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Racconti erotici sull'Incesto

Nino & Rita

By 3 Dicembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

(Desidero porvi una domanda. Ma lo farò alla fine.)

—–

Nino &egrave mio fratello, ha quasi due anni meno di me, che ne ho da poco venti. E’ un bel ragazzo, simpatico, socievole, e molto premuroso nei miei confronti.

Ho cominciato a considerarlo con occhi non proprio da sorella, quando mi accorsi che tutti i giovani che incontravo, anche quelli che si sentivano già affermati nella vita, avevano molto di meno di Nino. In genere erano frivoli, vanagloriosi, si sentivano quasi in diritto di essere adorati o, a dir poco, si reputavano grandi amatori. Nel contempo, riuscivi a far loro confessare che non avrebbero mai sposato una donna che era stata di altri.

Inutile negarlo. Il problema c’era, perché alla mia età anche il sesso ha le sue esigenze, e non potevo certo accontentarmi di qualche titillare solitario. Del resto, se solo gliela faceva toccare un po’, pretendevano chissà cosa, e questo non era possibile dato quella loro pretesa che l’imene della moglie doveva essere trovato intatto.

E’ vero che c’era l’imenorafia, quindi potevi fartela ricostruire quella benedetta membrana che, a ben pensarci, era solo un impaccio che gravava crudelmente solo sulle donne, ma sarebbe stato un agire ambiguo e soprattutto complicato.

Comunque, una soluzione ci doveva pur essere.

Arturo, veramente attraente e accattivante, dapprima aveva cercato di farmelo capire e poi me lo aveva detto chiaramente, sia pure con termini che per la loro scientificità dovevano apparire non offensivi:’ se gli avessi voltato le spalle’ Avete capito, il marpione? Si sarebbe sfogato nel mio posteriore, e poi’ chi s’&egrave visto s’&egrave visto. Io sarei rimasta con lo sfintere profanato e alla mercé delle sue vanterie con gli amici! Niente da fare.

Ma con chi potevo parlarne, sfogarmi?

Una sera in cui eravamo soli, perché i genitori erano andati a trovare i nonni paterni, al mare, per trascorrere con loro qualche giorno, Nino ed io stavamo vedendo un film, alla TV, più o meno acciambellati sul sofà, mentre passavano immagini del tutto esplicite di una coppia d’amanti che, beati loro, avevano risolto il problema’

Ecco, ‘risoluzione del problema’, questo era il tema che, profittando della particolare situazione, avrei affrontato con Nino, garbatamente, s’intende, per sapere lui, in materia, come si comportava.

Quando, dopo il primo tempo, apparve la pubblicità, lo guardai sorridendo e con fare disinvolto, tono confidenziale e un po’ complice, gli chiesi se le ragazze che frequentava erano’. condiscendenti o meno.

Alzò le spalle e, pur arrossendo, mi disse che con lui si mantenevano molto’abbottonate.

‘Allora, fratellino, come fai?’

‘Lavori manuali, sorellina’ capisci?’

‘Ma almeno’ ti aiuta qualcuna in tale attività”

‘Niente da fare’ solo me ne vo’ per la città’ come nella canzone. Ma tu, che fai tante domande, come ti regoli?’

‘Sono tua sorella’ seguo la stessa strada’ anche perché non intendo far nulla che possa far ridere di me”

‘E chi potrebbe ridere di te?’

‘Sai, caro mio, &egrave facile farsi la nomea di segaiola e ditalinara’ scusa la volgarità”

‘Ma che scuse’ se non parliamo chiaro tra noi, siamo sorella e fratello, no?’

‘Forse &egrave il solo legame che consente veramente di comprendersi reciprocamente e non ammette prese in giro”

‘Hai proprio ragione.’

La conversazione, a dire il vero, mi stava facendo eccitare sempre più. Guardai di sfuggita Nino e mi accorsi che anche lui’ però’ nei pantaloni si vedeva bene’

Già, mi sorse improvvisamente in mente, e se lo aiutassi io? E se lui potesse ricambiarmi la gentilezza? In ogni caso sarebbe restato tutto tra noi e, in fondo, non era poi una cosa difficoltosa’ a ben riflettere poteva perfino piacermi’ sia carezzarlo che farmi carezzare da lui.

Allungai la mano, con tenerezza, la posai dolcemente sul gonfiore dei suoi pantaloni. Era veramente eccitato’ strinsi le dita’ però’ era ben fornito il mio fratellone. Mi guardava interrogativamente, certo sorpreso dal mio gesto e incerto sul cosa fare. Poi, evidentemente anche lui guidato dalla stessa mia idea, poggiò la sua mano tra le mie gambe’

Quanta stoffa! Dio mio!

