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Racconti erotici sull'Incesto

Un giorno di fine primavera

By 21 Settembre 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Preludio
&egrave tarda primavera, quasi estate. C’&egrave il sole ma ci sono anche le nuvole. Sono sul prato del giardino che circonda la mia villa seduta sulla sdraio e sto leggendo un libro. Un poco distante c’&egrave un’altra sdraio con sopra mio figlio; anche lui &egrave intento a leggere un libro che, in seguito, scoprirò essere un racconto erotico. Siamo soli. Mio marito non &egrave più di casa; saranno circa 10 anni che abbiamo divorziato. Si &egrave fatto abbindolare da una ragazza di molto più giovane di me. All’inizio della loro storia la ragazza avrà avuto 18 anni. Lui oggi ne ha 40. Io ne ho 34; sono una MILF che ha un corpo che &egrave una corazzata e con armi tutte efficienti. Sono alta 175 cm, bruna, capelli castani e lunghi fino a metà schiena; i miei occhi sono di un blu notte; ho una bocca non piccola ma nemmeno molto grande con labbra rosee e carnose; due gambe ben modellate che sembrano colonne di bianco marmo che fanno da sostegno ad un culo molto prominente (90 cm di circonferenza) da sembrare un mandolino capovolto; il mio inguine &egrave coperto da una folta foresta di neri peli che nascondono il nido in cui agli sparvieri piacerebbe trovare ospitalità; un torace non molto ampio che ospita due magnifiche gemelle (IV taglia 110 cm di circonferenza) che, nonostante abbiano allattato per circa un anno un famelico cucciolo d’uomo, sono ancora dure e vincono la forza di gravità. Sembrano due mongolfiere in cima alle quali ci sono due grossi capezzoli che fungono da detonatori; quando mi vengono i cinque minuti li sottopongo ad una crudele tortura; li strizzo e li torco fino a provocarmi dolore misto a piacere. Non indosso mai il reggiseno, mi piace tenere le tette libere da costrizione. Raramente le sostengo con reggiseno di quelli a coppe aperte. Quando vado in città e passeggio per le vie sento gli sguardi degli uomini e anche delle donne spogliarmi anche se non ho quasi niente da farmi togliere. Siamo in giugno e oltre a non indossare il reggiseno non ho nemmeno le mutandine. Mi piace sentire gli spifferi d’aria fra le cosce e mi piace vedere le mie tette ondeggiare come fossero boe in balia di onde marine. Dopo che mio marito mi ha lasciata ho odiato gli uomini poi ho incominciato a giocare con loro come il gatto fa con il topo. Anche se il desiderio di ospitare uno di loro nel mio letto mi ossessiona. Un pensiero che riuscivo a tenere lontano perché ho un figlio da crescere. Poi un giorno, per puro caso, mi accorgo che sono oggetto di attenzioni anche da parte di mio figlio. Siamo in salotto; sto seduta sul divano e lui mi sta di fronte seduto in poltrona. D’un tratto mi accorgo che mi sta guardando fra le gambe. Come mio solito sono senza slip. Intuisco che dalla sua posizione può benissimo arrivare a vedere il centro del mio inguine dove la folta foresta di peli (sono una pelosona) fa bella mostra di se e nasconde la mia passerotta. I suoi occhi sono accesi e brillano. Riconosco in quello sguardo quello che ogni uomo mi lancia quando passeggio per le vie della città. &egrave carico di desiderio. Non mi sottraggo al suo sguardo per non metterlo in imbarazzo. Lascio che guardi ed allargo le cosce quel tanto che basta da fargli riempire gli occhi. &egrave un errore ma &egrave anche il principio di un cambiamento nel rapporto di figlio – madre. Da quel giorno mio figlio non perde occasione per spiarmi. Lancia lascive occhiate nelle mie scollature; fa di tutto per cogliermi nei momenti della mia intimità. Mi sta continuamente intorno. E di tanto in tanto non perde occasione di strusciare il suo pube contro il mio didietro dandomi modo di sentire la sua eccitazione premere contro il mio culetto. E’ come un animale che cerca di farsi notare dalla sua femmina. La cosa non mi da fastidio. Al contrario, nonostante sia mio figlio, mi piace sentire i suoi occhi spogliarmi; leggervi la bramosia. &egrave pur sempre un uomo che molte donne ospiterebbero volentieri nel loro letto. Alto 180 cm con un fisico da guerriero spartano. Sembra un bronzo di Riace. La cosa mi sfugge di mano. Comincio a guardarlo con occhi diversi da quelli materni. Giorno dopo giorno la sua figura mi