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Racconti erotici sull'Incesto

Sposa bagnata sposa fortunata (1)

By 13 Novembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Con mio suocero i patti erano chiari.
Gliela avrei data solo il giorno del matrimonio. Ma doveva essere bravo a prendersela e doveva escogitare un modo per scoparmi senza che nessun invitato si accorgesse di nulla. Gliela avrei data anche prima ma volevo farlo soffrire un po’. Due richieste gli avevo fatto al quale doveva assolutamente attenersi pena non avere nulla in mano: doveva condurre lui le danze e non doveva venire ne da solo ne con la moglie nei sei mesi prima del matrimonio. Soffrivo io che lo volevo, doveva soffrire lui che voleva la mia passera calda e giovane.
Ogni domenica che andavamo da mia suocera a mangiare cercavo il modo di prendergli le palle in mano per verificare che fosse stato bravo.
Era stato bravo. Non era mai venuto e mia suocera era palesemente offesa con lui che non faceva l’amore con lei ormai da sei mesi.
Io da parte mia non l’ho mai fatta neanche annusare al mio fidanzato. La passerina era calda e vogliosa, ma per il suo papà e volevo che quel bel cazzo nodoso fosse il primo a infilarsi sotto il vestito bianco da sposa.
Volevo che mi scopasse proprio in quel giorno. Volevo sentirmi troia e ora che avevo trovato il giusto gioco non volevo mollare. Ero e sono una troia e il mio fidanzato e poi marito era ed è solo un giocattolo nelle mie mani.
Mio suocero aveva preso in mano il gioco come da mia richiesta e mi dettava le cose da fare via sms. Dal vivo non mi guardava neanche in faccia e rispondeva a monosillabi e la cosa mi faceva eccitare come una pazza. Quando stavamo con mia suocera e il mio fidanzato ero sempre bagnata al pensiero di averlo tra le gambe e lui che sapeva il fatto suo mi mandava dei messaggi talmente osceni che dovevo correre in bagno a mettermi due dita nella topina. Ovviamente gli lasciavo dei bei ricordini che lei usavo perché i suoi porci comodi.
Per questo matrimonio il suo messaggio era chiaro: il vestito compralo largo in fondo e le mutandine non comprarle, te le farò avere io. Io il giorno prima mi ero presa un giorno di ferie e mi ero messa da sola a casa a depilarmi tutta. Proprio tutta, dalla testa ai piedi. Fu la prima volta che la ceretta non mi diede fastidio o dolore, ogni striscia calda che mi mettevo mi bagnavo e ogni volta che tiravo sentivo la sua lingua ruvida correre contropelo lungo le mie gambe. Anche il linguine fu molto facile. Iniziai a massaggiarlo con la punta delle dita e poco dopo mettevo la striscia calda

per poi tirare. Ogni volta che sentivo il calore mi bagnavo ancora di più come una troia. Alla fine ero tutta depilata e aspettavo con tensione le mutandine. Me le avrebbe portate lui? Avevo fatto sapere a lui, ovviamente sempre tramite sms, che ero sola.
Ma lui non venne.
Il giorno dopo mi recai molto presto da mia madre, per l’acconciatura e per farmi aiutare a mettere il vestito. Ero eccitata ancora di più del giorno prima, avevo i capezzoli che puntavano contro la maglia e sentivo le tettine gonfie come se avessi tanto latte da donare al mio uomo. Era tutto pronto, ma non avevo le mutandine. Dovevo mettere ik vestito e le mutandine non c’erano temporeggiavo sperando che la mia amica e soprattutto mia madre non si accorgesse che non c’erano. Tuttalpiù mi sarei inventata che le avevo dimenticate a casa e me ne avrebbero date loro un paio.
