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Racconti erotici sull'Incesto

Un figlio geloso

By 14 Luglio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Luigi, ho 21 anni e sono uno studente di architettura, vivo in casa con i miei genitori e mia sorella. Mio padre Maurizio, 53 anni, è ingegnere e molto spesso sta fuori casa per lavoro, anche per delle settimane. Mia madre Graziella, 49 anni, è invece insegnate liceale. Mia sorella Lilla, 17 anni, frequenta la scuola dove insegna la mamma ed è al quarto anno.
Un tranquillo tran tran familiare, il nostro, interrotto accidentalmente da un episodio accaduto un paio di mesi fa, che ha profondamente cambiato il rapporto tra me e mia madre.
Rientravo dall’università. Mia madre era seduta nello studio e correggeva dei compiti, con lei c’era un ragazzo che prendeva ripetizioni da lei. Lei era vestita con un abito nero di quelli lunghi con tutti i bottoni sul davanti, largamente aperto sulle gambe fino a scoprirle quasi le cosce, ma sbottonato anche si sopra almeno sino ad offrire un invitante squarcio di visuale sul solco divisorio dei suoi bei senoni, una quarta abbondante che ancora si teneva su senza l’ausilio del reggipetto.
– Oh ciao, Luigi, scusa, sono occupata ancora per un po” se vuoi, vai in cucina, tra poco ti raggiungo – mi disse mamma salutandomi.
– Non ti preoccupare, mà – risposi, chinandomi a baciarla.
Rimasi in piedi dietro di lei quel tanto che era necessario a guardare furtivamente dentro quella generosa scollatura, dentro la quale lei stava torturando una collana di perle con le dita. Ma incrociai subito lo sguardo del ragazzo che, seduto di fianco, spiava sottecchi nella stessa direzione; e non potei fare a meno di rilevare una certa eccitazione tra le sue gambe.
Per la verità, mi sembrò che anche mia madre lo notasse e che lo facesse apposta, come a volersi godere l’evidente eccitazione di quell’adolescente.
Restai un tantino perplesso, ma mi spostai rapidamente in cucina a mangiucchiare qualcosa. Dopo qualche minuto, sentii il ragazzo che salutava e se ne andava e, subito dopo, mia madre entrò in cucina.
– Allora, tutto ok all’università? ‘ mi chiese un po’ distrattamente.
– Sì’.. e te tutto ok con il tuo ragazzetto? – risposi io un po’ piccato.
Ebbe un piccolo moto di sorpresa, poi, colto il senso ambiguo di quella mia battuta, mi canzonò:
– Oh, povero il mio bambino! è geloso della mammina…! ‘
Mi feci ancora più serio e le risposi tagliando corto:
– Ma dài, che c’entra esser geloso!…. però se continui a vestirti così’..! ‘
Lei si impettì un po’ e mi ribattè:
– Perché? Cosa c’è che non va? Non ti piaccio? ‘
A quella provocazione diretta risposi senza girarci intorno:
– Certo che mi piaci’ ma io sono tuo figlio… –
– E cosa c’entra? ‘. Sei un uomo, no? –
– Beh, se è per questo, ti trovo bellissima! ‘
Allora lei, sfiorandomi le guance con un bacio, mi sussurrò:
– Oh, grazie caro, sei un tesoro!
Aveva un profumo dolcissimo, inebriante. Gli occhi mi caddero inevitabilmente sul quel bel davanzale, lei se ne accorse e, dandomi uno sbuffetto, fece finta di rimproverarmi:
– Ma che fai, mi sbirci le tette? –
– Scusa, scusa ‘.- dissi io un tantino imbarazzato.
– Ma no, non devi scusarti. Sciocco! Alle donne fa piacere essere guardate, anche da un figlio, perché no? ‘ e poi, se il figlio è un bel ragazzone, tanto meglio ‘.-
Lo scambio di battute finì lì. Andai in camera mia rimuginando sull’accaduto e mi venne di riflettere su mia madre, forse di lei mi ero fatto un’immagine sbagliata, forse era meno all’antica di quanto pensassi.
Passai il resto del pomeriggio a prepararmi per un esame di analisi matematica, che mi stava facendo impazzire. Ogni tanto entrava in camera mia sorella per chiedermi un aiuto per i suoi compiti quotidiani, e la cosa un po’ mi infastidiva, ma un po’ mi distraeva piacevolmente, perché Lilla è una bella ragazza, sensuale quanto mia madre.
La sera ci ritrovammo a cena noi tre, mio padre era fuori città per lavoro sarebbe rientrato molto tardi.
– Oggi tuo fratello mi ha fatto una scenata di gelosia, sai Lilla? – esordì mia madre.
– Ma che dici? ‘ protestai arrossendo un tantino.
– Ma dai’ davvero, mamma?…. ‘ l’interrogò lei.
– Certo che sì! ‘. E’ geloso di Giulio, quel ragazzo che viene a ripetizione ‘ spiegò mamma con aria canzonatoria.
– Non le dar retta Lilla, la mamma sta scherzando’. – dissi io un po’ innervosito.
– Seh…seh … se scherzo perchè ti stai arrabbiando?’. – proseguì mamma.