Considerato che ormai eravamo a quel punto’ tanto valeva procedere’

Giù la zip, con risolutezza; dentro la manina, una bella frugata e fuori’ la parte in causa. Che non si fece pregare. Anzi, sembrava attendere solo quella convocazione per svettare rubiconda e fremente, con enfie vene pulsanti, e un glande veramente elegante, completamente scoperto: un bel fungo violaceo, dalla testa a forma di ogiva, slanciata, che andava ingrossandosi dolcemente verso il solco balanico. Sembrava proprio fatto per’penetrare’.

I miei muscoli vaginali si contrassero. Che c’entrava il fatto che era di mio fratello, era pur sempre un pregevole aggeggio perfettamente idoneo alla missione affidatagli dalla natura.

Ebbi l’impulso di accertarmi se anche il resto era conforme, infilai di nuovo la mano e potei constatare che non c’era di che lamentarsi. Due gagliardi testicoli che al semplice tatto della mie dita sembravano rimescolarsi nella robusta apposita sacca!

Dio lo benedica il mio fratellino, e beata la destinataria di quei gioielli.

Nino comprese a volo l’indicazione e sentii la sua mano sotto la gonna, avviarsi verso le mutandine, ormai già roride, che furono scostate delicatamente per consentirgli di fare per la prima volta la conoscenza tattile della ormai assolutamente smaniosa femminilità della sorella.

La mano si posò, aperta, sulle grandi labbra, e un dito vi si introdusse e titillò il clitoride. Mano santa e benedetta. Finalmente, lì, una mano che non era la mia. Incredibile, bastarono pochi stimoli, del resto meravigliosi, e non riuscii a contenere un orgasmo di genere completamente sconosciuto e di intensità inimmaginabile, imprevedibile, eccezionale!

La mia mano gli stringeva convulsamente il fallo, con carezze disordinate, e solo dopo un po’ mi resi conto che dovevo agire diversamente se volevo che anche lui..

Non gli volle molto, comunque, e non fu facile arginare quella inondazione, per la quale dovetti ricorrere al mio vestito, riduncendolo in condizioni pietose.

Comunque i nostri , di quasi completa soddisfazione, testimoniarono che ci voleva proprio. Che stupidi, avevamo atteso fino a quel momento.

Fu spontaneo baciare entusiasticamente e appassionatamente Nino sulla bocca, e lo strinsi forte a me. Dovevamo darci una ripulita.

Fui percorsa da un brivido! Che manina deliziosa, aveva il mio Nino.

Lo baciai ancora.

‘Ciao, fratellino, vado a letto.’

Andai nel mio bagno. Una doccia salutare e rilassante (in parte), poi la leggerissima e corta camiciola da notte, e a letto.

Spensi la luce perché il buio mi favorisce la meditazione.

Ero con gli occhi aperti, verso il soffitto, senza vedere nulla, logicamente.

Ad un tratto mi sembrò che la porta si aprisse, con cautela, anzi con circospezione, come ladro che voglia intrufolarsi di soppiatto. Guardai verso l’ombra che si avvicinava, senza far rumore, a piedi scalzi. Era a fianco del mio letto, alzava il lenzuolo’ s’infilava nel mio letto, furtivamente, cercando di non toccarmi, e certamente credendo che stessi dormendo.

Allungai la mano, di scatto, accesi la luce del comodino’.

‘Nino! Che ci fai qui?’

M’ero accorta, intanto, che era completamente nudo.

Si voltò verso me, mi abbracciò stretta, ma con tanta dolcezza.

‘Voglio dormire con te, sorellina’ abbracciato a te”

‘Si’ va bene’ ma’.’

Quel ma, chiaramente, si riferiva al suo lungo e duro ‘coso’ che s’era bello che poggiato sulla mia coscia nuda.

Una mano di Nino s’era infilata nella scollatura della camiciola e aveva afferrata una tetta, strofinando leggermente il palmo contro il mio più che eretto capezzolo’ Mi venne subito da pensare, sorridendo, che, in fondo, ognuno rizzava quello che poteva.

Non era male, quel contatto, niente male, ma certe cose si sa bene come vanno a finire, e io stavo facendo del tutto per mantenere integro quell’ingombrante membrana, un assurdo e irrazionale barriera verso naturali e imperiose attività fisiologiche, a causa di pregiudizi ancestrali e tribali.

Cercai di mantenermi calma, anche se, devo confessarlo, ogni mio orifizio, nessuno escluso’ perfino orecchie e narici, anelava di essere finalmente appagato, riempito!

