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Racconti erotici sull'Incesto

Ricordi di gioventù 1

By 15 Novembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

i miei racconti
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Ricordi di gioventù 1

Nell’era del commodor64. Delle figurine di calcio Panini. Di Goldrake e dei suoi alleati robot. Di Holly e Bengy e di Mila e Sciro e di base Alfa e alla generazione del Monopoli.

***

Quando era giovanissima, ogni pomeriggio Micelle (pronunciata in francese miscell), ha giocato a calcio con sei ragazzi, compagni di scuola e di avventura oltre che cugini o fratelli. Questi erano Gabriele il cugino di lei, i fratelli Roberto e Samuele, Giorgio, Benedetto e Franco.

Nel tempo questa pratica è cessata per via dello sviluppo e per l’impatto con la pubertà. Per una ragazza della sua età, Michelle è stata molto sviluppata, pur essendo giovane e ancora in fase di sviluppo. – Oggi si direbbe gigantomastia. – A discapito di molte sue compagne, è diventata donna molto presto e forse a causa di questo, le sue fattezze sono esplose portandola ancora giovanissima, a divenire una donna ammirata e corteggiata dai maschietti di tutte le età e, invidiata dalle sue compagne. Il suo crucio era l’altezza, solo 1,55 metri all’ora e anche in seguito non è poi molto cresciuta di statura.

Durante le ore di ginnastica a scuola era la più seguita e anche se non le piaceva correre, si impegnava in ogni compito che le veniva assegnato dal professore. Nelle ore di libertà, oltre che andare saltuariamente in bicicletta e a camminare, non faceva sport e si muoveva pochissimo fuori casa e questo nel tempo, l’ha messa in contrasto con la madre. Pur capendola, avendo lo stesso problema di eccesso di seno, la madre cercava sempre di spronarla, ma inutilmente. Durante l’inverno poi, aveva iniziato a indossare vestiti sempre più ampi che nascondessero le forme prorompenti del seno e solo durante l’ora di ginnastica a scuola, si poteva vedere la sua figura per intero.

Con l’arrivo dell’estate, il problema si è accentuato e si è rinchiusa nel suo mondo, nella sua camera. Per vincere la noia leggeva e questo l’ha portata ad essere molto preparata nelle materie scolastiche e grazie anche alla simpatia e al modo di fare, aiutava spesso i compagni di classe in difficoltà, aumentando la popolarità fra i maschi, ma isolandola dalle compagne sempre più invidiose.

La fine della scuola era una tragedia. Iniziava il periodo estivo e la sofferenza aumentava. Si sentiva a disagio a camminare con il petto che ballava e ancor peggio, notare come molti ragazzi e non solo, anche molti uomini la guardavano.

Come si dice da anni, l’inizio dell’estate per i ragazzi era il periodo migliore dell’anno. Pochi compiti, giocare per tutto il resto della giornata e a volte anche di notte. Per loro, Michelle era l’intervallo, la piacevole fantasia dei giochi in solitario, nascosti chiusi in camera o in bagno.
Spronata dall’ultima sfuriata di sua madre, era costretta a seguire il cugino nelle avventure che si aprivano durante la giornata. Presto ridivenne parte integrale del gruppo di amici e compagni di scuola che frequentavano e pur non dimenticando mai il suo enorme problema, le giornate divennero più corte e piacevoli da passare in loro compagnia.

Ai ragazzi piaceva osservarla in ogni occasione. Non solo quando giocava a calcio, ma ovunque andasse. Che indossasse normali vestiti femminili con tanto di gonna lunga o minuti pantaloncini, lo sguardo si soffermava sempre sulle forme del seno.
Fin da quando era nata, faceva parte del gruppo e grazie alle sue doti di spigliata simpatia si faceva accettare e ben volere anche da chi non la conosceva o che la vedeva per la prima volta. Una volta cresciuti, quando poi giocavano a calcio, i loro sguardi erano attenti ad ogni passo che ella faceva. Durante la partita erano poco attenti alle azioni da gool o di contrasto, se non quando era in azione Michelle. Ogni volta poi, cui era incaricata di recuperare la palla ed era costretta a piegarsi, eccitava la fantasia di tutti a causa dei pantaloncini che indossava. Questi erano sempre molto stretti e corti, come le t-shirt che annodava in vita, lasciando scoperta la pancia.

