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Racconti erotici sull'IncestoTrio

Triangolo con la zia

By 13 Settembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

I raggi di luce che filtravano dai fori delle tapparelle abbassate risaltavano sulla pelle di mia moglie come grossi brillanti. La illuminarono mentre con rapidità si sfilò il reggiseno del costume e lo sistemò sulla ringhiera ai piedi del letto. Salì in ginocchio sul bordo e si accovacciò acccanto a me. Mi sistemai meglio per cercare di farle un pò di spazio e con la gamba mi incollai alla coscia nuda di sua zia Paola. La stanza in penombra era satura dei toni del grigio, come un vecchio film in bianco e nero, e nello specchio sopra il comò, leggermente inclinato verso il basso, vedevo il riflesso dei nostri corpi distesi e vicini. Mi deliziavo del tepore emanato dai due corpi di donna che avevo accanto, nonostante fosse il pomeriggio di uno dei giorni più caldi dell’anno. Il sibilo del condizionatore acceso era l’unico rumore oltre al nostro respiro, un gradevole ma insufficiente refrigerio per nostri corpi accaldati. Mi girai verso Giulia, incrociando il suo sguardo per cercare quel coraggio e quell’intesa che ci avrebbe fatto andare oltre, come due soldati in trincea pronti all’assalto. Un’occhiata di complicità, e mia molglie iniziò a baciarmi con passione.

Conobbi Paola quindici anni fa, bella ventiseienne già sposata e con due figli. Già dal primo incontro capiì che per mia moglie non era solo la sorella più piccola di sua mamma; i soli dieci anni in più di Giulia l’avevano naturalmente eletta amica e poi confidente. Sapeva tutto sul nostro rapporto, sui nostri momenti felici e sui nostri litigi.

Naturalmente la cosa era reciproca, e quindi fummo i primi a sapere, proprio da lei, che le cose con suo marito non stavano andando bene. Posso ancora percepire le sue lacrime tuffarsi come spilli sulla mia spalla quando lui se ne andò di casa, un anno e mezzo fa, lasciandola sola con i due bambini e con un vuoto che ancora non aveva voluto colmare. Scelse di dedicarsi completamente ai suoi cuccioli, smarriti come lei di fronte a quella nuova situazione, e finendo inevitabilmente per trascurare se stessa. Riuscimmo a fatica a portarla fuori con noi qualche volta, e durante queste uscite il legame tra noi tre si rafforzò ulteriormente.

Una sera al pub, complice anche la leggera euforia che le stava procurando la seconda pinta di birra, ci confidò quello che a noi iniziava a sembrare ovvio:

“Bisogna che inizi a darmi da fare, il porco ormai si è rifatto una vita” disse fissando il sottobicchiere che stava roteando tra le dita.
“Naturale, non capisco cosa stai aspettando” disse mia moglie.
“Due anni sono lunghi e a un certo punto una sente il bisogno di… ehm… come dire… ”
“Un uomo? E’ normale zia. Ma cos’è che ti frena? Sai quanti ne potresti rimorchiare?”
“Beh, i bambini… non vorrei creare loro un altro shock portando in casa un altro degno rappresentante delle scimmie evolute.”
Mi sorrise.
“E chi l’ha detto che lo devi portare a casa! Una botta e via, no!” dissi io, strizzando l’occhio.
“Eccolo qua, sempre il solito maschilista superficiale…” mi rimproverò Giulia.
“Perchè scusa? Io ho ho voglia, tu hai voglia. Siamo o no adulti? Scopiamo e poi io a casa mia e tu a casa tua.”
“See, vacci piano coi film porno… Quando i tuoi ragionamenti saranno così elevati da arrivare al cervello e non fermarsi mezzo metro più in basso faccelo sapere, eh!” disse mia moglie.
“Andiamo, và”, disse Paola divertita. “Tanto voi uomini siete tutti uguali”.

Ci alzammo dal tavolo e ci avvicinammo al bancone della cassa. Quel discorso mi aveva messo un certo fremito, e iniziai a guardare Paola sotto altri occhi. Non che non avessi mai fatto pensieri del genere, ma era pur sempre la zia di mia moglie. E che zia, ragazzi! Certo, era un pò appesantita, ma era pur sempre una bella donna. Non di quelle che ti fanno girare la testa quando le incontri, ma comunque una ragazza con il suo fascino e ora più che mai con una dichiarata e repressa voglia di cazzo. E poi quelle tette, beh, in mezzo a quelle tette si rischierebbe di perdere davvero non so quanti anni di vita.

