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Racconti erotici sull'Incesto

Piccolo Agosto

By 5 Maggio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

La mia prima estate al campeggio. Non c’ero mai stato, nemmeno i miei genitori. Abbiamo sempre passato l’estate nella nostra città, che essendo una città di mare, ci permetteva comunque di poter andare in spiaggia, senza però affrontare le complicazioni, ma anche l’entusiasmo, di un viaggio.
Ma l’entusiasmo degli amici dei miei &egrave stato davvero contagioso. ci hanno raccontato di questa struttura, un villaggio turistico dove &egrave possibile affittare un appartamento, un bungalow, oppure stare con le tende nella zona camping o portare il proprio camper; e poi l’ampio bar con i tanti tavolini, gli animatori con i loro giochi e tornei.
Infatti eccolo il bar; &egrave enorme! Ci sono un sacco di ragazzi. Chissà come farò a farmeli amici! Giocano al biliardino, sembrano divertirsi.
I miei genitori hanno appena finito di parlare con i responsabili; il nostro &egrave il bungalow 6. Mi dispiace, ma quest’estate non passerò il tempo con loro, a fare i castelli di sabbia; sono grande adesso, voglio vivere anch’io un’estate con i miei amici, come ho visto in tanti film. Chissà quante avventure!
Ma non per oggi. Per quanto l’entusiasmo mi riempia di energia, il lungo viaggio in auto mi ha davvero stancato. Farò come i miei genitori, a letto presto e comincerò domani!
vabb&egrave, non così presto! Un giretto sulla spiaggia me lo faccio. Mamma stava per incominciare con la litania delle raccomandazioni, ma subito mio padre le ha fatto capire, toccandole un braccio e aggrottando le sopracciglia, di lasciarmi fare. Credo che lui abbia capito i miei desideri, e soprattutto credo che anche lui voglia godersi le ferie in santa pace! Mia madre mi ha seguito un po’ con lo sguardo, poi ha raggiunto mio padre nel bungalow.
Per raggiungere la spiaggia, devo passare nella zona camping. Tra le tende ci sono molti ragazzi, molto più grandi di me. Scherzano, ridono molto, si inseguono. Due, dopo essersi raggiunti, si baciano. Io non posso fare a meno di sorridere…
Il sole non picchia forte, tra un po’ sarà tramontato; sulla spiaggia comunque c’&egrave parecchia gente. Ma sono soprattutto bambini con genitori e nonni. Meglio raggiungere il bar.
Forse ho fatto tardi anche qui. I ragazzi attorno al biliardino sembrano divisi in due gruppi: quelli che insistono per andare chissà dove e quelli che vogliono giocare un altro po’.
“Dai andiamo, che poi c’&egrave la fila in bagno!”
“voi andate avanti, noi finiamo la partita e vi raggiungiamo…”
Ce ne uno che guarda sotto il biliardino. Gli altri lo prendono in giro. Mentre lui si accovaccia per terra, qualcuno gli accena un calcio nel sedere…
“OH, raga, non fate gli stronzi, ho perso l’orologio…”
Forse &egrave il caso che l’aiuti. Gironzolo tra gli altri tavolini, ma meglio far finta che stia pensando solo ai fatti miei, non vorrei sembrare uno sfigato! Ecco l’orologio, &egrave due tavolini dietro il biliardino, sotto una sedia dove &egrave seduta una donna. Mi avvicino e faccio finta di chinarmi per allacciare una scarpa e lo raccolgo. Ora devo trovare il momento migliore per darglielo.
“oh, noi andiamo alle docce, quando hai fatto raggiungici…”
E’ rimasto solo; mi avvicino.
“Ehi, cerchi questo?”
“Cavolo, grazie, &egrave da un po’ che lo cerco. Dov’era?”
“Sotto quella sedia…”
“Ah, chiaro. Prima io e i miei amici eravamo a quel tavolino per bere qualcosa. Poi ho tolto l’orologio e l’ho messo in tasca, perch&egrave al biliardino mi da fastidio.”
“ah, ecco…”
“Ma sei nuovo?”
“Si, sono arrivato poco fa’. Tu da quando sei qui?”
“Eh, da un sacco d’estàti! Io e i miei amici ci conosciamo da bambini, cerchiamo sempre di venire qui in estate e ci rivediamo ogni anno.”
“Io &egrave la prima volta che vengo in un villaggio turistico.”
“A me sembra incredibile! Stasera c’&egrave la gara organizzata dagli animatori, laggiù…”
Mi indica oltre il bar, c’&egrave uno spazio abbastanza grande dove mi sembra di vedere una specie di palco “&egrave una sorta di corrida, io e i miei amici ci andiamo, ci si schianta dal ridere. Vieni?”
“Sono arrivato oggi, penso che stasera andrò a dormire presto…”
“Ovvio… ohi, noi domani mattina per le 11 siamo qui, fatti vedere”

Sono passati alcuni giorni. Da quella mattina praticamente sono sempre con loro; torno al bungalow solo per mangiare e dormire. D’altronde anche i miei genitori sono stati assorbiti dalla vita del villaggio. Mia madre ha voluto provare il tennis e gli altri piccoli incontri sportivi, mio padre conosce gente nuova.
Ovviamente all’inizio non &egrave stato facile integrarmi, parlavo poco, avevo qualche difficoltà ad imparare i nomi. Ora mi sembra di aver fatto parte del gruppo da sempre. Passiamo bene il tempo, giocando al bar, qualche volta affittiamo un pedalò e andiamo a largo, e lì giù spinte, tuffi e schizzate! Poi la sera gli animatori organizzano sempre una serata all’insegna della goliardia.
“Ragazzi, Ragazzi… ce l’ha! L’ha trovata!” Uno della comitiva &egrave arivato correndo da noi.
Cerco di capire di che si tratta. Mi parlano di uno degli animatori. E’ uno che riesce sempre a portarsi a letto le tipe del villaggio. La cosa positiva &egrave che permette a noi ragazzini di poter assistere all’incontro.
“Ma se la sta già facendo?”
“Ma no, se la deve ancora cucinare; non &egrave una che la dà facilmente. Ha detto comunque di andare a vederlo, così impariamo come si fa a cuccare. Però non dobbiamo dare nell’occhio”
Si gira e incomincia a camminare con passo svelto ed entusiasta, senza dare altre spiegazioni. Non ce ne bisogno; nel gruppo c’&egrave un legame che ci unisce tutti, da cuore a cuore. Ci capiamo al volo e ci muoviamo come fossimo un corpo solo. Anch’io li seguo; non nego che ho qualche perplessità. Si tratta sempre di una donna ignara, che viene usata come un oggetto. Ma &egrave così eccitante! Non mi ero mai trovato in un’avventura simile; e poi una donna nuda “dal vivo” non l’ho ancora vista. Forse mi conviene seguirli.
Raggiungiamo la zona dei campi sportivi. Ci nascondiamo dietro una lunga siepe. Oltre la siepe il reticolato che circonda il campo da tennis. Sul campo, alcune persone. Parliamo bisbigliando.
[ahahah, eccolo, &egrave già all’azione] Chiedo [ma chi &egrave?] Me lo indicano. Cavolo…
Spero di aver capito male; perch&egrave l’uomo che mi indicano si sta “cucinando” mia madre.
[ahahah, che sagoma, si sta di nuovo spacciando per istruttore!] [ahahah>] [non sa nemmeno tenere la penna in mano quando deve fare la sua firma, figurati se sa giocare a tennis!] [ahahah] Che cavolo di situazione! Non può che essere lui…
E’ dietro di mia madre, con il suo petto attacato alle spalle di lei. E non solo i busti sono uniti… Penso stia cercando di insegnarle a tenere la racchetta. Sembra la posizione del tango, solo che lui &egrave dietro mamma, mentre lei gli da le spalle. Gli tiene la mano con la racchetta, mimando di colpire la pallina, mentre l’altro braccio lo cinge alla vita di lei. Ovviamente sono vicinissimi anche sotto la cintura…
[Le sta facendo sentire il pacco!] [ahahah] In effetti, mentre portano la racchetta in avanti, per colpire l’inesistente palla, ho l’impressione che lui dia un piccolo colpetto di reni, ruotando per un attimo il bacino in avanti. Mia madre sembra non accorgersene. Anzi, ridono, scherzano. Sembrano proprio due che si stanno divertendo.
Per quanto mi dia la nausea, non riesco a fare a meno di usare l’immaginazione: vedo il bacino di mia madre, le sue natiche. Tra le sue chiappe, sulle lombari, lui le starà strofinando il cazzo; immagino il suo cazzo in erezione, il frenulo che gode sul corpo di mia madre, lo scroto che si delizia col suo calore e la sua morbidezza. Con una mano le tiene il polso, ma con l’altra? La mano del braccio attorno alla sua vita si bea del ventre di mamma, sul suo ombellico; e fugacemente sfiora un po’ più giù…
Che devo fare?!? Forse dovrei andare lì, tirargli un cazzottone… anzi no, non c’&egrave bisogno della violenza, sono una persona per bene, non un porco troglodita. Si, ma comunque che figura ci faccio? Per ora &egrave meglio se mi sto zitto… Ma se mia madre dovesse vedermi? Venirmi incontro sorridente chiamandomi per nome? Non devo mai farmi vedere da lei. O meglio, non farmi vedere fino a quando mamma non lascerà tutti a becco asciutto, dimostrandosi quello che &egrave: una donna pulita e fedele.
[oh ràga, questa mi sembra proprio una di quelle che ci sta] [già, l’ho notato anch’io, ingenua e gatta morta come le altre!] [mi sa che anche quest’anno ci godiamo un bello spettacolo] [cazzo, non vedo l’ora, chissà che bel figone peloso che c’ha!] [Ahahah] Cretini, quest’anno ci rimarrete di stucco! …o no?
“non così… le dita non così avanti…”
“&egrave che non sono abituata!”