Già all’epoca dei fatti che sto narrando, i suoi seni riempivano un reggiseno taglia terza a coppa D (in seguito raggiungerà proporzioni maggiori) e i suoi pantaloncini racchiudevano strettamente un bel culo sodo. A differenza di all’ora e dopo cinque parti, ora ha preso le fattezze di una matrona e non ha perso nulla del suo fascino e della simpatia che la sempre distinta.

Gabriele il cugino, era da sempre stato attratto dall’avvenente bellezza e dal modo spigliato di lei di porsi con gli altri. Aveva un modo di fare misurato, ma simpatico, che metteva subito tutti a loro agio in sua presenza anche se era evidente tal volta, la sua timidezza. Ultimamente lui non riusciva più a guardarla senza eccitarsi immediatamente e non poteva fare a meno di toccarsi e non solo quando era nel privato delle sua camera o del bagno. Quel giorno non era diverso da quelli precedenti. Durante tutto il tempo che è durata la partita di calcio, il suo cazzo è sempre stato semiduro e non perdeva occasione nel guardarla. Quante volte ultimamente aveva pensato a lei nuda e si era masturbato inondando il letto o il bagno di sperma.

Era cresciuta con loro ed era diventata come una di loro. Nel tempo della trasformazione forzata, del suo fiorire, non li aveva più frequentati con assiduità, salvo i rari episodi a scuola o in chiesa, ma da quando aveva ripreso a frequentare la compagnia dei ragazzi, era tornata ancora ad essere una ragazzaccia; il suo grazioso viso e soprattutto il suo caldo corpo, era lì a dimostrare che era sbocciata in una stupenda donna. Crescendo si era allontanata, isolandosi a causa dell’imbarazzo che le provocavano le sue grandi tette e nel sentire come queste rimbalzavano ad ogni passo. La spiacevole sensazione non le era passata anche se correva ugualmente dietro al pallone. Cercava con tutte le forze di porre tutta l’attenzione al gioco e a quello che stava facendo senza pensare alle tette che le ballavano.

Le piaceva giocare in porta, delimitata semplicemente da due sassi e due legni, ma odiava dover poi correre a recuperare la palla. Amava fare gol e dimostrare di essere forte come loro e una di loro. Esultava come i grandi campioni visti in televisione e le piaceva, quando i ragazzi le saltavano addosso felici anche se i loro affettuosi abbracci la turbavano. Più di una volta aveva dovuto lottare contro le loro mani che la toccavano in luoghi proibiti o che cercavano di baciarla.

Non vi era altro gioco da fare durante la giornata e non vi erano amiche coetanee per occupare le lunghe giornate estive. Oltre alle cuginette e ai compiti da fare, l’unico gioco era quello della palla coi ragazzi. Era inconsapevole che ogni volta che si piegava, mostrava il culo e attirava lo sguardo di chiunque era nei dintorni. Spesso durante il gioco, ed era il motivo principale per cui non le piaceva giocare a calcio, accadeva che il reggiseno scivolava sotto alle tette facendole saltare fuori. Ogni volta che capitava e accadeva spesso durante la partita, doveva riportare la tetta fuggitiva all’interno e per farlo, sollevava un poco la t-shirt e dopo un rapido tocco, riportava la coppa del reggiseno al suo posto.