Durante il ritorno in macchina ero piuttosto taciturno, mentre loro continuavano a parlare di quel nuovo negozio di abbigliamento in centro e di quanto fosse antipatica la giovane commessa che ci lavorava.
“Che hai, non sono discorsi abbastanza interessanti per i tuoi standard?” mi disse scherzando Giulia.
“Ma no, è che con questa nebbia sono concentrato sulla strada.”
Pensavo a Paola invece, insistentemente. La immaginavo nuda, a cosce aperte e implorante di essere scopata. Lì, subito, con forza, perchè erano due anni che non sentiva un cazzo dentro di sè e si era rotta i coglioni.

Arrivammo a casa sua, scesi dall’auto per far scendere anche lei e, come al solito, mi diede due baci sulle guance. Questa volta, però la abbracciai più forte del solito, cercando il morbido contatto con le sue tette. Non so se lei intuì qualcosa, guadagnò di corsa il portone di casa per ripararsi dal freddo. Risalii in macchina e iniziai a sondare il terreno con la mia mogliettina.

“Certo che per una come Paola non dovrebbe essere difficile trovare un uomo” osai.
“Ancora? Certo che hai la sensibilità di un elefante! Dopo tutto quello che ha passato permetti che sia un attimino guardinga e diffidente?”
“Certo, non volevo dire questo… Dispiace un sacco anche a me vederla così, lo so quanto si è spesa per noi in passato”
“E’ proprio questo il punto” mi interruppe con voce dispiaciuta. “Dopo tutto quello che ha fatto per me, per noi, vederla in quello stato e non poterla aiutare in alcun modo mi fa stare davvero male”
“Un modo ci sarebbe invece” dissi annuendo con la testa.
“E sarebbe?”
Mi stavo avventurando in un campo minato, ma valeva la pena tentare.
“Diciamoci la verità, a tua zia adesso serve un cazzo, più che un uomo. Due anni sono duri per tutti, non credi? Però non ha voglia di mettersi a caccia, anche per proteggere i bambini”
“Si, probabilmente è così” disse Giulia assorta.
“Allora, cosa proponi?” chiese poi con interesse.
Ecco qua, ci siamo. Sento qualcosa sotto lo scarpone, sarà un sasso o sarà il sensore della mina? Esploderà? Oramai non potevo più tornare indietro.
“Facciamola scopare con noi”.
“Ma che cazzo dici? Sei scemo?”
“Aspetta, non ti arrabbiare. Cosa potremmo fare di diverso?” cercai di scavarmi un riparo dalla valanga che stava arrivando. “In fondo le dobbiamo molto. Chi ci copriva con i tuoi quando andavamo in vacanza a loro insaputa? Chi ci ha prestato l’appartamento per le nostre maratone di sesso? Chi c’era ogni qual volta avevamo un problema? Il legame che si è formato tra noi tre è qualcosa di più grande di una semplice parentela…”. Mi fermai, aspettando la sua risposta, che sarebbe stata sul tenore di “Sei solo uno schifoso maiale, ti vuoi solo approffitare di lei” e Dio solo sapeva quanti altri epiteti ci avrebbe aggiunto in coda.

Stranamente, e con mia somma sorpresa, disse solo “Boh, non lo so, fammici pensare…”.
Cazzo, uno a zero e palla al centro.

Nei giorni a seguire non ne parlammo più, quando una sera, mentre eravamo abbracciati dopo aver fatto l’amore, “e che amore”, pensavo gongolante, mi disse: “Prometti che se lo facciamo con zia Paola servirà soltanto a cementare il nostro rapporto? Non farti strane idee, non sono per gli scambi o porcate simili, lo faccio solo per lei.” Queste parole mi presero alla sprovvista, non riuscivo pensare a una risposta al pari con quella richiesta. Il mio cazzo però reagì subito, e la mia risposta fu un appagante e coinvolgente secondo round.

Nei giorni a seguire pianificammo tutte le azioni. Scegliemmo di andarla a trovare come di consueto di sabato, quando i figli erano con il padre, proponendole di andare a rinfrescarci in piscina. Una volta indossati i costumi, però, le avremmo proposto di sdraiarci un pò sul letto per riprenderci dal pranzo abbondante che era solita preparare per noi. Cosa che avevamo già fatto altre volte, dopotutto. Con una scusa, però, questa volta dovevo ritorvarmi in mezzo a loro due.

——–

Giulia continuò a baciarmi in maniera provocante, quasi oscena. Le nostre lingue si intrecciavano e si cercavano al di fuori delle bocche. Iniziai a palparle i seni, non troppo grandi ma belli sodi.

