Skip to main content
Racconti erotici sull'Incesto

Olimpia

By 25 Marzo 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono un ragazzo che in campo amoroso non ha di che vantarsi se non che mi sparo seghe almeno tre volte al giorno. Conosco molte ragazze che volentieri giocherebbero con me a fare il medico e la paziente. Sono io che sono bloccato nei loro confronti. Non &egrave che sia timido ma &egrave che nessuna di loro riesce ad eccitarmi cosi come lo fa la donna dei miei sogni. Una donna che dire bella &egrave mettere Venere in ombra. Alta 1,75 cm, capelli neri lucidi, occhi blu, fronte ampia, bocca larga con labbra pronunciate e carnose, zigomi alti e sporgenti, viso leggermente ovale, mani con dita lunghe ed affusolate, gambe lunghe e ben tornite che si perdono in due favolose natiche che danno consistenza e forma ad un favoloso culo, un giro vita da far invidia a molte donne a cui aggiungo la più stupenda parte del suo corpo: il seno, descriverlo mi &egrave difficile. Basti dire che ha una circonferenza del sottoseno tra 78 e gli 81 cm ed una circonferenza del seno di quasi 101 cm. E’ una quarta taglia 36 C, ma quello che più li valorizza sono i due grossi (sembrano nocciole) e rosei capezzoli circondati da due areole colore caffellatte. Infine la cosa più meravigliosa che la natura abbia avuto l’accortezza di fornire nel corpo di una donna: la sorgente di vita: la vulva. Il fantastico luogo da dove sono uscito per far parte di questo mondo. Una apertura che si trova al centro dell’inguine di questo meraviglioso corpo che &egrave coperta, a mo’ di protezione, da una folta foresta di ricci peli neri. Sto parlando di una donna di 34 anni che non ha eguali su questa terra. Una donna che, da quando l’ho vista nuda per la prima volta nella nostra casa al mare, &egrave diventata il mio incubo erotico, Olimpia &egrave il suo nome ed &egrave mia madre. Si, sono innamorato di mia madre nel senso erotico del termine. Lo so che il mio &egrave un amore assurdo; che sono un immorale al solo pensarlo. Sono oramai già diversi anni che sogno di giacere con mia madre; di essere ospitato fra le sue bianche cosce; di accoppiarmi con lei. Chiavarla &egrave diventato il mio unico pensiero. Riuscire a mettere il mio pene nel suo ventre sarebbe l’appagamento di un desiderio che dura da tutta una vita. Devo trovare il modo e le parole per palesarle il mio amore. Purtroppo in casa non siamo soli. Ho una sorella: Carla che, diversamente da me, &egrave una libertina. Fisicamente somiglia a Olimpia, anche se non &egrave bella come lei. &egrave di due anni più grande di me e so per certo che ha avuto già le sue storie d’amore. Non &egrave più vergine già da un po di tempo. Lo so perché un giorno sentii mia madre raccomandarle di farsi visitare dalla sua ginecologa con lo scopo di farsi prescrivere la pillola in modo da essere protetta da eventuali inconvenienti.
Poi c’&egrave mio padre: il mio rivale. L’uomo che entra nel letto di mia madre e la monta come un cane monta la sua cagna. Nutro per lui un odio viscerale. Vorrei farlo sparire per sostituirmi a lui nel letto di Olimpia. Ci deve pur essere un modo per far si che il mio sogno diventi realtà. &egrave scritto che se le cose debbano accadere non c’&egrave ma che tenga accadranno. Un ruolo decisivo nella concretizzazione del mio desiderio lo gioca mia sorella. Una notte, sto in camera mia a guardarmi per l’ennesima volta le foto di mia madre che in diverse occasioni sono riuscito a ritrarre. Molte di queste foto sono provocanti ed alcune, non molte, la ritraggono nuda, sono quelle che guardo più frequentemente. Ho dimenticato di chiudere la porta a chiave. Intento a guardare le foto di mamma non mi accorgo che una presenza &egrave entrata in camera e si &egrave piazzata alle mie spalle. Continuo a guardare le foto. Intanto ho tirato fuori il cazzo dal pigiama e dato inizio ad una galattica masturbazione. Nel mentre sono intento a spugnettarmi sento due mani poggiarsi sulle mie spalle ed una voce che mi fa:
‘Tanto la desideri.’
Scatto in piedi e mi giro. Mia sorella mi &egrave davanti. Diventato di sasso ed arrossisco.
‘Ora capisco perché non hai una ragazza nonostante tu abbia molte corteggiatrici che ti sbavano dietro. Tu vuoi scoparti nostra madre. Ti capisco. Olimpia &egrave una bellissima donna e qualsiasi uomo la porterebbe a letto, anche un figlio commetterebbe il più grande peccato della sua vita pur di chiavarsi una donna come nostra madre. Lascia fare a me, ti aiuterò ad entrare nel letto di mamma. Ora torna a sederti. Questa sera sarò io a darti sollievo.’
Come un automa mi risiedo. Carla si piega sulle ginocchia e poggia le mani sulle mie cosce. I suoi occhi sono pieni di libidine e sono puntati sul mio pene.