entra nel sangue. Prendo una ‘cotta’ per mio figlio; diventa un’ossessione. Lo provoco facendogli vedere parti del mio corpo senza veli. Con allusioni e con gesti equivoci gli faccio capire che se lui ci prova io non mi opporrò. lo sto seducendo. Aspetto che sia lui a fare la prima mossa, ma il fatto che sono sua madre lo frena. Mi sento frustrata. Lo voglio ma ho paura di prenderlo. &egrave la meteorologia a venirmi in aiuto. Il tempo cambia. D’un tratto il cielo si oscura ed una forte pioggia viene giù ed inonda il giardino. Mio figlio mi prende per mano e corriamo in casa; ci arriviamo con i vestiti zuppi di pioggia. Abbiamo appena varcato l’uscio della vetrata finestra che ci troviamo l’una nelle braccia dell’altro. Ridiamo per l’incidente piovoso. I suoi occhi si posano sul mio corpo. La mia veste fatta di un bianco tessuto quasi fosse un velo, nello bagnarsi diventa come fosse trasparente. Agli occhi di mio figlio sono come se fossi nuda. Smettiamo di ridere. Il silenzio scende su di noi. I nostri occhi si incrociano. Sono loro a parlare. Continuiamo a restare abbracciati. Intanto senza smettere di guardarci le nostre teste si avvicinano; le nostre bocche entrano in contatto. Chiudo gli occhi e dischiudo le labbra; un attimo e la lingua di mio figlio mi penetra nella bocca e va in cerca della mia lingua. Si incontrano ed un lungo duello ha inizio. Lui me la fa frullare nella bocca ed io impazzisco perché non riesco a bloccarla per poterla succhiare. Intanto che ci baciamo le sue mani scorrono in lungo ed in largo sul mio corpo. Smettiamo di baciarci solo quando l’ossigeno viene a mancare nei nostri polmoni. Non sono mai stata baciata con tanta foga e intensità. I nostri occhi si incontrano nuovamente. Ora o mai più.
Metto la parola fine all’atinenza

‘Dove hai imparato a baciare? &egrave stato bello; mi &egrave piaciuto molto. Vuoi continuare? Ti piacerebbe arrivare fino in fondo?’
‘Mamma, sarebbe meravigliosamente bello.’
‘Sai cosa significa arrivare fino in fondo? Ti accoppierai con me: tua madre e niente fra noi due sarà più come prima.’
‘Non mi importa di quello che accadrà. &egrave una vita che aspetto. Per anni ti ho sognata. Mamma io ti voglio; ti amo. E se lo vuoi anche tu la cosa non assumerà il volto di una tragedia.’
‘Se lo voglio? Ho gli ormoni che stanno ballando all’impazzata. Spogliati.’
In un batter di ciglia resta nudo. Nello stesso istante anche il mio vestito scivola sul pavimento. Finalmente mio figlio può vedere il mio corpo, l’oggetto dei suoi desideri, completamente privo di indumenti. Sono nuda; i suoi occhi si accendono. Abbasso lo sguardo e vado in cerca dello strumento che a minuti mi frullerà nel ventre. Lo vedo. &egrave ritto come un palo. Si erge imperioso dal suo ventre. &egrave lungo, grosso ed abbastanza largo ed ha due testicoli che sembrano palline da ping pong. &egrave come l’ho immaginato. Le mie aspettative non sono tradite. Allungo una mano e lo impugno.
‘Vieni.’
Lo guido fuori: nel giardino. La pioggia &egrave di molto diminuita di intensità. &egrave una pioggerellina. Mi stendo sul tappeto d’erba bagnata ed allargo le cosce. Lo trascino sul mio corpo.
‘Ecco. &egrave qui che voglio che tu mi prenda.’
‘Ma piove?’
‘E allora? Ti spaventa amare tua madre sotto la pioggia? Dai, vieni a prendermi. Vieni a dare concretezza al tuo sogno ed al mio desiderio. Figlio mio fa di me la donna più felice della terra. La pioggia laverà il fango che ci coprirà mentre fornichiamo. Vieni, datti da fare.’
Stringo le cosce sui suoi fianchi e porto le gambe sulla sua schiena. Con la mano accompagno il suo palo fra le mie grandi labbra.
‘Dai, amore di mamma, spingi e fottimi.’
‘Mamma, sapessi quanto ho desiderato questo momento.’
‘Lo so. L’ho sempre saputo. Lo stesso &egrave per me. Fin da quando mi guardasti fra le gambe ho bramato stringere le mie cosce sui tuoi fianchi.’
Nel mentre parliamo sento il palo aprirsi la strada verso l’interno del mio corpo. Sta scivolando nel mio ventre come un coltello che affonda in un panetto di burro. Che meravigliosa sensazione. Avevo dimenticato cosa significa far si che un uomo mi fotta.
‘Dai bambino mio, amore di mamma, fammi sentire quanto mi ami; scarica la tua forza nella mia pancia. Pisciami nel ventre il tuo liquido seminale; innaffiami l’utero con i tuoi spermatozoi. Riempimi del tuo amore. Chiavami.’