“Che fate ragazzi?” disse Paola con un sorrisetto tra lo stupito e lo scocciato. Pensava che ci saremmo fermati lì, invece mia moglie scese con la mano fin dentro i boxer tirando fuori il mio cazzo già bello duro e scappellato. Iniziò un lento massaggio, impugnandolo poco al di sotto della cappella. “Forse sarà meglio che vi lasci soli” disse un pò stizzita. Fece per andarsene ma Giulia le prese la mano ed iniziò ad avvicinarla al mio bastone. Ci siamo, pensai. O mandiamo a puttane una relazione di molti anni, o ci scappa una scopata che neanche nel migliore dei sogni…

La vidi stupirsi del gesto di Giulia, ma non fece nulla, o quasi, per scappare da quella presa. Mia moglie le appoggiò la mano sul cazzo e accennò il movimento. Non se lo fece ripetere due volte. Strinse il cazzo con forza, come uno scettro, e iniziò a toccarlo e massaggiarlo. Cercai di incrociare il suo sguardo ma, per vergogna o forse perchè ci stava provando gusto, fissava come ipnotizzata quel suo trofeo.

Mia moglie intanto si era sollevata sopra di me, con le tette che ora pendevano invitanti verso la mia faccia. Cominciai a leccare e mordicchiare, soffermandomi pazientemente e con gusto sui suoi capezzoli sporgenti. “Oramai”, pensavo, “il ghiaccio è rotto” e così mi girai verso Paola tuffando il mio viso in mezzo ai suoi grossi seni. Anche se rinchiusi nel reggiseno del costume, erano veramente belli da vedere e da gustare. “Ragazzi…” sospirò Paola, chiudendo gli occhi e assaporando la mia intraprendenza. Mia moglie scese dal letto, portandosi dietro la zia, e sciolse il nodo che teneva imprigionate quelle grosse e morbide colline. Mi piombarono piacevolmente sul viso, ne afferrai una massaggiandola e dedicandomi al grosso capezzolo. Succhiavo e leccavo avidamente, sentendolo induririrsi in bocca.

“E’ tutto tuo” sussurrò mia moglie a Paola. Subito la zia staccò il seno dalla mia faccia e si accovacciò in fondo a letto, con la faccia all’altezza del mio cazzo ormai di marmo. Iniziò a leccare la parte inferiore, risalendo dalle palle fino alla cappella gonfia, e cominiciò a prenderlo dolcemente in bocca. Dio, che sensazione! Sentivo la sua bocca umida e calda accogliere quel bastone di carne, succhiando così intensamente neanche dovesse estrarre chissa cosa.

Nel frattempo mia moglie si sdraiò sul letto, incastrandomi la testa in mezzo alle sue gambe aperte. La mia guancia si appoggiava alla sua coscia morbida e calda e il pelo fulvo della sua fica mi solleticava la bocca. Voleva essere leccata, mica voleva stare a guardare! Iniziai a farmi strada tra le labbra della fica umida, aprendole sempre più a colpi di lingua. Risalii fino al clitoride, alternando brevi leccate a profonde succhiate. Le piaceva, eccome se le piaceva. Iniziò a mugolare, e mi concentrai ancora di più su quello che stavo facendo. Cioè, cercai di concentrarmi, il pompino che mi stava facendo Paola era infatti semplicemente fantastico.

Giulia iniziò ad inarcare la schiena, tenendomi la testa per non sfuggire a quel contatto che così tanto piacere le stava donando. Sapevo che l’orgasmo si stava avvicinando, così sottrassi a malincuore il cazzo dalle amorevoli cure di Paola, mi girai e penetrai velocemente la figa di mia moglie. Il cazzo scivolò dentro con facilità, tanto era bagnata. Mentre Iniziai a scoparla con forza, Paola si sdraiò vicino a noi gustandosi quell’eccitante spettacolo. Con una mano le afferrai gli slip facendo segno di togliergli. Oramai in preda alla passione, alzò le gambe e si sfilò le mutande, mostrandomi una figa pelosa e ben curata.

Il respiro di Giulia si faceva sempre più affannato, incastrò i piedi dietro le mie gambe afferrandomi le chiappe per meglio rispondere ai miei colpi. “Aaah, sii, così, cosìì,… ODDIO COME GODO…” e sentii il suo piacere sgorgare inondandomi le palle. Continuai a stantuffare per un pò, sentivo una piacevole frescura sulle palle grazie al succo di mia moglie che sgorgava copioso.

Spostai lo sguardo su Paola e vidi che si stava masturbando; le sue dita accarezzavano dolcemente la figa aperta e bagnata, ne raccoglievano il nettare e lo portavano su fino al suo bottoncino. Afferrai mia moglie per il culo e ci girammo. Iniziò subito a dimenarsi e a saltare sul mio cazzo, le sue tette ballonzolavano al ritmo della cavalcata. Feci cenno a Paola di venire verso di me; la sistemai cavalcioni sulla mia faccia, il viso rivolto verso Giulia che continuava imperterrita la sua scopata. Tirai fuori la lingua cercando di leccare il più possibile, ma la mia posizione bloccata non mi consentiva molto movimento. Iniziò lei ad ondeggiare, cercando la mia lingua con la figa e godendosi anche il pungente solletico della mia barba. I suoi movimenti si facevano sempre più ampi, non di rado mi ritrovai a leccare lo stretto buco del culo.