“Te lo ripetuto tante volte! La mano che tiene la racchetta devi tenerla a martello… guarda che ti sculaccio!” neanche il tempo di finire la frase, che l’animatore, con la mano del braccio intorno alla vita, tira un “simpatico” schiaffetto sul fianco sinistro di mamma. Per me, un lampo: non ho mai visto nessuno permettersi certe “libertà” con mia madre. E la cosa mi riempe di rabbia; anche se non posso negare che l’immagine del sedere di mamma che per un attimo ha tremolato sotto l’urto del colpo &egrave stata un’immagine molto eccitante.
“ahahah… che maestro severo!” e poi la risata di lei; fresca, quasi isterica, con la voce alta, acuta: non ho mai sentito mia madre ridere e parlare così.
[severo… vedrai quando te lo schiafferà in culo!] [ahahaha] “non alzare troppo il polso, tieni la mano bassa… più bassa…”
Ogni volta che ripete “più bassa”, la mano di lui, poggiata sul ventre di mamma, si abbassa di millimetro in millimetro verso il suo pube.
“maestro… così mi distrai… ahahaha” ha detto mamma, afferrando la mano di lui e riportandola più su.
Lui fa lo gnorri “oh, scusami, non era mia intenzione…”
[la mano morta!] [ahahaha] “si, non preoccuparti…” ma &egrave veramente così ingenua?!? E i miei “amici”… in questo momento sento di odiarli. Ma li guardo, e penso che se quella lì non fosse mia madre, in questo momento sarei tranquillamente unito a loro, a ridere e a fare battute cretine…
“… adesso porta la mano avanti… più avanti, così prendi la palla…” Gli altri devono essere distratti da qualcos’altro, perch&egrave sembra che solo io mi sia accorto che su “prendi la palla” lui sta dando una “botta” a mamma, portando il bacino velocemente avanti e indietro. Non voglio far vedere che sono turbato, e lo faccio notare agli altri.
[già, &egrave vero; starà usando il metodo… dell’ipnosi!] [ahahah] “ehi, maestro… ma gioca anche lui?” dice mamma con un sorriso malizioso. Io e gli altri non abbiamo dubbi: si sta riferendo al cazzo in erezione. Mia madre sente il cazzo turgido sulla sua schiena. Lui le bisbiglia qualcosa nell’orecchio, e noi rimaniamo perplessi. [dai ragà, &egrave il solito trucco; gli avrà detto di rimanere un po’ in quella posizione, finch&egrave non gli passa l’alzabandiera, e che non &egrave dovuto a lei ma a qualcun’altra] In effetti si vede che non stanno realmente impegnandosi nello “studio” del tennis, ma stanno facendo finta. Parlano con meno entusiasmo, sono un po’ più seri. Ma c’&egrave stato un attimo; mamma ha portato per un attimo la testa leggermente all’indietro, gli occhi socchiusi, un lieve sorriso, un’espressione gioconda, come quando respiri a pieni polmoni l’odore di un prato nel mese di giugno.
Si stanno salutando. Si stanno dicendo qualcosa, ma da qui non si capisce. Non avevo mai visto mia madre ridere così tanto, sembra una ragazzina. Si scambiano dei baci sulle guance, ma lui, per fare il simpatico, cerca di baciarle le labbra. Mamma si scansa, ride forse perch&egrave lo prende per un semplice scherzo e si allontana.
I miei amici stanno per andare a raggiungerlo; aspettano qualche secondo ed escono dalla siepe.
“Ohi, siamo qui!”
“mb&egrave, avete visto che ho rimediato quest’anno?”
“Caspita! Ma che ti ha detto? Ci sta?”
“Manca poco, me la sto lavorando. E’ una tipa che non ha mai vissuto certe esperienze, probabilmente pensa che stia solo scherzando. Insomma, &egrave una preda facile!”
Si dirige verso le docce; noi lo seguiamo come uno sciame di piccole api dietro il polline.
“Scherzando una fava! Ma se ti vedevo il cazzo da laggiù! Cos’&egrave, non lo sentiva dietro la schiena?”
“Ragazzi, dovete sapere che a tutte le donne piace il cazzo, ma non tutte lo sanno. Un certo tipo di educazione, magari un marito con poca fantasia possono far sopperire certi normali istinti e voglie”
“ah, ma &egrave sposata?”
Siamo alle docce. Sono quelle “al chiuso”, del bagno in comune. Non c’&egrave nessuno, solo noi, il resto del mondo fuori di lì a cercare di vivere l’estate come può.
“Ma si, &egrave sposata con il solito borghesuccio noioso” Si spoglia, ha solo le mutande “Ma la signora può stare tranquilla” si batte con una mano sul fianco e mima una scopata portando il bacino avanti e indietro un paio di volte “glieli assesto io due bei colpi, la faccio tornare a vivere!”
“ahahahah”
Si cala le mutande. E’ impressionante. Mai visto un coso così lungo, e sinceramente credevo fosse possibile vederli solo nei porno. E’ barzotto, n&egrave in erezione n&egrave a riposo.
Ho un flash: rivedo lui e mia madre di nuovo sul campo da tennis, esattamente come li ho visti alcuni minuti fa. Stesso punto, stessa posizione, stessa gente. Ma li vedo nudi, completamente e tranquillamente nudi. Lei con la racchetta in mano, che finge di “studiare” per non dare nell’occhio, per non far capire a chi &egrave in giro che lui ha il cazzo duro, bello lungo; la punta le arriva quasi sotto le scapole. Lui le strofina la base del cazzo tra le natiche, i testicoli che penzolano solleticano l’ingresso dell’intimità più segreta di mamma, che ora lascia andare liberamente la testa all’indietro, occhi socchiusi, ad inspirare l’aria calda e dolce della vita. Anche lei, lentamente, segue il lento ondeggìo del bacino di lui; sembra quasi voler sporgere il sedere verso di lui, per agevolargli l’operazione. E iniziano a baciarsi, sempre in quella posizione, mamma ruotando la testa verso di lui, lui sporgendola verso di lei…
“Meh, ragazzi, andate e lasciatemi finire in pace. Poi vi faccio sapere quando potete venire a vedere l’ingroppata”
“ahahaha” “ok, andiamo…” “ciao, cazzone!” “Mi raccomando, siamo con te!”

Seguo il gruppo per inerzia. Fingo di stare con loro, di scherzare come sempre, ma ho la testa da tutt’altra parte.
“ohi, mi accompagni al camper? Ho finito i soldi”
Gli dico di si; e continuo con la recita, mentre ci allontaniamo dal gruppo verso il suo camper, parlando ma senza ascoltare ciò che mi dice e ciò che gli dico. Lui mi salta sulle spalle “vediamo quanto sei forte ahahah” che cretino! “ahaha, e che credi, che non ce la faccio?” faccio qualche passo con lui sulle spalle, poi lo faccio scendere con la forza… e ricambio il servizio! “adesso vediamo te che sai fare! ahahah” Gli scendo dalle spalle “…e al camper ci arrivo prima io!” Iniziamo a correre. Io gli sono avanti, qualche volta mi faccio raggiungere… e lui mi da’ una spinta! Arrivo per primo al camper, col fiatone batto una mano sul cofano; qualche secondo dopo, arriva anche lui, stesso fiatone, stesso colpo sul cofano. “Non vale così” “eh… eh… in amore e in guerra, tutto &egrave concesso!” Già, quest’estate lo sto imparando a mie spese…
Saliamo sul camper. Lui inizia a rovistare ovunque: c’era d’aspettarselo! Mentre lui cerca, io guardo lentamente il camper dall’interno; non ne avevo mai visto uno. Una casetta viaggiante; non nego di aver pensato, qualche volta, come sarebbe stato averne uno.
Lui di colpo, prendendomi alle spalle, mi mette le braccia intorno al collo e mi salta addosso. Il solito cretino. Gli affero i polsi e lo porto sul lettino che c’&egrave lì davanti a me. Iniziamo una piccola lotta. Dopo un po’ sento però un’energia diversa. Lui &egrave più delicato, meno giocoso. Sta strofinando il bacino sul mio sedere. Siamo sempre vestiti, ma ho capito cosa sta facendo.
Io rimango immobile, con lo sguardo nel vuoto; &egrave una cosa che non mi aspettavo. Sento il suo respiro pesante sul mio collo, il fruscio della sua patta sul retro dei miei pantaloni. La cosa va avanti per un po’, fino a che lui inizia ad aumentare la velocità dello strofinìo, irrigidisce il corpo ed emette dei “mmh-mmh-mmh” a bocca chiusa, soffocati. E’ venuto.
Si ferma di colpo. Qualche secondo e si stacca da me, alzandosi in piedi. Lo vedo abbassarsi i pantaloni e le mutande. Dalla punta del cazzo all’interno delle mutande, un filo di liquido seminale. Prende un tovagliolo li vicino e si ripulisce. E’ una giornata di agosto, calda e afosa, l’odore dello sperma si spande nell’aria velocemente e inequivocabile. Prende un altro pantalone e se li infila.
Scendiamo dal camper e raggiungiamo il gruppo. “Ohi, tutto bene?” mi fa. Io non parlo, sono ancora un po’ shockato. Mi limito ad annuire, forzandomi che non sia successo nulla.
Non me l’aspettavo. Ancora non capisco se &egrave gay o semplicemente aveva un sacco di voglia. “…ovviamente &egrave una cosa che resta fra noi!”
Nel letto mi giro e mi rigiro. Non riesco a prendere sonno. Sarà il caldo; o molto più probabilmente il turbinio di emozioni della giornata trascorsa.
Che farà mamma? Che sarà della nostra famiglia? E poi l’esperienza gay… che mi sia piaciuta?
Non sono il solo che non riesce a dormire. Anche i miei si rigirano nel letto… e bisbigliano!
[cara, sono stanco…] [dai, &egrave da un po’ che non lo facciamo…] [il ragazzo ci sente…] [ormai &egrave grande!] Non mi era mai capitato di sentirli in quel momento. A quanto pare, questa &egrave l’estate degli stravolgimenti!
Sento soprattutto gli strofinii delle lenzuola, i respiri profondi, qualche rumore… liquido.
[che hai? non sei mai stata così…] [non ti piace?] [no, no, accarezzami…] Se potessi vedermi. Immobile, sdraiato pancia in su con gli occhi sbarrati verso il soffito, nel buio profondo. Lontano da casa, con i miei che pochi metri più in là ci danno dentro.