Non si fa ulteriormente incitare. Prende a stantuffare il suo pistone nella mia pancia in modo sublime. I miei occhi sono puntati nei suoi ma il piacere mi ha annebbiato la mente. Miliardi di stelle esplodono nel mio cervello; vado in delirio.
‘Sì, così, bravo, non fermarti, mettici più forza. Voglio che mi spacchi l’utero; che mi sfondi la pancia; che mi squarti il ventre con il tuo gladio. Quanto ho auspicato che ciò accadesse. Sei mio e niente ti porterà via da me. Ti amo.’
Lui mi sta pompando il suo cazzo nella pancia con lentezza ed allo stesso tempo mi mena dei potenti colpi che mi fanno gemere dal piacere. Si sta godendo l’amplesso. Io non gli sono da meno.
‘Dai, mio giovane stallone, soddisfa le necessità della tua mammina. Galoppa dentro il mio ventre; farcisci il mio utero con la crema del tuo cannolo.’
‘Sì, sì, mamma, ti sbatterò fino a farti svenire. Ti piscerò nella pancia tutta la mia forza. Ti riempirò il ventre. Ti metterò incinta.’
Eh no! Incinta no. Farmi chiavare da mio figlio &egrave un conto, ma farmi impregnare: mai. Meno male che non sono nel mio periodo fecondo. Per precauzione domani prenderò la pillola del giorno dopo e poi mi farò prescrivere la pillola dalla ginecologa. Devo eliminare il rischio di restare incinta di mio figlio. Al momento mi preme di più che lui me lo sbatta nella pancia e mi faccia scaricare la libidine accumulata in anni di astinenza. Al resto ci penserò. Non mi delude. Il mio cucciolo si rivela un valente amante; sa come giostrare il suo randello nel mio ventre. Sarà stata la lunga astinenza ma il sentirmi frullare nel ventre quella poderosa mazza di dura carne mi provoca orgasmi a ripetizione. Lui invece niente. Sa come controllarsi. Non mi importa. Che ritardi pure il suo piacere. A me interessa che mi svuoti tutta; che mi faccia diventare un involucro di sola pelle: un otre svuotato. Poi di colpo l’andatura del dentro fuori aumenta in velocità. Lo stallone ha deciso di porre fine alla sua galoppata; &egrave arrivato al punto limite.
‘Amore. Rallenta. Voglio venire insieme a te.’
Mi accontenta. Infilo una delle mani fra i nostri corpi e porto le dita sull’indurito e prominente clitoride; lo chiudo fra due dita e me lo meno. Pochi e ben assestati colpi e sento l’orgasmo montare.
‘Ecco, anima mia, vengo.’
‘Mamma, vuoi che lo tiri fuori?’
‘Se solo ti azzardi a farlo giuro che te lo taglio.’
‘Non corri pericolo che possa ingravidarti?’
Che carino. Si preoccupa per me.
‘Stai tranquillo; non c’&egrave pericolo. Scarica pure la tua forza nella mia pancia. Allagami.’
Un grugnito accompagnato da un grido liberatorio mi comunica che il suo idrante sta sparando forti bordate di denso e caldo sperma nel mio ventre e che vanno tutte ad infrangersi contro il mio utero. Quando la carica si esaurisce si abbatte sul mio corpo. Restiamo in quella posizione per un periodo di tempo molto lungo. Intanto la pioggia ha smesso di cadere ed il sole irradia il nostro giardino asciugando i nostri corpi. Lo stringo contro il mio petto. Gli bacio i capelli. Mai avrei pensato che mio figlio si rivelasse un cosi focoso stallone. Ha superato il padre. Pentimenti o sensi di colpa per essermi fatta chiavare da mio figlio non ne ho. Al contrario. Da questo momento lui sostituirà il padre nel mio letto; sarà il mio amante. Basta con le privazioni.

Ci trasferiamo in casa

Nonostante mi senta tutta indolenzita per i potenti colpi che mio figlio mi ha menato con la sua alabarda nel mio assetato ventre credo proprio che altri round siano già in maturazione per essere combattuti. Una breve sosta e riprenderemo il combattimento.
‘Dai, alzati, rientriamo in casa, abbiamo bisogno di fare una calda doccia.’
Lui non si muove.
‘Mamma, ho paura di stare vivendo un sogno. Non voglio svegliarmi. &egrave troppo bello quello che sto sognando.’
Non riesco a trattenere una risata.
‘Dimmi? Cosa credi di stare sognando?’
‘Sto sognando che noi due stiamo fornicando, che ti sto possedendo e tu ne sei contenta e mi inciti a farlo. Mamma ti sto chiavando?’
