Skip to main content
Racconti erotici sull'IncestoRacconti Trans

racconto di una giovane ragazza transgender

By 13 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Presentazione:
ciao a tutti, mi chiamo elena sono una ragazza transgender. Da un pò di tempo ho il desiderio di raccontare le mie avventure, le mie fantasie, i miei desideri.. insomma quello che è la mia sessualità in ogni suo aspetto. Provo il bisogno di parlare, raccontare, ascoltare e conoscere per confrontarmi con gli altri. Cosa normalissima nell adolescienza, con la scoperta della sessualità. Il fatto è che la mia adolescenza, non è stata la classica adolescenza come potete immaginare, visto il mio essere transgender. Trovando difficoltà nel parlare di queste cose con persone nuove (al difuori della mia famiglia) ho scelto di iniziare con un modo più indiretto, rispetto a quello verbale, ovvero quello testuale. Da diversi anni frequento questo sito da lettrice e adesso sono pronta a diventare anche autrice.

Premessa:
come ho detto mi chiamo elena e sono una ragazza transgender. Quando sono nata, ero un maschietto mingherlino e abbastanza introverso. Non nel senso di asociale, piuttosto di chiuso. Trovavo difficoltà non nel relazionarmi o stringere amicizie, quanto nel esprimere il mio stato d’animo, le mie emozioni, le mie preferenze. Se mi veniva chiesto come stavo, “bene” era sempre la mia risposta; se mi si chiedeva di esprimere una preferenza fra due alternative, la mia risposta era sempre “è uguale”. I miei genitori con tanta pazienza riuscivano a tirarmi fuori qualche risposta di tanto in tanto, ma mia sorella Martina è quella che più riusciva a farmi esprimere.Con mia sorella Martina, di cinque anni più grande, ho sempre avuto un bellissimo rapporto. Molto intime fin da piccole, quando dividevamo la camera, giocavamo insieme, dormivamo insieme, chiaccheravamo spesso; per lo più era lei a parlare, io rispondevo, ma preferivo ascoltare.

Anche con i miei genitori ho sempre avuto un bel rapporto. Entrambi tipi molto giovanili.
Mia madre Michela, amante della lettura, una donna gentile di buon cuore. La personificazione della dolcezza e del amore materno.
Mio padre Giuliano, un uomo dai principi ferrei, ma con dei modi mai severi. Il tipo di padre che che non vorresti mai deludere.

All’eta di dodici anni, il mio vero “io” iniziò a cozzare con “l’io” che avevo imparato ad essere. Fù un periodo di grande confusione per me. Nella mia testa iniziavo a capire cosa volevo, cosa mi piaceva, ma il mio “io”, non voleva ammetterlo. Un po per paura, un pò per senso di colpa. Di certo il mio carattere chiuso non mi ha aiutato. Proprio grazie alle insistenze di mia sorella e dei miei genitori riuscii a parlare e quindi confrontarmi capendo un pò meglio alcuni aspetti del mio essere.
La mia famiglia mi ha sempre supportato standomi accanto. Ricordo quando mio padre mi porto da uno psicologo. Ci tenne a spigarmi, che il dottore non serviva a curarmi, ma a “scoprire la verità qualunque essa fosse. Non esistono risposte giuste o sbagliate, solo la verità.”
Questo passaggio fu molto importante perche rappresenta il momento in cui mi sono liberato di un peso, ho scoperto la mia verità e il piccolo bambino dal carattere chiuso aveva trovato il coraggio per essere la ragazza aperta e solare che voleva essere.
Negli anni successivi, fra i 14 e i 16, iniziai cosi ad essere chiamata Elena, a vestirmi da ragazza.
Mia madre e mia sorella mi furono molto d’aiuto in questo. Mi accompagnarono a comprare i miei vestiti femminili, mi insegnarono a truccarmi; insomma ad apparire come ero dentro, una regazza.
Mio padre si preoccupava di cose piu pratiche come le mie cure, gli appuntamenti dal medico, la scuola. Ma dal piano emotivo lo sentivo distante come se non mi approvasse. Mi feriva il fatto che non volesse mai parlare della mia transizione, il fatto che non mi chiamasse mai “amore” o “figlia mia” come faceva con mia sorella; nonostante mi chiamasse Elena e usando il femminile. Certamente lui aveva qualche difficoltà nel relazionarsi con la mia transizione, ma a parte questo argomento, il nostro rapporto era continuato nella normalità e non mancava di farmi sapere quanto mi volesse bene.
Adesso mi rendo conto che era un fatto più mio che suo. Lo capii nel tempo. All’età di 15 anni iniziai a fare sogni erotici su di lui. Sempre uguali. Io “donna” che gli vado incontro, lui che mi bacia e mi adagia su un letto e fà l’amore con me. Grazie a diversi forum di psicologia capii presto il significato del mio sogno. Avevo bisogno di sentirmi approvata. Come figlia, e come donna.
Mio padre univa questi aspetti perfettamente, essendo mio padre, ma anche il mio uomo ideale. Un uomo dalla moralità e dai principi ferrei ma che pensava sempre con la propria testa e con un buon cuore, capace di tanta passione e tenerezza.