‘Non credevo di avere un fratellino che fra le cosce ha un affare di tutto rispetto. Tu faresti la felicità della più vogliosa delle donne. Credo proprio che nostra madre un affare di queste dimensioni non l’abbia mai ne visto ne assaggiato.’
Una sua mano si muove e va a porsi a cucchiaio sotto i miei testicoli. L’altra mano, invece, va ad impugnare il mio cazzo come fosse uno scettro.
‘Caro fratellino, ti farò un servizietto che ricorderai finché campi.’
Alza il viso e punta i suoi occhi nei miei e senza distogliere lo sguardo avvicina le labbra al mio cazzo e vi schiocca un rumoroso bacio sul mio grosso glande. Un brivido mi percorre la spina dorsale ed un gemito mi esce dalla gola. Carla continua a baciarmi il cazzo alternando i baci a lunghe e veloci lappate. Vedo la sua lingua pennellare il mio cazzo come stesse disegnando un opera d’arte. Di colpo spalanca le fauci e avvolge il cazzo con le sue morbide labbra facendolo sparire nel suo cavo orale. &egrave troppo. Le mie mani si muovono e vanno a posarsi sulla sua testa che blocco in una forte stretta e senza preavviso vengo. Il mio cazzo riversa nella bocca di mia sorella un quantità di sperma che Carla fa fatica ad ingoiare. Però non ne perde neppure una goccia. Quando l’ultima bordata di sperma si &egrave consumata nella calda bocca di mia sorella e quando gli ultimi residui vengono leccati dalla sua lingua Carla si rimette in piedi e mi accarezza il viso.
‘Da quello che vedo &egrave la prima volta che stai con una donna. Non darti cruccio, prima che nostra madre ti ospiti nel suo letto ti insegnerò come resistere.’
Solo in quel momento riesco a parlare.
‘Sei cosciente di quello che hai fatto? Perché lo hai fatto? E perché dici che mamma mi accoglierà nel suo letto? Dici che mi aiuterai a possederla? Come farai? Non giocare con i miei sentimenti. Io amo Olimpia.’
Mia sorella si china a baciarmi sulla bocca.
‘Che tu voglia chiavarti nostra madre l’ho capito poco fa. Guardavi le foto di mamma senza accorgerti di quello che accadeva intorno a te. Il perché ti ho fatto un pompino &egrave presto detto. Hai un cazzo che non ho mai visto e, anche se sei mio fratello, dovevo assaggiarlo e non sarà l’ultima volta. Ti ho detto che sarò la tua maestra. Vedrai quando avrò finito con te sarai un amante perfetto e quando entrerai nel letto di mamma e la chiaverai Olimpia non ti lascerà più uscire dal suo letto.’
‘Sei cosciente che il nostro &egrave un atto immorale e che, quando e se accadrà, il rapporto che avrò con mamma sarà un rapporto incestuoso.’
‘Certo che lo so. Ma noi, oltre che essere fratello e sorella siamo anche esseri umani e non ci vedo niente di strano se ci amiamo. Meglio appagare i nostri istinti bestiali in famiglia piuttosto che con estranei. Non si mai chi ti può capitare nel letto. Non vedo cosa ci sia di immorale nel fatto che tu ti chiaverai nostra madre.’
‘Credi che mamma si concederà a suo figlio? e se accadrà come la mettiamo con nostro padre? se lo verrà a sapere ci ammazzerà.’
‘Non fasciarti la testa prima di rompertela. Quando sarà il momento ci penseremo.’
‘A te cosa ne viene? Insomma cosa ci guadagni?’
‘Devi sapere che non sei il solo ad essere innamorato di Olimpia, anche a me nostra madre piace ed anch’io desidero amarla. Voglio scoparla.’
‘Sei lesbica?’
‘No. il cazzo mi piace e poco fa te ne ho dato una dimostrazione. Il fatto &egrave che nostra madre mi &egrave entrata nel sangue e che come te non faccio altro che pensare a lei. La differenza fra me e te &egrave che lei sa che io la voglio. L’ha capito. Anch’io le piaccio. Quando prima ci incontreremo e sono sicura che salteremo il fosso. Sarà anche il momento in cui le parlerò di te e del tuo desiderio.’
‘Farai questo per me?’
‘Farò questo per la felicità di mamma, per la mia e per la tua. In attesa io te saremo amanti. Ogni sera verrò da te e daremo sfogo ai nostri istinti animaleschi.’ Della storia con mia sorella Carla ne parlerò un’altra volta. Ora mi preme parlare di quanto accadde con mia madre.
