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Racconti erotici sull'Incesto

Un forte desiderio per mio padre

By 4 Gennaio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Da quel momento, da quando vidi quelle scene così forti tra i miei genitori, cominciai a guardarli in modo diverso.
Mi chiedevo chi fosse l’uomo a cui mio padre si riferiva.
Avevo visto la sua rabbia sfogata in quel modo, prendendo con forza analmente mia madre contro la sua volontà.

E mi tornavano alla mente alcune frasi….
“Da quant’è che ti privo di un orgasmo?”

Cosa significava?

Guardavo mio padre che sembrava così diverso rispetto al protagonista della scena che avevo visto.
Lui era sempre dolcissimo.

Spesso mi ritrovai ad accoccolarmi accanto a lui, sul divano o sedere sulle sue gambe.
Intimamente volevo vedere se lui reagiva, se si trasformava in quell’uomo che avevo visto sodomizzare così brutalmente mia madre.
Ma lui scherzava, rideva, ma non aveva tali reazioni.
Ero per lui sempre la sua bambina.
Spesso mi diceva che sarei stata la sua bambina anche a 30 anni.
La sua piccolina. Anche se ormai avevo quasi finito il liceo.

Io cercavo un contatto sempre maggiore con lui e sentivo una punta di gelosia quando lui accarezzava mia madre.
Volevo quella carezza per me. Solo per me.
Come poteva essere così dolce con lei sapendo che l’aveva tradito?
E come poteva essere così dolce ora e così brutale a letto?
E mia madre? così forte, decisa ed autoritaria. Come poteva farsi trattare in quel modo?
Mi sembrava di aver visto due sconosciuti.

Spesso gli chiedevo : “Mi vuoi bene papà?”
Lui sorrideva sempre : “Certo piccola! Sei il mio angioletto e sempre lo sarai. Nessuno è più amata di te. Sei sempre nel mio cuore”
Io ero al settimo cielo quando lo sentivo parlare così.

Lui comunque mi vedeva sempre come sua figlia. Niente di più.
Invece io cominciai a desiderare che mi vedesse in un altro modo.

Sapevo che era sbagliato.
Ma non mi importava.

Gli stavo appiccicata come una pulce. Quando tornava dal lavoro lo assillavo per avere attenzioni.
Quando era in studio, mi sedevo sulle sue ginocchia mentre lui faceva ricerche in rete.
Cercavo un contatto.

Ogni tanto lui mi prendeva in braccio e mi posava a terra dicendo che ormai ero diventata un po’ troppo grande e pesante per le sue stanche membra.
Rideva ed io non sapevo se lo aveva fatto perché invece gli provocavo altre reazioni.
Spesse volte, quando lui notava che mi attaccavo troppo a lui mi diceva : “Ma non sei un po’ troppo grande per questo?”

Ed io pensavo: – Sì, ma tu mi vedi sempre come una bambina in ogni caso!

Sapevo che ogni sabato notte facevano sesso ed io mi ritrovavo puntualmente davanti alla loro camera per sentire cosa dicevano, anche nella speranza di trovare la porta aperta un’altra volta.

Poggiavo l’orecchio vicino alla fessura per sentire meglio.

“Scopami ti prego! Ti prego…mettimelo dentro!” supplicava mia madre
“Abbassa la voce o sveglierai Chiara!”
“Sì..scusa. Abbasso la voce, ma tu scopami!”
“Non posso farlo, lo sai. Sino a che io non lo riterrò opportuno la tua figa non sentirà più il gusto di sentirsi aprire né da un cazzo né da qualsiasi altra cosa”
“Ma io voglio godere! Ti supplico! Ho pagato per il mio errore! Non mi sono mai nemmeno masturbata come tu mi hai ordinato”
“Ti sei rimessa al mio incontestabile giudizio. Sarò io a decidere se e quando potrai godere di nuovo! Dai! Leccamelo! Avanti!”

“Mmmm sì…così. Succhia bene la cappella!”

Non potevo vedere, ma immaginavo le labbra di mia madre su quella cappella così grossa e turgida che avevo visto mentre mio padre si masturbava.