Ero in bagno quando il citofono squillò. Pensavo che fosse qualche parente arrivato con troppo anticipo. Sentii dopo poco una voce che non riconoscevo. Era un corriere. Mia madre bussò alla porta e mi disse che eravano arrivatr le mie mutandine con un pacco internet. Mi chiese come mai le avo ordinate via internet e io non seppi cosa dire se non : ‘mi piacevano solo quelle’! Mi guardò stranita. Volel aprire il pacco, ma la bloccai. Gli disse che quelle mutandine poteva vederla solo il mi futuro marito. Mi diede ragione. Che troia che ero, ormai mentivo anche a mia madre e la cosa mi faceva stare bene. Non vedevo l’ora di vedere che porcheria mi aveva comprato mio suocero.
Aprii la scatola e rimasi esterefatta: il tanga bianco che avevo nelle mani era veramente microscopico con un piccol diamante in mezzo che pendeva e una iniziale sotto. Una ‘effe’ gotica. La effe di felice. Mio suocero. Con queste mutandine suggellava la sua proprietà. E avea ragione. Io mi sentivo sua e di nessun altro. Queste mutandine me le avrebbe tolte solo lui e solo sua era la mia patatina.
Con quel tanga in mano sentii le tettine esplodere e i capezzoli puntare davvero contro la maglia. Volevo sentirlo dentro e lo volevo subito. Ma dovevo avere pazienza.
Dentro la scatola c’era un biglietto firmato da lui: mettile e tienile fino a che non te lo dico io. Voglio che tutti i tuoi umori di oggi finiscano nella mia bocca quanto prima.
Me le infilai subito. Non volevo che neanche una goccia del mio umore andasse perduta.
Mi sentivo bella e troia allo stesso tempo. Chissà lui cosa stava facendo.
Mi misi le autoreggenti bianche e chiesi alla mia amica di aiutarmi a infilare il vestito bianco el ungo. Come aveva detto lui era di largo al fondo e di colore ecrù. Aveva una spacco laterale che faceva vedere bene le gambe e che contavo di giocarmi al suo arrivo.
Uscii dalla mia stanza solo quando arrivò la macchina. Il maiale di mio suocero aveva deciso di guidare lui la macchina della sposa e io non vedevo l’ora di mostrargli quanto ero porca con il suo tanga.
Scesi le scale con mio padre a braccetto. Non capivo niente. Tutti mi volevano baciare e salutare, io volevo scopare con mio suocero. Feci cenno a mio padre di velocizzare e portarmi alla macchina. Mi scusai con tutti dicendo che eravamo un po’ in ritardo ed ero un po’ nervosa vista la lunga preparazione.
Appena arrivati alla macchina mio suocero Felice mi guardò come si guarda una regina. Mi fece piacere. Lui dal primo giorno che mi infilai in casa loro mi aveva solo lanciato sgardi furtivi e libidinosi che io apprezzavo molto ma la quale non potevo mai rispondere. Quello sguardo durò poco. Mi si avvicinò e con la scusa di darmi un bacio mi disse all’orecchio: ‘oggi troietta è la tua festa non crederti di scamparla.’ Le tettine tornarono a pulsare contro il pizzo del vestito e i miei umori innondarono il piccolo pezzo di stoffa in mezzo alle gambe.
Mi sedetti con mio padre dietro, ma appena chiuse le porte mio padre disse: ho dimenticato di lasciare le chiavi della macchina tua madre. Felice aspetta un attimo! E scese di corsa.
Lui mi guardò dallo specchietto senza dire nulla. Io mi infila le mani sotto il vestito e cercai di sfilarmi le mutandine per porgierglie. Mi bloccò immediatamente in maniera brusca: ‘Cosa stai facendo? Nessun ti ha detto di toglierle, voglio tutti i tuoi umori. Mel le darai quando lo dico io!’
Arrossi e capii che il gioco si stava facendo davvero duro, come piace alle troiette come me.
Arrivati in Chiesa tutt procedette come previsto e dopo l’ingresso scambiamom un saluto con affettuoso con la suocera e ovviamente con il suocero. Mi si avvicino nuovamente e mi disse all’orecchio, davanti al mio prossimo marito al prete e a tutti gli invitati, ma senza farsi sentire: al ristorante è tutto pronto, devi solo pensare ad allargare le gambe’. Che maiale in chiesa davanti a tutti, senza pudore mi dic queste cose. Mi venne un fiume in mezzo alle gambe. Il suo tanga non assorbiva più nulla e per tutto il resto della cerimonia sentii goccie del mio caldo sperma che andavano ad infilarsi fino vicino ai piedi. Non capivo più nulla.
