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Racconti erotici sull'Incesto

Similia

By 14 Ottobre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

“Similia cum similibus facillime congregantur.’

Ripensando a ciò che &egrave accaduto cerco di comprenderne il motivo. Lo so che &egrave una cosa inutile, un esercizio quasi maniacale, e che si potrebbe concludere in vari modi. Ad esempio: ‘così era scritto’; o, meno semplicisticamente ma più alla buona che ‘non si fatto altro che seguire le leggi della natura’. Non ipocrite conclusioni distillate da certi uomini.
Sono certo che qualcuno, giunto, con curiosità mascherata da interesse, in fondo al mio racconto, arriccerà il naso, ed esclamerà che non si tratta di immoralità, ma di amoralità totale, assoluta mancanza del discernimento tra il bene e il male. E lo rileggerà da capo.
Non so da dove cominciare, se dalla fine o dal principio.
Meglio dall’inizio.
^^^
Tea &egrave mia madre.
A diciassette anni &egrave restata incinta. Lui era un uomo sposato, più anziano del padre di Tea, e non ha potuto, come si dice, regolarizzare la cosa. I miei nonni non hanno fatto molte storie. Tea si &egrave ritirata dalla scuola, si &egrave presentata alla maturità quando già allattava me, ha proseguito gli studi, e, come figlia unica, &egrave subentrata negli affari di suo padre, con lusinghieri risultati.
Ufficialmente non ha mai avuto altri uomini, e comunque non sono mai riuscito a sapere come si comportava, diciamo così, sentimentalmente. Era tutta presa dal lavoro, con la smania di accumulare profitti, e da me.
Inutile rinvangare, ora, tanti piccoli particolari che non seppi cogliere al momento.
Io ho seguito il suo iter di studi, e le sono subito stato accanto in ditta. Mi sono sposato abbastanza giovane, con Mara, l’anno dopo &egrave nato Giorgio. Le cure di Tea, nonna di 44 anni, con un fisico da pin-up, furono tutte per Giorgetto’ Giorgino’. E lui se ne &egrave profittato. Il giorno del suo diciottesimo anno la nonna gli ha comprato un orologio che costa un patrimonio.
Inutile dire che il matriarcato ha sempre imperato, a casa nostra.
Tutti nella stessa casa, alla periferia, che in origine era una specie di castello. Fatto e rifatto, nel bel mezzo di un giardino ben tenuto e nascosto agli occhi indiscreti.
Mara assisteva alle cure nonnesche e sorrideva.
Anche lei era entrata a far parte della ditta, e stava per toccare a Giorgio.
Fu pochi giorni dopo il donativo del favoloso ‘Jaeger Le Coultre-Master Grande Memovox-Q146648′ che, di pomeriggio, passando dinanzi alla camera da letto di Tea bussai piano perché volevo dirle una cosa. Nessuna risposta, abbassai cautamente la maniglia, socchiusi la porta.
Nonna Tea era a letto, supina, e a lei era teneramente abbracciato Giorgio, il nipotino. Richiusi piano, senza far rumore.
Mi avviai per raggiungere Mara e raccontarle tutto, ma poi pensai che era meglio non dir nulla. In effetti, Giorgio aveva dormito tante volte nel letto della nonna, ma adesso che era alto 185 centimetri’ non era proprio il caso. Non sapevo neanche se parlarne con la sua mamma.
Ci dovevo pensare.
Fu la settimana dopo, questa volte molto tardi, la sera, dopo la mezzanotte, che tornai a casa dopo una lunga ed estenuante riunione d’affari. M’ero perfino tolto le scarpe per non far rumore, nel corridoio.
Dalla camera di Tea filtrava la luce, e si sentivano strani rumori, e poi, un lieve e lungo lamento’ Orecchiai, non distinguevo’ Cercai di aprire la porta, era chiusa a chiave. Mi curvai per spiare dal buco della serratura. Per fortuna la chiave era stata tolta e potevo vedere’ Sì, vidi il letto, mia madre supina, nuda, con i piedi intrecciati sul dorso di un robusto maschione che la stava pompando energicamente. Era lei che gemeva. Gemeva di piacere. E lui gli dava da matti, che sembrava che il letto dovesse sconquassarsi da un momento all’altro. Non immaginavo che a 61 anni la mia mammina scopasse con tanta passione, e men che mai potevo supporre che il suo scatenato cavalcante fosse mio figlio, Giorgio!