Roberto e Samuele, i due fratelli del gruppo, hanno sempre guardato e invidiato quelle mani e non hanno mai perso di vista ogni volta che l’ha fatto. Dopo ogni azione dinamica o ad ogni pausa, le era diventato un movimento spontaneo oltre che necessario, ma i fratelli, come i loro amici, pensavano che avrebbero fatto volentieri loro quel lavoro. Michelle non ci faceva quasi più caso e le era diventato un movimento quasi spontaneo. Si sentiva a disagio e si vergognava quando incrociava i loro sguardi bramosi.

Cosa era cambiato quel pomeriggio rispetto agli altri? Nulla mi viene da dire.

Dopo una pausa del gioco per poter bere alla fontana, si erano schizzati e inseguiti come sempre. La fine era sempre la stessa. Lei veniva presa e bagnata da capo ai piedi. Forse avevano esagerato con l’acqua e ora era gocciolante, ma non era arrabbiata. A differenza di loro che erano perennemente a petto nudo, lei poteva solo scoprire un poco la pancia e quel refrigerio esagerato con l’acqua era una piacevole benedizione e dilavava da dosso un poco di sudore.

Alla ripresa del gioco, toccava a lei stare in porta e doveva oltretutto andare a recuperare la palla. Nel mentre che lei correva, Giorgio, Benedetto e Franco si sono riuniti e invece di discutere di tattica di gioco, hanno parlato di quello che hanno visto attraverso la maglietta bagnata. Questa si era incollata al corpo e aveva permesso di far vedere nella sua trasparenza le fattezze siffatte delle tette.

Erano entrambi d’accordo di voler vedere in qualche modo Michelle nuda dopo la partita. Si sono avvicinati ai loro compagni e hanno esposto la loro fantasia. Gabriele, il cugino di lei e Roberto, hanno riso sguaiatamente.
‘Anche noi abbiamo detto adesso, adesso, la stessa cosa.’

Erano concordi tutti di voler portarla da qualche parte dopo la partita e toglierle i vestiti a tutti i costi, anche se non l’avesse voluto. La sola idea li aveva eccitati e non potevano aspettare fino alla fine della partita. Erano d’accordo nel svolgere il loro piano, di chiederle di andare a fare una passeggiata tutti assieme nel bosco vicino.

Recuperata la palla, Michelle si sentiva in imbarazzo nel vedere i loro sguardi, mentre tornava verso di loro. Non capiva perché i ragazzi si continuavano a toccare spesso ‘il cosino fra le gambe’. In passato, lo stesso gesto l’aveva notato che lo facevano talvolta anche gli adulti. Lanciata la palla, si é aggiustata il reggiseno e hanno giocato per un’altra mezz’ora prima di fermarsi e tornare a bere alla fontana. Azione abituale e quasi obbligatoria a causa del gran caldo.

Naturalmente si sono schizzati con l’acqua per poi correre dietro a Michelle che cercava di scappare inutilmente a per di fiato. Una volta raggiunta e afferrata, l’hanno bagnata per intero. Il piacere di toccarla o di strusciarvisi era nulla rispetto a quello che è comparso alla loro vista. La maglietta bagnata si era praticamente incollata alla pelle diventando trasparente come le volte precedenti. Immobili e senza quasi respirare, osservavano estasiati le aureole e i capezzoli puntuti. A tutti pareva che potessero vedere dal vivo il loro sogno segreto e non attraverso la t-shirt.
I ragazzi stavano pensando che quella notte prima di dormire, avrebbero rivisto quelle immagini, mentre si sarebbero masturbati.

Oramai era chiaro a tutti che il gioco del calcio aveva perso il suo interesse e anche se erano bagnati fradici, avevano finito di giocare. Stranamente dal solito, erano ancora tutti attorno a lei a chiederle di seguirli per fare una passeggiata nel bosco.

Michelle ha esitato al principio. Mai prima di all’ora le avevano chiesto con tanta insistenza di seguirli e poi, quelle loro espressioni, i loro sguardi… Avendo un certo stimolo di urinare, ha deciso di accettare l’invito e di andare con loro su per la collina.
Rialzatasi, si è aggiustata il reggiseno per poi darsi una risciacquata, ma la buona intenzione è durata poco, perché hanno ripreso a schizzarsi con l’acqua fredda uno con l’altro.