‘Mio amore, non stai sognando. Io sono ancora distesa sotto il tuo corpo ed il tuo sparviero &egrave ancora ben piantato nel mio nido. No tesoro mio, il tuo non &egrave un sogno. Tu mi stai veramente chiavando ed io non ho nessuna intenzione di farti smettere di sognare quindi alzati, tira fuori il tuo spiedo dal mio ventre e andiamo in un posto più comodo.’
‘Non riesco a crederci. Sto facendo sesso con mia madre. Sto chiavando la donna più bella della terra: la mia favolosa e fantastica mammina.’
‘Dai, scemo, tira fuori il tuo cazzo dal mio ventre e portami in casa.’
Cinque minuti dopo siamo in casa. Lui mi ha in braccio e le mie braccia sono intorno al suo collo.
‘Dove vuoi che ti porti?’
‘In bagno. Abbiamo urgente necessità di fare una doccia calda.’
‘La facciamo insieme?’
‘Certo. Mi devi lavare la schiena. Da sola non ci riesco.’
Arriviamo in bagno. Mi posa nel vano doccia; entra anche lui e si mette dietro. Apro l’acqua ed aggiusto la temperatura. Intanto lui mi abbraccia e mi circonda il torace con le sue forti braccia; le sue mani si ancorano alle mie tette e le comprime contro il mio petto.
‘Mamma hai delle mammelle talmente dure e sono così grosse da sembrare due ogive di un proiettile di un cannone.’
‘Esagerato! Si sono grosse e so anche che ti piacciono tanto. Sono tue fin da quando eri un poppante. Da queste mammelle hai succhiato tanto di quel latte che ti ubriacavi. Oggi latte ne non ho, però sono sempre pronta a farti giocare con le mie zizze. Strizzamele ma non frantumarle perché devono assolvere al compito per cui esistono.’
Intanto il suo batacchio riprende a crescere e si posiziona fra le mie chiappe.
‘Hai di nuovo voglia?’
‘Mamma di te ho e avrò sempre voglia.’
‘Da quello che sento premere contro le mie chiappe non c’&egrave bisogno di spiegazioni. Ti credo. Dai, datti da fare che anch’io ne ho voglia.’
Poggio le mani contro le piastrelle e indietreggio con il culetto; allargo le cosce quel tanto da permettergli di meglio posizionare la testa del suo sparviero fra le grandi labbra della mia pelosa e polposa miciona.
‘Spingi e non fermarti fin quando non sei arrivato in fondo. Ti voglio tutto dentro e mi devi spaccare in due.’
Una sola e forte spinta ed il suo cazzo, favorito dai liquidi di cui &egrave piena la mia vagina, scivola imperterrito dentro il mio ventre per tutta la sua lunghezza. La spinta si arresta allorché la testa dello sparviero si scontra con il mio utero provocandomi un dolore momentaneo.
‘Ahia! Mi hai fatto male. Ti ho detto di spingere non di spaccarmi l’utero.’
‘Mamma, dal momento che tu non vuoi che io ti ingravidi cosa te ne importa se te lo frantumo?’
‘Piccolo mio a me l’utero serve ancora. Io un altro figlio lo voglio. &egrave con te che non posso farlo.’
‘Scusami. Non volevo farti male. &egrave la voglia di possederti che mi impedisce di controllarmi.’
‘Mi ami cosi tanto da usarmi violenza?’
‘Si, mamma, ti amo; ti amo. Ripeto scusami se qualche volta non riuscirò a controllarmi.’
‘Dai, amore di mamma tua, non pensarci. Sei perdonato. Del resto mi piace molto quando fiondi con irruenza il tuo cazzo nella mia pancia. Mi provochi scariche elettriche che partendo dal ventre raggiungono il cervello annullando ogni pensiero che non &egrave collegato al piacere che mi fai provare mentre mi chiavi. Ora impegnati e fammi godere come hai fatto quando mi hai chiavato sotto la pioggia. Mettici la forza necessaria affinché il mio corpo gioisca del tuo amore.’
Mi prende in parola. Stantuffa il suo cazzo nella mia vagina con tanto vigore ed irruenza da farmela diventare incandescente. Mio figlio &egrave un eccellente guerriero. Sa come usare la sua arma. &egrave bravo. Deve avere avuta un ottima insegnante. Chissà chi &egrave stata la sua maestra. Mi prometto di indagare. Intanto i minuti passano e lui non mostra il minimo segno di cedimento. Continua a pompare il suo pistone nella mia vagina. Gli orgasmi si susseguono a ripetizione e sono di aiuto a spegnere il fuoco che mi sta divorando il corpo. Sono io a cedere. Mio figlio raggiunge lo scopo che si era prefisso fin da quando abbiamo cominciato a fornicare. Dopo un ennesimo e violento orgasmo svengo.