‘Nino, fratellino adorato, sei meraviglioso, bellissimo, affascinante, stuzzicante’ ma’ lo sai’ io devo’ mantenerla sana! Tanto per usare un linguaggio realistico.

Le sue labbra erano al mio orecchio e, benedetto ragazzo, mi stava mordicchiando il lobo’ La sua voce un sussurro’

‘Lo so, sorellina, lo so’ ma anche se mi costa moltissimo questo supplizio, ti assicuro che non sarà il mio ‘pisello’ a deflorarti, a farti diventare donna’ a meno che non lo voglia tu”

‘Sciocchino, eccome se lo vorrei’ sei il mio adorato fratellino e un rigoglioso splendido maschiaccio, ma non posso.. non devo”

‘Certo’ ma fammi stare con te’ abbracci’ baci’ carezze’ sento che la tua tettina non &egrave indifferente”

‘No’ &egrave estasiata’ ed anche la mia coscia sente il tuo desiderio’ che &egrave anche il mio”

Nino si spostò un po’ con la testa, la poggio sul mio petto, e la sua lingua lambì il capezzolo’ poi le labbra lo strinsero, e cominciarono a succhiare’ Il mio grembo era in tumulto, sentivo i muscoli della vagina contrarsi a vuoto’ Era istintivo allargare un po’ le gambe, e percepii subito la mano di Nino che frugava, il dito che carezzava il clitoride e, cauto, esplorava deliziosamente l’ingresso che non doveva oltrepassare’ il mio bacino, scellerato, gli andava incontro, sussultava’ fin quando non venni agitata dal crescente inarrestabile orgasmo che Nino ignorò, seguitando a poppare e titillare, facendolo, in tal modo, rinnovare con maggior energia.

Il suo fallo, nel contempo, s’era freneticamente strusciato sulla mia coscia e sulla pancia, e stava inondandomi di qualcosa appiccicaticcia e calda’ Allungai la mano’ non doveva colare verso il’ luogo proibito.

Quando, più o meno, tornammo in noi stessi, mi tolsi del tutto la camiciola che utilizzai per asciugarci alla meglio, l’avvolsi accuratamente e la posi tra le gambe. Mi voltai di lato, su un fianco, dando il dorso a Nino.

Ne profittò subito, infilò il suo pisello (come lo chiamava) tra le mie natiche e mi abbracciò con una mano sul petto e l’altra nel boschetto folto che custodiva il mio sesso. Non accadde subito, ma mi addormentai. Non so quanto dormii.

Quell’oggetto insolito che premeva tra i miei glutei pigiando decisamente sul ‘buchetto’, era di Nino, ed era ben ingrandito da quando l’aveva infilato. La punta, poi, premeva’premeva, con un lentissimo avanti-dietro che, se fosse rimasto entro questi limiti, non mi infastidiva, anzi mi recava un certo sottile languido piacere.

Senza voltarmi, sussurrai a Nino di non spingere’ non farmi male’ Perché lo sentivo, mi accorgevo, e comprendevo, che lui si controllava a stento. Lo percepivo dalle sue mani che titillavano capezzoli e clitoride. E, per la verità, anche io dovevo contenere i movimenti del mio bacino che avrebbe voluto’

Non si poteva, però, e sistemai ancora più accuratamente la camiciola accartocciata a guardia della mia vagina.

Comunque, quel grosso coso, quel glande smanioso, ero certa che mi avrebbe dilaniata se avesse tentato di’ procedere oltre’ Già sentirne appena qualche millimetro, premere in quel modo, mi impensieriva, pur non dispiacendomi.

Ecco, una stretta forte ,di Nino, una spinta eccezionale e’ di nuovo quel getto caldo. Ora scorreva tra le mie chiappe! E non era per niente spiacevole.

Era sensibilissimo, il mio buchetto, e quando il glande di Nino lo’ stimolava, con delicatezza e tenerezza, si contraeva trasmettendo tale movimento alla muscolatura vaginale. Tale sensazione, unita al titillamento del clitoride, abilmente condotto, era intensamente voluttuoso e mi aveva procurato un orgasmo fantastico’ sempre, però, unito al rammarico di restare vuota, desolatamente vuota.

Lo immaginavo il pisello di Nino su e giù nella mia pancia e la disseminazione di quel balsamo paradisiaco’. Rabbrividii al solo pensiero.

Ciò, però, mi induceva a pensare che il sesso anale non dovesse essere interessante soltanto per ‘lui’. Strano, però, come si poteva godere con quella specie di siluro grosso e palpitante che va su e giù per il tuo retto! Mah!