Non hanno camminato a lungo prima di fermarsi in una zona appartata del bosco per prendere un poco di respiro. Pur essendo più fresco rispetto al campo di calcio, l’aria era sempre calda e afosa. Michelle era inconsapevole dell’effetto che faceva ai ragazzi. Gli stretti pantaloncini lasciavano in bella mostra le sue belle e piene cosce, mentre le guance del sedere spuntavano impudicamente. Ogni tanto la cucitura le si infilava nel taglio del sedere e provava a rimetterlo a posto, ma fatti pochi passi, tutto tornava come prima.

I ragazzi si guardavano tutt’attorno, incerti se il posto fosse adatto per agire. Samuele che è stato per tutto il tempo dietro al culo tornito di lei e ha potuto ammirarlo per tutto il tempo, si stava aggiustato il cazzo in tiro con la mano infilata all’interno delle mutande.
Il movimento non le è passato inosservato e Michelle osservandolo inorridita per l’atto tanto impudico, si è sentita avvampare di vergogna e la timidezza le ha fatto mettere un piede in fallo ed è scivolata a terra.

Premuroso come sempre, Samuele l’aiuta a rialzarsi e a controllare che non si sia fatta male. Le pulisce i pantaloncini e ben presto la mano resta calamitata sul sedere in un movimento di esplicita carezza. Anche Roberto l’aveva aiutata a rialzarsi, ma la sua mano percorreva la coscia per soffermarsi sulla chiappa esposta in un apparente massaggio.

Michelle aveva i brividi, ma la sua attenzione era tutta rivolta verso i pantaloncini di Samuele. Si sentiva avvampare le guance per la vergogna, ma non riusciva a distogliere lo sguardo. La cappella violacea del cazzo spuntava da oltre l’elastico e la piccola fessura era come se la stesse guardando.

Una risata nervosa contagia tutti e fra un singhiozzo e una lacrima, tutti si accorgono di quello che sta accadendo dalla faccia sbigottita di lei. Accortosi che era lui ad aver creato tanta ilarità, il povero Samuele si è aggiustato ricomponendosi, mentre era diventato paonazzo dalla vergogna, ma non era l’unico.
‘Scusa… Scusami… è che sei talmente bella che mi fai questo effetto.’

Erano passati anni da quella volta in cui si erano chiusi nello sgabuzzino e avevano passato il tempo a guardarsi gli uni con gli altri.
‘E ora?- Riflette fra se Michelle.- Erano gli stessi ragazzi con cui aveva giocato da sempre. Cosa era cambiato? Cosa le stava accadendo? Perché si sentiva così strana…’

‘Michelle… Posso… Posso darti un bacio?’ Le ha detto Franco, il più spavaldo del gruppo.

La stravaganza della domanda non l’ha colpita e come se niente fosse, ha sorriso. Ha messo le mani sulle spalle di lui e si è avvicinata. Le labbra si sono toccate, ma come se fossero state calamitate, non si sono staccate.
Lui non sapeva se il sangue si fosse gelato nelle vene o si fosse riversato sulle guance e in faccia. Non sapeva cosa fare e come comportarsi. Non si aspettava una mossa tanto repentina da parte di lei. Poco prima di rimanere soffocato, lei si è distaccata e il normale, ma lungo bacio a stampo è terminato. Solo all’ora entrambi hanno potuto respirare liberamente.

Tutto il gruppo all’unisono, ha ricominciato a respirare insieme a loro due con un coro di ‘Wow… Miiii…’ Risate nervose ed eccitate, hanno accompagnato la coppia che si distaccava.

‘Posso baciarti anche io?’

Michelle non ha capito chi avesse formulato la domanda. Si è voltata e con ancora i sensi in subbuglio ha chiuso gli occhi, mentre veniva baciata.