Da quella sera trascorsero diversi mesi. Io e mia sorella ci incontravamo, di notte, almeno 2 volte a settimana, nella mia camera e ci sollazzavamo fino a sfinirci. Carla si dimostrò essere un’amante straordinaria ed una maestra insuperabile. Mi insegnò tutti i trucchi per dare piacere ad una donna e, cosa molto più importante, mi insegnò a gestire il mio corpo, a controllare il mio piacere e farlo esplodere solo nel momento in cui ce ne fosse stato bisogno. Diceva che sapermi controllare mi sarebbe servito nel momento in cui avrei giaciuto con Olimpia. Una serie di segnali mi dicevano che il grande momento stava arrivando. Mia madre aveva cambiato atteggiamento nei miei confronti. Quando i nostri occhi si incrociavano leggevo nei suoi il desiderio; in casa il suo abbigliamento era diventato più provocante; quando andava in bagno lasciava sempre la porta semiaperta permettendomi di spiarla anche nei suoi momenti più intimi come, ad esempio, farsi vedere seduta sul bidet e lavarsi la ‘patata’ oppure lasciare aperta la porta-vetro della doccia in modo che potessi guardarla mentre faceva scorrere l’acqua sul suo splendido corpo nudo. Di tutto questo ne parlai con mia sorella la quale mi rispose che mamma era pronta a ricevermi nel suo letto e che aspettava solo il momento propizio. Arguii che il suo proposito di scoparsi nostra madre era andato a buon fine. Glielo chiesi. Mi guardò con un largo sorriso dipinto sul viso.
‘Lo sai che non &egrave bene chiedere ad una donna delle sue relazioni specialmente se si tratta della propria madre? Comunque ti basti sapere che nostra madre a letto &egrave un vero uragano. Non ti dico altro.’
Il momento atteso da anni arrivò inaspettato. Mio padre, non si sa bene per quale motivo fu mandato in missione all’estero. Doveva restare lontano da casa per un intero mese. Era di venerdì quando ci diede la notizia ed aggiunse che sarebbe partito il sabato pomeriggio in modo che la domenica avrebbe sistemato le sue cose nell’alloggio a lui riservato ed il lunedì era pronto a prendere ad iniziare il lavoro affidatogli. Olimpia e Carla si guardarono ed insieme puntarono i loro occhi su di me. Per tutta la serata in casa vi era un’euforia. Le due erano frenetiche e sprizzavano libidine da tutti i pori della pelle. Il sabato mattina mamma accompagnò il marito all’aeroporto. Durante la sua assenza Carla mi disse che quello era il mio momento; che non dovevo avere fretta; che dovevo lasciare a mamma la prima mossa. Olimpia fa ritorno a casa. Si avvicina a Carla l’abbraccia e le da un bacio sulle labbra.
‘Glielo hai detto?’
‘Gli ho solo detto che il momento &egrave giunto. Spero non ti dispiaccia.’
‘Hai fatto bene anche se avrei preferito offrirmi senza dirgli niente.’
Olimpia lascia mia sorella e viene verso di me.
‘Tuo padre &egrave partito e starà via un mese intero. In casa siamo rimasti in tre: due donne ed un uomo. Dovrai proteggerci. Sarà tuo compito prenderti cura di tua sorella e di tua madre. Io ho bisogno che tu mi stia possibilmente sempre vicino e per meglio eseguire il tuo dovere da questa sera verrai a dormire nella mia camera ed occuperai, nel mio letto, il posto di tuo padre.’
Non riuscivo a credere a quello che mamma mi sta dicendo.
‘E quando papà tornerà cosa accadrà? Se verrò a dormire insieme a te Carla dovrà dormire da sola. Come farò a prendermi cura di lei?’
‘Non pensare a tuo padre; quando tornerà vedremo il da farsi. &egrave inutile dirti che tuo padre non dovrà mai sapere che tu hai dormito nel mio letto. In quanto a tua sorella quando ne sentirà il bisogno potrà sempre venire a cercarti nella nostra camera. Un ultima cosa. Ogni sera prima di venire a letto fatti sempre una doccia. Non mi piace dormire con al fianco un uomo che puzza di sudore. Credo di averti detto tutto.’
Finito che ebbe di parlare si avvicina e mi abbraccia.
‘Baciami.’
Avvicino il mio viso al suo e le do un fugace bacio sulla guancia. Lei mi guarda ed aggrotta la fronte.
‘Eh, no, cosi non va bene. Ho detto baciami e non dammi un bacio.’
Mi attira a se ed incolla la sua bocca sulla mia; le sue labbra si dischiudono e la sua lingua guizza in fuori si insinua fra le mie labbra e penetra nella mia bocca dove incontra la mia lingua pronta ad accogliere la sua. Un dolce duello ha inizio. Le nostre lingue si avviluppano come serpenti in amore. Io succhio la sua e lei la mia. Continuiamo fino a che la riserva d’aria nei nostri polmoni si esaurisce. I nostri visi si allontanano. Mamma ha il fiatone. Si riprende. Mi guarda negli occhi.
‘Erano anni che un uomo non mi baciava con tanto amore e con tanto desiderio. Credo proprio che noi due ci divertiremo. Sì, sono sicura che non mi pentirò di accoglierti nel mio letto.’
‘Questo vale anche se sono tuo figlio?’
‘Soprattutto perché sei mio foglio.’
In quella si sente la voce di mia sorella.
‘Ehi, piccioncini, non potete aspettare questa sera per continuare a farvi effusioni. Non vi sembra essere scorretti coccolarvi in mia presenza. Avete dimenticato che sono una donna e che anch’io ho sangue che mi scorre nelle vene?’
‘Tua sorella ha ragione, vi lascio soli, vado a preparare la cena. Tenuto conto di quello che ci aspetta preparerò un pranzetto leggero ma molto sostanzioso. Sai la notte &egrave lunga e non voglio che tu ti addormenti.’