Blow job

Quando ritorno sulla terra mi ritrovo a letto ed un lenzuolo mi copre. Mi sento tutta spossata. Faccio fatica a coordinare i miei pensieri. Mi guardo intorno. Riconosco la mia stanza da letto; continuo a far roteare gli occhi. Ad un lato del letto c’&egrave una poltrona dove vi &egrave seduto un uomo seminudo. Indossa solamente un paio di slip. Lo riconosco. &egrave mio figlio. Sollevo il lenzuolo e guardo. Ho indosso una camicia da notte. Per un momento ho pensato di essere nuda. Sposto gli occhi su mio figlio.
‘Cosa &egrave accaduto? Perché sono a letto?’
‘Sei svenuta.’
‘Sono svenuta? Non ricordo di essermi sentita male.’
‘Infatti non ti sei sentita male. Tutt’altro.’
‘Che intendi?’
‘Mamma &egrave stato il piacere che ti ha fatta svenire. Abbiamo fatto sesso. Abbiamo fornicato. Ti ho chiavato e sei svenuta.’
‘Mi hai chiavato ed io sono svenuta? Non ti credo.’
‘Mamma eravamo nella doccia ed io ti ho presa da dietro e tu sembravi impazzire dal piacere. Hai avuto orgasmi a ripetizione. L’ultimo &egrave stato più potente. Hai urlato e sei svenuta. Ho faticato non poco per asciugarti, farti indossare una camicia da notte e portarti a letto.’
‘Ci siamo accoppiati? Come &egrave stato possibile? Siamo madre e figlio; non siamo bestie.’
‘Non lo so. Eravamo in giardino &egrave incominciato a piovere e siamo scappati in casa; ci siamo trovati abbracciati e ci siamo baciati. Poi mi hai chiesto se volevo farlo. Ho detto di sì e siamo usciti di nuovo in giardino e l’abbiamo fatto. Pioveva.’
‘L’abbiamo fatto sotto alla pioggia?’
‘Sì mamma. Sei stata tu a trascinarmi. Poi siamo rientrati e siamo andati in bagno. Io avevo ancora voglia e ti ho nuovamente presa standoti dietro, alla ‘pecorina’. &egrave stato fantastico. Tu non ti sei ribellata. Al contrario mi incitavi ad usare più forza. L’ho fatto. Ci ho dato dentro con forza e con tutto il mio amore. Tu sei venuta più volte ed ogni volta le tue grida riempivano il poco spazio del vano doccia. Mi sarebbe piaciuto cibarmi del miele che la tua vagina secerneva e riempiva il tuo ventre facendolo diventare un lago. Dopo sei svenuta.’
Di colpo la mia mente si riempie di immagini. Sento un fuoco investirmi. Divento rossa dalla vergogna. Il ricordo di quanto &egrave accaduto mi &egrave davanti agli occhi della mente. Ho fatto sesso e l’ho fatto con mio figlio. Ricordo tutto. Ha ragione. Sono stata io a cominciare. Io l’ho voluto.
‘Ed ora che facciamo?’
‘Per quanto mi riguarda te l’ho già detto: io sono innamorato di te. Vorrei essere il tuo uomo. Vorrei sostituire mio padre nel tuo letto; essere il tuo amante. Sei pentita?’
‘Pentita? Perché dovrei esserlo. Al contrario. Anch’io sono innamorata di te. Dopo quanto &egrave accaduto non ci vedo niente di male che noi due continuiamo ad amarci. Sarai il mio uomo; il mio amante. Da questa sera ti trasferirai nel mio letto e la mia camera sarà anche la tua. Dobbiamo solo fare attenzione a che il nostro rapporto resti circoscritto tra queste pareti. Qui io sarò la tua mamma amante; sarò la tua donna. Fuori da questa casa noi siamo e saremo una madre ed un figlio. In casa o fuori non chiamarmi mai con il mio nome. Non devi chiamarmi mai con il mio nome nemmeno quando siamo a letto a fare sesso.’
‘Perché? In casa nessuno ci sente.’
‘Lo devi fare per non perdere l’abitudine. Voglio così anche perché mi eccita di più sentirmi chiamare mamma quando mi baci o quando me lo sbatti nella pancia. Ed ora vieni a letto ed abbracciami. Devi riposarti. Più tardi riprenderemo il discorso da dove lo abbiamo lasciato. Ho in mente dei giochini che non ti dispiaceranno. Intanto mi dirai com’&egrave che sei così esperto nell’arte amatoria; chi &egrave stata la tua maestra?’
Lui si stende al mio fianco e mi abbraccia. Poggio la mia testa nell’incavo della sua spalla e lo accarezzo facendo scorrere la mano sul suo ampio torace. Le mie dita si soffermano sui suoi capezzoli. Glieli pizzico.
‘Mamma, non hai detto che devo riposarmi?’
‘Dopo, dopo. Avrai tutto il tempo di riposare. Ora mi preme di più assaggiarti.’