Mi risvegliai alla domanda del prete e li nessuno sa che cosa intendevo con le parole : si lo voglio.. lo voglio.
Finalmente questa inutile cerimonia era finita e io non vedevo l’ora di trasferirmi al ristorante e ricevere la mia sorpresa. Durante i baci e gli abbracci con i parenti che ovviamente non avevano idea del lago che avevo tra le gambe sentii una mano furtiva che si infilava sotto lo spacco e mi tirava il tango. IO riconobbi le mani di mio suocero. Che maiale, anche lui faceva i l duro ma non ne poteva più, voleva la mia passerina umida e voglioosa.
Salimmo tutti in macchina io mio marito e mio suocero al volante. Il maiale era nervoso lo sapevo e l vedevo. Disse al figlio: Marco, ho dimenticato il cellulare nella borsa di tua madre, vai a prenderlo, se no siamo messi male’ Mio marito ignaro usci dalla macchina e corse verso la madre. Lui mi disse di togliermi le mutandine e di dargliele. Non vedevo l’ora di togliermele. E non fu facile. L’umidità le aveva fatte attacare alla topina tutta liscia. Lui le prese ele annusò come se fosse un tartufo. Che maiale. Nel frattempo arrivò mio marito con il cellulare e glielo porse. Mio suocero prese le mutandine e usandole come fazzoletto, ci disse: che caldo che fa, voi come fate a stare con quei vestiti. Meno male chemi sono preso questo fazzoletto così mi asciugo un po’!’ ‘E già rispose suo figlio, bravo te che te ne sei preso uno di riserva’. Io non credevo ai miei occhi, stavo usando il tanga per asciugarsi e ora sapeva di fregna su tutta la faccia. In più prendeva per il culo il figlio che non aveva capito un cazzo. Questo si ce era giocare un gioco alla grande.
Mio marito durante il tragitto mi baciò diverse volte appassionatamente e io mentre lo baciavo guardavo mio suocero che sbirciava noi dallo specchietto. Gli misi ben in vista le cosce e lui mi fece segno di apprezzare. Ogni bacio di mio marito era motivo per mio suocero di mettersi a leccare davanti allo specchietto le mie mutandine mostrandomi la lingua che affondava nel tessuto.
Arrivati al ristorante io già non ne potevo più. Volevo il caldo uccello di mio suocero. In giro no si vedeva e stavo iniziando a spazientirmi. Volevo dargliela e lui non c’era. Ci sedemmo al tavolo con mio padre e mia madre e mia suocera. Mio suocero non si vedeva. Iniziammo il pranzo e mi suocera iniziò a preoccuparsi, io anche. Dove era finito.
Al secondo antipasto sentiì la gonna sotto di me aprirsi in maniera furtiva. Non potevo crederci, quel porco di mio suocero era sotto il tavolo. Ecco perché mi disse di prendere un vestito largo. Sentti le sue mani grosse arrivare calde dalle caviglie alle cosce, ero pietrificta. Cosa dovevo fare? Sentii la sua lingua infilarsi appena sopra l’elastico delle autoreggenti bianche e andare sempre più su. Avevo mia suocera che mi guardava infuriata con il marito e lui sotto che mi leccava. Volevo togliermi tutto e farmi leccare come le troie dei film porno, ma non potevo. Lui con una mano mi allargò le cosce e infilò tutta la faccia dentro la mia bernarda. Ero gelata, mio marito mangiava senza accorgersi di nulla e io ridevo come una cretina. Volevo vedere come andava a finire anche perché stavo per venirgli in faccia al quel porco di mio suocero. MI allargò ulteriormente le labbra e infilo la sua punta fino a limite delle mie viscere. Venni come una pazza e dovetti alzarmi di scatto e dire: ‘Brindisi!!’
