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Racconti erotici sull'Incesto

Sara e il papà fotografo

By 9 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Lui.
Era una giornata come un’altra allo studio. Era un fotografo discretamente bravo, ma purtroppo come si sente spesso in questi periodi il lavoro cominciava a scarseggiare. In genere era molto ricercato, sfilate di moda, matrimoni e tutte quelle occasioni importanti che richiedono la presenza di un fotografo in gamba, ma nell’ultimo anno le commissioni erano notevolmente calate e, nonostante riuscisse a stare a galla, i soldi scarseggiavano nelle tasche della sua famiglia. Così, preso dalla disperazione aveva accettato di fare un servizio fotografico per una caso di lingerie erotica. Non era il genere di lavoro che voleva fare, troppo volgare e se sua moglie l’avesse scoperto sarebbero stati guai, ma il mutuo della casa incombeva su di loro.
Quel giorno avrebbe dovuto fare il servizio, lavoraci tutta notte e consegnarlo il giorno successivo per un compenso galattico, 10.000 ‘. Ma come tutte le cose gli imprevisti sono sempre. Erano le quattro del pomeriggio e la modella era in ritardo già di due ore. Cosa avrebbe fatto? Aveva bisogno di quei soldi e l’anticipo di 2.000 ‘ era già stato speso per le lezioni di equitazione della figlia, ma dove avrebbe potuto trovare una modella all’ultimo minuto?

Lei.
‘Sua madre stava impazzendo’ pensò Sara parcheggiando il motorino davanti all’entrata dello studio di suo padre. Si fermò a chiudere il lucchetto del sellino risentendo le parole della madre ‘Sara, da brava va a vedere se papà sta bene, oggi non tornato a mangiare e non risponde al telefono’, lei l’aveva guardata con aria annoiata e le aveva risposto ‘mamma sai che quando pà lavora potrebbe crollare il mondo ma non se ne accorge, non preoccuparti inutilmente’. Ma lo scontro era stato vinto da sua madre che armata di un panino e una bottiglietta d’acqua l’aveva spedita a rifocillare il padre lavoratore. Sara si tolse il casco e suonò il campanello.

Lui.
Il rumore del videocitofono lo spaventò a morte. Era immerso nella disperazione di come fare a restituire la caparra, quando una lieve speranza si riaccese ‘la modella’. Corse verso il videocitofono, ma invece di trovarvi il viso della bionda ce aveva ingaggiato si trovò a guardare gli occhiali della figlia.
‘Sara, sali’ e schiacciò il pulsante di apertura del cancellino.
‘Cosa ci faceva sua figlia li?’ pensò, ma mentre aspettava che finisse di salire le scale un idea malsana attraversò la sua mente ‘E se usassi lei..’ la scacciò subito ‘Cazzo coglione &egrave tua figlia si disse’.
Ma mentre la guardava salire le scale si mise a pensare al suo seno abbondante, le sue curve morbide e sode. Sara era carne fresca, liscia, abbronzata e poi con una maschera in viso nessuno l’avrebbe riconosciuta. Fu in quel momento che qualcosa cominciò a muoversi nei suoi pantaloni.
‘Piccola che ci fai qui?’ le disse facendole strada.
‘Mamma &egrave impazzita dalla preoccupazione e mi ha mandato a controllare’ gli disse porgendogli il panino e l’acqua ‘Niente lavoro oggi?’
Lui la guardò, quel giorno era bellissima, scarpe da tennis bianche con dei calzini colorati, una gonnellina a pieghe blu e sopra una felpa bianca aperta su una mogliettina bianca che faceva intravedere il reggiseno rosso.
‘Mamma esagera sempre’ le disse mettendo il panino sul tavolo ‘Oggi aspettavo una modella per un lavoro importante ma mi ha dato buca’.
‘Capisco &egrave grave?’
‘Si decisamente domani dovevo consegnare il lavoro e se non lo faccio finisco nei pasticci’se solo potessi trovare qualcun altro’
Lo studio era stato arredato per l’occasione. Al centro spiccava un enorme letto con lenzuola di seta nera, lungo le pareti spoglie erano state appoggiate delle spalliere munite di manette. Sara guardava tutto e sembrava ammirata.
‘Pà stai facendo qualcosa che la mamma ti ha proibito di fare?’
‘Cazzo’ pensò ‘Quella ragazza era troppo sveglia’
‘Se ti dico di si vai di corsa a dirlo alla mamma?’
‘Diciamo che se lo facessi mamma mi darebbe il tormento per il resto dei miei giorni mandandomi qui a controllarti ogni ora e poi a caval donato non si guarda in bocca, ti pagano bene?’
‘Si se consegno il lavoro mi pagano molto bene’