Mi voltai dalla parte di Nino, avevo tolto la camiciola-cencio e stretta la vulva al suo fianco poggiandogli la gamba sul pube, sul suo pisellone quasi quieto.

‘Come va, Ninetto?’

‘Sto impazzendo, sorellina, non ti immaginavo così bella!!!’

Mi abbracciò forte, e mi abbandonai a un sonno appagato e felice, mi sentivo protetta. Dormii abbastanza, le luci del giorno filtravano tra le tapparelle, mi alzai, nuda com’ero, e andai a specchiarmi alla toletta, dove un raggio obliquo colpiva il mio posteriore. Mi compiacevo con me stessa.

Mi giunse la voce di Nino che, sveglio, era poggiato su un gomito e mi guardava.

‘Niente male, sorellina, hai proprio uno stupendo fondo schiena e due chiappette tonde che hanno tutta l’aria di essere voluttuosamente prensili. Sei una meraviglia.’

Mi voltai appena, sorridendogli.

‘Togliti strane idee dalla mente, fratellone!’

‘Niente di strano, piccola mia, niente di strano!’

Non gli risposi neanche, andai nel bagno.

—–

Con tanta pigrizia, ci approntammo per la colazione, che preparai, senza fretta, gironzolando per la cucina e Nino seduto a tavola che mi seguiva con gli occhi. Quando mi avvicinai a lui per mescergli il latte, poggiò la sua mano sul mio fianco, mi carezzò la natica’ mi chinai e lo baciai sulla guancia’

‘Adesso pensa a far colazione!’

Alzò le spalle.

‘OK, ok’ ma il ricordo dell’avvenuto &egrave una lusinghiera seduzione per l’avvenire”

‘Che pensiero contorto’ dai’ cosa hai da fare?’

‘Niente di particolare, esco un po’ ad acquistare i giornali e arrivo fino alla farmacia per le pasticche per la gola”

‘Ti fa male la gola?’

‘No, ma potrebbe accadere’&egrave solo precauzione, previdenza”

Non mi convinceva, ma non risposi.

Finii di rassettare tutto, stabilii che per il pranzo bastavano i filetti che erano in frigo e una bella insalata mista. Decisi che la sera saremmo andati in pizzeria, e mi misi a leggere in attesa del rientro di Nino. Non riuscivo a leggere, però.

Tornava sempre alla mente quanto era avvenuto, il come, e le sensazioni che ne avevo tratto. Tutto era accaduto con istintività, spontaneità, naturalezza, e non riuscivo a vedervi niente di brutto o di biasimevole.

Eravamo due giovani, sani, con le normali pulsioni dell’età, e al fascino dei nostri corpi, all’attrazione che esercitavano reciprocamente, si univa la consuetudine di vita, da sempre, e il sentimento di amore fraterno che ci univa. Fraterno’oddio’almeno fino a ieri!

Era stato bellissimo, e quasi mi rimproveravo di non avervi pensato prima’ certi nostri problemi, anche affettivi, lo sentivo, non ci avrebbero angosciato. Questo, almeno per me. Finalmente Nino tornò, un saluto alla voce e andò in camera sua. Dopo poco apparve con giornali e riviste, mi baciò sulla bocca e sedette accanto a me. Ero curiosissima, cosa aveva portato nella sua camera? Dovevo assolutamente accertarmene. Trovai una scusa.

‘Nino, mi dispiace farti riuscire, ma mi necessitano’. Alcune pillole’ non si sa mai’ capisci?’

‘No, non capisco, ma non fa niente, cosa devo fare?’

‘Ti do la ricetta’ per favore’ me le vai a comprare?’

Andai in camera, presi la ricetta la diedi a Nino.

La lesse.

Mi guardò con aria interrogativa.

‘Ma queste, Rita, sono anticoncezionali’ a che ti servono?’

‘Non farmi arrossire, tesoro, ma’ se sbagliassimo? Meglio cautelarsi.’

Mi fissò raggiante.

‘Pensi che’ potremmo?’

‘Non ci penso assolutamente, sarebbe la distruzione di tutto’ ma’ diciamo che &egrave per scaramanzia”

‘OK, vado.’

Uscì, io corsi nella sua camera, aprii il cassetto del suo comodino, vi erano due tubi, su uno era scritto Nalu, sull’altro KYgel, e anche una scatola di profilattici.

Non toccai nulla, tornai in salotto.

Ma cosa stava macchinando Nino? Beh, ci voleva poco a capirlo’ visto il KYgel, ma, a cosa serviva Nalu e perché i profilattici? Inoltre, io gli avevo fermamente lasciato capire che non doveva insistere ‘. là!