Comincio con il baciarlo prima sulla bocca e poi, lentamente, faccio scorrere la mia bocca sul suo corpo scendendo fino ai capezzoli che circondo con le labbra e glieli succhio. Sento il suo corpo vibrare e poi un gemito mi dice che sono sulla buona strada. Riprendo a baciarlo con bacetti piccoli e veloci. Intanto la mia mano si &egrave infilata nei suoi slip ed artiglia il suo falcone. Lo tiro fuori. Lo libero dal cappuccio e mi avvento sul suo capo accogliendolo nel caldo antro della mia bocca. Faccio vorticare la mia lingua su quella fantastica cappella. Un lungo ululato gli esce dalla bocca. Lo sapevo che gli sarebbe piaciuto. Nessun uomo ha mai rifiutato di farsi succhiare il cazzo ed io sono una esperta nell’arte della fellatio. Il blow job &egrave una pratica che mi ha aperto molte porte. Ho cominciato a fare pompini fin dal mio primo anno di liceo. La prima volta fu un’esperienza traumatica. In bocca non l’avevo mai preso. Prima di allora ho sempre lavorato con le mani. Imparai ad usare la lingua e le labbra in modo celestiale. Chi subiva il mio trattamento orale ne usciva distrutto. Ho anche leccato delle passere. Ed ora eccomi qui con il cazzo di mio figlio affondato nella mia bocca ed io che glielo lecco e glielo succhio. Tutta la mia arte di esperta in pompini &egrave a lui dedicata. Sento battere contro le mie labbra il pulsare del sangue che scorre nelle vene che attraversano il favoloso cazzo del mio giovane amante. Sento i suoi muggiti di torello e i suoi incitamenti.
‘Mamma, mi stai distruggendo. Sei brava. Non riesco a capire come mio padre abbia avuto l’ardire di lasciarti per un’altra. Dai, succhia, lecca, &egrave tutto tuo.’
Certo che &egrave mio. Io gli ho impastato il suo favoloso cazzo ed io l’ho partorito. Guai a lui se tenterà di privarmene. Un grugnito accompagnato da un lungo ululato mi annuncia che il vulcano &egrave sul punto di eruttare. Un secondo ed ecco che una grande esplosione si propaga nella mia bocca. Potenti e copiose bordate di caldo ed asprigno sperma mi allagano la bocca. Faccio fatica ad ingoiarlo. Lo lascio scivolare lungo la gola fin giù allo stomaco. Quando il vulcano smette di eruttare uso la mia lingua per liberarlo e nettarlo dei residui di quel succulento liquido seminale. Ora posso anche lasciarlo riposare. Pochi minuti e ci addormentiamo abbracciati.
Secondo giochino: cunnilingus

Il risveglio mi &egrave dato da una piacevole sensazione. Faccio roteare gli occhi. Mio figlio non &egrave al mio fianco. Sollevo la testa e guardo. Ho le cosce allargate ed in mezzo c’&egrave la testa di mio figlio che mi sta guardando la micina.
‘Buongiorno amore. Ti piace quello che stai guardando? &egrave di tuo gradimento?’
‘Mamma &egrave bellissima. Non ho mai visto una vulva cosi meravigliosamente bella. Mi viene voglia di mangiarla. Posso farlo?’
‘Vuoi mangiarmela? Sei ammattito?’
‘Mamma, scusami. Volevo dire baciarla. Posso?’
‘Sei il mio amante. Non posso rifiutarmi di farti baciare la mia micina. Trattala bene e vedrai che ti sarà grata.’
Comincia con il soffiare. Il suo caldo alito investe la mia foresta di peli e si inoltra nello spacco delle grandi labbra; un brivido percorre lungo la mia spina dorsale. &egrave la prima volta che qualcuno me la soffia. &egrave una strana sensazione sentire alitare sulla mia passerotta. Mi piace.
‘Amore di mamma sei bravo. Chi ti ha insegnato a fare questo giochino? Dimmelo; voglio saperlo.’
Non mi risponde. Smette di soffiare e comincia a baciarmela. Alterna i caldi baci con piccoli morsi. Non ha rinunciato a mangiarmela. Non mi fa male. Al contrario mi piace sentirmela mordere. Poi sento il bagnato della sua lingua pennellare le grandi labbra della mia polposa vulva; vado in visibilio.
‘Sììììììììì, bravoooo, continua cosììììì.’