“Sì! troia, leccalo così! Leccami le palle! Avanti!”

Vedevo il viso di mia madre, nella mia mente, scendere sino alla base di quel membro duro e la lingua solleticare le palle gonfie di mio padre.

“Succhia ora! Dai! Così! Così! Voglio riempirti la gola troia!”
“Sì! Brava! Come lo succhi bene! Ahhh..sììì!”

Immaginavo le labbra che scorrevano su e giù. Impossibile arrivare a prenderlo in bocca tutto. Era troppo lungo e troppo largo. Quindi immaginavo che arrivassero a metà circa.

“Sto per venire…sììì! Sììì! Ingoia puttana! Bevi! Sìì!”
“Ahhhhh! sìììì”
“Puliscilo bene! Brava…così…leccalo tutto!”

Rimasi ferma ad ascoltare ancora un po’, ma non sentii più nulla.
Ero delusa perché volevo sentire ancora.
Mi ero intanto levata le mutandine, bagnate di umori.
Istintivamente la mano era scesa ad accarezzare la mia fighetta. Mi alzai ed in punta di piedi andai in bagno.
Feci la pipì e gettai le mutandine nel cesto dei panni.
Aprii la porta silenziosamente per tornare in camera, ma in piedi davanti a me c’era mio padre.
Indossava una maglietta lunga che lo copriva sin oltre il pube.
Rimanemmo immobili uno di fronte all’altra e lui mi squadrò.
Indossavo una T-shirt corta e quindi ero praticamente nuda.
Lui fece scendere lo sguardo sino al mio pube e poi tornò a guardarmi negli occhi.

“Vai a vestirti” mi disse in tono severo.
“Com’è che giri mezza nuda per casa?”
“Mi avete svegliato!” dissi fingendo di essere risentita ed abbassando lo sguardo.

Corsi in camera mia vergognandomi moltissimo.

Quella stessa sera, poco più tardi, sentii ancora mia madre “Non voglio! Non farmelo fare! Ti scongiuro!” disse con tono deciso.

Mi avvicinai di nuovo verso la porta della loro camera da letto e questa volta la trovai scostata.

Mio padre era steso supino, con il membro duro e dritto.
Mia madre indossava delle autoreggenti nere con il pizzo rosso che avevo visto nel suo cassetto.
Le avevo indossate anche io per vedere come stavo.
Mi piacevano moltissimo.

“Avanti! fai quello che ti ho detto!”
“Ma sei già venuto questa sera! Non sei contento di me? Io ho ingoiato tutto come mi hai ordinato! Ti prego Piero!”
“Fai quello che ti ho chiesto!”
Il tono era perentorio.

Mia madre prese il solito tubetto che nei giorni precedenti avevo scoperto essere vaselina.

Ero andata a curiosare nel cassetto e l’avevo trovata.
Ero curiosa di sapere cosa si provava.
Presi allora una spazzola per i capelli di mia madre.
Aveva un manico di legno arrotondato anche sulla punta. Era poco più di un centimetro di diametro.
Vi cosparsi un po’ di quella crema.
Poi mi sdraiai a letto, nuda, a pancia in giù, e l’appoggiai sul buchino del sedere.
Spinsi un pochino e quando entrò, passando la resistenza dello sfintere, mi fermai.

“Ahiiii” Faceva un po’ male.
Continuai però a spingerla dentro sino alla fine del manico.
Faceva decisamente male.
Come faceva mia madre a prendere dentro qualcosa che era almeno sei volte più grande?
Dopo il primo dolore però notai che non faceva più tanto male.
Era più che altro fastidioso.
Iniziai a muoverla un po’ su e giù, ma il fastidio crebbe.
La tolsi non provando particolare piacere.

Mia madre prese una certa quantità di vaselina e la cosparse sulla cappella di mio padre.
Con la mano scese e risalì sino a farlo diventare tutto lucido.

“Su! sai cosa fare!”

Mia madre sembrava temporeggiare in quella pratica, masturbando delicatamente quel membro duro.