Decisi di non parlarne, e stare a vedere. Come dicono gli inglesi, wait and see!

Nino tornò presto a casa, mi dette le pillole e mi abbracciò, con una mano ben aperta sul fondo schiena che spinse verso sé, dimostrandomi chiaramente che lui era prontissimo’ del resto’ a quel contatto’ anche io’ ma non dovevo cedere alla prima tentazione, anche se era un sacrificio non indifferente.

Guardammo un po’ la TV, navigammo in internet, a caso, distrattamente. Inutile, il mio pensiero, ormai, era sempre lì. Era stato bello, ma temevo che in un momento di abbandono incontrollato potesse accadere quanto avevo sempre temuto, e’ Comunque, a ben pensarci, se fosse capitato con Nino, con mio fratello, sarebbe stata una cosa stupenda, lui, certo, non se ne sarebbe vantato con nessuno, lo avrebbe fatto solo per amore, per il nostro reciproco godimento ed io, logicamente, non mi aspettavo di essere sposata da lui. Ma se il mio futuro marito avesse preteso’ la benedetta integrità?

Inutile abbandonarsi alle ipotesi, possono essere infinite.

Dissi a Nino cosa avevo in mente per il pranzo e lui, con fare sornione, rispose che al’ dopopranzo’ avrebbe provveduto lui!

Volutamente, con noncuranza, risposi con ipocrita ‘Ah!’. E tutto finì così.

—–

Ottimi i filetti e l’insalata, e anche il gelato.

Dissi a Nino che gli avrei portato il caff&egrave in salotto. Poco dopo lo raggiunsi, con le due tazzine. Lui, intanto, era andato nella sua camera e aveva preso gli acquisti della mattina e li aveva messi sul tavolino.

Feci finta di nulla, guardai tutto attentamente, sedetti accanto a lui, e sorseggiai il caff&egrave. Portai le tazzine vuote in cucina e tornai a sedere.

‘E questo cosa &egrave?’

Mi riusciva bene fare la parte dell’ingenua.

‘E’ per noi, sorellina”

Sguardo allusivo.

‘Tutta questa roba?’

‘Certo! Io desidero tanto provarci, e vedrai che anche a te piacerà, e farà bene alleviare la nostra tensione’ solo una prova”

‘Si, quel KYgel posso anche capirlo, anche se non ti ho ancora detto che sono d’accordo con le tue pretese, e che sono convinta che a me farà male, altro che piacermi, ma il Nalu, e poi’ i profilattici’.?’

‘Posso parlare?’

Assunsi un’aria alquanto scocciata.

‘Ti ascolto.’

‘Le cose vanno fatte con metodo. Nalu &egrave una pomata che unisce a doti lubrificanti anche ottime qualità analgesiche ‘ chiaro?’

‘Allora, il gel?’

‘Piano, tesoro’ una volta superato l’ostacolo psicologico, più che reale, non servirà più il Nalu’ capito?’

‘Diciamo di si’ ma perché i profilattici?’

Mi sorrise maliziosamente.

‘Non vorrai anestetizzare anche il mio povero pisellino!’

‘Chiamalo pisellino quella sorta di torpedine ‘ Nino, non sono convinta della facilità che sostieni e ancor meno del soddisfacimento che io, io, ne avrei”

‘Provare non nuoce. Bambina, e ti prometto che non farò nulla che tu non vorrai”

‘Mah’ vedremo”

Mi abbracciò, mi carezzò appassionatamente il seno, da sopra il vestito, scese al ventre, al pube’ e poiché non riuscii a mantenere ben serrate le gambe, dette una eloquente e bella ravanata anche al mio inquieto sesso.

Mi prese per mano.

‘Allora, sorellina, andiamo?’

‘Adesso? Subito?’

‘Carpe diem quam minimum credula postero’ ricordi? fidando il meno possibile nel domani”.

Già’ domani’ perché attendere?

Lo seguii docilmente, andai nel bagno, e quando tornai lui era già a letto, nudo come un verme e sul comodino aveva pronti gli intrugli comprati in farmacia.

Oddio, non &egrave che io indossassi qualcosa! Mi infilai accanto a lui, mi prese tra le braccia, mi strinse a sé. Era caldo, meraviglioso quel contatto’

Il primo impulso fu quello di sdraiarmi su lui, baciarlo, avidamente, golosamente, e sentire quel po’ po’ di virgulto che pulsava, impaziente, tra me e lui. Carezzò i miei capelli, lungo la schiena, le natiche’dolcemente’ le impastava facendo scivolare il mio ventre sul suo e, in tal modo, carezzando il suo pisellone tra le nostre carni.

