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Racconti erotici sull'Incesto

Nella doccia 1

By 1 Agosto 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Nella doccia

&egrave sabato. La scuola &egrave chiusa. I miei due figli sono a poltrire nel loro letto. Anche gli uffici sono chiusi ed io, noto ed affermata avvocato, sono a casa. Mi presento. Sono una cougar
Ovvero una donna con un fisico da fare invidia a molte mie coetanee ed anche a molte ragazze. Ho 36 anni e le mie misure sono: 90-60-90, (tutta roba mia) alta 176cm, peso 57kg, bionda, capelli corti. Sessualmente sono in astinenza da quanto quello stronzo di mio marito si &egrave fatto accalappiare da una sua collega. Divorziai. Sono già diversi anni che vivo sola con i miei due figli che il giudice mi affidò. Il dramma del divorzio ed i miei figli mi hanno impedito di cercare altre occasioni. &egrave stato duro educarli e crescerli. Sono due splendidi ragazzi. Fisicamente sono come i ‘Bronzi di Riace’; sono due guerrieri dell’antica Sparta. Ne vado fiera e ne sono orgogliosa. In particolare quando andiamo, tutti e tre a fare shopping. Le donne e le ragazze che incontriamo per strada mi guardano con occhi carichi di invidia. Le poverine non sanno che i due miei ‘fustacchioni’ sono miei figli ed io non faccio niente per avvertirle. Al contrario mi pavoneggio e mi comporto come se fossi una donna matura che si accompagna con due splendidi puledri. Il mio comportamento non &egrave limitato solo a quando usciamo. Anche in casa gioco con loro due a fare la loro fidanzata. Il nostro rapporto &egrave cristallino e senza sotterfugi anche se può sembrare equivoco. Sono talmente presa da questo eccitante gioco che non mi accorgo che il più grande, Ivan, ha interpretato il mio modo di fare come un invito ad osare. In strada mi prende la mano e me la stringe; in casa mi sta sempre intorno e non perde occasione per strusciare il suo pube sul mio culo. Spesso mi riempie di baci sulle guance e qualche volta anche sul collo. Poi un giorno mi capita di andare a cercarlo nella sua stanza. Lo trovo che sta disteso, nudo, sul letto e si sta masturbando. Vedo la sua verga inalberata e lui che la sega. Fin qui niente di strano. Diverse volte ho visto, di nascosto, i miei figli menarselo. Il drammatico &egrave quando lo sento invocare il mio nome.
‘Brenda, mamma, ti amo.’
Immediatamente dopo vedo uno zampillo di sperma fuoriuscire dalla cima del suo cazzo; sta eiaculando e quella esplosione di piacere &egrave a me dedicata. Resto sconcertata. Richiudo la porta e corro nella mia camera. Mi chiudo dentro e mi getto sul letto. L’immagine di mio figlio che si masturba invocando il mio nome mi si &egrave fissata nella mente e non accenna a sparire. La prima domanda che mi si presenta &egrave:
‘Ed ora che faccio?’
I giorni passano ed il pensiero di mio figlio che si masturba pensando a me &egrave diventato un’ossessione. Il guaio &egrave che non lo vedo come un atto irrispettoso nei miei confronti. La colpa &egrave mia. Che il mio primogenito fantastichi di fornicare con me, sua madre, &egrave dovuto al mio comportamento tenuto in casa ed anche fuori casa. Ho pensato solo a me stessa e non ho capito che il mio atteggiamento gli avrebbe creato problemi La vicenda per un verso mi sconcerta e, per altro verso, mi eccita. Essere la donna desiderata da un ragazzo non può che farmi piacere anche se il ragazzo &egrave mio figlio. Il che sta a confermare che sono una donna che suscita pensieri immaginabili nelle menti di giovani puledri. Il guaio &egrave uno solo. Mio figlio a conclusione della sega a me dedicata l’ha conclusa dicendo che mi ama. Un atto di quel tipo per quanto ne so non si conclude invocando il nome della persona dicendo di amarla. Oltre il desiderio fisico c’&egrave anche l’amore. Se così &egrave il fatto &egrave molto più grave. Con il passare dei giorni il pensiero di mio figlio innamorato di sua madre mi coinvolge. Un pensiero assurdo e perverso prende forma nella mia mente. E se mi concedessi? Sono sua madre. Esaudirei un suo desiderio. Nessuno saprebbe niente. Le mura domestiche sono ottimi nascondigli. Si; gli darò ciò che brama di avere. Sarò sua. L’occasione si presenta un sabato. Al rientro dal supermercato e dopo aver sistemato la spesa decido di farmi una doccia; mi dirigo verso il bagno e nel farlo mi spoglio spargendo i vestiti lungo il percorso. Arrivo all’entrata con più niente a coprirmi. Sono nuda. Sento lo scrosciare dell’acqua. La doccia &egrave occupata. Apro la porta per vedere chi dei miei due figli la sta usando. Davanti ai miei occhi si presenta l’immagina fisica del mio primogenito, l’uomo che mi sogna, che mi vuole scopare. Ha la schiena rivolta verso di me e dal movimento che sta facendo capisco che si sta masturbando. La conferma mi viene anche dalla sua voce. Sta invocandomi.