Riuscii a fatica a staccare gli occhi da quello spettacolo incredibile che, però, mi aveva anche un po’ eccitato. Quando Giorgio ebbe finito, si rovesciò da una parte, e Tea apparve nella sua nudità. Però, si conservava bene la mia mammina, aveva un paio di tette ancora discretamente sostenute, e niente pancia.
Giunsi nella mia camera. Riuscii a mettermi a letto senza svegliare Mara. Ma non riuscii a chiudere occhio, dopo quello che avevo visto. Che dovevo fare? Prendere a quattr’occhi Giorgio? Mostrarmi scandalizzato con Tea?
Scelsi una terza strada. Cercare il modo per entrare in argomento con Tea. Ma dovevo trovare tempo e luogo.
L’occasione me la fornì un incontro con certi clienti, che avevamo fissato per la settimana successiva, a Milano. Ci saremmo andai lei ed io.
^^^
Le cose procedettero molto bene, e andammo tutti, clienti e noi, a cena al Savini e poi, Tea ed io, prendemmo il taxi e ci facemmo accompagnare al Carlton Baglioni, in via Senato, non molto lontano.
Le nostre camere erano adiacenti.
Prima di salutarla, dissi a Tea che dovevo parlarle.
‘OK, Paolo, dammi dieci minuti per mettermi un po’ in libertà, e poi vieni da me. Di cosa si tratta?’
‘Te lo dirò fra poco, Ma’. A dopo.’
Pensai che anche io avevo bisogno di una rinfrescatina, ed era inutile rimanere in giacca e cravatta.
Un quarto d’ora dopo bussai alla sua porta. Mi disse di entrare.
Era in poltrona, con una vestaglia rosa, che non copriva bene le sue gambe. Erano ancora molto belle, e quanto s’intravedeva della coscia era anche meglio.
‘Dunque, Paolo? Siedi. Sto bevendo un cognacchino. Lo vuoi? Ne ho sempre con me.’
‘No, grazie, mà’ volevo dirti”
Inutile girare intorno all’argomento, meglio affrontarlo decisamente.
”volevo dirti di’ di te e’ Giorgio?’
‘E precisamente?’
‘E precisamente che, una notte della settimana scorsa’. Passando davanti alla tua camera’ vi ho sentiti’ ed anche visti”
‘Visti? E come?’
‘Attraverso la serratura.’
‘Ma non sta bene, Paolo, spiare dal buco della serratura.’
Parlava con calma, con serenità, come se tutto fosse normale.
‘Mamma, ma hai capito cosa ho visto?’
‘Certo che io ho capito’ ma tu hai capito che sono pur sempre una femmina?’
‘E proprio con mio figlio, con Giorgio?’
Mi sorrise.
‘Giorgio &egrave un ragazzo d’oro, ed &egrave molto attaccato a me. Non dimentica mai che io sono stata la sua prima donna’ Io gli sono tanto grata’ Quella prima volta fu bellissimo’ erano anni che non provavo una sensazione simile”
‘Ma mamma, ti rendi conto di quello che dici?’
‘Certo. Non vorrai sostenere che alla mia età certe cose non le devo fare. E poi, Paolino, hai dimenticato quando dormivi abbracciato a me? Anche quando non eri più tanto piccolo’ e non eri uno stinco di santo. Cosa credi, che dormivo veramente quando le tue mani mi esploravano, le tue labbra’. Non dormivo, Paolino, e sentivo, poi, cosa facevi’ e l’indomani dovevo cambiarti il pigiama’ L’hai dimenticato? Allora ti piacevano le mie tette, cosa dici sono proprio del tutto decadute?’
Nel dire così, aprì la vestaglia e il suo seno apparve, molto più attraente da come l’avevo intravisto attraverso la serratura.
‘Senti, Paolo, non sono due vesciche vuote’ senti”
Mi prese la mano e se la portò sul petto. Sentii il capezzolo irrigidirsi’ ma anche a me s’irrigidiva qualcosa’
Deglutii, a fatica.
Certo, ma’, sono belle, come allora, e sode.
La vestaglia era completamente aperta, il pube era scuro, e sentivo il profumo che percepivo quando, bambino, e poi ragazzo, l’abbracciavo, stringendole i fianchi e nascondendo il volto nel suo grembo.
Lo stesso profumo.