Diavolo d’un Nino, le escogitava tutte, per farmelo chiaramente sentire e, quindi, farmi andare su di giri’ Comunque, quel tabernacolo ‘ anteriore’ era proibito, precluso’ forbidden!

Le sue dita s’erano delicatamente intrufolate tra le natiche, carezzavano il perineo, partendo dall’orifizio vaginale per giungere al buchetto rosa, come lo chiamava lui, che sussultava ad ogni sfioramento’

Perseverava tenacemente, quel ditino (macché ditino’ era un ditone) e ogni volta cercava di saggiare la resistenza di quel muscoletto che si contraeva istintivamente, quasi a difesa’

Nino allungò una mano, prese il tubetto di Nalu e con una agile e complessa manovra della mano riuscì a premerne un po’ sul suo medio’ con quello vellicò il mio buchetto’ era qualcosa di gelatinoso, scivoloso, seguitò dolcemente, ma sentivo che il dito avevo vinto la resistenza del muscoletto circolare e’ incredibile, era entrato’ e stava massaggiando il mio’ interno..

Ecco, ora aveva tirato fuori il dito’ mi stava gentilmente facendo scendere da lui’ abbandonare quel contatto voluttuoso’ e mi fece porre su un fianco, voltandogli la schiena’ prese le mie gambe e le fece flettere verso il mento. Il sedere era ben sporgente verso lui’

Un attimo di sosta, e lui armeggiava con la pomata.

Sentii di nuovo il suo dito’ ancora unguento’ e il ditone sempre più dentro’ non mi faceva male, però. Percepivo il contatto, ma senza dolore’ ora, a quanto mi sembrava’ le dita erano due ed erano riuscite ad entrare del tutto’ devo dire che quello strofinio, nel mio retto, si ripercuoteva nella vagina’ una specie di carezza indiretta che provocava una piacevolissima sensazione voluttuosa’ come dire’ un inebriante languore’ una piacevole anticamera dell’orgasmo’ Ma ora’ purtroppo’ Nino aveva smesso, stava facendo altro’

No, di nuovo qualcosa di robusto fa pressione sul mio buchetto, ma &egrave un ‘coso’ diverso, ben più consistente, e spinge’ Le mani di Nino mantengono ben aperte le natiche’ Le mani?… Quindi’ Voltai appena la testa.

‘Nino’ &egrave lui? ‘ proprio lui?’

La pressione aumentò, e quel grosso siluro’ avvolto nell’involucro di latice ben cosparso di Nalu’ stava prepotentemente dilatando lo sfintere e procedeva spedito’ Sentivo il volume ‘ le pareti del retto allargarsi, ma era solo un po’ di fastidio, non dolore’ Mi afferrò le tette, scese con una mano al mio palpitante clitoride e percepii chiaramente il suo grembo tra i glutei ed anche lo strofinio dello scroto.

‘Nino’ sei’?’

‘Sono tutto dentro di te, bocciolo mio’ senti?’

Annuii.

La notizia mi aveva sorpreso.. il Nalu aveva agito perfettamente’ fu quasi inavvertitamente che contrassi la muscolatura interna e sentii ancora più evidente la portata dell’invasione! Nino mi sussurrò all’orecchio che ero meravigliosa. Cominciò a muoversi adagio, avanti e dietro, sempre carezzando clitoride e piccole labbra’ e io cominciavo a eccitarmi sempre più’ gli andavo incontro’ mi allontanavo’ e quel poderoso stantuffo di carne, lì, dietro me, dentro me, non mi procurava il dolore che temevo’ anzi’ ma erano le prodigiose e impagabili dita di Nino che stavano portandomi rapidamente a’.

Lo sentii premere con forza’ vibrare’ e qualcosa di caldo sembrò versarsi nel mio interno’ Fui sorpresa.

‘Nino’ Ninetto bello’ ho sentito’ ma non hai il profilattico?’

‘Si, amore mio’. Si’ &egrave il liquido seminale che ha invaso il serbatoio’ aaaah’ che bello!’

Nello stesso momento, mi rilassai e godetti impetuosamente, con contrazioni che investivano tutto il mio grembo e stavano golosamente mungendo lui!

Restammo così, a lungo, lui in me. Incredibile, m’era piaciuto immensamente. Avevo goduto un orgasmo che non immaginavo potesse esistere. Ero sudata, accaldata, appagata. Avevamo trovata la via’

Ed ero esultante, mi tornò alla mente la frase latina: Electa una via non datur recursus ad alteram! Infatti scelta una strada perché fare ricorso ad un’altra?