Olimpia si allontana in direzione della cucina. Carla si alza e mi raggiunge. Allunga la mano e mi artiglia la patta. Stringe.
‘Fra poco scoppi. L’hai sentita? Ti aspetta una dura battaglia. Lei ha fame del tuo inquilino. Questa sera, prima di raggiungerla, passa da me, ti darò qualcosa che ti metterà nelle condizioni di tenerle testa. Poi vi lascerò soli. Andrò a stare da una mia amica e ci resterò fino a quando non tornerà nostro padre. Ti ho già detto che Olimpia, a letto, &egrave un uragano. Non lasciare a lei l’iniziativa altrimenti ti distruggerà nel giro di un paio d’ore. Metti a frutto quello che ti ho insegnato e la domerai. Ti chiamerò in mattinata per sapere come &egrave andata, mi auguro che mi darai buone notizie.’
La cena &egrave pronta. Ci sediamo a tavola e ci serviamo. Io mi trovo seduto fra loro due. Fra un boccone ed il successivo avverto due mani che si sono posate sulle mie cosce. Una &egrave la mano di Olimpia l’altra &egrave quella di Carla. Mi irrigidisco. Le due mani accarezzandomi le cosce salgono fino a raggiungere l’inguine. Insieme si posano sulla mia patta dove, sotto la stoffa, il mio cazzo ha raggiunto la massima espansione. Lo stringono e nel farlo le loro mani si incontrano. Entrambe si guardano negli occhi; scoppiano a ridere. E’ Carla a parlare per prima.
‘Scusami, mamma, ma non ho saputo resistere. Volevo sentirlo ancora una volta prima di lasciartelo.’
‘Ti capisco. Sei scusata. Ti piacerebbe succhiarglielo ancora una volta?’
‘Mi stai invitando a fargli un pompino? &egrave meglio di no altrimenti te lo spompo. Un bacino però voglio darglielo.’
‘Accomodati; dagli anche una leccatina.’
Carla scosta la sedia e scivola sotto al tavolo; si piazza fra le mie gambe e mi apre la patta; infila le mani nello slip ed aggancia il cazzo. Avvicina la bocca, poggia le labbra al glande e lo bacia. Lo schiocco lo sente anche Olimpia che ha puntato i suoi occhi nei miei per studiare la mia reazione. Resto impassibile, ma quando mia sorella tira fuori la lingua e comincia a leccarmelo non riesco a trattenere un lamento di piacere.
‘Te lo sta leccando?’
Chiudo gli occhi e faccio un cenno di assenso con la testa.
‘Carla ha una sua tecnica tutta particolare nell’uso della lingua. &egrave bravissima. Io però sono molto più brava di lei. Quando saremo soli te ne darò prova.’
Intanto Carla ha smesso di leccarmelo ed &egrave uscita da sotto al tavolo.
‘Fratellino, il tuo sapore &egrave squisito.’
Poi si avvicina a mamma.
‘Mamma, io stasera vado a stare da una mia amica. Vi lascerò soli. Non voglio che la mia presenza vi condizioni. Avete molte cose da dirvi e anni da recuperare.’
Si china in avanti e le da un bacio sulla bocca.
‘Mi raccomando; non distruggerlo.’
Mamma risponde al bacio tirando fuori la lingua e infilandogliela in bocca. Carla risponde succhiandogliela per alcuni secondi poi di colpo si stacca e scappa verso la sua stanza. Una domanda mi viene spontanea.
‘Mamma, tua figlia ti piace molto?’
‘Moltissimo. Tua sorella &egrave una donna straordinaria oltre che bella. Mi ha fatto scoprire l’amore lesbico di cui sono diventata una cultrice e mi ha aiutato ad abbattere le barriere psicologiche che mi impedivano di vedere il mio amore per te. E quando parlo di amore non mi riferisco a quello che sente una madre verso suo figlio.’
La incalzo.
‘A quale amore ti riferisci?’
‘Te ne ho dato un assaggio quanto mi hai baciato e ti ho detto che da stasera e per tutta la durata dell’assenza di mio marito devi venire nel mio letto ed occupare fra le mie cosce il posto di tuo padre.’
‘Mamma, mi stai dicendo che vuoi che tuo figlio ti chiavi?’
‘Non te lo sto dicendo. Lo desidero come lo desideri tu? Da quando sogni di mettere il tuo cazzo nel mio ventre? Tua sorella mi ha detto che ti masturbi guardando mie foto diverse delle quali mi ritraggono nuda. Quando me le hai fatte? Me le farai vedere?’
‘Si, se vuoi, te le farò vedere. Vuoi sapere da quando ti desidero. &egrave da quando ho incominciato a masturbarmi. Credo di aver avuto 13 anni. E tu mi hai sempre visto come un figlio? hai mai pensato a me come uomo? di portarmi a letto? insomma hai mai pensato di farti chiavare da tuo figlio?’
‘Non so dirtelo. Forse inconsciamente l’ho desiderato; spesso ho sognato che un ragazzo mi possedeva; non riuscivo a vedere il suo volto eppure sapevo di conoscerlo; ora so, grazie a tua sorella, che eri tu. Quando l’ho capito mi sono data della cretina. Avevo a portata di mano, in casa, un possibile amante e non lo vedevo. Quanti anni abbiamo perso. Ma ci rifaremo.’