Alzo un po’ la testa. Cerco di non farmi accorgere. Loro stanno sotto le lenzuola. Vedo la nuca di mamma, deve essere cavalcioni sopra papà. Meglio così. Vedo il lenzuolo che sale e scende, spostato dal bacino di mamma. Dai papà, fagli vedere chi &egrave il “borghesuccio”.
[aah, sii] [no, aspetta, ancora un po’…] [non resisto… ooohhh…] Qualcosa sarà andato storto. I rumori delle lenzuola lentamente svaniscono, l’energie calano quasi di colpo. Mia madre, girandosi verso il suo lato del letto, sembra emettere un forte sbuffo.
Siamo fritti.

Dalle “lezioni di tennis” sono passati due giorni. Di quel momento non se ne parla più, e io mi metto un po’ l’anima in pace, pensando che forse la cosa &egrave svanita nel nulla.
Finch&egrave questo pomeriggio &egrave arrivata la notizia che temevo.
“Ragà, ci siamo, andiamo subito al nascondiglio”
Andiamo tutti in una delle stanze degli animatori. E’ una stanza abbastanza grande, c’&egrave una scrivania, delle sedie e soprattutto il “nascondiglio”: si tratta di un armadio a muro, molto ampio, con le ante simili alle persiane, pieno di costumi e altre cose strane. In questa stanza gli animatori usano fare runioni e prove degli spettacoli.
Da quel che ho capito, dobbiamo metterci nell’armadio a muro, senza fiatare, per “goderci lo spettacolo”. E non &egrave male, in effetti dalle stecche inclinate si può vedere e sentire tutto senza essere visti. Peccato che lo spettacolo potrebbe non essere di mio gradimento! Anche se in fondo non &egrave detto che verrà mia madre; potrebbe anche essere che mia madre l’ha madato in bianco e l’animatore si &egrave scelto un’altra pollastra da cucinarsi.
Si sta aprendo la porta. Vedo l’animatore “Dai, entra”
Non ci sono più dubbi: dopo l’animatore, ecco entrare mia madre.
Chiudono la porta.
“qui possiamo allenarci con calma”
“ma di che si tratta? Ho capito che si tratta di qualcosa di trasgressivo, ma non credo sia il caso di spingerci in qualcosa di pericoloso. D’altronde, non voglio mica diventare una tennista professionista!”
Brava mamma, tienigli testa a questo sbruffone [… così fan tutte!] [ahahahah] parliamo con un filo di voce, bisbigliando. Controlliamo anche il respiro.
“Tranquilla, non facciamo nulla di male. Si tratta solo di usare una persona come se fosse lo strumento del gioco”
[il solito trucco!] [già, &egrave gli funziona sempre!] Questi commenti iniziano a preoccuparmi…
“Tu saresti la racchetta?”
“Esatto! Per tenere la racchetta, bisogna tenere l’impugnatura giusta. Non troppo dura, non troppo morbida. Un maestro non può vedere ad occhio l’intensità con cui stringi, n&egrave la rachetta può parlarti. Ma un maestro-racchetta può parlarti!”
Mamma sembra un po’ turbata; lo sguardo spento, un po’ verso il basso. Noi con il fiato sospeso. “ma devo toccarti per forza… lì?”
“E’ il punto più sensibile del corpo umano. E si può impugnare”
Attimi di silenzio
“non credo sia il caso…” Dai mamma, fagli vedere chi sei!
“no, no, no, no… non devi preoccuparti. Non stiamo facendo nulla di sporco, non stai tradendo tuo marito. Stai tranquilla. Guarda, prendimi la mano” Mamma un po’ attonita allunga la sua mano verso l’istruttore “Senti? &egrave solo una parte del corpo. Sali verso la spalla”
Mia madre e l’istruttore sono in piedi, uno di fronte all’altro. Tra di loro, meno di un metro di distanza. Intorno a loro, si sta creando quell’atmosfera particolare di timore ed eccitamento.
“Toccala. Senti la mia spalla?” lei tocca in maniera molto superficiale, quasi con timore. Guardo i miei compagni con la coda dell’occhio; qualcuno ha un sorrisino, come divertito. Qualcuno si massaggia il pacco… “non preoccuparti, stringi un po’ più forte” mia madre sembra imbambolata, quasi scioccata, ad ogni modo inizia a stringere un po’ più forte, aprendo e chiudendo la mano, cercando di mostrare sicurezza “senti? &egrave solo una parte del corpo. Anche dove mi toccherai tra un po’, laggiù, pensa solo che &egrave una parte del corpo, niente di più”
[certo che dire niente di più… con quella mazza che si ritrova!] [ihihihih] uno subito porta il dito alla bocca, e tutti tornano in silenzio. Io non so che fare; mia madre &egrave ormai in balìa di quell’uomo. Vorrei uscire da questo stanzino-armadio e riempirlo di cazzotti; ma nei momenti di lucidità mi rendo conto che &egrave di mia madre la scelta. Sono certo che al momento giusto saprà tirarsi indietro. Altrimenti, che faccio?
“che faccio?”
“porta le mani lì. La racchetta &egrave nella custodia, estraila”
Mamma ha sempre quell’aria astratta. Non parla e sembra tremare, in certi momenti. Con movimenti molto lenti e pieni, delicati e decisi, porta le mani sulla cinta di quell’uomo, la slaccia. Stacca il bottone e abbassa la zip. Porta le mani sui suoi fianchi, infila i pollici nei bordi dei pantaloni e li tira giù fino alle caviglie. Per fare questo, si &egrave dovuta abbassare, piegando le ginocchia e di conseguenza sporgendo il culo; l’idea del culo di mia madre, anche se coperto, ma ammirato da tutti i presenti mi ha riempito di rabbia. Non so dove guardare: se vedere con la coda dell’occhio i miei compagni, se le fissavano il culo, o se prestare attenzione agli occhi lascivi dell’istruttore.
Nell’attimo in cui ho prestato attenzione ai miei compagni, mi sono reso conto che hanno tirato tutti fuori il cazzo, e si stanno masturbando. Io sono l’ultimo della schiera di guardoni; accanto a me, c’&egrave solo il compagno del camper. Gli altri troppo lontani da me e troppo presi dallo “spettacolo” per notare qualche mia espressione di rabbia o disgusto.
Mia madre &egrave li, quasi in ginocchio, mani all’altezza delle caviglie di lui; improvvisamente sembra essersi resa conto che il pacco dell’istruttore &egrave a pochi centimetri dal naso di lei. Il grosso pene dev’essere n&egrave in erezione n&egrave a riposo, perch&egrave &egrave ben evidente, tutto spostato da un lato nelle mutande. Anche così coperto, &egrave evidente che si tratta di un pene di notevoli dimensioni.
[non ha l’aria di essere sorpresa] [con tutte le volte che glielo ha strusciato addosso… sa già che cosa le aspetta!] [pffahahhpfff] [sshh, oh!] In effetti mamma &egrave ridicola mentre finge indifferenza; non riesce a staccare gli occhi dal pacco di lui, non si &egrave nemmeno rialzata. Porta le mani davanti al pacco, infila le dita nei bordi anteriori delle mutande e inizia a calarle. Il cazzo, libero dalla pressione delle mutande, scatta di colpo in avanti, come una molla, colpendo mamma in pieno viso. Lei, come spaventata, tira la testa verso dietro, chiudendo gli occhi.
I miei compagni si contorcono per non farsi sentire, per non scoppiare in una fragorosa risata.
L’animatore allunga una mano verso il viso di lei, accarezzandola come per tranquillizzarla. Lei sforza un sorriso e lentamente riprende le sue operazioni. Finisce di calare le mutande; le sfila insieme ai pantaloni, facendogli alzare prima un piede, poi l’altro. Delicatamente, sposta gli indumenti un po’ più in là.
“Bisogna aver cura degli strumenti, anche delle custodie” e mamma, sempre con quell’aria imbambolata e imbarazzata, raccoglie gli abiti, si alza in piedi, li piega con cura e li poggia su una sedia. Sento montare la gelosia; rivedo quegli stessi gesti che mamma usa per me e per papà, per i nostri abiti. Ora lo fa per un altro uomo, un uomo che vuole solo possederla, e lei glielo sta permettendo. Mi viene il dubbio che forse non pensa assolutamente a noi in questo momento, ha testa solo per lui, per la sua virilità, per il suo cazzo. Io e papà non esistiamo più.
Ritorna verso l’animatore. Il suo cazzo &egrave ora a un buon punto della sua erezione. E’ impressionante. Lungo e anche con una circonferenza non indifferente. Mamma si rimette in piedi davanti a lui, evidentemente impacciata e frastornata, non sa che deve fare. Lui allora si tiene il cazzo con una mano, mentre con l’altra afferra la mano di mamma. Lei segue il suo movimento, tiene la mano morbida e se la lascia mettere sul cazzo. Come intuendo, inizia a muoverla, portandola lentamente su &egrave giù.
“si, così va bene… si…”
Non c’&egrave più nulla da fare. Ora appartiene a lui, io e papà non esistiamo più. Adesso per lei c’&egrave solo quell’uomo.
Vanno avanti così per un po’. I miei compagni sono presi dallo spettacolo e dalla sega che si stanno tirando. Qualcuno a volte sibila un “dai” “succhiaglielo” “spogliati”. Il mio vicino, senza togliere gli occhi dalla scena, con una mano si sega, mentre l’altra, casualmente, &egrave caduta sul mio ginocchio.