“Ti prego! Così fa ancora più male!”

“So che non ti piace. Per questo voglio che tu lo faccia!”
“Avanti!”

Mia madre salì a cavallo di mio padre e con una mano portò il suo uccello all’entrata del suo piccolo buco posteriore. Mentre ripose il tubetto notai che lei non aveva peli sul pube. Era completamente depilata.

Io potevo vedere tutto il cazzo di mio padre e non credevo che potesse entrare davvero tutto.

La mano lo guidò verso lo sfintere e si fermò.
Mia madre rimase qualche secondo in quella posizione e poi vidi le gambe scendere insieme al bacino.

“Ahhhhh!” urlò quando la cappella scomparve dentro.
“Fa male! Mi fa male! Fa troppo male! Ti prego Piero! Non posso!”

“Scendi troia! Impalati sul mio cazzo! Avanti!”

Lentamente mia madre scese, vidi quel piccolo buco dilatarsi oltre ogni immaginazione e centimetro dopo centimetro vidi il cazzo di mio padre scomparire dentro il suo culo.

“Brava! scendi! avanti! Così! Prendilo tutto!”
“So che non ti piace. So che non riesci a venire così. E’ per questo che te lo sfondo ogni volta.”

Mia madre emetteva gridolini di dolore, ma lentamente le sue natiche si andarono ad appoggiare alle palle di mio padre.
Era tutto dentro.

Si era fermata.

Io ero bagnata, ma non soddisfatta.
Volevo che le facesse male. Volevo sentire come urlava di dolore.

“Avanti scopa il mio cazzo. Scopati il culo. Su! Troia! fammi vedere quanto sei vacca”

“Fa male! se mi muovo fa male!”

Il buco di mia madre era oscenamente dilatato.

“Scopa!”
L’ordine era deciso.

Mia madre cominciò a salire piano ed io vedevo il suo ano stringersi intanto che risaliva lungo quell’asta di carne.
Mio padre le serrava i fianchi e la spinse verso il basso, strappandole un urlo secco di dolore.

“Avanti! muoviti troia!”

Vidi allora mia madre salire ancora e poi scendere sino a prenderlo tutto di nuovo, gridando ogni volta per il male che tale movimento provocava.

“Ahhh!!” Ricordavo la sensazione di dolore provato quando avevo provato con il manico della spazzola e sapevo che doveva davvero far male.

“Su! scopa! Fammi godere puttana!”

Mia madre si muoveva veloce su e giù su quell’asta, prendendolo tutto e poi risalendo veloce sino quasi a farlo uscire.

“Sì! Così! Sfondati il culo! Ancora! Daiiiii! Muoviti più veloce troia!! Sìì…Sììì!!! Te lo riempio! Sìììì!! Vengooo!!”

Mentre mio padre veniva così sentivo la patatina tutta gonfia, pulsante.
Ero bagnatissima. Desiderai essere al posto di mia madre.

Rimasi ancora un attimo. Non corsi via come di solito facevo.
Vidi mio padre che sfilava il suo membro dal culo di mia madre.

Aprì il cassetto del comodino.
“Girati!”
“Cosa fai? Cosa vuoi fare?” chiese mia madre
Prese uno specie di piccolo vibratore appuntito che io non avevo visto quando avevo frugato nei comodini, quindi doveva averlo appena comprato.

“Hai il culo così aperto che ci potrei infilare quattro dita! Mi sa che dovevo prenderlo più grande”

Le infilò quell’affare dentro mentre mia madre fece di nuovo una smorfia di dolore.

“Dormirai così questa notte. Con il mio sperma dentro al tuo culo. E domani mattina voglio trovare questo affare ancora dentro!”

Tornai in camera e sentii davvero una strana sensazione.
Mio padre era davvero perverso.
Mi addormentai, ancora eccitata, con il pensiero di mia madre che cercava di dormire con un oggetto infilato nel sedere, sempre più sorpresa dell’arrendevolezza di mia madre.

E con un desiderio sempre più forte per il mio papà.

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