‘Per quanto mi riguarda gli anni persi credo che siano 5. Dimmi, quando tornerà mio padre come faremo? Io non credo che riuscirò a stare senza poterti amare.’
‘Anche a me non mi va di restare all’asciutto. Ci ho pensato. &egrave la soluzione &egrave semplice. Ricordati che anche tua sorella ti vuole nel suo letto. Di notte ci sarà lei a soddisfare le tue voglie e di giorno, quando tuo padre uscirà per andare al lavoro avremo la casa a nostra disposizione ed io sarò sempre pronta a ricevere il tuo gladio nella mia pancia.’
‘Il detto che le donne ne sanno una più del diavolo risponde al vero. Tu e Carla ne siete la prova. Che ne diresti di andare a letto ed aprire le danze. Ho un cazzo che sta sul punto di scoppiare. Mamma non ce la faccio più.’
‘Monellaccio. Prima mi avvio io, faccio una doccia e vado ad aspettarti a letto. Dopo tocca a te; ti fai anche tu la doccia e mi raggiungerai.’
Sparisce dalla mia vista facendo ondeggiare il suo fondo schiena. Approfitto della sua assenza e raggiungo mia sorella; la trovo già pronta a partire.
‘Ti stavo aspettando. Ecco, tieni. Sono pillole. Prendine una ogni volta che vai a letto con nostra madre. Ti aiuteranno a reggere il suo ritmo. Non fanno male. Però se credi di poter fare senza &egrave meglio. Ciao fratellino. Pensami. Mi sarebbe tanto piaciuto vederti mentre le sbattevi in pancia la tua mazza. Avremo tempo per vederti all’opera.’
Ci abbracciamo e ci baciamo come due amanti che si danno un arrivederci a presto. Esce di casa. la rivedrò fra un mese. Intanto prepariamoci al tanto desiderato incontro.
Mi avvio in direzione del bagno, la porta &egrave semichiusa, si sente lo scrosciare dell’acqua. Apro la porta e guardo. La cabina doccia &egrave aperta. Dentro c’&egrave un corpo nudo di donna. E’ Olimpia. L’acqua scivola sulle prosperose forme formando dei rivoli che si insinuano in tutte le pieghe del marmoreo corpo. Vedo le sue mani insaponate scorrere sulla sua bianca pelle, accarezzare i suoi grossi globi, strofinare le dita sui capezzoli, infilare la mano fra le lunghe e splendide cosce ed insaponare la nera foresta di ricci ed ispidi peli.. Dio com’&egrave bella. Sono incantato a vedere tanta bellezza Trattengo il respiro. Il mio alieno si &egrave eretto fino a farmi male. Non voglio che si accorga della mia presenza. Lei continua a lavarsi. Di colpo l’acqua smette di scorrere. La doccia si &egrave conclusa.
‘Sei qui, ti &egrave piaciuto lo spettacolo? Mi hai spiato? Non hai saputo attendere? Passami l’accappatoio.’
Come un automa e senza distogliere gli occhi da quella meraviglia allungo la mano verso l’accappatoio, lo stacco dal gancio e glielo porgo. Lei lo indossa e viene verso di me; mi abbraccia e mi da un lieve bacio bocca. Una sua mano si insinua fra i nostri corpi, la poggia sulla patta e mi artiglia il cazzo.
‘Tocca a te. Mi raccomando lavati bene. In particolare pulisci accuratamente il tuo gladio. Ricordati che dovrai metterlo nel mio ventre ed io non voglio che la mia pancia dia ricovero ad un attrezzo poco pulito. Su, spogliati ed entra in doccia. Poi mi raggiungi in camera. Mi troverai ad aspettarti. Sono impaziente di cavalcarti.’
Mi libera dal suo abbraccio. Per diversi minuti resto fermo. Non un muscolo del mio corpo si muove. Di nuovo la sua voce.
‘Smetti di sognare. Pensa che i tuoi sogni stanno per diventare pura realtà. Fra poco avrai la fortuna di stringere fra le tue braccia il corpo della donna dei tuoi immorali sogni incestuosi: tua madre.’
Ancheggiando in modo pauroso per i miei ormoni, si dirige verso la sua camera sparendo dalla mia vista. In un baleno mi spoglio e mi infilo nella doccia. Per lavarmi uso il guanto di crine. Me lo strofino su tutto il corpo provocandomi l’arrossamento della pelle. Anche il mio cazzo non viene risparmiato. Quando finisco esco dalla doccia e mi guardo allo specchio. Sono rosso come un peperone. Il mio sguardo si sposta sul mio inquilino. &egrave di un rosso intenso. L’ho troppo sfregato con il guanto di crine. Dopo essermi asciugato mi dirigo, nudo. verso la camera di Olimpia. Entro. Mamma &egrave distesa sul letto ed un lenzuolo copre la copre. &egrave su di un fianco e mi da le spalle. Capisco che &egrave nuda. Mi avvicino al letto. Lei avverte la mia presenza.