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Certi nostri problemi, di Nino e miei, li risolvevamo con abbastanza soddisfacente appagamento’ e poi’ c’erano mani e lingue’!

La membrana che sbarrava ogni pur desiderabile avanzata, posta a protezione invalicabile della mia pur fremente ‘sancta sanctorun’ era rispettata, come da promesse. E non era facile.

Comunque, eliminato l’ormai inutile profilattico, le carni che s’univano davano un soddisfacente appagamento alle nostre necessità’

Quando Carlo, che intanto era divenuto il mio fidanzato ufficiale, cercava di allungare un po’ le mani, la virginale e casta espressione del mio volto, e il mio sorriso innocente e candido, cercavano, ipocritamente, di calmarlo e rassicurarlo, assicurandogli che ero sua, e solamente sua, e volevo donargliene la prova dopo sposati.

Intenzionalmente mi mostravo maldestra e a disagio nell’elargire qualche’ inesperta carezza al suo coso’ Un coso sufficiente, ma non paragonabile, almeno per quanto potevo rendermene conto in quel modo, a quello di Nino!

Ma parliamo della fatidica ‘prima notte’ con Carlo.

Era preoccupato e nel contempo premuroso. Voleva rassicurarmi, diceva che avrebbe fatto ‘paino..piano’ con dolcezza’ Ma doveva essere talmente eccitato che mi alzò la camicia, si mise tra le gambe, con mano tremante portò il suo gingillo all’ingresso umidiccio della vagina, lo introdusse appena e poi’ giù’ (altro che ‘piano’piano) di colpo’ sentii un lieve dolore’ e poi lui che si affannava con movimenti disordinati e nervosi’ del tutto incurante di me’ per fortuna non ci mise molto a concludere le sue cose, e si abbatté su me, sudato e ansimante, mentre il coso sgusciava fuori’ Rimasi inerte, sorpresa, sfiduciata’ se questo era il tanto decantato ‘coito vaginale’!!!

Carlo sollevò la testa, mi sorrise, con una espressione non proprio intelligente.

‘Ti ho fatto male?’

Faci una smorfia, senza rispondere. Voleva dire tutto e nulla.

‘Ti &egrave piaciuto?’

Non riuscii a trattenere un ‘eeeeh!’, che racchiudeva tutto il sarcasmo possibile, ma lui, Carlo, lo prese come di soddisfazione, e mi dette un bacetto sulle labbra. Scese da me’ Corsi in bagno, e mi trattenni a lungo, con la scusa di rimettermi in ordine.

Quando tornai, Carlo, supino, a braccia e gambe aperte, ronfava, spossato!

—–

Eravamo tornati da un breve viaggio di nozze, nella romantica Venezia, dove Carlo confermò di ignorare il suggerimento di Ovidio: Siquis in hoc artem populo non novit amandi, hoc legat et lecto carmine doctus amet. ( Se l’arte di amare qualcuno ignora, legga questo e dopo averlo letto sarà nell’amare un esperto.)

Nino mi era venuto a trovare e mi chiedeva come consideravo la vita coniugale. Gli raccontai le cose per sommi capi, e accennai anche a Ovidio.

Mi abbracciò forte.

‘Non te lo meriti, sorellina’ una femmina ardente come te!’

Mi baciò sulla bocca, allontanò il volto dal mio e con un sorriso pieno di significati e’ promesse’ mi disse che lui era sempre pronto’ per la sua adorata sorellina’

Sentii dentro tutto un ribollire, il ricordo delle sensazioni datemi da Nino mi eccitava in modo indicibile. Volevo godere, dovevo godere, il fisico necessitava di un appagamento totale, di un abbandono tra le braccia di chi, ero certa, sapeva totalmente appagarmi. Ricambiai lo sguardo, a bassa voce gli sussurrai nell’orecchio che Carlo era fuori città per tutto il giorno, un sopralluogo tecnico.

Mi sollevò sulle braccia, mi portò nella mia camera. Ebbi un momento di esitazione: proprio sul letto coniugale!!! Ma alzai le spalle’ che sciocchi scrupoli mi erano venuti in mente’ il mio ventre reclamava’ pretendeva’

In pochi secondi eravamo entrambi nudi. Inutile, la ‘dotazione’ fraterna era imponente, maestosa, ed in esplicita evidenza. Ero sdraiata, di traverso, col bacino sulla sponda, le gambe divaricate, i talloni a terra.

Nino era in piedi, di fronte a me, mi guardava con un lieve sorriso che era di manifesto compiacimento.