Non ricordo bene come fu che mi trovai col viso affondato in quel cespuglio fragrante, muovevo lentamente la testa. Lei allargò lentamente le gambe, e la mia lingua fu attratta da quel calore, da quell’umido, da quell’effluvio che mi stordiva. Fu più forte di me, la baciai, lambii, la sentii fremere, ed ero al colmo dell’eccitazione. Lei sobbalzava, sempre più forte, mise le mani sulla mia testa e accompagnava il movimento’. Sentii un sapore leggermente salato, e le sue gambe strinsero la mia faccia.
Nei pantaloni il mio fallo era impazzito’
‘Andiamo a letto, Paolo’. Adesso’ seguita a raccontarmi’.’
Ormai eravamo nudi entrambi, sul letto, io su lei, in lei. I suoi piedi dietro la mia schiena, come avevo visto che aveva fatto con Giorgio.
Avevo visto, certo, ma non avevo potuto ‘sentire’ quello che Giorgio in quel momento provava. Una cosa incredibile, inimmaginabile, eccezionale, straordinaria, fantastica. Tea era quasi ferma col corpo, solo la sua vagina si muoveva, era percorsa da lente e lunghe contrazioni, che partivano dall’orificio e poi salivano verso il fondo, stringendo, carezzando, come se succhiassero, spremessero, mungessero il mio fallo. Una voluttà, un godimento mai conosciuto. Io non riuscivo a star fermo, mi alzavo e abbassavo, in preda a un’ebbrezza che mi stava incantando. Il suo gemito, lieve come un sospiro, aumentava ancor più il piacere. Ora capivo come Giorgio non potesse resistere a quell’incanto.
A mano a mano che il suo piacere cresceva, e si avvicinava un orgasmo impetuoso e conturbante, quelle contrazioni divenivano più decise, più energiche, gagliarde, vigorose. Poi, si arrestarono di colpo. Il mio fallo era stretto dalla sua vagina, attanagliato’ ed ecco un lento rilassarsi, proprio nell’istante in cui un mio deciso colpo di reni mi affondò ancor più in lei e le dighe del mio seme si ruppero. La invasi in modo incredibile, non immaginavo di averne tanto’ ma era lei a mungermi. Golosamente, lascivamente, mentre prendeva a carezzarmi il viso e a baciarmi.
‘Paolino, Paolino mio’ &egrave da almeno trent’anni che desideravo averti’.così’ Il mio Paolino”
E la vagina’mungeva!
In effetti, non ancora mi rendevo perfettamente conto dell’accaduto. Tutto si era verificato come in uno stato di ipnosi, in trance.
La guardai. Dio, come era bella, come splendevano i suoi occhi, fremevano le sue narici, erano turgide e invitanti le sue labbra.
E la vagina’. Mungeva’ golosa’. Insaziabile.
Non ricordavo da quanto tempo mi capitava che il mio sesso rimanesse così rigido dopo una prestazione del genere. Ma che stavo pensando. Non era mai accaduta una cosa del genere, non avevo mai provato simile sensazione, un tale piacere.
Cosa avevo fatto!
Avevo scopato mia madre.
No. Era lei che aveva scopato me! E mi stava scopando, mi teneva avvinto a sé, in sé, con un incantesimo voluttuoso. Era lei che ora riprendeva a mungermi, respirando sempre più celermente, pesantemente, gemendo di piacere, e avviandosi a un altro di quegli orgasmi che fanno dimenticare cielo e terra, ti fanno vivere momenti di sogno.
Quando riuscii a rientrare in me, avevo superato tutto.
La guardai con infinita tenerezza e gratitudine.
‘La mia deliziosa mammina, la mia Tea’ il dono meraviglioso che mi hai fatto, il più bello della mia vita, della vita che tu mi hai dato”
Le scorrevano due lacrimosi da quegli occhi raggianti. Bella come non mai.
Non mi staccai da lei quella notte!
^^^
L’indomani dovevamo ripartire, tornare a casa.
Non ci dicemmo nulla. Qualche bacio, abbraccio. Ci accorgemmo, in taxi diretti all’aeroporto, che ci tenevamo per mano.
Sapevamo bene che era accaduto qualcosa di straordinario.
La guardavo.
No, non poteva avere 61 anni quella bella signora, così attraente, che al solo ammirarla mi riscaldava, eccitava. Socchiudevo gli occhi e ricordavo come era stato bello.
Fu lei a richiamarmi alla realtà, a dirmi che eravamo arrivati all’aeroporto.
La mia vita era cambiata.
La sera, a letto, Mara mi chiese qualche particolare sulla trattativa. Mi disse che avevo una strana espressione, ero assorto’
‘No, Mara, sono preoccupato.’
