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Racconti erotici sull'Incesto

TI AMO PAPA’!

By 22 Gennaio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Diana era una bella ragazza romana di 20 anni, vogliosa, pericolosa e dolcemente perversa.
Era una prorompente Lolita, felina, ingenua e sorridente.Nonostante la giovane età, poteva vantare un lungo elenco di esperienze sessuali.
Le piaceva far strisciare gli uomini ai suoi piedi, umiliarli, controllarli tutti…le bastava sbattere un pò le ciglia ed essi cadevano come foglie secche.
Aveva un sederino tondo da far perdere la testa anche al più intransingente; occhi da cerbiatta in grado di conquistare i più duri e una bocca seducente da far sognare i più pigri. Amava le sfide e le piaceva rischiare al punto di farsi male…molto male.Voleva sentire l’adrenalina dentro, domare lo stallone più ribelle e vigoroso. E ci era sempre riuscita…uno dopo l’altro, li aveva sottomessi a lei e al suo volere, tranne uno, l’unico che desiderasse davvero…suo padre Piero.
L’uomo conosceva le donne e sapeva come e dove prenderle. Non si faceva abbiandolare dai loro artifizi femminile e le domava tutte, anche la moglie.
Quando l’aveva conosciuta da ragazzo, era anche lei capricciosa e maliziosa, ma poi l’aveva sottomessa e nel vederla così remissiva, Diana era convinta che non avesse un briciolo di spina dorsale o di orgoglio. Lei non avrebbe mai permesso che un uomo diventasse il suo controllore.
Piero adorava Diana, la sua unica figlia, ma pretendeva che lei gli obbedisse. La voleva di razza…una cavalla di razza che non si fa montare dal primo sconosciuto.
Per renderla speciale e forte era disposto a tutto, anche a punirla, e la prima punizione arrivò quando Diana aveva 10 anni. In quell’occasione si era permessa di dare uno schiaffo alla madre che era scoppiata in lacrime quando si accorse che la figlia la guardava sfidandola, per nulla pentita da ciò che aveva fatto. Piero, furioso, l’aveva presa per il collo, e l’aveva trascinata dentro uno stanzino fra le sue grida, dove l’aveva lasciata per 12 ore. La piccola si sentì per la prima volta in vita sua umiliata, e la cosa che le dava più fastidio era che fosse stato quel bastardo del padre a farlo.
All’età di 14 anni la punì di nuovo. L’aveva trovata nel bagno della scuola mentre un ragazzino di 17 anni era intento a spogliarla. Lei lo aveva manipolato, lo aveva fatto cadere nella sua trappola affascinandolo con le sue curve acerbe, e poi gli aveva detto:”Ora scopami”. Il ragazzo, vergine, non aveva resistito all’emozione e si era fatto beccare da professori e preside. Erano stati sospesi tutti e due per una settimana, poi il ragazzo aveva cambiato scuola.
il giorno che Diana seppe di essere stata sospesa, il padre la prese di peso e la portò nella sua stanza, legandola al letto. La spogliò e la punì con 10 violentissime vergate sul sedere, dove le rimase il segno per un mese. Anche in quell’occasione si senti umiliata, anche in quell’occasione era stato il padre che chiamandola puttanella, le aveva fatto ribollire il sangue nelle vene.
A 17 anni arrivò l’ultima punizione, la più atroce, ma calibrata a ciò che Diana aveva combinato.
non si accontentava più dei ragazzini della sua età…stavolta aveva sedotto il professore di matematica per passare il test scritto. Ottenuto ciò che voleva, lo denunciò ai carabinieri per violenza carnale e il pover uomo,non solo perse il lavoro,ma fu anche condannato a 15 anni di reclusione.
Piero sapeva perfettamente che quell’occhialuto professore non era tanto sveglio da provarci con una poco più che bambina, sapeva che era stata tutta opera della figlia, e doveva insegnarle che non era al centro dell’universo.