Lei.
Si guardava intorno, pensando a cosa servisse la scenografia istallata da suo padre. Le catene l’avevano incuriosita parecchio, anzi si era immaginata alcune scene di un video che aveva visto a casa di un amica e si era ritrovata con i capezzoli duri e le mutandine bagnate. ‘Sono una troia’ pensò. Si avvicinò ad uno stand dove erano appesi cinque completi intimi molto sexy, palpò la seta di ognuno pensando all’effetto che le avrebbe procurato sulla pelle quel tessuto leggero.
‘E la modella doveva indossare questi?’ chiese guardando il padre.
‘Si cara’
Sara vide il pare toccarsi distrattamente il pacco e solo allora notò il grosso rigonfiamento.
La decisione fu presa in un attimo, non sapeva il perché, se per sentirsi sexy o solo per aiutare suo padre, ma dalla sua bocca uscirono queste parole ‘Se vuoi e mi trovi idonea poso io per te’

Lui.
Aveva decisamente bisogno di una doccia fredda e risvegliarsi da quel sogno. Sua figlia gli aveva appena proposto di fare da modella indossando quella lingerie volgare e succinta. Il suo cazzo esplose al solo pensiero di Sara fasciata dalla seta e legata alla spalliera, con le tette al vento e un perizoma con lo spacco.
‘Ma tesoro non &egrave il caso, ance se ti facessi indossare una maschera in viso il tuo corpo sarebbe messo generosamente in mostra’
‘Si lo so, ma voglio che tu finisca il lavoro dimmi solo cosa devo indossare e come mettermi in posa’
Lui la guardò, il viso era struccato, i capelli stretti in una cosa di cavallo, gli occhiali le ingrandivano gli occhi da cerbiatta. La decisione fu facile a prendere.
‘Sara mettiti del rossetto rosso scuro sulle labbra e questa mascherina’ le disse porgendole il primo abbinato e una fascia di pelle nera con i fori per gli occhi, ‘le scarpe che devi indossare sono li’

Lei.
Sara prese il primo completo. Era un bustino bianco molto stretto da legare con dei nastri di seta bianca, abbinato c’era una brasiliana trasparente sempre bianca. Si spogliò nuda e insossò il tutto, poi si passò il rossetto sulle labbra e mise le scarpe nere con il tacco vertiginoso, per fortuna erano della sua misura. Quando fu pronta con la mascherina che le celava gli occhi cercò suo padre, che era intento dietro la macchina fotografica a preparare l’obbiettivo, gli si mise in parte porgendogli la schiena ‘Pà mi allacceresti i nastri?’.
Suo padre prese a stringerle forte i nastri, lei sentiva le dita che le sfioravano la pelle scoperta della schiena, i capezzoli diventarono durissimi.

Lui.
‘Cazzo ma mi vuole morto?’ pensò mentre finiva di legarle i nastri.
Poi la fece voltare e la guardò. Era uno schianto, il seno era contenuto a stento nel bustino, s’intravedeva parte dell’aureola: La fica era fin troppo visibile sotto le mutandine trasparenti. Con un grosso sforzo la fece accomodare sul letto, la fece mettere a quattro zampe con il decolté sparato verso l’obbiettivo, le fece aprire le gambe e cominciò a fotografarla.
‘Sara rilassati’ le disse vedendola tesa ‘Devi pensare a qualcosa che ti faccia eccitare’
La vide spostare il viso verso il suo pacco, ma non poteva essere quella era la sua bambina.
La fotografò da tutte le angolazioni, quando ebbe finito la mandò ad indossar il secondo completo.
Quando usci dal paravento, quasi gli venne l’infarto. Sara indossava un reggiseno a balconcino nero che lasciava scoperti i capezzoli e un perizoma di pizzo che le fasciava perfettamente il culo sodo.
Guardò i capezzoli eretti della figlia e spinto non si sa da quale bramosia si avvcinò per pizzicarglieli, la sentì gemere.
‘Serve per metterli in mostra ‘ le disse.
‘Pensavo che fossero fin troppo evidenti’ disse lei.
Distrattamente Sara muovendosi toccò con la mano il pacco ormai enorme.
‘Accidenti’ disse.
‘Cosa piccola?’ le chiesi sapendo perfettamente che aveva notato il mio arsenale.
‘E’ solo che sembra enorme’ gli disse timidamente.
‘Lo &egrave piccola mia, lo &egrave’
La portò alla spalliera e la legò con le mani in alto girata con la faccia verso il muro.
‘Ora piccola girati più che puoi e guardami’