‘Per i nostri affari?’
‘No, per Giorgio.’
‘Perché, cosa ha fatto, cosa &egrave accaduto’. Non farmi stare in pena’.’
Rimasi in silenzio per un momento, con le labbra strette.
Un lungo respiro.
‘Giorgio ha una relazione.’
‘Mi stavi facendo venire un colpo. Ma &egrave normale alla sua età, e col suo fisico, che abbia una donna. In fondo, beata lei, e le dobbiamo anche essere grati se dona un po’ di piacere al nostro Giorgio.’
‘Si’. ma”
‘Ma cosa? E’ una donna, no?’
‘Si, &egrave una donna.’
‘Allora?’
‘E’ mia madre!’
Balzò a sedere sul letto, con gli occhi sbarrati.
‘Vuoi dire che Giorgio e mamma Tea’.’
‘Si!’
La sua voce era divenuta aspra.
‘E brava la nonna’ si spupazza il nipotone’ chi lo avrebbe immaginato. E tu, Paolo, cosa intendi fare?’
‘Non lo so’. Devo pensarci”
‘Parlerai con tua madre?’
‘Ho detto che devo pensarci.’
‘Mah, credo che a Giorgio un discorso glielo farò io”
Non fu facile addormentarci, dovremmo prendere qualche goccia tranquillante.
Come potevo immaginare che la cosa riuscisse a suscitare una strana e ambigua curiosità in Mara?
Cominciò col chiedermi se io sapessi o ritenessi che Giorgio fosse, come dire, normo-dotato, sessualmente.
Alzai le spalle.
Aggiunse che avrebbe studiato il modo per riuscire a saperlo.
Cominciò a guardarlo con particolare attenzione.
Non sapendo più cosa fare, gli propose di accompagnarla in piscina, per una bella nuotata.
Quando tornò, mi disse che era entrata improvvisamente in cabina, mentre Giorgio si cambiava e che aveva constatato che aveva un ‘coso’ veramente imponente. Era orgogliosa di quello che chiamò il ‘suo maschione’. Mi sembrò che nel dirlo si leccasse le labbra.
Oddio, non &egrave che io lo abbia di misura ridotta, ma quell’espressione di Mara mi portò a domandarle se era più o meno grosso del mio.
Lei mi dette una occhiataccia, e lasciò cadere il discorso.
Comunque, da quel momento, mi sembrò che Mara non vedesse più il ‘suo bambino’, in Giorgio, ma un ben-dotato maschione, e concludesse col comprendere le attenzioni di Tea che finì col battezzare una tardona buongustaia, intenditrice e raffinata.
Perché raffinata, non lo capii.
E non capii neppure che Mara stava tramando qualcosa.
Indipendentemente dall’età, dai rapporti di affinità, parentela, amicizia, una donna ci tiene sempre a dimostrare che lei &egrave ‘meglio’ dell’altra. Un senso di rivalità congenito e istintivo.
Anche qui l’immaginazione fu superata dalla realtà.
Era rimasta a casa perché attendeva la sarta.
Tea ed io andammo in ditta. Giorgio aveva prenotato il campo di tennis.
Avevo lasciato dei documenti nella scrivania, ad un certo momento tornai a casa per prenderli.
Mi sembrava che non ci fosse nessuno, anche la colf doveva essere uscita. Mi avviai verso lo studio.
Era destino che dalle porte chiuse mi giungessero rumori indistinti. O forse Giorgio stava vedendo in internet uno di quei film a luce rossa. Eh, sì, doveva essere proprio così. Decisi di entrare, fargli una sorpresa e ridere con lui’
Aprii la porta.
La sorpresa la ebbi io.
Stava vigorosamente pompandosi la madre che, con gli occhi chiusi e il volto estasiato gli aveva afferrato le chiappe e lo tirava a sé con altrettanta energia. Ero rimasto allo spiraglio della porta. Erano così intenti nel loro amplesso, che non badarono certo a guardare da quella parte. Specie lei, che con gli occhi sempre chiusi cominciò a muggire, come non faceva con me, a scuotersi, e a incitarlo.
‘Sì Giorgetto’ sì’. Bello della mamma’ il pisellone di mamma sua’. Dai’. dai che sto per ‘..siiiiiiiii, ecco’. eccoooo’. Eeeeccooooooooo!’
Un sobbalzo più forte, una grossa spinta dei reni di Giorgio ed entrambi furono travolti dallo stesso piacere, dalla stessa voluttà.