“no, non va bene, devi mettere più forza nella punta delle dita. Senti…” Il suo non &egrave stato un gesto lento, ma le sensazioni intense di rabbia ed eccitamento che mi ha causato mi ha permesso di vedere il movimento in modo lucidissimo, in ogni singolo dettaglio. Mentre mamma continuava a masturbarlo, lui ha allungato la mano destra verso il suo ventre; con la punta delle dita, ha sollevato la maglia quel tanto che basta per scoprire il bordo dei pantaloncini di mamma. Ha ruotato il palmo verso l’alto, puntando le dita verso il basso, in direzione del pube, e ha infilato la mano nei pantaloncini e sicuramente nelle mutande. Guardando la mano sparire dentro, ho immaginato la punta delle dita premere sul basso ventre di mamma, in modo da superare agevolmente il bordo delle mutandine. Ho immaginato le dita scorrere tra i peli del suo pube. Deve aver raggiunto il clitoride, perch&egrave mamma, di scatto, ha lasciato un po’ crollare le gambe, piegando leggermente le ginocchia, curvando un po’ le spalle e la testa verso il basso, mentre sul volto un espressione che sembrava di dolore, accompagnato da un breve ma intenso “aahh…”. Le sta piacendo…
Mentre immagino le dita dell’animatore sgrillettare la figa di mamma, non mi sono reso conto che “l’amico” al mio fianco ha preso la mia mano, portandola al suo cazzo.
Vedo la forma della mano dell’animatore nei pantaloni di mia madre, vedo la stoffa muoversi mentre l’animatore la masturba, dicendogli “senti? Questa &egrave l’intensità giusta…” Mamma sembra stia combattendo con il piacere che prova nella sua intimità. Finge, devo dire inutilmente, di accettare la cosa normalmente; cerca di portare la testa in su, annuendo dei “si” con la testa.
Quando i miei occhi tornano sulla mano di mamma, che si sforza di continuare la masturbazione, presto attenzione alla mia di mano, tenuta nel pugno del mio “amico”, impugnandogli il cazzo. Si sta masturbando tenendo nella sua mano la mia di mano, ed io non riesco più nemmeno a pensare di reagire.
L’animatore sfila la mano da mamma “che stupido, devo estrarre anch’io la racchetta…”
“no, meglio di no. Magari puoi continuare così…”
“Ma dai, stai tranquilla…”
Possibile che ci sia ancora una piccola speranza? Si accontenterà di questa piccola trasgressione? Sono sempre in piedi, uno di fronte all’altro. Mentre mamma continua la sega, lui le slaccia i pantaloni e, poggiando le mani ai fianchi di lei, glieli cala. Mia madre, per non perdere la presa della “racchetta” dell’animatore, si piega sulle gambe, permettendo comunque all’animatore di abbassarle l’indumento. Si rialzano e stesso discorso per le mutandine.
I miei compagni, che fino a quel momento erano accovacciati, quasi si alzano in piedi per poter ammirare meglio la figa di mamma, che viene mostrata in tutto il suo splendore. [che fessa!] [come glielo schiafferei in culo!] Tutti si masturbano focalizzando la vista sull’intimità di mia madre, pelosa e probabilmente bagnata, dato il rumore liquido che si sente mentre l’animatore, riallungata la mano, riprende a masturbarla.
Sento come se hanno finito di giocare al maestro e l’allieva: si stanno semplicemente masturbando. Tutti intorno a me sono presi dal piacere del sesso: l’animatore &egrave tutto preso dalla sua preda, dimenticando, o meglio, fregandosene dei clienti del villaggio, e del marito di lei, mio padre, che sta pagando con le corna l’aver dato troppa fiducia al prossimo; mia madre, sulla soglia forse mai varcata della trasgressione e del piacere sessuale sfrenato e fine a se stesso, sente la mano di lui tra le sue cosce, mentre stringe uno scettro che forse non si &egrave mai resa conto di apprezzare, dimenticando l’uomo a cui ha promesso fedeltà e quello a cui ha dato la vita; i miei compagni inginocchiati nell’armadio a muro, si godono la sega, forse immaginando di infilare il loro pene dentro mamma, nella bocca, nella figa, nel culo, dimenticando che quella potrebbe essere la loro di madre, o la loro sorella, la loro moglie. E io guardo tutto intorno a me in maniera lucida, nuova. Cosa sto dimenticando, io? Forse il mio &egrave un posto riservato, da cui vedere tutto l’universo fuori dalle sue forme: madre, figlio, marito, moglie, amico, amante, estate, inverno…
Il pene dell’animatore &egrave molto lungo, la mano di mamma &egrave appena sotto i suoi seni. Il piacere del ditalino le fa tenere gli occhi socchiusi, la testa rivolta verso il basso, le spalle curve e la bocca socchiusa. E’ un attimo: l’animatore scatta il bacino in avanti mettendosi in punta di piedi, centrando in pieno la bocca di mamma con il cazzo. Lei subito porta la testa indietro, estrendosi il glande dalla bocca, mollando la presa dal cazzo. Forse metterà fine a questa lucida follia?
Si porta le mani alla bocca, gli occhi sbarrati, fissi nel vuoto; ha l’espressione di chi ha scoperto qualcosa di terribile. Lui si muove verso di mamma, la mano verso il viso; l’accarezza “ehi, scusami, non volevo spaventarti…” avvicina il viso a quello di lei; si fissano per alcuni secondi.
Mamma getta le braccia intorno al suo collo e iniziano a pomiciare con passione. [si vedeva che era troia…] commenta qualcuno. E’ non si può dargli torto. Mamma &egrave nuda dall’ombellico in giù, abbracciata ad un uomo altrettanto semivestito. Vedo le bocche unite, le mani che accarezzano le nuche. Le bocche si staccano, ma non il loro legame. Lui tira fuori la lingua e la passa sulle labbra di mamma; lei ricambia, e vedo le loro lingue che si leccano.
“Finiamo di spogliarci?”
Si dividono, il tempo di sfilarsi le magliette, gettarle chissà dove e subito si riabbracciano. Si baciano, le mani scorrono dietro le schiene, si palpano i glutei. L’animatore, continuando a baciare mamma, passo dopo passo, la fa indietreggiare, avvicinandola lentamente al tavolo che &egrave alle spalle di lei. Lei sente il bordo del tavolo sui suoi glutei e un po’ trasale. Lui subito la prende per le cosce e la fa sedere sul tavolo. Le bacia la bocca, pian piano scende con le labbra giù per il collo, quindi i seni. Vedo la lingua che rotea sui capezzoli, li succhia e provo una forte invidia, vedendo mia madre scossa dai brividi e sentendo lo “smack” della bocca di lui mentre si stacca dal capezzolo. Non riesco a fare a meno di pensare che fino a ieri solo la mia bocca aveva il diritto di stare lì; mi nutrivo di lei, perch&egrave io ero la sua creatura. Io ora non esisto più, lei concede i suoi seni ad un altro uomo, perch&egrave la natura, nel suo inconscio, la prepara all’eventuale creatura che potrebbe nascere nove mesi dopo quel momento.
La sua bocca riprende a scendere, le bacia il pancino, quindi lei allarga un po’ più le cosce, permettendo al suo uomo di leccarle la figa. Guardo la fessura da dove sono uscito; ho un flash, immagino il momento in cui lei mi ha partorito. Le gambe divaricate, poggiate chissà dove. Dolorante, rossa in viso, urlante, l’universo in quel momento non esisteva; era lei l’universo. Tutto il suo corpo, la sua forza, la sua energia non si impegnava che per me, ero io l’unico uomo a cui mamma prestava interesse. Ora non ha che interesse che per quella lingua che le sta scorrendo sulle labbra, sul clitoride.
“gemi senza problemi, qui non ci sente nessuno…” per mamma &egrave come se finalmente le avessero tolto un tappo dalla bocca “aaaahh…. siiii… continua così… siiii…” Anche durante il parto urlava così? Il volto era identico a quello che vedo adesso? Rosso, dolorante, urlante… Si, deve essere così; durante il parto il dolore celava la gioia di diventare madre, durante il sesso la gioia cela il dolore della forte intensità del piacere.
Il mio “compagno” ha tolto la sua mano dalla mia. Io lo masturbo per inerzia, come se fosse giusto così. La sua mano, lasciata la mia, inizia ad accarezzarmi il sedere. Non riesco nemmeno ad immaginare come poter reagire. Leggermente, accarezzando, le dita sollevano appena la mia maglietta, e le sue dita si addentrano dentro il dietro dei miei pantaloni. Lo sento scorrere nell’orlo dei pantaloni, delle mutande. Nei miei occhi, non posso fare a meno di rivedere la stessa operazione che poco prima l’animatore ha compiuto a mamma, infilandole la mano nei pantaloni. Le dita avanzano, scendono completamente sul mio gluteo, timidamente sfiorano l’ano. Non riesco a crederci che sto cominciando ad avere un’erezione. Tale madre…
L’animatore si solleva dalla figa di mamma, prende il cazzo in mano e lo scuote leggermente, come per offriglierlo “vuoi riprovare?”
Mamma, sempre seduta sul tavolo, curva il busto sul membro di lui, tenendo un braccio intorno al suo collo, forse per non cadere in avanti. Socchiude gli occhi, le labbra appena aperte e prende in bocca il suo cazzo, per quello che può. Si lascia andare, porta la testa su e giù, gustandosi il frutto proibito “ah, si, succhia… hai visto che ti piace? aahh…”
Questo armadio ormai &egrave una sauna. Il sudore scende copioso dalla fronte di ognuno di noi. Dalle bocche affannate, rantoli di piacere danno vita a un coro che invoca una cosa sola: vedere la figa di mamma ben riempita. Si sente, energicamente, che il gruppo desidera fortemente vedere la scopata.
L’animatore indietreggia, estraendo il pene dalla bocca di mamma. Credo che stia arrivando il momento che tutti aspettano; e che io temo. Mamma guarda lui negli occhi, come chiedendo perch&egrave ha smesso. Lui le ricambia lo sguardo. Gli occhi dei guardoni fissi su di loro, le bocche semi aperte, le mani che non hanno smesso un attimo di muoversi. Anche il mio amico &egrave in trepidante attesa, lo capisco dall’energia con cui mi stringe la chiappa destra.
Finalmente, una parola dell’istruttore mette fine all’insostenibile tensione: “Allargatela!”
“Si, mettimelo, ti prego, non ce la faccio più…”
E il gruppo si scioglie in dei [siii] [e vai] [si vedeva la faccia della bagasciona…] [quasi, quasi, ci provo anch’io…] La mia ultima speranza svanisce guardando mamma che si sdraia; la sua figa a bordo-tavolo. Mette i piedi vicino alle sue natiche, con le piante poggiate sul bordo del tavolo, ginocchia che puntano verso l’alto e gambe ben larghe. Allunga le mani verso la sua intimità e con la punta delle dita tira verso l’esterno le labbra vaginali, esponendo in maniera oscena il suo ingresso. Il mio “amico”, intanto, solletica con un dito il mio di ingresso…
L’animatore si afferra il cazzo. Lo punta verso mamma. I guardoni, smanettandosi freneticamente, ripetono [dai, dai…]. Il mio amico inizia una leggera pressione sul mio ano.