Stavo facendo la figura della pazza con mia suocera, ma se solo avesse visto cosa avevo in mezzo alle gambe si sarebbe ricreduta.
Tutti mi seguirono e iniziarono ad alzarsi e a brindare. Mio suocero era sempre sotto il tavolo. Arrivati i primi mi sedetti di nuovo più eccitata di prima e volevo davvero capire che intenzioni aveva questo pazzo. Sentii subito le intenzioni che aveva. Mi allargò nuovamente le gambe e con le dite allargo la mia topina ormai fradicia e stanca. Sentii puntare sul grilletto una cosa dura. Ero a gambe aperte e mio suocero giocava ancora. Il porco spingeva con qualcosa, ma non sapevo cosa. Dopo pochi istanti lo capii cosa era. Era un vibratore, non grosso, ma molto lungo.
A quel punto mia suocera disse agl altri del tavolo: ‘ma voi no l’avete davvero visto mia marito!’
(continua)

Sposa bagnata sposa fortunata (2)

Ma io lo sapevo bene dov’era mio suocero.
Era in mezzo alle mie gambe con in mano un bel affare di gomma che avrei voluto volentieri vedere.
Alle parole di mia suocera, mi tolse il grosso affare tra le gambe e iniziò a succhiarmi il grilletto in maniera maniacale. Come fosse un capezzolo lo fece indurire e iniziò a picchiettarlo con la punta della lingua. Di mia suocera non gliene fregava proprio nulla.
Io sotto ero un lago sopra di fronte al mio fresco marito dovevo pur sempre mantenere un contegno e continuavo a sbuffare e emettere piccoli gemiti.
Mio marito mi disse: ‘Amore che hai? Sei tanto strana qui seduta al tavolo?’
‘Niente amore, e che sono preoccupata per tuo padre e mi è venuto un pesante mal di testa.’
‘O poverina, mi spiace!’
Mia suocera mi guardava perplessa e allo stesso tempo era incazzata come bestia per la sparizione del marito.
Se solo avesse saputo che cosa stava combinando!
Mio suocero continuava il suo lavoro sotto il vestito da sposa da almeno due minuti. Gli altri compresi i miei genitori seduti al nostro stesso tavolo continuavano a mangiare come se niente fosse.
Dopo un tempo che mi sembrò eterno mio suocero decise di staccarsi dalla mia passerina e io ebbi modo di ricompormi un momento. Chissà quel pazzo che cosa aveva in testa.
IO volevo dargliela e non mi sarei certo fermata di fronte a mia suocera o a mio marito del quale non mi fregava nulla.
Volevo nuovamente la sua lingua e cercai la sua testa con le mani, ma non la trovai dove era andato? In fondo il tavolo non era così grosso.
Poco dopo sentii vibrare il tavolo.
Era il mio cellulare. Con il vibro. Lessi il messaggio e rimasi impietrita. Era quel porco di mio suocero da sotto il tavolo. Nel sms c’era scritto: Di alla troia di tua suocera, che ho dimenticato la macchina fotografica in chiesa. Arrivo per i secondi. Tu mia dolce sposina verrai poco prima della torta.
Alla lettura del messaggio i miei capezzoli tornarono duri come il marmo e mi venne ancora più volgia di fare la troia. Aprii le gambe per bene e mi tirai su ancora di più il vestito per porgere ancora meglio la mia dolce passerina bagnata al caro suocero Felice.
Mi rivolsi poi alla troia della suocera e le dissi: ‘Claudia, era Felice, mi ha detto di scusarlo molto, ma ha dimenticato la macchina fotografica in chiesa ed è tornatato a prenderla. Arriva per i secondi!’
‘Che coglione! Dimentica sempre tutto, non riesce mai a fare le cose per bene’ disse mia suocera buttando la forchetta dentro il piatto.

/> Io con fare da puttanella ingenua le dissi: ‘Ma no, Claudia, non dire così, con me oggi è stato molto premuroso e ha fatto tutto molto per bene!’
‘Se lo dici tu!”
Mio suocero mi premiò come non avrei osato mai credere possibile.