Un pomeriggio, mentre Diana era al parco a fare ginnastica, mentre sculettava correndo, fasciata solo dai ridotti pantaloncini aderenti, qualcuno la trscinò dietro un cespuglio, tappandole la bocca con la mano per evitare che gridasse. Un energumero di 195 cm, grosso come un armadio a tre ante, si presentò di fronte ai suoi occhi. Provò a ribellarsi ma l’uomo era troppo forte. Le strappò la tuta, la girò piegandola ad angolo retto, e la sodomizzò con la verga più grande che si potesse mai immaginare, provocandole un dolore atroce e senza confronti:avrebbe preferito partorire piuttosto che sentire quel forte puzzo d’alcool ed essere violata con quella furia. Perse i sensi e si risvegliò solo ore dopo in ospedale, scoppiando in un pianto dirotto. Nessuno riuscì mai a scoprire l’identità dello stupratore, ma Diana capì. Capì che era stato mandato dal padre, glielo lesse negli occhi e nella sua espressione soddisfatta prima che lui cominciasse a recitare la parte del padre disperato e furioso per la figlia violentata. Ancora una volta lui…
Doveva punirlo, doveva fargli pagare tutte le umiliazione inferte negli anni, voleva farlo soffrire e godere con lui come non aveva mai fatto…
Come fare, come fare, come fare…
Per giorni, per anni, lo aveva provocato anche mentre era a casa, quando lui non poteva reagire per la presenza della moglie. Gli aveva fatto trovare delle sue foto in intimo sexy…gli aveva fatto scoltare gli amplessi consumati con qualche ragazzino nella sua stanza. Ordinava loro di ansimare il più possibile, per farsi sentire dal padre, per farlo eccitare, per farlo cedere. Ma lui non cedette, lui non si piegò mai al suo volere. Eppure doveva averlo un punto debole…
Lo scoprì un giorno, per caso, mentre rovistava nel suo studio e nel suo computer. Aprendo una delle cartelle comparvero un gran numero di foto che ritraevano diciottenni in intimo con enormi cazzi in bocca il viso sporco di sperma. Eccolo il punto debole!…anzi due, quando cercando un dischetto vuoto nel cassetto della scrivania per copiare il file, trovò della cocaina. Mentre tirava, ispezionava le foto, desiderando di essere lei il soggetto, desiderando di voler essere il sogno erotico di suo padre…lo odiava con tutta se stessa per le punizioni di quegli anni, ma, allo stesso tempo, lo amava moltissimo. di un amore morboso: lui era l’unico vero uomo in grado di averla. Sorrise…adesso lo aveva in pugno ma doveva aspettare l’occasione giusta per umiliarlo come desiderava.
Quest’ultima si presentò circa un mese dopo, quando la madre fu costretta ad assentarsi per due giorni, vegliando la sorella malata da tempo.
Sarebbe rimasta tutta la sera sola in casa con il padre e decise di sfruttare la situazione.
Come fare per farlo cedere?
Ma certo!!!! Utilizzando il tranquillante della mamma!
“Un abbondante dose di tranquillante nel vino e anche papà cadrà ai miei piedi”, pensò la ragazza mentre preparava la cena.
Il padre tornò verso le 19 e 30, come al solito, stanco dal lavoro.la ragazza si fece trovare in vestaglia e servì la cena in tavola. Mentre mangiavano, parlavano un pò di tutto: del lavoro, della mamma, dell’amministratore del condominio che, nonostante il freddo, si ostinava ad accendere tardi i riscaldamenti. Per tutta la conversazione,Diana si stampò un sorriso maligno in volto, pregustando già il dopocena. Il padre bevve quasi tutta la bottiglia di vino rosso che era stata stappata, ma l’effetto desiderato arrivò solo a fine pasto, quando sentì che la forze lo stavano abbandonando.
Si mise seduto sul divano mentre la figlia lo osservava.
-“Che cos’hai papà, ti senti male?”- gli chiese.
-“Non lo so, piccola, mi sento strano…mi sento debole ma non capisco come mai.”-
-“Non preoccuparti papà, ci sono io…vedi se queste foto riescono a farti tornare il sorriso…”- disse, sbattendogli in faccia la stampa delle immagini prese dal suo pc.
-“Ma dove hai preso queste foto?”- rispose Piero, incredulo.
-“Le ho trovate in una cartella sul tuo computer, non dirmi che te ne eri dimenticato o che erano li per caso?”-
-“Ma queste sono delle puttanelle di una campagna pubblicitaria a cui sto lavorando da mesi…Dio la testa…”-
-“Una campagna pubblicitaria, eh? E questa?”- disse estrendo la coca dalla tasca-“Anche questa fa parte della stessa campagna, papà?”-
-“Ma quella &egrave polvere per l’asma…”-
-“Mai sentita una scusa peggiore.”- sbottò Diana.
-“Ma tu scusa perch&egrave frughi fra le mie cose?”-
-“Perch&egrave mi preoccupo per te papà…esattamente come tu ti sei preoccupato per me in tutti questi anni.”- si avvicinò al divano e continuò:”Comunque, papà, voglio crederti…mettiamo caso che quelle ragazzine ti servono per un servizio pubblicitario…che ne diresti di utilizzare me? Anche io posso essere bella con uno di quei completi, non trovi?”- chiese, togliendosi la vestaglia e rimanendo con un reggiseno nero di pizzo, un mini perizoma di pizzo anch’esso, e un paio di autoreggenti nere.
-“Diana…piccola…che stai facendo?”- disse il padre, cominciando a sudare, sbottonandosi la camicia.