Il glande dell’animatore &egrave poggiato sull’orifizio di mamma; lentamente, lo vedo scorrere dentro. E il mio amico, altrettanto lentamente, infila il dito in me. [ssii!!] Lui le prende i fianchi con le mani. Ora vedo solo l’animatore di spalle, e le gambe di mia madre che si stendono oltre di lui. Vedo il culo di lui che fa avanti e indietro, avanti e indietro. Mentre il mio amico si diverte a far gironzolare il dito nella mia piaga.
“ah, si, così…”
“ti piace, eh?”
“sii, questo si che &egrave un cazzo…”
Ah, allora a papà un po’ ci pensa. I miei compagni, usando sempre la mano, si masturbano anche oscillando il loro bacino. Forse li aiuta a immedesimarsi meglio nell’animatore, immaginando di chiavarsi mamma. Almeno, nessuno si accorge della mia mano su quell’altro cazzo.
L’amplesso va avanti da un po’. Lui si sbatte mamma, senza mai rallentare il movimento del bacino, anzi, aumentando gradualmente la velocità. Mia madre geme molto; il pene, scorrendo in maniera regolare e via via sempre più veloce fra le sue pareti vaginali, sta facendo bene il suo lavoro. Lo si capisce anche perch&egrave lei, riuscendo a controllare lo “sconquasso” del suo corpo tra una botta e l’altra, porta i suoi piedini sulla schiena di lui, accarezzandolo dalle scapole ai glutei, scendendo oltre, dietro i suoi polpacci, e quindi tornando su…
[Ragà, veniamo con loro, così non ci sentono gemere] e tutti diventano concentratissimi, attenti a sincronizzare il momento topico.
Tutto qui? Volevano semplicemente questo? Imbrogli, recite, bugie, inganni… Tanto impegno, per cosa? Per qualche secondo di piacere intenso? Non può essere solo questo. Cosa c’&egrave dietro il piacere sessuale? Perch&egrave ci danniamo tanto per farci una scopata?
L’animatore inclina la testa all’indietro. Il momento &egrave arrivato. “oohhh, oohhh, vengo…”
“No, non dentro! Escilo, escilo… ooohhh….”
Bastardo! Le &egrave venuto dentro… Guardo i cazzi dei miei compagni, lo sperma che zampilla fuori. Immagino il cazzo dell’animatore in figa a mamma, che gli innonda l’utero di sperma. Sento il cazzo del mio amico che si irrigidisce al massimo ad ogni schizzata, e immagino il cazzo di lui dentro mamma. Sento il calore dello sperma, il suo odore, e immagino quello che ora allaga mamma.
L’animatore finalmente si ferma, si allontana da mamma e vedo il suo cazzo che, sgusciato fuori da mamma, punta verso il basso, mentre un filo liquido lo unisce ancora alla figa. Gli altri, tesissimi, cercano di riprendere fiato, respirando affannosamente, mentre lentamente si ripuliscono come possono, rinfoderando i cazzi. Anche il mio amico si stacca da me, facendo finta di nulla.
Mamma balza giù dal tavolo. Subito si accovaccia per terra, cercando di cacciare fuori lo sperma. Lo vedo colare giù dalla figa, a terra si crea una bella pozza. Ne ha schizzato parecchio.
L’animatore la guarda “scusami…”
Mamma gira la testa dall’altro lato. Non gli risponde. Prende i suoi fazzolettini e si pulisce la fessa, gettandoli sul tavolo. Prende le mutande e se le infila, lasciando un fazzolettino asciutto e non aperto, piegato, fra l’apertura vaginale e le mutandine. Entrambi si rivestono.
“stai bene?”
“si…” Dice lei, a voce bassa, senza alzare lo sguardo. Si dirige verso la porta.
“ci vediamo dopo”
“ok” dice lei, dandogli un bacio sulle labbra.
Lei esce e noi, per uscire dall’armadio, aspettiamo qualche secondo.
Appena usciti, tutti esplodono in un applauso. “Sei il meglio, cazzone!” “Ma ci cascano tutte!” “OH, complimentoni!”
Si vede che &egrave contento. “Dai, rimettiamo a posto questo schifo…”
La rabbia in me &egrave molto forte. Devo anche ripulire i resti di questa scopata. La scopata che ha riempito di orgoglio questo pallone gonfiato, che ha fatto sentire donna mia madre, che ha “educato” i miei amici al sesso senza scrupoli, che mi ha fatto sentire inutile la vita.
Ma l’erezione che prepotente spinge nei miei calzoni, come me la spiego? Dovrei ammettere, in fondo a qualche parte di me, che mi &egrave piaciuto?
Ho vagabondato per ore, lontano da tutti. Non so come riuscirò a guardare in faccia mia madre, mio padre… Ma non posso rimandare oltre; prendo la stradina che mi conduce al bungalow. All’ingresso, la voce dei miei.
“La farmacia del villaggio non le vende, si occupa solo dei farmaci più comuni”
“E allora vai in città!”
“Ma dai, secondo me ti farà bene farne a meno per un po’. Sono sempre farmaci!”
“E se rimango incinta?”
“Mai dai, &egrave successo solo una volta! Le prossime volte ci staremo più attenti…”
Ancora non ce la faccio. Torno indietro, sempre senza sapere dove andare.
“Ehi!” Questa non ci voleva… “Che figata oggi pomeriggio, eh?”
Lo assecondo, gli rispondo che mi &egrave piaciuto. “Ti stavo giusto cercando. Non voglio dirlo a nessuno, però a te lo dico, visto anche il rapporto che c’&egrave tra noi…” Che ha in mente? “sono riuscito a convincerlo. E’ stata dura, ma alla fine ha ceduto…”
Ha convinto l’animatore a organizzare un incontro con mia madre. Di notte, fra i cespugli vicino ai campi da tennis. “Lui le dirà che rimarrà tra i cespugli, lei dovrà avvicinarsi al cespuglio, magari fingere di pisciare, nel caso ci becca qualcuno, e si deve far scopare. Indovina invece chi ci sarà tra i cespugli?”
La cosa sta degenerando. Devo fargli cambiare idea “Ma già ha scopato oggi, forse &egrave stanca e non gli va…” “Ma no, alle donne piace sempre il cazzo!” Una frase simile l’ho già sentita…

Siamo infrascati. Sarà anche estate, ma a quest’ora di notte il freddo da’ qualche brivido. Il mio “amico” dice che l’animatore ha organizzato tutto. Ora bisogna solo aspettare, capire se mia madre prenderà parte a quest’ennesima pazzia.
“Non riesco a crederci che tra un po’ ci faremo una figa…” Faremo? E no… “Solo a pensarci… senti” lesto mi prende la mano e la porta sul pacco. “Senti come &egrave duro?” in effetti…
Mi lascia la mano e cade uno strano silenzio. Dopo un po fa “Ma come ce l’ho?”
“cosa?”
“eh!”
“non lo so. Normale…”
Silenzio.
“Ma &egrave bello? E’ eccitante?”
“Ma non lo so”
“Dai, dimmelo, ti piace il mio cazzo o no?”
“Non lo so, sono confuso…”
Silenzio.
“Ma &egrave la prima volta che ne hai preso in mano uno?”
“mmh… Tu l’hai mai fatto?”
“mb&egrave, sai, ho dei cugini più grandi…”
“Capisco…”
Silenzio.
“Adesso siamo tra noi… vuoi vederlo meglio?”
“… vabb&egrave…”
Si sbottona i pantaloni e se li sfila. Non ha le mutande. Il suo cazzo svetta duro. Non &egrave brutto… Lo impugna delicatamente, e lentamente inizia a menarselo, su e giù.
“Ti va di toccarmelo?”
Non so cosa mi prende. E’ come un fuoco che brucia giù, nella pancia. Allungo un braccio e lo tocco. Ne sento la consistenza, la dimensione…
“Dai, smanettalo…”
Inizio lentamente a masturbarlo. Ha una pelle molto delicata, liscia, morbida.
“Lo vuoi in bocca?”
Una domanda che mi spiazza. Non riesco a rispondere…
Trasaliamo sentendo dei fruscii fra le foglie. “Ci sei?” &egrave la voce di mamma, che parla bisbigliando. Lui mi guarda come per dire “&egrave lei!”. Tira fuori un mano, gli fa qualche cenno per farle capire che siamo noi (cio&egrave l’animatore…).
Qualche secondo, ed ecco apparire, tra le foglie, il sedere nudo di mia madre (e non solo il sedere…). Immagino fuori dal cespuglio mia madre che, rassicurata dalla mano de “l’animatore”, si alza la gonna, si sfila le mutande e, curvandosi come per fare la pipì, ma senza abbassarsi troppo, introduce il suo sedere e le gambe fra i cespugli. In poche parole, mamma &egrave a novanta gradi, dal bacino in giù dentro il cespuglio, dall’ombellico in su fuori il cespuglio, in attesa di essere posseduta.
Lui non crede ai suoi occhi. Il sedere di mia madre &egrave piazzato lì, davanti al suo naso; non sa neanche dove cominciare. “Dai, sbrigati, non ho molto tempo…” Vedo mamma che sculetta per invitare il suo amante a scoparla il più presto possibile; mentre il mio “amico” segue l’istinto per perdere la verginità. Lo vedo inginocchiarsi davanti a tanta meraviglia, poggiare le mani sui glutei e leccare l’intimità di mia madre, che incomincia già a emettere i primi versi di piacere.
Sente che non può aspettare oltre. Si mette in piedi, afferra il cazzo e lo poggia sulla vagina di mamma. Lo vedo mentre cerca di dare il primo “colpo”, ma evidentemente non deve essere entrato bene. Qualche secondo di “lotta”, e finalmente la penetra. Io assisto impotente alla scena: mia madre che incosapevolmente svergina un ragazzo.