Mia moglie, ormai stanca, diede alcuni ultimi lunghi affondi e si accasciò in avanti, poggiando il suo viso in mezzo alle tette della zia. Si sfilò dal mio cazzo e fece cenno a Paola di prendere il suo posto. L’emozione era grandissima, stavo finalmente per scoparmi la zia di mia moglie. Paola prese posizione sopra il mio bastone, che Giulia teneva puntato verso il buco di quella figa vogliosa. Sempre dandomi le spalle si impalò e, dopo essersi sistemata, iniziò a godersì il piacere di quel cazzo duro nella fica. La aiutai nella sua cavalcata mettendole le mani sotto le sue morbide chiappe e sollevandole al ritmo di quel dolce su e giù. Mia moglie intanto si sdraiò accanto guardandoci soddisfatta.

Arrivò all’improvviso, prepotentemente. Paola iniziò ad urlare, degli urli quasi soffocati, e fu scossa da forti fremiti. Si sdraiò con la schiena, le afferrai le grosse tette stringendola verso di me. Il cazzo si sfilò dalla fica e uscì. Sentivo la peluria solleticarmi la cappella. “Ooh, da quanto tempo, da quanto tempo…” continuava a ripetere con gli occhi chiusi.

Rimanemmo così per qualche minuto, ma non volevo far spegnere tutta la passione che si era creata. La voltai, mettendola a pecorina e la penetrai da dietro. Iniziai a spingere, afferrando le chiappe che tremolavano al ritmo dei miei affondi. Allargavo il culo mettendo in mostra il buco segreto, stretto ed invitante. Intinsi un dito dentro la fica ancora umida di Giulia e penetrai dolcemente quello stretto canale. Mi aspettavo delle remore che invece non arrivarono; Paola continuava a rimanere con la faccia girata di lato sul cuscino, gli occhi chiusi a godersi quegli attimi. Una maschera di piacere. Sussurrai a Giulia di andare a prendere dell’olio in cucina. Tornò con l’oliera piccola, me la passò e ne versai alcune gocce tra le due chiappe. L’olio scese lentamente e arrivò fino allo stretto pertugio; inserrii piano piano un altro dito, mentre continuavo a scoparla nella fica.

Continuai fino a quando sentii il buco piuttosto rilassato; sfilai il cazzo dalla fica e feci cenno a Giulia di spalmarlo bene con l’olio. Si unse una mano e cominciò ad accrezzarlo lentamente, spandendo l’unguento per tutta la lunghezza. Avrei continuato per ore quel dolce massaggio, ma il culo di Paola reclamava la sua dose di cazzo. Puntai la cappella sul buco oramai cedevole e spinsi con forza. Paola iniziò a mugolare, un misto di lieve dolore mescolato con un curioso piacere le inondava il corpo. Il mio arnese si faceva strada lentamente ma con costanza, fino a quando la cappella non entrò completamente e l’anello si richiuse dietro. Iniziai a scopare quel culo lentamente, per dare modo a Paola di abituarsi a quell’ingombrante ma piacevole presenza.

Andai avanti per un pò, quando mia moglie pensò bene di accarezzarmi i coglioni duri e gonfi con la mano unta d’olio. Quel caldo massaggio, unitamente al culo che stavo violando, fecero crescere in me la voglia di scaricare tutto il mio piacere. Aumentai il ritmo, diedi ancora alcuni colpi, mi sfilai e feci sdraiare le due donne a pancia in su. Si abbracciarono, e le tette si avvicinarono tra loro, toccandosi. Mi sistemai in ginocchio in mezzo alle loro gambe, i due stupendi corpi nudi sotto di me, menandomi il cazzo molto energicamente. Finalmente esplosi il mio piacere, esternando il mio godimento con un lungo sospiro. Il primo schizzo lo riservai a mia moglie e andò a finire quasi sotto i suoi seni. Puntai l’uccello verso la fica ed il secondo schizzo si posò sulla sua peluria. Subito spostai la mira verso il triangolo nero di Paola, a cui riservai il resto della sborrata.

Alzai gli occhi e vidi le mie donne guardarmi sorridenti, appagate. Le perle bianche risaltavano sui boschetti di pelo nero, quasi come una firma, un sigillo a quella nuova relazione che ci legava tutti e tre. Mi abbandonai tra le loro braccia, pregustandomi tutto quello che ci sarebbe stato di buono di questo nuovo legame, mentre il soffio di aria fresca continuò a cullarci a lungo.

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