– Non è vero! – quasi gridai – ‘. Non sono affatto arrabbiato, è che… non mi vanno…. certe cose.. –
– Quali cose? – chiese Lilla con una faccia da falsa ingenua.
Intervenne di nuovo mia madre:
– Tuo fratello pensa che io non mi vesta in maniera consona alla mia età’.. e che mi offra alla vista del povero Giulio ‘.-
La piega del discorso si metteva male per me. Perciò mi alzai da tavola, lasciando la cena a metà, e le salutai perentoriamente:
– Va bene, ne ho abbastanza: buonanotte! ‘
Mi diressi deciso verso camera mia, mentre mia sorella mi gridava dietro:
– Ma dai, non è il caso che ti offendi per una battuta!…..
Le sentii parlottare ancora per circa mezz’ora, poi mia sorella avvertì mia madre che sarebbe uscita; dal rumore del portone che si chiudeva capii che mamma le aveva dato il permesso.
Mi preparai per andare a dormire, si erano fatte quasi le undici ed avvertivo un po’ di stanchezza. Avevo appena spento la luce, che sentii la porta socchiudersi.
– Luigi, dormi? – era mia madre naturalmente.
– Pss… Luigi?…. – quasi sibilò lei.
Tenni gli occhi chiusi, ero ancora arrabbiato con lei e non volevo darle soddisfazione. Sentii la porta della camera richiudersi, ma percepii i passi di lei che si avvicinavano al letto.
– Dài, non fare lo gnorri con me’. – disse sedendosi sul bordo del letto.
Io continuavo a far finta di dormire; lei accostò le labbra al mio orecchio:
– Lo so che non dormi, furbacchione’. Sei ancora arrabbiato con me? ‘. Dài, cucciolo, facciamo la pace, dài! –
A quel punto aprii gli occhi e le risposi con tono un po’ lamentoso:
– Mamma, non sono arrabbiato’. solo che… –
– Solo che sei geloso!…- finì lei.
Mi voltai supino, e adesso l’avevo praticamente sopra di me; lei aveva appoggiato le mani sui lati del letto, e così facendo la scollatura si apriva ancora di più alla mia vista. Non potei fare a meno di guardarla nella penombra. Lei se ne accorse e, abbassando i suoi occhi sulle sue belle tette, mi chiese sottovoce:
– Sono queste che vuoi? –
– Co’ cosa? – ribattei.
Lei mi prese le mani e se le appoggiò sulle due mammelle, iniziando a massaggiarle lentamente. Erano incredibilmente sode ed allo stesso tempo morbide. Sentii crescermi nel pigiama un’erezione improvvisa.
– Mamma… –
– Sshh…non dire niente’.. .
– Ma mamma, che ….che fai?….io..io….
– Sshh…. lasciami manifestare un piccolo gesto d’amore per mio figlio’.
Allontanò momentaneamente le mani ed iniziò a sbottonarsi il vestito; sotto indossava solo le mutandine che fecero subito la stessa fine del vestito. Mi liberò delle coperte e sgranò gli occhi dinanzi alla mia erezione. Entrò nel letto e la sua bocca si unì alla mia, la lingua si intrecciò con la mia, succhiandola avidamente. Mi sbottonò pian piano la giacca del pigiama baciandomi e leccandomi il torace.
Sentivo i suoi capelli solleticarmi la pelle, la sua bocca si chiudeva sui miei capezzoli mordicchiandoli: un brivido irresistibile che rese la mia erezione incontenibile. Mentre mi baciava, la sua mano andò a cercare il cazzo eretto, le dita cominciarono a scorrere su di esso, mentre con le unghie stuzzicava i testicoli gonfi.
La lingua trovò l’ombelico e lo esplorò a lungo. Nel frattempo io allungai una mano per stringerle un capezzolo, lei ebbe un gemito al contatto:
– Ti piace? – chiese sussurrando.
– Oh mamma …..sei dolcissima ‘ e bravissima! –
Intanto che la sua lingua mi leccava la pancia, i suoi senoni si strusciavano abilmente sul pene. Le sue mani l’aiutarono ad imprigionarlo tra essi.
Cominciai a muovere il bacino per far scorrere il cazzo tra le tettone. Lei alzò la testa per guardarmi mentre mi stava facendo la spagnola, i nostri sguardi si incrociarono; le misi un dito in bocca che lei prontamente succhiò. Il movimento si fece sempre più frenetico, il mio respiro sempre più affannoso.
– Piano…piano, Luigi ‘. non avere fretta. – mi sussurrò.
Allentò la presa leggermente, ora era la sua lingua a stimolarmi la cappella, le mani si strinsero per prendere a coppa i testicoli alzandoli un po’, li strofinava e li stringeva delicatamente; potevo sentire le sue lunghe dita arrivarmi al buco del culo. Abbassò la testa sotto i coglioni, e dopo avermi fatto sollevare le gambe, mi leccò il culo appunto, continuando a masturbarmi con una mano.