Incosapevolmente fino a quando si accorge che il pene che &egrave dentro di lei ha una “consistenza” diversa… “ehi, ma chi sei?!”
Lui, inaspettatamente anche per me, inizia a fare subito la voce dura “stai zitta, so chi sei, dirò tutto a tuo marito”
“Cazzo!” non avevo mai sentito una parolaccia da parte di mia madre…
Lui riprende imperterrito la scopata. Muove veloce il bacino avanti e indietro, mi sembra quasi di vedere un cane che monta la cagna. E mi sale un po’ di rabbia quando penso che la cagna, sotto, &egrave mia madre.
“uuh… uuuuhhh…” gemono senza ritegno. Malgrado il mio amico non sia all’altezza dell’animatore, mamma sembra gradire il trattamento.
“fatti toccare le tette…” Mamma inizia a indietreggiare. Lui non riesce più a muovere il bacino, quindi indietreggia insieme a lei e si stacca. Vedo il cazzo che sguscia vuori dalla figa, &egrave bagnatissimo. Ora anche il busto di mamma &egrave fra i cespugli; solo la testa, per fortuna, rimane fuori.
Lui riappoggia il ventre sul sedere e i reni di mamma. Lo vedo mentre infila le mani sotto la sua maglietta. Allunga le braccia e raggiunge i suoi seni. Sotto la stoffa, vedo la forma delle sue mani che palpano con energia, con voglia, con curiosità. Dev’essere la sua prima volta in tutto, e lo guardo, un po’ rabbioso, mentre si appropia di quelli che erano i miei soli seni, la mia prima fonte di nutrimento.
Le bacia la parte alta della schiena, il cazzo svetta duro tra le gambe di mamma. E lei, provocandomi un brivido di rabbia ed eccitamento, senza cambiare la sua posizione a “120 gradi”, allunga il suo braccio verso il bacino di lui, prendendogli il cazzo in mano e infilandoselo nella figa.
“mmm… &egrave l tua prima volta, vero?”
“aahh… si…”
Riprende la cavalcata, sempre palpando le tette di mamma.
“uuh… non preoccuparti, stai andando bene… aahh…”
Mia madre parla come un’esperta di cazzi. Svergina quel ragazzo, comportandosi come la più disinvolta delle navi-scuola.
La cavalcata prosegue. Continuando a scoparla, lui volta lo sguardo verso di me. Ha uno sguardo lascivo ed estasiato. Bisbiglia qualcosa, ma &egrave davvero impercettibile. Mi sento strano; lento, tremante, avvicino l’orecchio alle sue labbra. Ora capisco:
Ho lo sguardo perso nel vuoto. La sua ultima parola, e la frase di prima mi accendono uno strano fuoco nel bassoventre “lo vuoi in bocca?…”
Mi inginocchio dietro di lui, dietro i suoi glutei; sono vicinissimo ai loro genitali e noto che anche mamma muove il bacino indietro e avanti, assecondando il movimento di lui. Non resisto, inizio a dare dei bacini ai suoi testicoli. Ma che sta succedendo?!?
“ehi, ma quanti siete?!?”
“uuh… c’&egrave un mio amico… ahh…”
“oh, oh… e che intenzioni avete?!… ahhh…”
Mi sento molto coinvolto in questo amplesso; i loro gemiti, gli odori e i suoni dei loro umori, il fruscio delle foglie… ma che intenzioni ho?!?
“Ah… non ci sono problemi… se ti scopa anche lui, no?… uuhh…”
“Ma si… si… fottetemi… sto godendo come una troia… ooohhh…”
“ah, ah, ah, aaahhh!!!”
E’ arrivato al limite. Vuoi per le parole e la bellezza di mamma, vuoi per le mie labbra sul suo scroto, ormai non resiste più. Muove avanti e indietro il bacino il più veloce che può, porta le mani sui fianchi di lei, ed ecco che libera il suo piacere nell’utero di mamma.
“No, no, fuori… schizza fuori… ooohhh…”
Le mie labbra ancora sul suo scroto. Penso allo sperma che pochi attimi prima era nei suoi testicoli ed ora si trova nel ventre di mamma.
Ha il fiatone, gradualmente rallenta la scopata. Fermandosi del tutto, sfila il pene da mamma, che, come dopo aver scopato con l’animatore, si accovaccia e incomincia a cacciare fuori lo sperma.
Vedo il suo uccello penzolone, gocciolante ancora della sua virilità. Si ripulisce con dei fazzolettini e si rimette i pantaloni. Mette dei fazzolettini puliti nella mano di mamma, che usa per risistemarsi l’intimità.
Passando il fazzoletto sulla figa, mamma emette ancora qualche gemito.
“non sei venuta?”
Sono eccitatissimo, ma un po’ di rabbia ancora sale sentendo il mio amico che vuol fare il “bis” con mamma…
“mmm… non preoccuparti… sono abituata!” stronzetta… “dovevi solo resistere di più… mmm… ma sei stato bravo… tanto ora ci pensa il tuo amichetto a finire il lavoro!”
io?!?
“ehi, ora tocca a te!” mi dice lui.
Mamma intanto si rialza, si mette a novanta gradi, e incomincia a sculettare, per invitarmi a penetrarla. “Dai, non ho ancora tanto tempo…”
Si sente che ha ancora voglia. Sento la sua energia sessuale che, anche se distante mezzo metro da lei, si trasmette dai suoi genitali ai miei, e scorre per tutto il corpo, e fin fuori ai nostri corpi; anche nell’aria, intorno a noi.
Per quanto l’immagine del suo didietro sia eccitantissima, e il mio cazzo bussa prepotente nei calzoni, mi rendo conto che, da che siamo in questo villaggio, questo &egrave l’unico momento in cui fra me e mamma si &egrave ricreato un legame. E che ne sarà della nostra famiglia, dopo questa vacanza? Torneremo a volerci bene come prima? Non ce la faccio…
“E allora?”
“niente, mi sa che gli piace il cazzo, al mio amico…”
“Hai capito, l’amichetto!”

Facciamo un po’ di strada insieme, io e lui.
“Che serata, eh?”
Io ho ripreso il mio aspetto introverso, silenzioso, scosso. Ma mi sforzo di sorridere e gli accenno un “si”.
“Cazzo, mi sento diverso, più forte. Ma tu perch&egrave non l’hai fatto?”
Alzo le spalle, fingendo un po’ di spavalderia.
“…boh, chi ti capisce!”
Dopo il mio rifiuto, lei ci ha salutato, ci ha detto di “fare i bravi” e se ne &egrave andata. E quel legame che per un momento ci aveva riunito, ci aveva fatto tornare una cosa sola, si &egrave spezzato in un attimo, svanito nel nulla.
Qualche altro passo nella notte e lui fa “visto che figata? gli sono venuto dentro! Che dici, l’ho messa incinta?”
Cerco di nascondere il colpo che mi fa trasalire: e se &egrave rimasta incinta?
Lui ha preso la strada che lo porterà al suo camper, io quatto quatto entro nel bungalow. Sollevo le lenzuola del mio letto e levo lo zaino che ha coperto la mia fuga. Chissà lei che si &egrave inventato.
Sdraiato sul letto, con gli occhi sbarrati verso il soffito, la sento rientrare. Mi corico su un fianco e fingo di dormire.
Cammina a passo felpato; pensavo si sarebbe fiondata subito nel suo letto, invece la sento avvicinarsi. Ha allungato una mano verso il mio viso e mi accarezza. Purtroppo mi rendo conto che quel gesto, per quanto possa essere piacevole, mi provoca rabbia e ribrezzo.
[Grazie] Ho capito bene? L’ha detto con un filo di voce, appena bisbigliando. Non sono nemmeno sicuro che abbia realmente parlato. L’ho solo immaginato? E poi, perch&egrave grazie? Ha forse capito qualcosa?
Abbiamo appena finito di caricare i bagagli sull’auto; un lavoro svolto non senza il timore che qualcuno avesse potuto vedermi in compagnia di mia madre. La paura di essere riconosciuto come il “figlio di puttana” non mi ha mai abbandonato. Soprattutto se ripenso ai racconti del mio “amico”, su quello che &egrave successo nei giorni successivi all’avventura tra i cespugli.
Anche quest’estate &egrave soffiata via. Come tutti gli altri anni, &egrave stato un po’ morire e un po’ rinascere. Anche io, come il mio amico, mi sento diverso, ma non più forte; sento che l’infanzia ormai &egrave finita. La vita mi ha trascinato violentemente nell’adolescenza, il primo passo verso l’età adulta.
Il mio corpo vive già dentro di s&egrave il disagio di questa nuova condizione; non vedo l’ora di andarmene da questo villaggio, ma c’&egrave una strana parte di me che vorrebbe restare, provare a fare di quest’estate una stagione migliore di quello che &egrave stata, più simile a come la desideravo. L’infanzia non vuole proprio morire.
Mamma ha più semplicemente il magone. Sta dando l’addio a un momento della sua vita nuovo ed eccitante, che non sa se ripeterà. Sfugge sempre il nostro sguardo, guarda lontano, chissà dove…
Ma mentre la guardo, mi sembra di leggerle negli occhi…
Penso all’animatore che, forse ridendo, gli chiede come &egrave andata tra i cespugli. Chissà come avrà reagito mia madre! Avrà riso, si sarà un po’ incavolata? Fatto sta che gli &egrave piaciuto…
E chi se la dimenticherà l’euforia dei miei compagni quando hanno saputo che lei voleva farlo con più maschi! Sentivo la terra mancarmi sempre più sotto i piedi, arrivando alla conclusione che l’incontro avuto con due maschi contemporaneamente deve avergli acceso qualche desiderio morboso…
Per un attimo mi riprendo dai miei pensieri. Solo ora mi accorgo che mamma ha girato il volto verso di me. Mi guarda, con un sorriso appena accennato tra le labbra. Io, con un grandissimo sforzo, le ricambio un piccolo sorriso.
Subito porto lo sguardo altrove. Cavolo, non riesco più a guardarla. Fingo di essere interessato a qualcosa e mi allontano un po’ più in là. I suoi occhi… ora cercano il coraggio di guardare, ma dov’era questo coraggio mentre si godeva la sua gang?