Richiusi piano, andai nello studio, presi i documenti, uscii scuotendo la testa. Non immaginavo proprio che sarei stato fatto ‘cornuto’ proprio da mio figlio.
Inutile, il sesso non conosce frontiere.
Del resto, non potevo lanciare la prima pietra.
Anche io mi scopavo mia madre.
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Le cose andarono avanti con la massima ipocrisia possibile. Sorrisi a non finire, gesti affettuosi. Ognuno faceva il proprio porco comodo con la massima disinvoltura. Avevamo tutti certe facce di bronzo da far paura.
Io seguitavo a ‘farmi’ con vivissimo piacere vuoi mia moglie che’ sua suocera. Quest’ultima non era proprio decisa ad imboccare il viale del tramonto. Ci dava dentro a tutto volume. La sua vagina, sempre calda e umida, non aveva perduto nulla di quella particolare e meravigliosa contrattilità, mi asciugava fino all’ultima goccia, godendo da matta.
Mara, da parte sua, accoglieva entusiasticamente e ardentemente il ‘filial bordone’ e se ne beava. Con me non era cambiato nulla, anzi la frequente alesatura del baldo giovane l’aveva resa più calda e allupata, con mio sommo compiacimento, ma avevo la sensazione che volesse svuotarmi per rendermi incapace di’. omaggiare la sempreverde Tea.
Giorgio si ‘addottorò’ e alla festa di laurea disse che avrebbe invitato anche la sua ragazza.
Mara sbarrò gli occhi.
‘Hai una ragazza?’
‘Certo, mamma.’
‘E da quando?’
‘Da abbastanza tempo, sta frequentando un corso biennale di commercio estero Ormai &egrave alla fine. Desidero presentarvela.’
Mara si strinse nelle spalle.
E così, la sera della festa conoscemmo Kiran. Sì, perché &egrave indiana. Il padre si &egrave trasferito in Italia da qualche anno, e si interessa di import-expot.
Lei &egrave molto graziosa, anzi &egrave proprio bella, flessuosa, elegante, un volto splendido, occhi meravigliosi. Fa proprio onore al suo nome, Kiran, ‘raggio di luce’.
Mara disse che’ sì’ era carina, ma era sempre una asiatica, una indiana!
Tea la guardò con interesse, l’abbracciò e le fece i complimenti.
Quando l’indomani restammo insieme, soli, Tea mi disse che era curiosa di sapere come le indiane si comportassero sessualmente.
‘E’ proprio un bel bocconcino quella figliola, Paolo. Non &egrave che ci stai facendo un pensierino?’
La guardai infastidito, ma lei mi aveva messo la pulce nell’orecchio.
Giorgio ci disse, a pranzo, che lui aveva intenzione di sposare Kiran al più presto, e sarebbe andato ad abitare nell’appartamento al piano di sopra. Aggiunse che non dovevamo credere che ce lo toglievamo dalla scatole, perché lui e Kiran avrebbero lavorato in ditta (la nostra ovviamente) per cui i pasti li avrebbe consumato con noi. Come adesso.
Evidentemente dovette raggiungere un accordo con la madre, perché qualche giorno dopo tolse il muso e accolse festosamente Kiran.
Si sono sposati.
E’ veramente bella quella donna. L’ho vista al mare. Un vero e proprio schianto. E mi tratta con molto affetto. Mi ha detto che la loro gente ha un vero e proprio culto per i ‘meno giovani’ della famiglia, quasi li adorano, e rendono loro il massimo degli onori. Mi sorride incantevolmente.
Le ho domandato cosa indossano le donne del suo paese, sotto il sari
Mi ha risposto che &egrave loro libera scelta.
‘E tu, Kiran, cosa indossi?’
Ancora uno smagliante sorriso.
‘Ti farò vedere.’
Ero veramente curioso di saperlo. Ma non volevo sembrare indiscreto sollecitandola.
Fu il pomeriggio del sabato.
Tea era andata dalle amiche a giocare al bridge.
Mara e Giorgio erano intenti in un torneo di ‘doppio’ al nostro circolo del tennis.
Rosetta, la colf, era in libertà.
Io me ne stavo in vestaglia, in soggiorno, di fronte alla TV, con una rivista che sfogliavo distrattamente.
Kiran, logicamente, aveva le chiavi del nostro appartamento, Lei, come ho detto, abitava col marito al piano di sopra.
Non sentii aprire la porta.