‘Eri talmente sporco? &egrave un’ora che sto aspettandoti.’
Fa l’atto di girarsi.
‘Non girarti, resta così. Non voglio che mi guardi.’
‘Timidone. Va bene, non ti guarderò. Sei nudo? Vieni, entra nel letto e abbracciami.’
Solleva il lenzuolo ed una celestiale visione mi appare. Tutto il suo lato posteriore &egrave alla portata dei miei occhi ivi incluso il suo armonioso culo a mandolino. Veloce mi infilo nel letto e mi posiziono dietro di lei. Prima di abbracciarla porto una mano su una sua natica e cerco di distanziarla dall’altra. Con l’altra mano afferro il mio cazzo e cerco di posizionarlo al meglio fra le sue bianche natiche. Lei capisce il mio intento. Per favorirmi solleva una coscia. Il cazzo si trova così ben incastrato fra le sue bianche natiche con il glande che preme contro la sua polposa vulva. La sento miagolare. Passo un braccio sotto al suo corpo e vado incontro all’altro braccio che l’ha circondato il torace. Le mie mani si incontrano sulla sua pancia. Lei le prende con le sue e le accompagna sul suo seno. Ha due grosse zizze che le mie mani non riescono a contenere. Sono morbide ma anche sode. Non avrei mai creduto che le avesse cosi sode.
‘Stringimi forte a te e strizzami le mammelle.’
La stringo contro il mio torace e comprimo le dita delle mie mani sulle sue grosse tette. Le strizzo con forza. Avverto la spinta dei capezzoli contro il centro del palmo delle mie mani. Sono due bulloni.
‘Allora? Da quanto &egrave che sogni di giacere con tua madre? il tuo sogno si &egrave finalmente concretizzato? Ti piace stringere fra le tue braccia il corpo di tua madre? Se avessi saputo che mi desideravi, che volevi accoppiarti con me forse non avremmo perso tutto questo tempo. Perché non me lo hai mai detto? Dimmi, mi ami? Sei innamorato di me?’
Dio quante domande. Devo fare attenzione a come rispondo. Non vorrei offenderla.
‘Mamma, tu sei stata, fino ad ieri sera, la figura femminile che più mi ha ossessionato. Sei stata il fantasma ricorrente dei miei sogni proibiti. Io ti desidero da quando ho cominciato ad avere le mie prime polluzioni notturne, poi con la maturità sessuale la cosa si &egrave aggravata. Quando mi masturbavo eri tu che ti materializzavi nella mia mente. Il desiderio di possederti cresceva con i miei anni. Mi chiedi se ti amo. Non lo so. Non so cosa significa amare. So solo che ti desidero. Se poi desiderio e amore sono la stessa cosa allora ti amo. Perché non te l’ho mai detto? Sono tuo figlio. Credi che sia facile dire alla propria mamma che suo figlio vuole accoppiarsi con lei. Se l’avessi fatto mi avresti ammazzato. E poi fra noi due c’era tuo marito. Cosa sarebbe successo se mio padre avesse avuto sentore che io anelavo ad entrare nel tuo letto? No, mamma credo di aver fatto bene a non manifestare il mio desiderio di averti. Oggi hai detto che anche tu hai sognato di giacere con un ragazzo che, dopo, quando Carla ti ha parlato di me e del mio desiderio di giacere fra le tue cosce, hai capito che quel ragazzo ero io. Anche tu hai avuto le tue remore. Anche a te spaventava farti possedere da tuo figlio. La morale ti ha bloccata. Il perbenismo ti ha frustrata. Tu desideravi che il frutto nato dal tuo ventre ritornasse ad albergare nella tua pancia. Tu volevi farti chiavare da me e non avevi il coraggio di ammetterlo.’
Sento il suo corpo fremere.
‘&egrave vero. Quello che ho raccontato a tua sorella &egrave solo una parte della verità. Capii subito che il ragazzo che sognavo eri tu. Non riuscivo a capacitarmi di desiderarti. Eri un ragazzino ed eri mio figlio. Cominciai a nutrire per te un insano sentimento. La cosa mi turbò profondamente, ma non per questo smisi di desiderarti. Cominciai a guardarti con occhi di donna desiderosa di farsi possedere. Scoprii cosi che anche tu mi volevi. Sapessi la gioia che provai.’
‘Come lo scopristi?’
‘Fu un giorno che tu non c’eri. Eri a scuola. Andai in camera tua e trovai che avevi lasciato il computer in funzione. Mi sedetti e cominciai a navigare nel contenuto. Lo facevo senza nessun preciso motivo. Poi una cartella attirò la mia attenzione. Aveva uno strano nome. Era il mio nome scritto al contrario. L’aprii e quale fu la sorpresa? Una mia foto con le tette al vento occupò l’intero schermo. Andai avanti. Altre foto sempre di natura osé. Addirittura una mi ritrae con le gambe allargate e la vulva in bella mostra. Quando me l’hai fatta? Poi cominciarono ad essere visualizzati fogli di scritti. Tutti parlavano di me. Erano frutto delle tue fantasie. Mi hai descritta nei minimi particolari. Non solo. In ognuno di essi hai anche raccontato del tuo desiderio di accoppiarti con tua madre descrivendo anche le posizioni che preferivi. Ecco come l’ho scoperto.’
