato pompare di Stefano, ne l’uccello gi Giacomo che, ancora chiuso tra le mie labbra, si spingeva sempre più in fondo nella mia gola.
Guardavo Matteo con desiderio crescente.
La mia testa era completamente riempita di lui.
Come un automa assecondavo i due amici di mio fratello nel penetrarmi, senza però esserne minimamente coinvolto. Avvertii a mala pena Stefano estrarre la sua verga dalle mie viscere lasciando il suo posto a Giacomo che, nel frattempo, aveva abbandonato la mia bocca. Un leggero fastidio mi fu procurato dall’ingresso di quel grosso pezzo di carne, ma durò solo qualche istante perché, nel frattempo, Matteo si era piazzato sopra di me, offrendomi il suo cazzo, spinto a fondo nella mia gola. Lo accolsi con gioia mentre sentivo le sue labbra chiudersi, per la prima volta, intorno al mio cazzo teso. Non resistetti molto prima di venirgli in bocca.
Nonostante ciò Matteo proseguì il suo pompino, alternando al mio cazzo, la verga pulsante di Giacomo che, di tanto in tanto, estraeva dal mio culo per essere ripulita dalla lingua esperta di mio fratello. Intanto vedevo Stefano seduto sulla poltroncina, che si stava masturbando.
Improvvisamente si alzò, si portò dietro mio fratello e cominciò a leccargli il culo. Matteo gemeva di piacere, ancora con il mio uccello in bocca.
Disse che voleva essere penetrato.
Allora colsi l’occasione e supplicai di essere io a poterlo fare.
Gli altri acconsentirono. Così si mise alla pecorina, offrendomi lo spettacolo del suo culo tondo. Avvicinai il mio cazzo che, nonostante avesse sborrato poco prima nella sua bocca, era nuovamente teso come un paletto, e lo penetrai con decisione. Un gemito leggero e una breve smorfia di dolore si dipinsero sul suo viso meraviglioso. Mi fermai col terrore di fargli del male, ma egli mi esortò a continuare, che era stato solo un momento e che lo desiderava ardentemente. Voleva sentirmi muovere dentro di se.
Bastò questo suo incoraggiamento a spingere il mio desiderio alle stelle. Cominciai a stantuffare mentre guardavo Stefano porgere il suo cazzo teso a mio fratello mentre Giacomo, steso sotto di lui, imboccava il suo uccello teso all’inverosimile.
Una serie di gemiti e lamenti, mugolii di piacere e sospiri riempì la stanza in cui ci trovavamo.
Un odore di maschio aveva riempito l’aria che respiravamo, un misto di selvatico, di sudore e sborra che si insinuava nelle nostre narici rendendoci simili ad animali.
Nessuno di noi aveva più un controllo razionale della situazione. Seguivamo in toto i nostri istinti, assecondavamo quei desideri che la passione, in quel momento, ci suggeriva generosamente.
Mi ritrovai a pompare Matteo con una foga che a stento riuscivo a sostenere. Lo sentivo mugolare in preda agli spasmi del piacere che stava provando. Aveva il cazzo di Stefano ben stretto in bocca, mentre con la mano si stava segando l’uccello. Stefano si stacco e si diresse verso la poltrona, subito seguito da Giacomo. Si sedette e lasciò che l’amico gli si impalasse sul cazzo ancora teso.
Sembrava che quel momento di sesso non dovesse più finire.
Mi staccai da mio fratello che subito si stese sul letto, il ritmo della sua sega cresceva inverosimilmente. Mi abbassai sul suo uccello imboccandolo, giusto in tempo per sentirmi fiondare in gola un nuovo getto di sperma. Matteo urlò di piacere. Bevvi tutto e poi ripresi a incularlo. Lo guardavo mentre il mio cazzo si faceva strada dentro di lui. Ero certo di amarlo. Mi inarcai e gli venni dentro. Rimasi dentro di lui alcuni secondi prima di crollargli sopra. Ci abbracciammo e ci baciammo ardentemente. Le nostre mani continuavano a carezzare i nostri corpi, ad esplorarli.
Giacomo e Stefano si alzarono e si portarono il primo verso Matteo, il secondo su di me. Cominciarono a menarsi gli uccelli a pochi cm dai nostri visi. Vidi mio fratello aprire la bocca per prepararsi ad accogliere l’orgasmo di Giacomo. Io lo imitai e sentii, dopo qualche secondo, getti di sperma posarsi sul mio viso, sopra le labbra e sulla lingua. Stefano mi porse la sua nerchia che ripulii con cura. Rispetto alla prima volta che la sentii in bocca, la trovai decisamente gradevole.
Esausti, ricaddero anche loro sui nostri corpi.
Ci abbandonammo così ad un sonno ristoratore.
Ci risvegliammo solo un paio d’ore dopo, tutti appiccicosi per l’abbondanza di umori che si erano asciugati sui nostri corpi. Insieme andammo al bagno per fare una doccia e poi uscimmo.
Il pomeriggio accompagnammo alla stazione Giacomo e Stefano e li salutammo calorosamente.
Loro ci ringraziarono per l’ospitalità e, soprattutto, per la favolosa scopata del mattino.
Un complimento particolare lo fecero a me dicendo che, pur essendo un novellino, avevo della stoffa da fuoriclasse.
Fui lusingato del complimento ma cercai ugualmente l’approvazione di Matteo che, attraverso un sorriso, non manco di arrivare.
Una volta partiti ci avviammo verso casa, certi che, quella notte, saremmo stati nuovamente l’uno per l’altro.

Leave a Reply