-“Voglio un giudizio papà…pensi che io sia bella cosi?”-
-“Sei bellissima tesoro…ora però rivestiti, ti prego.”-
La ragazza si fece ancora più vicino a lui, alzò la gamba posò il piede in mezzo alle cosce di Piero.
-“Piccola…papà &egrave un uomo, lo sai…smettila di provocare…”-
-“Mi sto comportando come tu mi hai insegnato a fare. Ricordi le tue punizioni? Sei stato tu a sbattermi nello stanzino, sempre tu a prendermi a cinghiate e ancora tu a farmi stuprare da quella bestia…pensi che io non lo sappia? Pensi che non me ne sia accorta? E sai perch&egrave ti ho disobbedito in tutti questi anni? per sfidarti, per vedere fin dove eri in grado di arrivare, sapendo che, prima o poi, sarebbe arrivato il momento di chiedere il conto.”-
-“L’ho fatto per te, piccola…per farti diventare forte e orgogliosa.”-
-“Hai fatto centro papà…complimenti. Solo che adesso voglio te e tu stavolta non puoi ribellarti al mio volere.”- concluse, sedendosi a cavalcioni sulle gambe del padre. Piero, sconvolto e inebriato dalla vista del corpo perfetto della figlia, le accarezzò le spalle, arrivando fino all’attaccatura del reggiseno e, sganciandola, disse:-“Papà ti vuole bene…”- poi, togliendosi la camicia, “Papà farebbe tutto per te…”, ancora, sbottonandosi i pantaloni e tirando fuori il suo bel membro eccitato, “Papà adesso ti scopa, bambina mia!”-
La prese per i fianchi, strappando la stoffa sottile del perizoma, la sollevò e la adagiò sul suo pene, penetrandola in un colpo solo. La ragazza gemette e anche lui nel sentire l’aderenza alle pareti strette di una vagina di 20 anni.
-“Muoviti adesso sopra papà…muoviti.”- le ordinò mentre Diana lo fissava, in preda ad un piacere immenso frutto del contatto con il padre.
Lei accellerò i movimenti, fecendo presa sulle sue spalle mentre l’uomo le serrava le natiche allrgandole.
-“Muoviti…cavalca il cazzo che ti ha generato come la cavalla di razza che ti ho insegnato ad essere.”-urlò Piero, godurioso alla visione dei piccoli seni della ragazza che sembravano burro quando si muvevano ad ogni movimento.
Sempre più velocemente, incessantemente, la ragazza cavalcava e, dopo pochi minuti, venne,gridando per il piacere mai provato e che le aveva invaso i sensi.
Il padre gioì nel vedere la figlia liberarsi con foga dalla passione che aveva dentro e che lui conosceva bene perch&egrave la viveva. In cuor suo, aveva sempre desiderato quel momento, sognava da una vita il giorno in cui la figlia gli si fosse concessa e, adesso che la aveva, la voleva fino in fondo, senza remore.
-“Papà non &egrave ancora soddisfatto e ti vuole scopare anche questo bel culetto tondo,che ne dici?”-
-“Scopami papà…sono tua…fai di me ciò che vuoi”- rispose lei, vinta alle emozioni.
Pierò la prese e la girò. Le allargò le matiche con le mani e sputò sull’orefizio anale, così stretto e invitante.
Titillando l’ano con la cappella, cercò di allargarlo e, quando sentì che le pareti erano più morbide, lo infilò tutto, fino ai testicoli.
-“Adesso papà ti fa vedere come scopa un vero uomo…tu vuoi essere scopata da un vero uomo vero?”-
-“Sei l’unico vero uomo che conosco, papà…scopami, scopami, scopamiii”- gridò gemendo Diana.
Preso sall’euforia per quell’invito, Piero cominciò a sbattere violentemente il membro dentro quel tempio di piacere, sentendo la figlia tremare ad ogni colpo. Ancora di più si eccitò quando la vide andare indietro, muovere il bacino in direzione del suo pene, scontrandosi con i testicoli duri. Quanto ardore nell’anima del frutto del suo seme, quanta passione scaturiva dalla pelle morbida di sua figlia.
Sbatteva, sbatteva, sbatteva…fino a quando l’orgasmo lo colse e fece appena in tempo ad uscire, prenderle la faccia e schizzarle in volt, facedole colare lo sperma dalle lebbra e sul collo.
-“Onora il seme di colui che ti ha generato, tuo padre, il tuo re, il tuo padrone…e tu, tu la mia troietta in calore, la mia regina, la mia preda…”-
L’amplesso fu così forte che da quel giorno, padre e figlia continuarono a consumare la loro eccitazione ogni volta che poterono, ogni volta inebriati l’uno dall’altra. Piero cancellò tutte le foto che aveva sul pc, sostituendole con quelle della figlia, l’unica in grado di dargli un piacere che non aveva mai provato con nessuna delle donne possedute.
E vissero per sempre felici e perversi…

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