‘Però, sorellina, sei proprio uno schianto’ quel boschetto nero mi affascina e’ mi invita”

In effetti, Nino, lì, nel boschetto nero, come diceva lui, non lo aveva mai messo, salvo qualche rapido sfioramento, senza insistere, per tema di non sapersi controllare’. Ma ora’.

Prese dolcemente le gambe e le posò sulle sue spalle, fu istintivo alzare il bacino. Lui stava avvicinando l’ogiva carnosa del suo vigoroso siluro all’ingresso rugiadoso del mio sesso che sentivo distillare come mai m’era accaduto in precedenza. Una sensazione nuova e un agitarsi mai sentito delle mie pareti vaginali, si distendevano e contraevano, con un moto suggente, che ricordava quello di una mungitrice.

Era un contatto delizioso, voluttuoso, inebriante, e quello splendido, enorme ‘capezzolone’, procedeva, lento e solenne, trionfale, appunto, come in una bocca assetata.

Oddio, mi sembrava dovessi svenire da un momento all’altro.

Ecco, il glande aveva toccato il fondo’ aveva incontrato la sporgenza dell’utero’ si ritirava, tornava a scendere’ una specie di carezza’ Avevo abbassato le gambe e intrecciate dietro il suo dorso, il bacino era impazzito, gli andava incontro e si allontanava, avevamo un sincronismo di movimenti che mi stava portando verso orgasmi ignorati, neppure immaginati’ Oh’ sì’ questo era il paradiso, il vero congiungimento della femmina col maschio’ sentivo che il mio grembo voleva aprirsi, come il solco che deve ricevere il seme’ il seme’. il semeeeeeeeeeeeeee, stavo godendo da matta e nello stesso istante sentii un torrente di fuoco invadermi’ l’utero sembrava volesse schiudersi’ ricevere quel flusso meraviglioso’ sentivo che la testa si dibatteva a destra e manca, il ventre sussultava’ tutto sobbalzava’ e Nino aveva ripreso a pompare con vigore, a riportarmi al settimo cielo dell’ebbrezza’

In questi momenti si perde ogni controllo, perfino ritegno’ prevale la vera natura che, in proposito, ha pulsioni decisamente spontanee’ mi scoprivo totalmente priva di inibizioni, anche nel linguaggio’ La mia voce era rotta dall’affanno, roca’

‘Per dio, Nino, che scopata’ questa sì che &egrave una vera scopata’!’

Per risposta si spinse forte dentro me, mi prese per le natiche, mi sollevò’ era in piedi’ e mi faceva fare su e giù su quel magnifico palo di carne’

Oddio, perché non avevo sposato Nino? Eravamo abbastanza paghi.

Era stata una cosa al di là di ogni immaginazione.

Ci gettammo sul letto, era tutto un appiccicume delle nostre secrezioni’ Nino aveva spruzzato quantità incredibili di seme’ al quale si era aggiunta la mia linfa’ ci avrei pensato dopo’

Felice e appagata, mi misi su un fianco, voltandogli la schiena’ Mi sentii abbracciare da lui, titillarmi i capezzoli, carezzarmi delicatamente tra le gambe’ e qualcosa che stava premendo tra le natiche’ Veramente inesauribile, Nino! La mano che mi carezzava il sesso si mosse, lentamente’ sentii che aveva afferrato il bagnatissimo e scivoloso glande’ poi due dita raccolsero quanto fluiva dal mio grembo e lo spalmarono sul’ buchetto’

Diavolo d’un Nino, non conosceva indugio’

Eccolo, lo sapevo che voleva ripercorrere anche l’antica strada’

Entrò con la solita ‘delicata-decisione’, una strana fusione di tenerezza ed energia’ e riprese’l’andirivieni’

Era piacevole, certo, mi ricordava le infinite volte che lo avevamo fatto con reciproca soddisfazione, ma ciò che avevo provato quando me lo aveva infilato davanti, mi dimostrava in modo inconfutabile che quello era il posto naturale del virile randello maschile, e in particolare di quello di Nino.

Mi voltai appena.

‘E’ bello, Nino’ molto bello’ ma’ dall’altra parte &egrave tutta un’altra cosa”

Mi baciò sul collo.

‘Si, sorellina, ma’ così’ non si fanno figli”

Mi strinsi a lui.

‘Chi se ne frega, tesoro, con te ne voglio fare mille di figli, perché significherà che ti ho avuto nel più inebriante dei modi almeno mille volte”

Che Carlo mi perdoni, ma da allora lo abbiamo fatto più di mille volte, io e Nino.

A proposito.

Voi, al posato mio come vi sareste comportate?

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