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Racconti erotici sull'Incesto

Ogni venerdì

By 30 Novembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

OGNI VENERDI’ ‘ IL MIO PAPA’

Suono al citofono.
è un venerdì, e come tutti i venerdì da un anno a questa parte, sono uscita da scuola da un quarto d’ora. Ho appena lasciato i miei compagni davanti a scuola, ho rinunciato a restare a scherzare con loro dopo le lezioni, per correre davanti a questo cancello, davanti a questo campanello.
è da questa mattina, come ogni venerdì mattina da un anno, che aspetto questo momento. Mi sono svegliata presto, eccitata e con una sottile ansia nella pancia. Una rapida doccia, le pulizie personali come ogni venerdì, una occhiata allo specchio (uffa, quel brufolo sulla guancia si vede ancora!) e subito pronta per uscire. Le ore sono lente a passare stamattina. Il tema è andato bene, così come l’interrogazione di matematica, ma tutto questo ora non ha più nessuna importanza. Sono qui davanti, con il fiatone (per la corsa? No! Per l’emozione? Forse!). Ho suonato al citofono. La voce calda e contenta mi risponde immediatamente:
‘Sei tu? Ti stavo aspettando. Sali!’
Attraverso sorridente il giardinetto, entro nel portone e aspetto l’ascensore. Fa ancora freddo oggi: mi stringo nel giaccone e sistemo lo zaino con i libri e le poche altre mie cose su una spalla.
7′ piano del palazzo, il piano della mansarda. L’ascensore, antico e lento, sale nel palazzo. Il respiro non è più affannato, ma il ritmo del mio cuore è ogni piano più veloce. Mi guardo nello specchio: sono carina! Gli occhi azzurri grandi, i capelli neri raccolti in una lunga coda che mi arriva quasi in vita (forse dovrei tagliarli e farmeli tutti ricci’.No! a lui piacciono così). Le labbra carnose e lucide per il lucidalabbra rosa che ho messo prima di uscire da scuola (speriamo che non se ne accorga! ‘Alla tua età sei bella così ‘dice-, senza trucco’, ma io un po’ di matita sugli occhi vorrei metterla).
Ecco. Sono arrivata: suono alla porta e lui mi apre.
E’ bello! sorride felice di vedermi, allarga le braccia ad accogliermi mentre mi getto sul suo torace. Mi stringe tra le sue braccia forti e l’ansia di tutta la mattina si manifesta per quello che è: un languore, un senso di vuoto piacevole là, nel basso ventre, tra le gambe. Sono già bagnata! Mi bacia dolce sulla fronte e mentre mi aiuta a sfilare il giaccone appoggia la sua mano forte sul mio seno soffermandosi a stringerlo dolcemente.
‘Brava! Non hai il reggiseno!’ approva e io sono felice.
Lo abbraccio per prolungare quella forte carezza, per sentirmi stretta al suo torace, protetta dalle sue braccia, ma le sue mani che saggiano la consistenza del mio seno, anche se attraverso lo spessore dei vestiti, aumentano quel vuoto al basso ventre.
‘Adesso spogliati!’
E’ l’ordine atteso, pronunciato a bassa voce, con autorità e desiderio. Amo la sua voce calda, bassa che sa darmi serenità anche quando come adesso mi ordina di fare qualche cosa. Eseguo con lentezza, sfilandomi assieme il maglione e la maglietta. Avverto i suoi occhi, il suo sguardo addosso, che mi scrutano attenti, che esaminano ogni cm della mia persona, ogni attimo dei movimenti. C’è voglia, passione, amore in quello sguardo, lo so. Provo lo stesso anche io e perciò, studiatamente, mi muovo con lentezza, per prolungare il piacere dell’attimo. Appoggio i vestiti sul divano. Ravvio con un colpo della testa la coda di capelli che mi è arrivata sul viso e inizio, con apprensione, a sciogliere la cintura e a sbottonare i jeans (speriamo non si arrabbi! Ho messo le mutandine, ma lui mi vorrebbe senza’. ho scelto un perizoma minimo nero, che secondo me mi sta proprio bene. Lui mi vuole senza, ma io non ce la faccio proprio a stare senza, con i jeans addosso che mi sfregano là’.mi si irrita tutta e mi fanno male! Ma lui mi vorrebbe senza).