Il mio amico, con le sue mani sulla mia patta, me le raccontava. Lei era bendata, i miei compagni intorno a lei; non mi era difficile immaginarli in cerchio, intorno a mia madre, nudi, mentre se lo menavano a pochi centimetri dalla testa di mamma inginocchiata. Immaginavo un cazzo che si strusciava tra i suoi capelli, uno nella sua bocca, due tra le sue mani; ma subito le mani liberavano la presa per due altri cazzi, così la bocca. Qualche altro uccello, prepotente, colpiva ripetutamente le sue guance, come per ricordargli che c’era anche lui. E lei subito si liberava la bocca per il nuovo ospite. Mani, bocca, bocca, mani, mani, bocca, bocca, bocca…
Finalmente, qualcuno un po’ più intraprendente la prendeva per i fianchi, mettendola a pecorina. Si posizionava dietro di lei e con un colpo di reni dava inizio alla danza delle scopate.
In questo momento mamma &egrave in piedi, dietro una sedia, con le braccia appoggiate sullo schienale. Guarda di nuovo lontano, cercando chissà chi… Le vedo il culo. L’immagine del suo sedere mi martella nella testa; non riesco a non immaginarla nella gang, mentre a pecorina porta il suo sedere avanti e indietro, seguendo il movimento di chi le ha infilato il cazzo in figa. Un movimento che l’aiuta anche a farsi meglio il cazzo che ha in bocca. E qualcuno non sarà più riuscito a trattenere lo sperma, schizzandogli fiumi di lava calda e biancastra sulla schiena, sui seni, nella bocca…
“Le venivamo anche nella figa!” mi precisava il mio “amico”, mentre ci tiravamo una sega reciproca. Il desiderio di metterla incinta… la necessità di imporre la propria virilità per sentirsi più forti, quasi per dare un senso alla propria vita. Ora finalmente ce ne andiamo. Ma dove? Sono veramente così ingenuo da pensare che partendo, lascerò tutto questo alle spalle?
Papà torna dalla reception, dove ha sbrigato la parte burocratica. Mi avvicino a lui e a mamma “Prima di partire, mi faccio una doccia. Appena finisco, se siete pronti, partiamo”
Papà &egrave entrato in bagno. Io e mamma siamo rimasti nel bungalow.
L’aria tra noi due &egrave tesa, quasi imbarazzata. Lei si avvicina, mi prende una mano [allora, come &egrave andata questa vacanza?] Io abbasso la testa. Non riesco più a stare a mio agio con lei. Le do’ una risposta vaga [si, divertente…] Mi lascia la mano e inizia ad accarezzarmi la schiena [ti mancheranno i tuoi amici?] Eh, mancheranno più a te! Gli rispondo di no…
[perch&egrave? hanno fatto qualcosa di male?] Non la capisco… &egrave veramente così ingenua… o cosa?!
[mmm… un po’ si… sono andati a letto con una donna sposata…] Vediamo cosa risponde!
[oh… e tu che hai fatto?] Hai paura, eh?
[non li ho seguiti… penso sia una cosa sbagliata…] La sua mano ora mi accarezza sul petto, all’altezza del cuore. L’altra mano, attorno alla mia spalla.
[oh, mb&egrave… vedi… il matrimonio &egrave un impegno serio, che merita rispetto. Ma alle volte veniamo travolti da forze che sono più grandi di noi…] Quant’&egrave caldo il suo corpo, come sono morbide le sue mani. Non riesco a fare a meno di socchiudere gli occhi, far ricadere la mia testa sulla sua spalla, abbandonandomi al piacere del suo tocco [ma allora, di chi &egrave la colpa? dei miei amici? di quella donna?] La sua mano scende sul mio ventre [nessuno! Non &egrave colpa di nessuno…] Mi dà dei baci sulla testa, mentre la mano scende più giù [ …i tuoi amici non hanno colpa…] Delicatamente, allontana la spalla dalla mia testa e si abbassa, mentre io rimango in piedi, come in trance, con gli occhi chiusi [ … quella donna non ha colpa…] sento le sue labbra che mi baciano il petto, scendendo piano piano, delicatamente; mi bacia sulla bocca dello stomaco, l’ombelico, il ventre, la patta dei calzoni… […nessuna colpa…] Io vorrei ribellarmi, ma il piacere &egrave più forte. E lei forse pensa non debba chiedermi nulla; sente che ricambio la sua voglia, sente la mia che, prepotente, cresce nelle mutande…
Mi sbottona i calzoni, me li calà giù fino alle caviglie, e la stessa cosa fa con le mutande. Il cazzo si eregge maestoso davanti a lei. Dolce e famelica, china il viso sul pezzo di carne che scaturì dal suo ventre e inizia ad amarmi con la bocca. Sento le labbra che scorrono, la lingua che avvolge il mio glande. Sono un verginello, e lei ormai &egrave esperta di verginelli; capisce quando &egrave troppo, quando deve allontanare la bocca dall’uccello, affinch&egrave il gioco non finisca troppo presto. Ma lei fa buon viso a cattivo gioco, e approfitta delle pause per sentire con le dita la consistenza di quell’uccello, per sentire nella bocca il sapore che le ha lasciato.
Intanto il gioco va avanti da un bel po’, anche quando una voce ci fa trasalire “cara, controlla se fra i documenti hanno messo la fattura!”
Lo spavento per un attimo ci sveglia, strappandoci dallo stato di trance. Tutto &egrave di nuovo chiaro, lucido; mamma &egrave inginocchiata davanti a me, ho il mio cazzo nella sua bocca e mi sta facendo un pompino. Gli occhi sono aperti, ci fissiamo; l’improvvisa coscienza accende dentro di noi strane sensazioni, sentimenti contrastanti. Com’&egrave stato possibile? Come abbiamo fatto a spingerci fin qui? Ma la voglia e l’energia ci sovrastano, per questo non cambia nulla, il rapporto riprende come prima, arricchito dal pregio della consapevolezza.
Senza togliersi il cazzo dalla bocca, lei mette le mani sul mio sedere e, camminando in ginocchio, mi fa indietreggiare, portandomi al tavolo dove ci sono i pantaloni di papà. Il mio sedere tocca il bordo del tavolo alle mie spalle. Lei allunga le mani dietro di me e inizia a rovistare nelle tasche dei pantaloni, mentre continua a farmi il lavoretto con la bocca. Sento le sue mani che, indipendentemente dal bocchino, lavorano per cercare il documento. Vedo la sua nuca, la testa che si porta avanti e indietro, su e giù. Trova i documenti. Prende la base del cazzo con la mano destra, se lo sfila dalla bocca “si, ci sono!”
“ok, lasciali li!”
Alla faccia de “il matrimonio &egrave un impegno serio”!
“Caro, ti ci vuole ancora molto?”
“Eh, un po’…”
Lei sente che non può più indugiare. E’ un attimo. Si alza in piedi, mi prende le mani e mi tira verso di lei, che indietreggia fino a poggiare le spalle alla parete. Ho ancora i pantaloni intorno alle caviglie; cammino facendo dei piccoli passi, come avessi le pattine sotto i piedi, ma i pantaloni non mi permettono di fare passi più lunghi. Mi sento un po’ cretino, con questi passettini e il cazzo duro di fuori. Ho un flash, immagino me da piccolo e mamma che mi aiuta a fare i primi passi, mentre imparo a camminare. E non pensavo, piccolo cucciolo di umano, che la mamma un giorno mi avrebbe aiutato a fare altri primi passi, per insegnarmi …a scopare!
Lascia le mie mani, porta le sue sui pantaloncini; Si sbottona, li cala e posso godermi la forma del monte di venere nascosto dalla stoffa delle sue mutandine. Porta anche le mutande fino alle caviglie, ed ecco nuovamente i nostri genitali nudi; il mio uccello a pochi centimetri dal suo pube. Siamo sempre in piedi, lei spalle al muro e io davanti a lei. Cerca la posizione per essere scopata meglio; mette le mani sulle mie spalle, abbassa il bacino all’altezza del mio cazzo, flettendo un po’ le ginocchia e allargando le gambe.
Adesso il mio cazzo punta verso la sua figa. Sento l’odore della sua intimità; non &egrave un odore così diverso dal mio. Mi afferro il cazzo, lo guardo e non mi sembra vero che tra un po’ entrerà in una figa. E quale figa… Sento che &egrave arrivato il momento; lo appoggio sotto il pube e cerco di entrare. Ora capisco le difficoltà del mio “amico”, anch’io non riesco a trovare l’ingresso. Forse devo scendere un po’ più giù? Lei sembra aver intuito cosa c’&egrave che non va; mette il palmo della sua mano sinistra sul suo pube, le dita rivolte verso il basso. La mano &egrave nella stessa posizione del ditalino. Punta l’indice e il medio ai lati del clitoride e tira su le labbra della figa per agevolarmi l’entrata. Appoggio il glande alla sua apertura vaginale, ma mi blocco un attimo; l’immagine di lei coi calzoni calati, che con le dita si allarga la figa &egrave troppo arrapante e devo far calare l’eccitamento, per evitare di venire subito.
Lei mi da appena il tempo di riprendere il controllo; subito porta la mano libera dietro la mia schiena, all’altezza dei reni, e tirandomi a s&egrave, mi obbliga a penetrarla.
Il mio cazzo entra veloce dentro di lei. Wow, non credevo fosse così… &egrave una sensazione nuova, sento il mio cazzo avvolto dalla carne, umida, calda, morbida. Lei inizia a muovere il bacino; &egrave come se mi stesse facendo una sega, ma non mi tiene solo il cazzo; &egrave come se una mano gigante avvolgesse tutto il mio corpo. L’istinto mi porta a muovermi dentro di lei.
Porto il mio bacino avanti e indietro. Sento il mio pene che scorre fra le sue pareti vaginali. La sensazione si fa più intensa quando anche mamma asseconda il movimento del mio bacino. Ora sento le pareti vaginali che scorrono sul mio cazzo.