‘Te lo sei tenuto dentro per tutto questo tempo? Non mi hai mai fatto capire che volevi che io entrassi nel tuo letto per farti chiavare.’
‘Dio, che dolce suono ha questa parola.’
‘Quale parola?’
‘Chiavare. Tu sei qui perché vuoi chiavarmi, vero? Dillo.’
‘Mamma, ti voglio chiavare.’
‘Come mi piace sentirtelo dire. Fallo. Chiavami.’
Si libera dal mio abbraccio e tenta di girarsi.
‘No, mamma. &egrave da dietro che voglio prenderti.’
‘Da dietro? Hai intenzione di sodomizzarmi? Non ti azzardare. Se solo ci tenti te lo taglio.’
‘Stai tranquilla. Non ti inculerò anche se mi piacerebbe farlo. Ci pensi: il figlio che sfonda il culo alla propria mammina. Sai che storia ne verrebbe fuori.’
‘Veramente ti piacerebbe mettermelo nel culo?’
‘Bhe! Si. Sai incularsi la propria donna &egrave il desiderio di quasi tutti gli uomini. Se poi questa donna &egrave la propria madre il farlo sarebbe più esilarante. Pensaci. Ora mettiti alla ‘pecorina’ che tuo figlio ha intenzione di farti galoppare fino a sfiancarti.’
Si mette carponi con le cosce ben dilatate e con le spalle appoggiate sul letto. Si vede il roseo sfintere e lo spacco che divide in due le grandi labbra della suo polposa vulva. Il tutto quasi nascosto da una rigogliosa foresta di peli neri. Mia madre &egrave una ‘pelosona’; i peli le coprono parte del ventre e si allargano fino a coprirle il buco del culo. Vederla in quella posizione mi fa ballare gli ormoni. Mi metto in piedi e mi posiziono dietro di lei, mi piego sulle ginocchia e poggio il glande fra le grandi labbra della vulva. Spingo. Olimpia miagola. Il glande, aiutato dalla mia spinta, si apre la strada verso l’interno del favoloso corpo di mamma. La vagina incomincia a secernere fluidi che favoriscono la penetrazione del mio cazzo nel ventre di mia madre. Dei lunghi e forti nitriti mi dicono che Olimpia &egrave in preda ad un raptus di libidine.
‘Sìììììììììì; ihihihih; quanto ho desiderato questo momento. Cosìììììì. Spingi più forte, spaccami l’utero, sventrami, violentami.’
Olimpia sembra un’invasata. Si dimena venendo col bacino incontro al mio cazzo e facendo ondeggiare le grosse zizze come fossero due campane. La penetrazione giunge al termine. La corona di peli che sta alla base del mio cazzo si incontra con la rigogliosa foresta di peli che orna la sua vulva intrecciandosi e fondendosi in un unico abbraccio. Smetto di spingere e stendo il mio corpo sulla sua schiena. Le circondo il torace con le braccia ed ancoro le mie mani alle sue mammelle. Le stringo e le strizzo. Porto il mio viso dietro la sua nuca e le blocco la testa con i denti con un morso sul collo. La preda più ambita dei miei perversi pensieri &egrave finalmente mia. Sto chiavando mia madre.
‘Non fermarti. Continua a pompare il tuo cazzo nella mia pancia. Ho un fuoco che mi divora le viscere e tu hai lo strumento adatto per spegnerlo. Fai funzionare il tuo idrante e innaffiami l’utero.’
L’accontento. Metto in pratica gli insegnamenti avuti da mia sorella. Pur avendo una pazzesca voglia di scaricare nel ventre materno tutto il mio piacere, riesco a controllarmi. Carla mi ha detto che mamma, a letto, &egrave un uragano. Io devo essere capace di imbrigliarlo e di portarlo ad esaurimento. Devo riuscirci. Olimpia non deve restare delusa dalle prestazioni sessuali di suo figlio. Se così fosse non diventerei mai il suo amante. Tutto dipende da questa nostra prima volta. Mi impongo un ritmo che so che la manda in estasi ma che contemporaneamente non inficia la mia prestazione. Le stantuffo il cazzo nella pancia con lentezza. Ogni tanto fermo il dentro-fuori senza però interrompere il pastrugnamento delle sue mammelle accompagnandolo con lo strizzare dei grossi capezzoli. Glieli torturo con le dita strappandole grida di dolore miste a ululati di piacere. Sposto una mano e la porto fra le sue cosce. Vado in cerca del clitoride. Non &egrave difficile trovarlo. &egrave uscito fuori dal cappuccio e si &egrave steso per circa 5 cm, &egrave bello lungo. Lo artiglio con le dita e lo tratto come fosse un cazzo. Gli faccio una sega. Mamma lancia un grido e viene. Il suo corpo &egrave scosso da un fremito. I suoi umori rendono più vischioso il canale vaginale in cui il mio cazzo scorre con più facilità. Riprendo a stantuffarle il cazzo nel ventre. Dopo un tempo che sembra eterno un nuovo orgasmo esplode manifestandosi con un irrigidimento del meraviglioso corpo.