Ho sempre desiderato che un uomo mi leccasse la micina. Mio marito non lo ha mai fatto. Penso che gli facesse schifo. Suo figlio invece si sta dimostrando un vero artista. Un attimo dopo la sua lingua tenta di penetrarmi. Lo aiuto. Porto le dita sulle grandi labbra, esercito una lieve pressione e il mio nido gli mostra l’entrata. Lui ci si avventa. La punta della sua lingua valica l’antro é comincia a spaziare sulle pareti circostanti che grondano di abbondanti secrezioni. Lui le lappa e le ingoia. Sento il rumore del suo deglutire. Mio figlio usa la sua lingua come un pittore usa il suo pennello per dipingere un quadro. Sento montare un orgasmo. Le mie membra sono preda di un tremore mai provato. Vengo e gli rovescio nella bocca tutta la forza del mio piacere. Lui la ingoia
‘Mamma sei squisita. &egrave puro miele.’
Intanto il mio clitoride si &egrave indurito e liberatosi del cappuccio si &egrave esteso per tutta la sua lunghezza che &egrave abbastanza notevole tanto da sembrare un piccolo cazzetto. Mio figlio deve averlo notato perché ci si avventa ed un attimo dopo le sue labbra circondano il mio clitoride; comincia a succhiare. Mi sta facendo un pompino. Un grido di piacere mi esce dalla bocca. La sua lingua continua imperterrita a vorticare sul glande del mio clitoride. Me lo sta fagocitando. Un nuovo orgasmo si manifesta e va ad imbrattare il lenzuolo. Intanto il mio bravo amante mi ha infilato due dita nella vagina e mi fotte. Dopo alcuni minuti di dentro fuori, senza smettere di succhiarmi il clitoride, aggiunge le altre dita della sua mano compreso il palmo. Ora ho tutta la sua mano dentro il mio ventre. Mi tasta l’utero. Sembra di stare dal ginecologo. Lo accarezza strappandomi grida di piacere. Pochi attimi e la sua mano comincia a muoversi come fosse un pistone. Me la stantuffa nel ventre come se mi stesse chiavando. Le mie grida di piacere riempiono la stanza. Lo incito.
‘Dai piccolo, amore di mamma tua; non smettere; mi stai facendo impazzire; mi sento liquefare. Non credevo che farsi leccare la figa fosse così meravigliosamente bello. L’ho sempre desiderato e tu stai realizzando il mio sogno. Succhia bambino mio che mamma tua ti farà bere il suo miele.’
Mio figlio non ha bisogno dei miei incitamenti. &egrave talmente impegnato a succhiarmi il clitoride che non mi ascolta. Lo lecca, lo morde e lo succhia provocandomi scariche elettriche che partendo dal mio infiammato ventre salgono lungo la schiena fino al cervello. Uno stravolgente orgasmo mi sta assalendo. Sento il mio corpo in preda a convulsioni. Metto le mani sulla testa di mio figlio e la spingo comprimendola contro la mia vulva; gli serro le cosce sui lati della faccia e grido. &egrave un grido liberatorio. Sto squirtando. Non credevo fosse possibile. Dalla mia uretra e dalla mia vagina vengono espulse dense e cremose onde di fluidi che vanno tutti, come una cascata, ad inondare la bocca di mio figlio che li ingoia senza minimamente sottrarsi. Gli ultimi zampilli della mia forza si spiaccicano sul suo viso. Sono esausta e contenta. Credo che lo sia anche lui perché con la lingua sta pulendo e nettando la mia pussy. Tira fuori la mano dal mio ventre e porta le dita sulla mia bocca. Dischiudo le labbra e faccio in modo che me le metta in bocca. Le lecco e le pulisco dai miei fluidi. Assaggio così anche il frutto del mio piacere. Lo trovo succulento. Poi ci stendiamo su di un fianco e ci guardiamo negli occhi.
‘Mamma ti amo.’
Cosa rispondergli?
Sottosopra ovvero il 69

Lo abbraccio e lo bacio mettendogli la lingua in bocca. Gliela frullo. Lui me la blocca e me la succhia. Poi &egrave la sua lingua che sento frullare nella mia bocca. Intanto le sue mani si sono ancorate alle mie tette e le stanno pastrugnando. Con le dita mi artiglia i capezzoli e li strizza. Smette di baciarmi e si avventa sulle mie zizze. Con le labbra aggancia un capezzolo e comincia a succhiare mentre continua a torturarmi l’altro capezzolo con le dita dell’altra sua mano. Pochi minuti e sposta la sua bocca sull’altro capezzolo. Riprende a succhiare. Succhia con voracità. Sembra un bambino affamato. Sentire la sua bocca agganciata ai miei capezzoli mi provoca piacevoli contrazioni uterine. Porto una mano fra le grandi labbra e con le dita prendo a strusciarle sul clitoride. Mi bagno. Lui smette di succhiare. Mi guarda negli occhi. Vi legge il desiderio.
‘Mamma hai un’espressione da maiala dipinta sul volto che ti fa sembrare una puttana. Sei già pronta?’