Mani avide erano sulle chiappe e sui globi sodi del sedere, prede agognate di desideri mal celati e da troppo trattenuti. Le carezze e il bacio, stavano aumentando il turbinio di sensazioni che tutti stavano provando. Presa per un braccio, è stata voltata e con le mani alla nuca è stata costretta all’ennesimo bacio.

Michelle ha aperto incredula gli occhi, solo quando ha sentito la lingua premerle fra i denti e per un istinto primordiale, ha aperto la bocca e la lasciata entrare. Al bacio successivo è stata lei a far turbinare la lingua nella bocca del fortunato di turno e ha continuato anche con quello successivo.

è rimasta ferma e immobile innaturalmente da sola, dopo tutti i baci e abbracci che ha ricevuto. Si è accorta solo in quel frangente che era in affanno come se avesse fatto una corsa. Le pareva che il tempo si era fermato e si stava domandando, chi avesse baciato o se erano stati baciati tutti. La domanda la fatta arrossire a dismisura e solo a quel punto si è accorta che le stavano accarezzando il sedere. Si è voltata e ha visto attorno a se solo volti sorridenti. Un brivido di paura le percorre tutto il corpo. ‘Chi aveva baciato?’ Si domanda con tutti i sensi in subbuglio.

‘Po… Po… Potremmo vederti le tette?’

A quella domanda, Michelle si sveglia dal coma e urlando, ha iniziato a muovere le mani in modo inconsulto, come se volesse dare delle sberle, ma non vedesse a chi…

Roberto la prende per le spalle e la scuote fino a che non si ferma. Raggiunto lo scopo, l’abbraccia e per qualche minuto restano fermi finché ella non smette anche di tremare e di piangere.

‘Non dovete…- Dice singhiozzando fra le lacrime.- è sbagliato…’

‘Ti vogliamo bene. Non vogliamo farti del male. Desideriamo solo vederti nuda.’ Le ribatte Giorgio.

Ha l’impressione che le giri la testa e si sente mal ferma sulle gambe che le tremano. L’abbraccio caldo la conforta e le mani che l’accarezzano le danno sensazioni contrastanti.
‘Non dovete… è sbagliato… Non dovete… è sbagliato…’ Ripete come una cantilena in continuazione.

‘Ti vogliamo bene…’ Le ha detto sussurrando all’orecchio, stringendola ancor più forte nel suo abbraccio.

Ha annuito debolmente e dopo che è stata liberata ha sciolto con estrema fatica il nodo della maglietta.

Era in affanno e senza forze. Come se stesse sollevando una tonnellata di granito, ha fatto scorrere la t-shirt da sopra la testa e la passata a qualcuno al suo fianco.

Poteva percepire il seno sollevarsi ritmicamente con il respiro. Questi era sempre più affannoso come il cuore che andava via, via accellerando, battendo sempre più veloce. Si sentiva bruciare il volto e il calore la faceva ancor più vergognare. L’aria fresca che le accarezzava il seno e le spalle, le faceva venire i brividi.

Tutti i ragazzi ora si erano disposti davanti a lei e la stavano ammirando con trepidazione. Buona parte del seno destro trasbordava dalla coppa del reggiseno e parte dell’aureola era parzialmente visibile e questo li stava maggiormente eccitando.

Michelle dopo aver fatto alcuni profondi respiri in cui ha potuto percepire il seno sollevarsi stretto dal reggipetto, ha cercato di sganciare il ferretto del reggiseno, ma le mani le tremavano troppo. Cercando inutilmente di ingoiare un poco di saliva, ha alzato lo sguardo e debolmente ha detto:
‘Mi… Mi aiuti a sganciarlo?’

Prontamente Benedetto si è fiondato alle sue spalle e lo ha sganciato pur essendo impacciato dall’emozione.