Una sensazione inebriante, mai provata! Sentivo le sue labbra calde chiudersi intorno all’ano succhiandolo morbosamente, la lingua si infilava nell’orifizio saggiandone il sapore, sempre più in profondità; poi un dito prese il posto della lingua ed io ebbi un gemito di dolore, cui subentrò quasi subito uno di piacere. Il dito mi scorreva nel culo in modo esperto, non tanto da farmi male, ma abbastanza da darmi piacere. Stavo impazzendo, avevo scopato con diverse ragazze, anche molto belle, ma con nessuna così brava come mia madre.
Riprese il cazzo tra i seni ed il movimento lento e sinuoso andò man mano crescendo, questa volta deciso da lei. Sentivo scorrerlo tra quelle pareti morbide, solo il rumore che faceva mi eccitava tantissimo. Sentivo le palle che non riuscivano più a trattenere la spinta della sborra.
– Dài….. Luigi … dài…. vieni…. vieni sulle…. tette… di.. mamma… dài.. sborrami sopra’. dài….. ohhh!!-
– Ohhh !!!…… vengooo…. ssìììììì… ahh… ahh… ohh…… sborrooo!!!.-
La sborra le schizzò fin sopra i capelli, lei continuava freneticamente a masturbarmi con le tette mentre lo sperma le inondava il seno. Gli schizzi le imbrattarono il collo, le mani era lorde di sperma. Finita la sborrata, lei ripulì il tutto con la bocca, le sue mani, il seno, la mia pancia. Dopo venne a baciarmi ed i miei umori si mischiarono alla sua saliva, e dividemmo così il gusto del mio seme.
Restò per un pò sdraiata al mio fianco, poi riprese a toccarmi e titillarmi, soprattutto i capezzoli e le palle, procurando una pronta reazione del mio cazzo. Lo accarezzò con orgoglio e, come parlando tra sé e sé, esclamò:
– Ehi! ‘ ma a questo qui evidentemente le mie tette non bastano!
Si rimise prontamente a cavalcioni su di me e si infilò con destrezza il mio cazzo vibrante nella fica, cominciando a cavalcarmi ed intensificando sempre più il ritmo.
Ansimava, le mani mi tormentavano i capezzoli accentuando l’eccitazione, mi metteva le dita in bocca, mentre io le stringevo da sotto le belle mammellone. Ad un certo punto si ripiegò in avanti per baciarmi sulla bocca, mi strinse i capelli quasi gridando:
– Sì… sìììì… sìììì… scopami così’ dài.. dàiiii… fottimi’ più forte… dàiiii!!!..-
Eravamo fradici di sudore, il cuore ci batteva all’impazzata, il cazzo pistonava la sua fica bollente. Si mise le mani in testa tirandosi su i capelli, così eccitata era irresistibile, una vera bellissima troia. Poi il suo respiro si fece spezzato ed affannoso, il sudore le colava dal collo sui seni, ed io glielo leccavo. Poi mi tirai un po’ su, mettendomi seduto e stringendola a me da sotto le ascelle. Lei buttò la testa all’indietro ed io le baciai la gola, succhiandogliela.
La passione ormai ci travolgeva. Mi alzai con lei avvinghiata a me; la feci girare e la presi da dietro, alla pecorina. Io ero in piedi, lei piegata a novanta gradi con le mani poggiate sul bordo del letto, le gambe larghe, la fica spalancata. I miei colpi si facevano sempre più violenti ed i suoi gemiti diventarono quasi delle urla di piacere; sentivo la cappella toccare il fondo della vagina ad ogni spinta. La schiena bellissima e lucida di sudore, s’inarcava per accompagnare il mio movimento. Non so spinto da cosa, cominciai a schiaffeggiarle le chiappe, con cattiveria quasi.
– Sì… oh sì… fammi male…. dài… fammi maleee!!! – gridò.
La presi per i capelli come fossero delle briglie, e reggendomi ad essi continuai a penetrarla furiosamente. Stavo per venire, lei se ne accorse e subito si voltò per ricevere quel nuovo fiotto di sborra in bocca, non lasciandone cadere neanche una goccia. Bevve tutto avidamente, ripulendomi di tutto lo sperma.
Ci ridistendemmo sul letto ormai inzuppato dal nostro sudore, ci baciammo contenti e svuotati. Restammo a abbracciati ancora un po’ continuando a guardarci negli occhi ed a baciarci; e saremmo rimasti chissà fino a quando così se, avvertendo il rumore di una macchina appena arrivata nel piazzale sotto casa e di una portiera che si chiudeva, lei non si fosse rialzata di scatto esclamando:
– E’ tuo padre! ‘ dài, su, debbo andare!
Si reinfilò velocemente la vestaglia e si diresse di corsa verso la porta della camera. Ebbi appena il tempo di dirle, farfugliando:
– Sì, ma ora ‘. mica ti metti a far l’amore con lui”
Girò la testa all’indietro e, guardandomi un po’ obliquamente, mi rispose con un tono un pò beffardo:
– Cosa? ‘. Non mi dire che ora sei geloso anche di tuo padre!…
Non le risposi, ma colsi in quel suo sguardo e in quel sorriso ambiguo una specie di maliziosa promessa che la cosa tra noi non finiva lì ”..

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