Sentii la sua grossa lingua iniziare a leccare l’elastico sinistro delle mie autoreggenti e con la lingua di punta puntare verso il ginocchio. Non si fermò lì. Continuò a scendere piano piano, ma molto deciso. Sentivo inumidirsi le gambe lisce al passaggio di quella sua lingua meravigliosa al quale volevo donare tutto il mio corpo. Andò sempre più giù, fino sul polpaccio fino alla caviglia. Tutta la bagna che poteva uscirmi dalla topina credo che uscì in quel momento. Presi un bicchiere di vino rosso e me lo trangugiai al volo. Mio marito era via e al tavolo eravamo rimaste solo io e quelle faccia da schiaffi di mia suocera.
Sentii la sua mano sfilarmi la scarpa bianca con il tacco 12 e ancora non capivo. La sua lingua ripartì dal tallone e si spinse fino al centro della pianta del piede e arrivo sotto le dita.
Nessuno mi aveva mai fatto una cosa del genere.
Si staccò la lingua dal mio piede e sentii la sua mano che si appoggiava leggera sulle dita. Poi tirò netto. Mi strappo i collant all’altezza delle due dita centrali con uno strap che si sentì anche in alto.
Mia suocera mi guardò e io le dissi imbarazzata: ‘Mi è rimasto il vestito leggermente impigliato allo schienale, ma non è nulla.
Era troppo incazzata con il marito per darmi risposta. Che vacca che ero! Mentivo a mia suocera già il giorno del matrimonio e mio facevo scopare da mio suocero.
Mio suocero iniziò a leccarmi le due dita del piede e poco dopo sentiiche mi infilava un anellino del dito più piccolo. Non mi era ancora chiaro che cosa aveva in mente. Restai nuovamente allibita e con lo sguardo cercai l’infinito. Vidi solo quel fesso di mio marito che mi chiamava ad alzarmi.
Dovevo alzarmi, altrimenti mi avrebbero beccato, ma volevo assolutamente capire dove voleva arrivare il caro Felice.
Dopo qualche secondo sentii un liquido caldo cadermi tutto addosso alle dita e sull’anello del piede e capii che mio suocero era venuto.
Dopo pochi istanti sentii vibrare nuovamente il tavolo. Il porco sicuramente mi aveva mandato un messaggio.
Infatti era così. C’era scritto: Cara la mia sposina con questo anello e con questa consacrazione sei diventata MIA moglie. L’anello potrai togliertelo solo se te lo comando io. Così ogni passo che farai sentirai quanto sei troia. Porta via da qui tua suocera con una scusa.
Alzai la testa e vidi mia suocera che mi guardava. L guardai con fare complice e le disse: ‘E’ di nuovo felice, dice di aver trovato la macchina fotografica arriva e si scusa con te!’
‘Si scusa un cazzo! Cara mia così sono gli uomini, anche se ti sei appena sposata te lo devo dire, sono inaffidabili e soprattutto non anno nessuna attenzione per le donne.’
Quello che avveniva sotto il tavolo dimostrava che non era proprio così, cara suocera!
‘E lo so hai ragione, spero che Marco sia diverso!’
‘Te lo auguro! Ma poi perché felice scrive a te? Io anche ho il cellulare!’
‘Penso che scriva a me perché sai, gli uomini di una certa età non sanno usare il cellulare e ha mandato il messaggio alla prima della lista, che sono io. Visto che mi chiamo Anna.’!
‘Hai ragione!’
‘Dai Claudia, accompagnami al tavolo dei vostri parenti che non tutti li conosco, così facciamo bella figura insieme!’
‘Va bene’ mi disse e ci alzammo entrambe.
Appena in piedi sentii la scarpa piena di sborra e l’anello stretto che puntava. Che bella sensazione sentirsi troia all’insaputa della cara suocera.
Non so come mio suocero fece ad uscire, ma per il secondo lo vidi arrivare dalla porta d’ingresso.
Mia suocera appena seduto, lo guardò a morte e gli disse:’ Con te facciamo i conti a csa. Neanche il giorno del matrimonio di tuo figlio riesci ad essere puntuale.’