Improvvisamente, mi apparve. Avvolta in un leggero sari turchese, che impreziosiva ancora di più il suo già fantastico corpo. Anche il portamento non eran il solito. Era flessuosa, leggera, si muoveva lentamente, come se volasse.
‘Ecco Kiran, Sahib!’
‘Sei splendida.’
Cercai di accostare i lembi della vestaglia perché ‘lo so che non &egrave elegante- sotto indossavo solo il boxer, e temevo che la mia subitanea e irrefrenabile eccitazione potesse notarsi. In verità mi stupivo di tale reazione. Avevo quasi 58 anni, e mi comportavo come un adolescente arrapato!
Però, con quello spettacolo.
‘Ti piaccio?’
‘Sei meravigliosa.’
‘Prendi il lembo del sari.’
Lo presi.
Piroettò su sé stessa, rapidamente’. Rimase completamente nuda’ Incantevole’ pelle scura, serica, personale snello, gambe lunghe, fianchi ben disegnati, natiche tonde, ventre piatto, un seno non eccessivo con dei capezzoli ai quali avresti potuto appendere un ombrello. Il triangolo del suo pube non era ricoperto da folti riccioli, ma ombrato da lunghi peli quasi lisci, che avevano riflessi quasi azzurri!
Figurarsi il ‘mio’, non riuscivo a convincerlo che doveva starsene nelle mutande.
Sicuramente l’espressione del mio volto era estatica, affascinata, incantata, ammaliata.
Kiran era di fronte a me. Il suo ventre all’altezza dei miei occhi, Allungai timidamente una mano, la passai sulla sua pelle lisce e vellutata, sul fianco.
Si inginocchiò, guardandomi negli occhi, senza parlare.
Infilò le manine affusolate nella mia vestaglia, sbottonò i boxer, li tirò giù, lentamente ma decisamente. Alzai il sedere per lasciarmeli togliere.
Il ‘mio’ vibrò di felicità, libero, turgido’
Lei aprì la mia vestaglia, lo guardò, poi lo baciò, quasi con devozione, lo picchiettò con la sua lingua saettante, lo cosparse della sua saliva.
Si alzò, si mise a cavallo delle mie gambe, curando che il mio glande fossse tra le sue grandi labbra, caldissime; lo avvicinò all’ingresso rorido della sua vagina. Stretta, accogliente, fremente. Si impalò con consumata maestria, la testa rovesciata indietro, i lunghi capelli sul dorso.
Le afferrai le natiche, le presi un capezzolo tra le labbra. Sentii la sua vagina che si stringeva intorno al mio fallo impazzito.
Cominciò una specie di danza. Movenze aggraziate, che all’avanti e dietro univano un movimento ad ‘S’ che mi stava facendo vivere voluttà sconosciute.
Quando ciucciavo quel carnoso capezzolo, la stretta diveniva spasmo, poi si rilassava.
Ora il suo ritmo diveniva sempre più incalzante.
Ad un tratto, si attaccò al mio collo, spinse in avanti il bacino, e ondeggiò con fervore, mentre un sommesso gemito veniva dalle sue labbra dischiuse. Un sussulto intenso. Si strinse ancora di più, il gemito erano divenuto quasi roco. E lei mi stringeva, impetuosamente, come se fosse pervasa da una scarica elettrica. Fu in quel momento che, senza accorgermene, detti degli energici colpi di reni, mentre sentivo sprizzare dal mio fallo il calore del mio seme, e spargersi in lei.
Fu accolto da una abbraccio ancora più forte, e da un interminabile ooooooooooooh!
Rimanemmo così, a lungo.
Kiran si voltò appena, raccolse con una mano il sari, e lo portò tra le nostre gambe. Si alzò lentamente, serrando una parte del sari tra le sue cosce, mentre con l’altra parte fasciò il mio sesso. Lo deterse diligentemente.
Mi guardò con occhi fiammeggianti.
‘Kiran ti ama, sahib, ti ama’.’
Si avvolse alla meno peggio nella lunga stoffa di seta, e sparì.
Rimasi inebetito.
Anche Kiran era come noi, simile a noi, e proprio per questo ci aveva raggiunto, era entrata nel nostro clan, nella nostra famiglia.
La conferma che i simili con massima facilità si congiungono ai propri simili. “Similia cum similibus facillime congregantur.’
Andai sotto la doccia.
Oltre tutto, ero soddisfatto. Ora eravamo pari.
Giorgio aveva scopato mia moglie, e io la sua!
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