Ha posto le braccia attorno al mio collo. Bisbiglia nel mio orecchio [aahh… eri tu… ah… il secondo ragazzo… fra i cespugli?] I nostri genitali sembrano di fuoco; fa caldo, e il sudore inizia a scorrere dal nostro corpo, dalle ascelle, il collo, il corpo, le chiappe… Io continuo a fotterla, come se non mi avesse chiesto nulla. Lei mi dà un bacio sulla guancia.
“Cara, mi passi i vestiti?”
Continuiamo a scopare, non riusciamo a staccarci. “si, un attimo…”
Finalmente riusciamo a dividerci. Ci rialziamo gli indumenti; mamma prende i vestiti, apre appena la porta del bagno e li dà a papà.
“Ehi, forse avete bisogno di una doccia anche voi due!”
Cerco di non fargli vedere che ho il cazzo duro. “Si, hai ragione. Io e il ragazzo magari andiamo in bagno insieme; lui si fa una doccia e io mi lavo quello che posso al lavandino”
Ma &egrave pazza? “ehi, non c’&egrave tutta questa fretta… ma fate come volete!”
Mamma prende quello che occorre ed entra in bagno. Io la seguo imbambolato, come fossi un automa. Intorno a me c’&egrave un’atmosfera strana, mi sento come in un sogno, irreale.
Mi sembra che lei abbia comunque un certo controllo della situazione; ha la precauzione di chiudere la porta a chiave, si gira verso di me e mi viene incontro, sfilandosi la maglietta “Dai, sbrigati…”
Gettata la maglia, la vedo portarsi le mani dietro la schiena, per slacciarsi il reggiseno. Un’azione già intravista alcune volte, che non &egrave mai stata motivo di pensieri morbosi, ma che in questo momento mi eccita da morire. Anche vederla così, con solo i pantaloni e le tette libere… ma che stiamo facendo? C’&egrave una parte di me che ancora trova tutto ciò sbagliato, ma &egrave tutto troppo eccitante…
Mi spoglio anch’io. Lei si sfila scarpe, pantaloni e mutande. Siamo finalmente nudi. Solo ora mi rendo conto che siamo bellissimi; i nostri corpi sono puliti, senza grandi difetti. Mia madre non ha nulla da invidiare alle donne che si vedono sulle riviste, anch’io spero di promettere bene. I nostri odori, forse sgradevoli in altri momenti, ora hanno un non so che di afrodisiaco; un senso di repulsione ed attrazione che rispecchia perfettamente i desideri che abbiamo dentro.
Lei entra nella doccia, apre l’acqua e mi invita a seguirla [dai…] Come un animale, mi muovo verso di lei senza alcuna esitazione. Un po’ di tempo per abituarmi al getto dell’acqua, e rieccomi con il cazzo nella figa di mamma, nella stessa posizione di prima, in piedi, abbracciati.
Questa volta non ho incontrato difficoltà, sono entrato dentro di lei come se fosse un gesto compiuto tante altre volte; il mio corpo entra in contatto con il suo come se fosse la cosa più naturale a questo mondo. Scopiamo come due spiriti liberi, in perfetta sincronia di pensieri, emozioni, ritmo, energie. Guardo i nostri bacini che si muovono uno verso l’altro, e poi si riallontanano, e si riincontrano, e si riallontanano; mi rendo conto, guardando i nostri pubi incontrarsi e dividersi infinite volte, che questo &egrave un gesto compiuto non pensando, ma in ua condizione di abbandono della mente a favore del corpo, ascoltandoci e intuendoci inconsciamente. E questo senso di accordarsi naturalmente, la sensazione che i nostri respiri, anche se affannosi, siano in perfetta sincronia che mi fanno pensare che questo sia uno dei momenti più alti della vita di un essere vivente. Nel momento in cui un essere vivente fa l’amore, dietro di lui ci sono tutti i rapporti avuti dagli altri esseri viventi che sono esistiti. C’&egrave tutta la storia della vita, dalle origini all’ultimo istante in cui ci sarà l’amore nell’universo.
Anche i nostri gemiti, soffocati, che non possono permettersi il lusso di esprimersi liberamente, creano comunque una recondita armonia, un dialogo in una lingua sconosciuta e incomprensibile se non dai corpi [ah… ah… oh… che bello] [si, si, si, così… oohhh…] “Sai da chi sono stato contattato?” Mio padre, nella stanza affianco, parla a mamma. Possibile che lei ne approfitterà per gemere più liberamente?
“Si… si… dimmelo…” incredibile che in questo momento, io riesca persino a sorridere… lei parla a papà, ma il sottotesto &egrave riferito a me…
Papà: “i coniugi… quelli che ci hanno consigliato il villaggio!”
mamma: “ah, si… sono bravi… mi piacciono… si…”
io: “si!… anche a me… mi piacciono!!! …ah…”
Papà: “addirittura! Quanto entusiasmo! Saranno lieti di essere salutati così, quando rientreremo…”
Mamma: “sii… sii…” Bisbigliando [non c’eri, mentre i tuoi amici mi scopavano in gruppo… perch&egrave?… io speravo soprattutto di trovare teee…] Sono al limite, non resisto più… [Tra i cespugli… ho sentito un’energia diversa… oohh… l’ho cercata, in quell’orgia… ma non la trovavo…] I movimenti dei nostri bacini si fanno più rapidi [adesso… finalmente… ooohhh…] Erutto dentro di lei una quantità impressionante di sperma. Non riesco più a muovere il bacino, mantengo il cazzo spinto tutto dentro di lei, mentre l’orgasmo mi sconquassa. Anche lei ha raggiunto l’orgasmo; non ha terminato la frase a parole, ma baciandomi con la forza, prendendomi la testa fra le sue mani e portando la mia bocca alla sua.
Con un po’ di ritardo, &egrave arrivato anche il primo bacio. Io non so nulla, mi abbandono e lascio fare a lei, seguo lei. Sento la sua lingua che insiste per entrare nella mia bocca, la lascio entrare e la sento raccogliere la mia lingua. Il tempo di assecondare il suo movimento, e ora so anche pomiciare…
Eiaculo, entrambi siamo al culmine dell’orgasmo, e le lingue, attorcigliandosi e vibrando per via dei nostri gemiti [mmmm…], moltiplicano il piacere.
Io ho gli occhi chiusi. Il piacere, pian piano, sta svanendo. Siamo ancora abbraciati, le nostre bocche sono ancora unite, come i nostri genitali. Le lingue tornano a posto, permettendoci di riprendere fiato. Rimaniamo così per un po’, l’acqua continua a scrosciare su di noi, fino a quando, lentamente, mi allontano da lei, sfilandomi e portando la testa verso il basso, guardando i miei piedi.
Il piacere e il desiderio hanno lasciato ora il posto al senso di colpa.
Io approfitto dell’acqua per sciacquarmi il cazzo, lo scroto, le ascelle e vari punti del corpo. Mamma, come sempre, si accovaccia per cacciare fuori lo sperma, agevolata questa volta dall’acqua della doccia. Adesso chiude l’acqua.
In silenzio, senza che io abbia il coraggio di guardarla, usciamo dalla doccia. Mamma prende l’asciugamano, lo avvolge dietro le mie spalle e incomincia ad asciugarmi. Lei davanti a me, avvicina il suo corpo al mio, in modo che i lembi dell’asciugamano possano raggiungere anche il suo di corpo; ci asciughiamo insieme.
Anche questo momento mi riporta all’infanzia, quando mamma dopo il bagnetto mi asciugava. Ma ora continuo a non guardarla negli occhi; sono rigido, confuso.
Siamo pronti per uscire dal bagno. Mamma, con una mano, solleva il mio mento e mi guarda negli occhi. Ci fissiamo come se lei mi avesse fatto una domanda e aspettasse una risposta. Inaspettatamente, mi ribacia. Un bacio breve, ma così intenso che sembra essere durato tanto.
[Non deve succedere mai più] E adesso l’infanzia mi sembra lontana millenni.

Mio padre mette in moto l’auto. Ingrana la marcia e il viaggio di ritorno incomincia. Io sono sul sedile di dietro. Guardo mia madre, davanti a me. Sta guardando fuori dal finestrino, lontano, verso il villaggio; gli &egrave tornato il magone. E solo io mi accorgo che una lacrima, silenziosa e nascosta, gli scende sulla guancia destra.

Sono dietro il passaggio a livello. Incredibile che al giorno d’oggi ce ne siano ancora. Sto fermo qui, insieme a una donna anziana che aspetta il momento in cui passerà il treno e finalmente si alzerà la sbarra.
L’estate &egrave bella e lontana, siamo in autunno inoltrato. A quest’ora &egrave già buio, e il freddo mi fa sentire che l’inverno sta cominciando a bussare.
Il rapporto fra i miei &egrave rimasto, apparentemente, normale. Mio padre &egrave felice perch&egrave sarà di nuovo padre. Non che lo desiderasse, ma un po’ se lo aspettava.
Con gli occhi fissi sui binari, rivedo mia madre; la sua pancia cresciuta, anche i seni sono già un po’ più floridi. Noi abbiamo ripreso tranquillamente a recitare i ruoli della madre e del figlio; ma, senza confessarcelo mai apertamente, sappiamo bene che &egrave solo una recita, che &egrave tutto falso. Le sue frequenti uscite, gli impegni improvvisi; tutte cose che mi fanno supporre che abbia un amante.
Mentre davanti ai miei occhi scorrono le immagini di mia madre, le parole del mio “amico” mi martellano la testa “gli sono venuto dentro!” “l’avrò messa incinta?” “Le venivamo anche nella figa!”. Il mio amico… Chissà ora dove sarà, come vive… senza che me ne accorgessi, mi ha lasciato in una tasca un biglietto con su scritto il suo indirizzo… “Alfonso Fava… Via del Seminario, 8…”
Da lontano, si vede una luce. Il treno sta per arrivare.
Pericolosi questi passaggi a livello… la gente &egrave impaziente, inconscientemente oltrepassa la sbarra per passare subito dall’altra parte, e spesso si ritrova sotto le rotaie. Sono notizie che ci sbalordiscono sempre, leggendole in fondo a qualche pagina sul giornale. Eppure, accadono abbastanza frequentemente.

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