Lei.
Le era bastato capire che suo padre non mentiva sulle dimensioni per bagnare completante il perizoma.
Così una volta che fu legata, spalancò le gambe e girò il viso verso suo padre passandosi la lingua tra le labbra ‘Come mi sento troia’ pensò.
Una volta finiti gli scatti lui le fece indossare una leggera camicia da notte in tulle. Era completamente trasparente e le metteva in risalto il seno. La fotografò inginocchiata sul letto con le gambe larghe e una mano che alzava in modo provocante la sottanina. Mentre posava non faceva altro che guardare il pacco del padre e immaginarlo fuori dai pantaloni.
Fu la volta di un bustino rosso, con reggicalze. In abbinato c’era un perizoma nero. Questa volta la fece mettere alla spalliera la schiena rivolta al muro le mani legare verso il basso dietro la schiena, istintivamente s’inarcò tutta facendo in modo che il suo seno esplodesse nel bustino.

Lui.
Ormai non ce la faceva più. Sua figlia inaspettatamente si era dimostrata una troia fatta e finita. S’inarcava, ammiccava e si toccava mettendo alle foto un’enfasi pazzesca. E poi lo guardava come se volesse ingoiare il suo cazzo fino a farlo scoppiare.
Finalmente era l’ultimo completo. Sara uscì dal camerino con indosso una canotta di pizzo trasparente e un perizoma con lo spacco.
Questa volta doveva farla mettere a 90 gradi per far apprezzare al pubblico lo spacco. Lei lo fece e lui cominciò a fare foro alla rinfusa alla fica della figlia. La guardava ammirata e capì che era tutta bagnata.
Fece ancora un paio di scatti e poi disse ‘Finito’
Sara si rialzò ‘Dici che sono uscite bene?’
‘Certo piccola farai arrapate tanta gente ‘ le dissi.
‘E te?’ mi rispose
‘Io’Sara &egrave terreno pericoloso’

Lei.
Sapeva che si stava per cacciare in un pasticcio ma senza pensarci cadde in ginocchio davanti al padre. Lo guardò e aspettò.
Lui sembrava combattere una battaglia, gli e lo si leggeva in viso, ma alla fine lo vide estrarre il suo cazzo e strusciarglielo in viso.
‘Cazzo papà &egrave enorme davvero’
‘Certo piccola’ le disse lui.
‘Pà voglio ingoiarlo tutto, ma devi darmi una mano da sola non ci riesco’

Lui.
Lo stava per fare, stava per scopare la figlia, la stava per aiutare a ingoiare il suo cazzo enorme che mai nessuna aveva mai preso tutto.
La sua Sara aprì la bocca cominciando a succhiarlo forte, mentre lui la spingeva sempre più giù. Ogni spinta un pezzo penetrava.
Arrivò alla gola, stava pensando di tornare indietro quando Sara fece il movimento dell’ingoio e lo prese tutto. Sentiva le labbra della sua bambina che le baciavano le palle.
La lasciò, la guardò negli occhi. Erano ore che lo stava torturando ed era eccitatissimo e pronto a venire, ma voleva averla e così la prese e la fece mettere sul letto, a pecorina. Il perizoma era aperto le leccò la fica da dietro tra le urla di piacere di Sara.
‘Sara sei una troia lo sai?’
‘Si lo so sono la troia di papà’
Già lo era pensò mentre liberandole le tette la penetrava con un colpo in fica.
Sara urlò urlo forte. Per fortuna lo studio era insonorizzato.
Prese a scoparla forte ‘Troia ora ti sfondo il culo’.
E lo face gli e lo mise tutto in culo aprendolo. Lei urlava di male e piacere.
‘Godi troia godi’

Lei.
Era aperta spalancata e godeva.
Suo padre dava colpi forti in culo e le fotteva la fica con quattro dita spalancandogliela.
Era al limite venne una prima volta urlando forte.
Poi suo padre lasciò il culo e prese a pompare in fica ‘Sto per sborrare troia nella tua fica’
‘Si papà riempimi sta fica da troia’
E lui lo fece, la riempì.
Poi usci e si mise a guardarla.
‘Cosa guadi pà?’

Lui.
Cosa guardava? La fica sfondata della figlia troia che colava la sua sborra calda.

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