Lei ha tremato, come ha sentito le dita di lui toccarle la pelle. Quando ha sentito il tessuto allentarsi, è rimasta senza respirare per qualche secondo. Si era preparata all’evento e si stava sorreggendo con entrambe le mani le coppe, proteggendo al contempo il seno in una ultima difesa. Passati alcuni lunghissimi istanti, ha sollevato le mani percorrendo la pelle in una carezza languida che la fatta ancor più tremare e raggiunte le spalline, le ha abbassate facendole scorrere lungo le braccia.

Erano tutti immobili e apparentemente in apnea. I globi lentamente riempiono la loro vista e i ragazzi restano fermi in completa adorazione.

Si sentiva agitata, con il cuore che le batteva nel petto fortemente. Ha smesso praticamente di respirare, mentre il reggiseno scivolava lungo le spalle per rimanere appeso ad una mano. Sapeva che stava facendo una cosa sbagliata. I genitori l’avevano istruita a lungo e avrebbe dovuto evitare con forza di essere in quella situazione e meno che mai con sei ragazzi.

Loro tutti all’unisono, si stavano aggiustando i cazzi sempre più duri all’interno delle mutande. Avevano l’impressione che le tette stessero sfidando il peso della gravita e vedendole sollevarsi ritmicamente, i loro sguardi si muovevano seguendo i capezzoli puntuti.

Roberto è stato il primo. Come ipnotizzato, ha mosso la mano e la posata lateralmente ad un seno.

Michelle sobbalza, trattenendo al contempo il respiro guardando incredula la mano che si muove attorno e sopra la tetta. Osserva il pollice accarezzarle il capezzolo e quando si accorge che anche una seconda mano le accarezza la tetta sinistra inizia a respirare.
‘Non dovete…- Dice in un filo di voce appena percepibile.- è sbagliato…’

Le mani diventano sempre più numerose e le sensazioni si accentuano. Trema e solleva lo sguardo al cielo tenendo gli occhi chiusi, mentre i capezzoli vengono martirizzati dalle dita e altre mani la stanno accarezzando sul sedere e sulla pancia.
‘Non dovete…- Continua a ripetere.- è sbagliato…’
Sentiva le gambe tremare e aveva l’impressione che potesse cadere da un secondo all’altro.
‘Non dovete…- Mentre una lacrima scende scorrendo lungo il bordo dell’orecchio e dei capelli.- è sbagliato…’

In ginocchio davanti a lei, Benedetto è indaffarato a sbottonarle i pantaloncini e ad abbassarli.

Michelle si sveglia dal torpore di piacere in cui era caduta e cerca di osservare in basso. Capisce cosa sta accadendo e cerca di tornare in possesso dei suoi pantaloncini, ma la forza di lui è superiore.

‘Non dovete! è sbagliato…’ Cerca di divincolarsi e di trattenere i pantaloncini che sente allentati e scendere. ‘Basta! Lasciatemi! Il gioco è andato troppo oltre!’ Urla disperata cercando di allontanare le mani dei ragazzi, ma come riesce a staccarne una, altre prendono il suo posto.
‘Basta! Lasciatemi!’ Urla ancor più forte e come alza un piede per dare un calcio, perde l’equilibrio e cade a terra. I ragazzi le sono addosso immobilizzandola, chi per le braccia, chi per le gambe.
Ora possono tutti vedere le mutandine rosa di Michelle e questo li eccita ancor di più.

Giorgio non poteva aspettare oltre. Visto come Michelle era strettamente tenuta a terra, ha afferrato le mutandine rosa e ha iniziato ad abbassarle.

Lei non si dava per vinta, continuava a lottare cercando di divincolarsi, ma loro erano più forti e in troppi.

Aiutato anche dagli altri, ben presto le mutandine sono volate via e hanno raggiunto i pantaloncini in un angolo del bosco. La pelosa figa era in piena vista e preso da una voglia incontenibile, Franco si china e la bacia. Il naso si riempie dei forti odori di donna, mentre le labbra accarezzano l’ispida e rada peluria.