‘Dio, cosa mi stai facendo. Mi sento impazzire. Mai sono stata posseduta in questo modo. Nemmeno tuo padre &egrave stato cosi valente. Ho fatto bene a concedermi a te. Continua. Fammi esplodere.’
Un primo traguardo &egrave stato raggiunto. Mia madre &egrave contenta della mia prestazione. Non mi resta che portarla al soddisfacimento completo. Devo farla squirtare e per riuscirci devo insistere nella manipolazione del suo clitoride. Le mie dita sono ben artigliate intorno al piccolo organo. Lo strizzo e lo sgrilletto. Olimpia lancia continui e lunghi ululati. Il mio ritmo, anche se ho una voglia matta di riempirle la pancia con il mio liquido seminale, non cambia. Continuo a stantuffarle il cazzo nel caldo ventre con la stessa frequenza di come ho cominciato alternando il pompaggio con soste non lunghe ma nemmeno brevi. Poi, senza nessuna segnale premonitore, un liquido vischioso le esce dall’uretra e mi innaffia la mano che tengo fra le sue cosce. Mamma sta squirtando. Solo in quel momento la sento nitrire e lanciare urla di piacere. Ci sono riuscito. &egrave il momento che attendevo. Il ritmo cambia. Aumento l’andatura del mio dentro fuori. Pochi ma ben assestati colpi e dai miei testicoli sento salire nel condotto uretrale il fluido che contribuisce a creare la vita. Come un vulcano il mio cazzo erutta dense e copiose bordate di denso e caldo sperma che, come lava incandescente, si riversano nell’accogliente ventre materno andando ad infrangersi contro il suo utero e unendosi ai suoi umori vaginali creando cosi un lago che avvolge il mio cazzo in un caldo ed umido abbraccio. Quando l’espulsione dello sperma giunge a compimento mi accorgo che mamma &egrave svenuta. Non riesco a crederlo. Ho chiavato mia madre e, non solo l’ho fatta squirtare, ma &egrave pure svenuta. Quando lo saprà, Carla creperà d’invidia. Resto abbracciato ad Olimpia senza però sfilarle il cazzo, che non accenna a perdere la sua durezza, dalla pancia. Come un animale sono di nuovo pronto a lanciarmi in un’altra galoppata e solo la perdita dei sensi di mia madre mi trattiene dal farlo. Quando la chiavo voglio che lei mi guardi; deve essere cosciente che &egrave il cazzo di suo figlio a riempirle la pancia. Aspettando che si riprenda vado con la mente ai ricordi di quando ho cominciato a desiderarla come donna; di quando per la prima volta la vidi, completamente nuda, distesa nel giardino della nostra villa al mare a prendere il sole. Vedere quel corpo esposto ai raggi solari mandò in ebollizione i miei ormoni. Il mio cazzo si impennò. Davanti ai miei occhi non c’era mia madre, ma una bellissima donna. Immortalai quella visione fotografandola con la fotocamera del mio telefonino. Le feci una infinità di foto. Ogni volta che si muoveva o cambiava posizione la ritraevo. Da allora non persi occasione per immortalare, con la fotocamera, la sua immagine e scaricarne i risultati sul mio PC. Quello che però diede la spinta alla mia montante perversione fu quando la ritrassi a gambe larghe che si accarezzava la ‘bernarda’. Eravamo a casa nostra in città, rientrai dalla scuola e mi diressi verso la mia stanza; dovevo obbligatoriamente passare davanti alla camera dei miei genitori. La porta non era completamente chiusa; dall’interno mi giungevano dei fievoli miagolii; mi avvicinai e lanciai uno sguardo verso l’interno e vidi una scena che mi mando in frantumi il cervello. Mia madre stava, nuda, sul letto, aveva le spalle appoggiate alla spalliera di legno, con una mano si pastrugnava una mammella. La cosa più eccitante era vederla con le cosce allargate a 180′ e il roseo della sua vulva fare capolino dal folto della foresta di peli che la circondavano mentre le dita dell’altra mano sono impegnate ad accarezzarsi le parti della figa libere da peli. Mamma si stava masturbando. Era una occasione da non perdere. Tirai fuori la fotocamera e ripresi la scena. Questa volta misi in funzione la cinepresa ivi incluso l’audio. Ne venne fuori una clip che spesso ho usato per masturbarmi. Da quel giorno non vidi più Olimpia come la donna che mi aveva generato; non era più mia madre. Era invece la donna che desideravo possedere; era la donna con la quale sognavo di accoppiarmi; era la donna che volevo chiavare e per anni &egrave stato il mio tormento. Cominciai a fantasticare sul mio rapporto con mia madre; diventai una scrittore di racconti erotici in cui i protagonisti eravamo io e mamma. Tutto questo fino al giorno in cui mia sorella mi sorprese a masturbarmi mentre guardavo le foto di mamma. Carla non ne fece uno scandalo. Al contrario mi promise che mi avrebbe aiutato ad entrare nel letto di mamma e che mi avrebbe svezzato sessualmente. Diventammo amanti. Mantenne la promessa. Se sono qui, nel letto di Olimpia e con il cazzo ben piantato nel ventre di mia madre lo devo a mia sorella. Grazie Carla.

Leave a Reply