‘Brenda, Brenda, perché non sei qui con me. Dio mamma, quanto ti amo.’
&egrave la conferma dei miei sospetti. Desidera che io sia la sua donna. Mi vuole fra le sue braccia. Ne approfitto. Entro e chiudo la porta alle mie spalle. Mi avvicino e lo abbraccio schiacciando le mie tette sulla sua schiena. I miei capezzoli, duri come l’acciaio premono contro la sua schiena. Una mia mano scende giù lungo il suo corpo fino a raggiungere il suo pube dove prendo contatto con la sua verga. La impugno e la stringo. Lui emette un mugolio di piacere.
‘Questo che sto impugnando &egrave cosi perché sono io a fartelo venire duro. Ti stai masturbando pensando a me. Mi desideri così tanto da farti dimenticare che sono la tua mamma. Mi vuoi chiavare? Lo sai che facendomi possedere commetteremmo un atto impuro. Sarebbe incesto.’
Per un attimo il suo respiro si blocca e lo sento irrigidirsi. Poi riprende a respirare. Non si gira.
‘Mamma. Si’ quello che stai stringendo &egrave per te. Io ti amo e non mi importa che tu sei mia madre. Tu sei la donna che ho sempre sognato di avere; sei meravigliosamente bella. Voglio essere il tuo fidanzato. Incesto? Perché? Tu sei una donna ed io sono un uomo. Siamo adulti. Lo vogliamo entrambi. Il nostro sarebbe un accoppiamento che avrebbe il consenso di entrambi. Ti prego, mamma, ti imploro. Fa di me il tuo amante. Non respingermi.’
‘Non ho nessuna voglia di respingerti. Anch’io ti desidero. Ho solo paura che si sappia. Sai lo scandalo che ne nascerebbe? Promettimi che quello che accadrà fra noi due mai nessuno verrà a sapere. Che il nostro amore sarà circoscritto dalle mura di casa.’
‘Mamma, sarò muto come le mura di casa nostra.’
Allento la stretta sulla sua verga e mi lascio andare sul pavimento. Mio figlio si gira e mi guarda. Tiro su le cosce e le allargo al massimo. Allungo le braccia verso di lui e lo invito.
‘Dai, vieni. Amore di mamma. Sarò tua. Amami.’
Non se lo fa ripetere. Come un toro infoiato mio figlio si stende sul mio corpo e mi infilza. Sento il suo gladio affondare nel mio ventre. La mia mente esplode in fantasmagoriche strisce colorate. Avevo dimenticato cosa fossero le sensazioni che si provano nel fare all’amore.
‘Si, amore mio, spingi; fammi sentire la forza del tuo amore. Fai di me la tua troia; la tua puttana. Usa il tuo paletto come fosse un martello pneumatico. Sbattimi. Sfondami l’utero. Violentami. Stuprami. Fammi gridare dal piacere.’
‘Per tutti gli dei dell’Olimpo, mamma, non ti ho mai sentita parlare in questo modo. Cosa ti prende? Sembri una ninfomane. Da quando tempo non ti fai chiavare?’
‘Si. Sono una ninfomane. Il cazzo mi &egrave mancato fin da quando tuo padre mi lasciò. Da allora più nessun uomo &egrave giaciuto nel mio letto. Tu sei il primo. Ora non pensare ma agisci. Datti da fare che il pavimento &egrave duro.’
Si da fare. Ci mette impegno. Mena, con il suo scettro, nel ventre materno dei fendenti che faccio fatica a trattenere le grida di piacere che mi salgono in gola. Le sue energie sembrano non esaurirsi. E come potrebbe? Dalla sua ha la giovane età. Più volte cambiamo posizione. L’ultima &egrave quella chiamata: -a smorza candela- gli sono sopra e con il suo grimaldello ben piantato nel mio ventre e con le sue mani artigliate alle mie tette. Sto galoppando come una indemoniata. Ho gli ormoni che danzano impazziti. ed il mio cervello &egrave in frantumi. Ho gli occhi chiusi. La mia testa dondola come una campana. Apro gli occhi e davanti a me si staglia una figura ben conosciuta. &egrave il mio secondogenito; il fratello dello stallone che sto cavalcando. &egrave nudo. Ci sta guardando. Ha una mano che si accarezza il cazzo. Senza vergognarmi punto i miei occhi nei suoi. lui sostiene il mio sguardo. Apre la bocca ed una frase che inconsciamente so che avrebbe fatta gli sale in gola e gli esce dalla bocca.
‘Mamma. C’&egrave posto anche per me?’

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