Michelle senza più fiato e forze osserva fra le lacrime la nuca di suo cugino che le succhia un capezzolo. Anche l’altro era preda di una bocca vorace e non voleva, ma le sensazioni che stava ricevendo la stavano stordendo.. ‘Non dovete! è sbagliato…’ Sussurra a denti stretti in cui i ragazzi percepiscono un mugolio che traducono che sta provando piacere.

Dopo aver ricopiato l’esempio e dopo aver leccato quello che credeva il clitoride, Giorgio non poteva aspettare oltre, il cazzo era diventato duro come una roccia e le mutande erano diventate troppo strette e scomode. Abbassatele, ha iniziato a masturbarsi velocemente. I ragazzi sono rimasti sorpresi dal gesto di lui, visto che era noto a tutti il suo pudore e la timidezza.
Senza distogliere lo sguardo dalla figa pelosa e da quelle labbra carnose che vedeva spuntare, ha iniziato a godere spargendo il suo seme sulla pancia e la figa.

I ragazzi si erano fermati ad osservare la scena, mentre Michelle ignara di tutto, aveva smesso di mugolare, ma non di piangere. Stordita e con il fiato corto, sapeva che era all’apice del piacere. In silenzio, pregava che non le facessero del male e continuava a ripetersi che non dovevano. Che era tutto sbagliato…

Benedetto, dopo aver visto alcuni porno, aveva il chiodo fisso su cosa si potesse provare a succhiare una figa. A casa di nascosto, assaporava le mutande della madre e avendola vista così permissiva, aveva osato sbottonare i pantaloncini e mai aveva previsto di arrivare a tanto. Pensava solo di voler soddisfare il suo feticcio, incuneando il naso fra le gambe… Sopra alle mutandine sudate… Dopo quello che aveva appena assistito, ardeva dalla voglia di piegarsi e di assaporarne a pieno il gusto questa volta.

Esterrefatto ed eccitato dopo aver visto l’amico sborrarle addosso. Roberto si china per guardarla in volto e in modo che potessero sentire tutti, le dice:
‘Ti prometto che non ti faremmo del male.- Lei aperti gli occhi, si guardano.- Ci permetti di giocare con la tua figa?’

Non sapeva cosa rispondere. Era in totale torpore ed estasi. Continuava a dirsi fra se e se che quello che stavano facendo era sbagliato. Pregava che non le facessero del male e ne aveva una paura folle. Le sensazioni che riceveva dalla figa calda e dalle tette la stordivano. Non riusciva a capacitarsi. Le emozioni erano tali, che avrebbe detto e fatto qualsiasi cosa.
Annuisce e percepisce la presa alle braccia allentarsi.

‘Ok all’ora. Mettiti seduta che ti mettiamo dietro la schiena le nostre camicie e le magliette.’
Dopo averla fatta nuovamente sdraiare, si è poi rivolto a Benedetto e Giorgio.
‘Afferratele le caviglie e allargate le gambe.’

Michelle tremava di paura dopo aver sentito quelle parole. Come è stato fatto, Gabriele si è inginocchiato fra le gambe della cugina e dopo aver a lungo studiato la figa, ne ha sepolto il volto lappando con bramosia e succhiando l’abbondante ciprigna. Ha insinuato la lingua il più profondamente che ha potuto e si sentiva in estasi. Finalmente stava soddisfacendo il suo sogno.

Con solo le scarpe indosso, Franco si avvicina a Michelle che lo guarda smarrita e stupita. Non si era accorta che si era spogliato e lo guardava con vivo interesse pur sobbalzando e fremendo ad ogni colpo di lingua che riceveva sul clitoride.

Samuele era intento a succhiarle i capezzoli e a palpare il seno, ma lei voleva vedere come era fatto il cazzo. Sembrava tanto diverso da quella volta dello scantinato o del piccolo fratellino. Le palle che vedeva erano decisamente molto più grandi.