Lui alzò le spalle e cercò una scusa poco credibile.
Non mi guardò mai neanche per un istante per tutti e due i secondi e io mi incazzai come una bestia. Volevo dargli la mia passerina umida e lui soddisfatto dalla sega sui miei piedi faceva finta di niente, che stronzo.
Partirono i balli di coppie e io non volli farlo con mio marito. Non volevo sentire neanche il suo profumo. Io volevo il padre e lo volevo al più presto.
Lo presi forza e con il sorriso sulle labbra per non farmi vedere da mio marito che ci fissa gli dissi all’orecchio:’Me lo devi dare, non fare lo stronzo!’
Lui senza scomporsi con il fare di chi la sa lunga mi disse: ‘Tra cinque minuti vai in bagno, quello delle donne. Quello di destra. Troverai una sorpresa!’
Volevo che quei cinque minuti passassero in un istante, ma non fu così. Tutti volevamo parlarmi e io non volevo parlare con nessuno. Feci buon viso a cattivo gioco e ad un parente disssi violentemente: ‘MI scappa da pisciare, famim andare e poi me la conti come cazzo ti pare!’
Rimase male, non me ne poteva fregare di meno.
Aprii la porta del bagno e vidi che le toilette per signora erano due.
Il bagno fortunatamente era vuoto. La porta della toilette di destra era chiusa. Bussai. E come sospettavo la porta si aprì. Mio suocero mi aspettava con il cazzo in mano. Tutto vestito come un damerino e la patta aperta.
Mi buttai in ginocchio per succhiarglielo. Lui mi tirò su violentemente e mi disse: ‘non scherzare non devi sporcare il vestito. Vieni. Togliti tutto e appendi qui il vestito lasciati solo il body addosso. Aveva una stampella dove appesi tutto e mi inginocchiai finalmente come una troia a prendere il suo cazzo nodoso. Tutta nuda solo con il body e le scarpe sporche di sperma.
Dopo un solo minuto mi tirò su e mi voltò come se fossi un giocattolo. Mi mise a novanta con le mani che appoggiavano sulla porta e dopo una breve leccata distratta iniziò a infilarmi da dietro il suo grosso arnese. Sentii aprirsi le acuqe del Nilo. Sentii la voglia di essere messa incinta anche solo al contatto della sua cappella. Essere tutta depilata mi piaceva da matti. Le sue mani sul culo e lettine con i capezzoli tosti come pietra. Sentii che entrava sempre più profondo e dopo due pompate venni come una troia. Gridando: ‘che toria che è l tua sposa’. A queste parole venne anche lui.

Sentii la porta aprirsi mentre mio suocero continuava a pompare come un pazzo anceh se era già venuto.
La porta affianco a noi si aprì e si richiuse e dopo poco visto il rumore di stantuffo che produceva mio suocero una voce disse: ‘chi c’è nell’altro bagno? C’è qualche problema?’
Cazzo era mia suocera.
Risposi, sempre con il cazzo nella topina e mio suocero che stantuffava:’Sono io Claudia, sono venuta a fare pipì e ora cerco di rivestirmi, sai il vestito da sposa.’
‘Se vuoi vengo a darti una mano’
‘No, no faccio da sola’, ci mancava solo che quella troia rompipalle vedesse quello che stavo facendo con suo marito.
‘MI spoiace per Felice, è proprio strano oggi, dimentica tutto. Ma in fondo non è cattivo. Anche con te vedrai che appena entrate unpò in intimità saprà volerti bene e uno che dà tutto a chi vuole bene!’
‘L’avevo capito, sai, oggi è stato molto gentile e con me si è ipegnato davvero a fondo’, gli dissi, proprio come una troia, mentre mio suocero veniva nuovamente e io ero pronta a prendermi tutto il suo sperma caldo.
‘Bene, vedrai che sarà sempre meglio!’
‘Ne sono sicura!’ chiusi io, mentre suo marito infilava la lingua nella mia topina per raccogliere tutto il suo sperma.

(continua)

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