‘Ti avevo detto di non mettere mutandine quando vieni da me, mi pare!’ la voce dura, il rimprovero atteso mi raggiungono come uno schiaffo doloroso. Non voglio fargli dispiacere, in nulla.
‘Toglile!’ questo è un ordine imperioso.
Avvampo di vergogna. Mi sfilo le scarpe da ginnastica, sfilo i jeans e di seguito il perizoma, voltandomi di spalle in un ridicolo senso di pudore e per non fargli vedere il rossore che mi avvampa il viso e le lacrime che si affacciano agli occhi.
No! Non devo piangere. Non ora! Lui me lo aveva detto! Sono io che non ho saputo adeguarmi.
‘Sei proprio bella’ la sua voce è tornata calda e affettuosa, roca quasi, suggerisce desiderio. Mi riscalda di nuovo, cancella ogni pensiero negativo.
‘Sei bella!’ ripete e sento le sue mani calde e dolci che da dietro mi carezzano i capelli, le spalle, le braccia e scendono lente a raccogliere i miei seni dentro di loro. Chiudo gli occhi e abbandono la testa all’indietro, sul suo torace. Le sue labbra calde e morbide depongono sul mio collo abbandonato un lungo bacio passionale. Mi sto bagnando.
‘Almeno le tue pulizie le hai fatte come ti ho insegnato?’ mi sussurra nell’orecchio.
‘Si!’ è un sospiro
‘Allora adesso verifichiamo!’
Non ho bisogno di istruzioni. So cosa devo fare ora, come mi devo mettere. So cosa voglio fare: è tutta la settimana che aspetto questo.
Mi appoggio col torace allo schienale del divano, le gambe larghe e attendo.
Le sue mani, grandi e delicate, calde e insinuanti. Mi accarezzano il fondoschiena, impastano i glutei, allargano il solco, espongono il fiorellino scuro del mio ano. Un bacio umido, tenero, proprio lì, sul buchino e la sua lingua che liscia, spinge, dilata, leggermente insinuante, le grinze del suo contorno. Un brivido dolce mi percorre la schiena, giù fino all’inguine, mentre avverto distintamente 4, 5 grosse gocce di olio che scivolano lente nel solco, a lubrificare l’apertura ancora chiusa. Il senso di vuoto nella pancia è allo spasimo.
Ecco! Avverto il suo dito che si insinua dentro al buchino del mio ano, dentro di me. Accolgo la sua invasione e un orgasmo finalmente esplode a cancellare la lunga attesa. Incurante il suo dito entra profondo dentro di me, sfrontato mi esplora, gira a saggiare ogni recondito recesso dell’ano.
Esce da me, lasciandomi delusa per la brevità di quella visita tanto attesa e così gratificante.
Ancora gocce d’olio e due dita unite riprendono il posto della prima: sono grosse, mi sento dilatare dalla insistenza della penetrazione.
Non c’è dolore, c’è un senso di riempimento parziale, di invasione.
Ora sono dentro di me, sono grandi, mi scavano, determinate e inesorabili, in profondità.
Ad occhi chiusi mi abbandono a quella sensazione di essere dolcemente dilatata e posseduta, al ritmo sempre più veloce che quell’invasione imprime dentro di me, in un va e vieni esaltante e profondo. Ondate successive di piacere si alternano nella pancia e nel basso ventre: ormai la mia passerina è tutta bagnata e anche le mie coscie sono umide.
Il piacere cresce vertiginoso e un secondo orgasmo, più intenso e coinvolgente mi stordisce. E’ dolce il contatto delle sue mani, pur nella decisione e nella profondità dell’esplorazione delle sue dita. Prosegue fino a che avverte che il mio piacere ha compiuto il suo dolce percorso, contribuisce con tenere carezze sul fondoschiena e sui globi che sta dilatando con sapiente forza.
Lentamente estrae le dita da me e la privazione che mi lasciano, quella sì è quasi dolorosa: le voglio ancora, so che voglio godere così ancora e ancora’, ma so che godrò ancora di più.