Sobbalza e ansima a causa di una morsicata al capezzolo, ma non distoglie lo sguardo dalla cappella violacea e non si lamenta. Nota che sulla punta è bagnato e si stupisce. Franco si inginocchia di fianco a lei e dopo averla baciata, si impossessa di un capezzolo che succhia e titilla facendola gemere sempre di più.

L’orgasmo tanto trattenuto esplode e nella bocca del fortunato Gabriele colano abbondanti succhi vaginali, mentre un getto di urina le esce incontrollato. Questi, estasiato, non ferma la lingua che a sua volta gode all’interno dei pantaloncini senza neppure aver avuto il tempo di toccarsi.

Urla e si dimena godendo anche sotto i colpi della lingua di Giorgio e quando lui si solleva per lamentarsi della lingua dolorante e per le ginocchia dolenti, sente il tessuto di cotone delle mutande sfregare contro il glade e non fa in tempo ad abbassarsi i pantaloncini che schizzi copiosi si riversano imbrattandolo tutto.

‘Qui va troppo per le lunghe.- Sentenzia Franco. – Ad ognuno di noi spetteranno cinque minuti di leccata di figa.’

Poco prima che terminasse il suo periodo e lasciando Michelle prossima a godere, Samuele le infila un dito in figa senza mai smettere di leccarle il clitoride. Mugola e si dimena alzando ritmicamente il pube contro la bocca del ragazzo e favorendo la penetrazione profonda del dito come sente questi sollevarsi per allontanarsi.

Dopo pochi attimi che Benedetto ha iniziato a leccarle il clitoride ella stringe le gambe contro la testa di lui e dopo aver trattenuto a lungo il respiro, inizia a tremare. Nel medesimo istante un dito le viola il piccolo buco del culo e per tutto il periodo vi resta piantato senza essere mosso. A quella penetrazione, sconvolta nei sensi, Michelle gode uggiolando senza quasi mai respirare.

Durante il turno di Franco, questi la lecca alternando talvolta due dita in figa, ma senza andando a spingere fino in fondo. Si china su di lei dopo averla leccata a lungo e impugnato il cazzo, le infila la cappella fra le calde labbrine. Come la calda umida vulva si stringe attorno alla cappella, erutta tutto il seme svuotando le palle. Come d’abitudine muove la mano in una sega convulsa spingendo al contempo un poco il cazzo dentro a lei.

Dopo un tempo infinito, la svegliano e l’aiutano a vestirsi e a rialzarsi. Le girava la testa e le gambe erano molli al punto da costringerla ad aggrapparsi a due accompagnatori.

Per tutto il viaggio di ritorno, lei è rimasta taciturna, mentre i ragazzi erano vivaci e chiassosi come sempre. Arrivati a casa, lei non li saluta. Attraversa la porta e ha solo il tempo di lavarsi le mani, perché i genitori sono già seduti a tavola. Avrebbe voluto lavarsi. Si sentiva addosso ancora le loro mani e le loro bocche. Al pensiero le viene il ribrezzo e trema. Si sente sporca e vorrebbe cambiarsi, coprirsi.

Dopo cena, con la testa avvolta dai mille pensieri si sdraia a letto senza lavarsi. Ripensa a quello che era accaduto nel pomeriggio e si mette sotto al lenzuolo. Sul fianco, si porta le gambe al petto e piange silenziosamente.

Preoccupata perché ha visto la figlia insolitamente silenziosa, si è recata in camera dove ha visto il suo angelo dormire beatamente. Riflette e pensa che anche i ragazzi che generalmente stazionano nei pressi, quella sera non li aveva visti.

Maxtaxi

Aiutatemi a migliorare. Aspetto le vostre critiche.
Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

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Questo romanzo non deve essere riprodotto elettronicamente o a mezzo stampa senza la mia autorizzazione scritta.
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