Grazie alle diverse sedute dallo psicologo, al supporto della mia famiglia, e al mio nuovo carattere piu aperto e meno timoroso, avevo imparato ad accettarmi e conoscermi come femmina. In realtà c’era ancora un aspetto un po confuso. Il sesso, il piacere. Crescendo avevo scoperto la masturbazione, che praticavo ogni tanto. La trovavo una cosa piacevole, ma anche limitata.
In parte a causa della cura ormonale, ma anche perche l’eccitamento che mi portava alla masturbazione, era un eccitamento visivo (provocato da video e immagini propriamente porno) e fisico (la stimolazione del pene); mentre io preferivo un eccitamento provocato da situazioni, senzazioni, stimoli particolari. Ed è proprio di questo, della scoperta della mia sessualità che voglio raccontarvi. Era estate, un pomeriggio di metà luglio. Io ero uscita in mattinata con una mia amica. Nel pomeriggio avevamo intenzione di andare al cinema, ma quello in zona scoprimmo essere chiuso e non avendo un passaggio rimandammo. Cosi tornai a casa prima di quanto previsto.
Entrata in casa non trovai i miei genitori, che erano entrambi al lavoro quel pomeriggio. Mia sorella Martina era in camera sua a studiare per l’università come gran parte dei pomeriggi. Nulla di strano. Essendo stata in giro ed essendo luglio ero accaldata e decisi di andare a fare una doccia.
Mi spogliai ed entrai nella doccia. L’acqua fresca scorreva lungo il mio corpo.
Il mio corpo; crescendo avevano iniziato a spuntare alcuni peli ma con la cura ormonale ormai erano limitati ad un paio di ciuffetti sul pene e sotto le ascelle, che pero tenevo depilati.
Il mio corpo liscio aveva acquisito una bella siluette. Da bambino avevo un fisico piuttosto minuto, che con la crescita si era allungato diventando affusolato e snello, e grazie alle cure ormonali quel po di grasso che avevo preso si era ben distribuito sul sedere, dandogli una bella forma rotonda, e sul petto in un accenno di seno che con la crescita è arrivato fino ad una terza.
L’acqua fresca scorreva dal mio collo clino, dalle spalle, sul petto, accarezzando i miei capezzoli che stavano acquisendo sempre più sensibilità. Dai seni, sul ventre piatto, fino al pube, dove incontrava il mio pisellino, perfettamente funzionante ma non sviluppato nelle sue dimensioni. 5 cm moscio per un 13 cm eretto.
Lungo la schiena, sulle fossette sopra il sedere e poi nel solco, lungo i morbidi fianchi, sulle gambe affusolate fino a terra. L’acqua come un manto fresco avvolgeva il mio corpo. Queste sono le sensazioni che adoro.
Sentire il fresco su tutta la pelle, i capezzoli che si inturgidiscono, l’acqua che carezza il mio buchetto.
Uscii dalla doccia e indossai l’accappatoio. Ero un pò eccitata, ma non sapevo come sfogarlo. Il mio pene si era ritirato per via dell’acqua fredda. E comunque non mi avrebbe dato il tipo di soddisfazione che cercavo.
Iniziai a spazzolarmi i capelli, di un bel castano scuro, lunghi fin sotto le spalle. La spazzola che usai era di mia sorella. Me la prestò ma avevo dimenticato di rendergliela. Quando finii di spazzolarmi i capelli prima di andare in camera mia a vestirmi mi diressi verso la camera di mia sorella. Volevo renderle la spazzola, ma più che altro volevo salutarla non avendola ancora vista. Una cosa fatta cosi, senza pensarci troppo.
Aperta la porta visi mia sorella nuda alla sua scrivania.
Era seduta sulla sua sedia con lo schienale leggermente inclinato indietro, mentre le sue gambe trovavano appoggio sul bordo della scrivania. Le sue mani la carezzavano; la destra come una coppa sorreggeva un seno mentre pollice e indice si opponevano al capezzolo, la sinistra si perdeva fra le sue gambe. I suoi capelli castano chiari, spigliati ondeggiavano con il voltarsi improvviso della testa. I suoi occhi di un blu intenso mi fissavano sulla soglia della porta.
Di per sé la cosa non mi aveva turbato, siamo abituate a vederci nude da sempre, anche se mai in modo esplicito o in momenti privati.
io:” marti scusa. Non sarei dovuta entrare cosi” dissi imbarazzata.