Ora mi abbraccia brevemente, saggia il mio seno restando dietro di me, gioca con i miei capezzoli diventati duri e ipersensibili, bacia le spalle. Le sue mani grandi e calde scivolano lungo il torace e i fianchi, mentre sobbalzo per i brividi di piacere che quella carezza eterna mi sta provocando. Giunge a carezzare le gambe, molli per l’intenso piacere appena provato, accarezza le cosce, prima all’esterno e poi risale all’interno su, su, fino a sfiorare la vagina che lo attende.
Un sospiro profondo e un fiotto di liquido piacere saluta la sua dolce mano che lieve mi dilata le grandi labbra. Ancora una volta mi abbandona in uno stadio di instabile abbandono, sul bordo di un altro atteso orgasmo.
Odo distintamente il rumore della zip dei suoi pantaloni che si apre, immagino il suo membro eretto tra le sue mani, l’olio che lo lubrifica e poi’.eccolo, appoggiato al mio ano che spinge appena, quasi solo appoggiato, ma evidente nelle sue intenzioni.
Un caldo bacio sul fondoschiena, proprio all’origine del solco che sento dilatare dalle sue mani ora forti e decise. La pressione si fa più evidente, impertinente, ostinata. Lo voglio. Mi rilasso come so di dover fare: ormai sono brava, so cosa fare per avere il supremo godimento che la sua asta dura e invadente saprà donarmi.
La sua testa supera lentamente ogni debole resistenza e il suo membro lubrificato scivola prepotente a fondo, dentro di me, ad invadere i miei visceri, a riempire totalmente tutto il vuoto che avvertivo. E’ splendida la sensazione di totale pienezza che provo, piena dal mio ano fino alla mia testa. Le sue mani forti mi tengono per i fianchi e guidano il ritmo delle sue invasioni, inizialmente lente e prolungate, ma ora via, via, più veloci. Anche lui si avvia al piacere finale, lo so!
Adesso mi accarezza tenero la testa, scioglie la coda e adagia con dolcezza i capelli lunghi e neri sulle spalle giù fino alla vita, mentre il suo membro dentro di me avanza allo spasimo e si ritrae con un ritmo in un’inesorabile invasione.
Avverto la vagina pulsare. So che adesso posso toccarmi, posso aggiungere altro piacere a questo intenso che provo. La mia mano faticosamente scende tra le gambe a accarezzare il clitoride esasperato, che subito mi regala spasmi di piacere profondi anche nella vagina.
Mi reggo in un equilibrio instabile, ma lui mi afferra entrambi i seni con forza, aiutandomi così a rialzarmi un poco col busto, ma penetrandomi così ancora più a fondo.
Il suo ritmo dentro di me è diventato frenetico, quasi brutale. Avverto con la mano, che convulsamente sfrega sul clitoride, il suoi testicoli che sbattono sulla passerina quando entra a fondo dentro la mia pancia, aiutato dal mio retrocedere alla sua ricerca.
Cavalloni successivi di piacere si accavallano portandomi ogni volta sempre più vicino all’esplosione, ma rinviando al successivo il compito di scatenare il piacere che non posso più aspettare. Quattro, cinque fiotti di lava bollente nella pancia, nei visceri scatenano il paradiso: mi scuoto convulsamente, un grido prolungato seguito da altri più flebili. Un piacere intenso esplode nel mio ventre diramandosi per tutto il corpo, fino all’ultima cellula del cervello, scatenando contrazioni convulse della vagina e dell’ano, mentre il suo membro espelle tutto il suo piacere.
Crolliamo disfatti sullo schienale del divano che ci ha sorretti per tutto l’amplesso, il suo viso dolcissimo, trasfigurato dal piacere, a fianco del mio. Finalmente lo bacio a lungo, con gratitudine, ricambiata.
‘Ti amo, bambina mia!’
‘Anch’io ti amo, papà!’

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