Lei:”no, figurati! Non scusarti. Cioè.. alla fine cosa è successo? No?”
“ok! Comunque volevo ridarti questa” dissi porgendole la spazzola.
Lei: “ah bè allora sei entrata nel momento giusto ahahahah”
io la guardai con sguardo interrogativo.
Marti: “sai che sono molto affezionata a questa spazzola, no?”
“si”, “be lo sono più per il manico che per la spazzola in se, capisci, no?
Io: “in che senso?”
lei, sorpresa dal mio non capire: “sai.. per masturbar..”
al che mi fece sedere sul bordo del letto e lei di fianco a me.
“ele, tu ti sei mai masturbata?” mi chiese.
Io un po imbarazzata perché non ne avevo mai parlato prima, confessai:” bè si.”
“Ma non capisco la spazzola..” aggiunsi.
Martina sorrise guardandomi con uno sguardo tenero.
“ele, tu ti sei masturbata sempre da uomo, vero? Intendo, sai il tuo pene..”
Io: “si.. cioè.. sai quello c’è!” dissi ridendo timidamente.
Lei mi cinse con un braccio e mi diede un bacio.
Rimasi basita. Era strano. Durò pochi istanti, si stacco quasi subito, ma rimase impresso nella mia mente come se fosse durato ore. Mi fece stendere, e mi bacio di nuovo, posizionandosi sopra di me.
Quel bacio mi scosse nuovamente. Anzi di più. Stavolta lo ricambiai. Sentire le sue calde e morbide labbra sulle mie, la sua umida lingua che si stringeva alla mia. Mi eccitai come mai prima di allora.
Dopo un po mia sorella si stacco e sussurrò: “ele, adesso ti insegno una cosa”
Mi slaccio l’accappatoio che lasciò distendere sul letto. Mi diede un piccolo bacio a stampo sulle labbra per poi iniziare a scendere. Sentivo le sue labbra che di sfuggita sfioravano il mio petto, il mio seno, il ventre, fino al mio pene. Gli diede un bel bacio guardandomi e sorridendo. Prese le mie gambe e me le fece tirare su. Nonostante mi imbarazzasse stare col pene e col buchetto cosi esposto difronte a mia sorella, non opposi alcuna resistenza. Se c’era qualcuno con cui potessi vincere l’imbarazzo era lei, ma soprattutto, ero troppo eccitata. Eccitata di un piacere nuovo.
Tenendomi le gambe alzate, Martina puntò il mio buchetto, che inizio a baciare, a leccare. Piano piano la sua lingua inizio ad infilarsi dentro.
Ero a mille. Il cuore mi scoppiava. Tenevo la testa piegata in avanti nella speranza di poter vedere, ma Martina, con un bacio mi spinse in giù per farmi poggiare la testa e mi disse di rilassarmi, per poi tornare al mio buchetto.
Dopo aver lubrificato per bene con la lingua, anche un dito si fece strada nel mio buchetto. Iniziò ad allargarmi l’ano inserendo un secondo dito. Era un continuo infilare, sfilare, leccare, baciare, succhiare, rinfilare, allargare. Mi stava mandando ai pazzi. Mi piaceva da morire.
“la mia cara spazzola.. adesso darà piacere anche a te” disse prendendola, e puntando il manico alla mia bocca. La leccai per bene, poi mia sorella la riprese, gli diede una leccata anche lei e lentamente la inserì. Arrivata alle setole si fermò. Avevo circa 12 cm dentro di me. La sensazione di prima era stupenda, ed ora arrivava più in profondità. Adagio mia sorella iniziò a muoverla avanti e indietro. Arrivo ad un ritmo sostenuto che mi distruggeva. Il piacere cresceva ma senza mai arrivare al culmine, questo mi toglieva le forze. Ogni tanto sentivo una leccatina intorno al buchetto, un leggero massaggio alle palle.
In fine Martina mi diede il colpo di grazia. Un aumento della velocità mi aveva portato al limite e con dei potenti colpi finali raggiunsi l’orgasmo.
Mia sorella Martina mi regalo il mio primo orgasmo femminile. In quel momento la mia transizione anche dal punto di vista sessuale era più completa.
Dal mio pisellino ancora moscio ed adagiato sul mio ventre era uscito un pò liquido, che mi sorella, non mancò di leccare e farmi assaggiare con un caldo e appassionato bacio.
Mi sfilò la spazzola, e distesi le gambe, sfinita sul suo letto.
Lei si adagiò su un fianco vicino a me. Io trovai le forze di accocolarmi a lei, e lei mi abbracciò.
“ti amo sorellina” mi sussurrò dolcemente.
“anch’ io Marti. Ti amo anch’io.” risposi.

3
0

Leave a Reply