Non gli rispondo. Si stende sul mio corpo con la testa fra le mie cosce e con la mia fra le sue cosce. Ho davanti agli occhi il gladio che mi ha sventrata quando me lo ha messo nella pancia. &egrave grosso, lungo ed una testa che sembra la cappella di un fungo porcino; larga, lucida e di colore vermiglio. Punta verso il soffitto. Al solo guardarlo la mia micina lancia un lungo ruggito. Allungo una mano e lo aggancio. Gioco strusciandomi il grosso fungo sulle mie zizze e sui mie capezzoli. Lo guido fino a portare il grosso glande a contatto con le mie labbra che dischiudo e lo faccio entrare nella mia calda bocca. Lui ha cominciato a leccarmi la passera. Stargli sotto non mi soddisfa. Do una spinta al mio corpo facendolo roteare fino a trovarmi io distesa sopra il suo corpo. Il tutto senza interrompere le manovre iniziate. &egrave questa la posizione del 69 che preferisco. Io sopra e lui sotto. La libidine &egrave padrona dei nostri corpi. Io mi sono avventata sulla sua poderosa mazza e con la bocca gli do il massimo del piacere mentre lui mi sta fagocitando la figa ed allo stesso tempo mi succhia il clitoride provocandomi sensazioni indescrivibili. Gli istinti primordiali la fanno da padrone. Non abbiamo fretta; abbiamo a disposizione una vita. Con la lingua pennello la sua asta in lungo ed in largo soffermandomi sul grosso glande e facendola vorticare intorno alla sua corona e sul suo filetto. Di tanto in tanto vado anche a stuzzicare i suoi grossi testicoli imprigionandoli nella mia bocca e succhiarli come fossero palline di cioccolato. Mio figlio non mi &egrave da meno. La sua bocca &egrave incollata alla mia micina e la sua lingua spazia su tutta la superficie. Mi penetra e la fa vibrare come fosse la lingua di un serpente. Con la punta stuzzica le pareti della mia vagina stimolandole in modo da farle secernere abbondanti secrezioni che si premunisce di convogliare nella sua gola ingoiandole. Gli orgasmi si susseguono uno dietro l’altro. Il mio corpo risponde magnificamente al suo lavoro di lingua. Sento le sue mani poggiarsi sul mio culo ed esercitare una lieve pressione. Mi dilata i glutei ed un attimo dopo la punta della sua lingua va a stuzzicare il centro del mio sfintere. Ho un sobbalzo ma non mi sottraggo. Sentirmi baciare il buco del culo &egrave per me una esperienza nuova. Sul web ho letto molto sul rapporto anale ed ho anche cercato film porno sull’argomento. Mi sono lasciata coinvolgere tanto da desiderare di avere un rapporto anale. Ed ecco che mio figlio mi sta leccando il buco del culo. Adagio il bacino sulla sua faccia in modo da rendergli più facile il contatto con la mia entrata posteriore. Lui capisce che mi piace sentirmi baciare il buco del culo tira fuori la lingua e me lo lecca. Vado in delirio. Per un attimo smetto di succhiargli il cazzo.
‘Sììììììì. Non smettere. Mi stai portando sull’orlo dell’abisso.’
Devo porre fine a quella piacevole tortura. Se non lo faccio le conseguenze saranno devastanti e non &egrave il momento di farmi trivellare il culo. Mi agito facendo in modo che la sua bocca ritorni ad occuparsi della mia -bernarda-. Lui riprende il suo lavoro di lingua ed io ritorno a succhiargli il cazzo con nella mente la fantastica sensazione provocata dalla sua lingua sul mio buco del culo. Ed &egrave con questa immagine nella mente che raggiungo un orgasmo dalla consistenza di un uragano. Eiaculo e gli piscio nella bocca tutto il mio piacere. &egrave anche il suo momento. Un gemito mi annuncia che il suo vulcano sta per eruttare. Non mi sbaglio. Dalla sua uretra vengono sparati nella mia bocca dense e copiose bordate di sperma che si infrangono con potenza contro la mia ugola e scivolano nella mia trachea raggiungendo il mio stomaco. Quando il piacere lentamente svanisce mi lascio andare restando distesa sul suo corpo con le mie mammelle schiacciate sul suo ventre. Restiamo in quella posa per un tempo che sembra non passare mai. Poi ci stacchiamo abbandonando la posizione e ci stendiamo di lato restando con la testa in direzione dei nostri reciproci ventri. Io ho gli occhi puntati sul cazzo di mio figlio che pur avendo eruttato riempiendomi la gola della sua rovente lava continua a restare inalberato. &egrave favoloso. La mia mente va al mio buco del culo ed a quello che accadrà quando mi impalerà. Un brivido percorre la mia schiena ed i miei glutei si contraggono e si induriscono.
Quarto giochino: sfondare la porta posteriore

Un mese &egrave già trascorso da quando ho cominciato a fornicare con mio figlio; il kamasutra &egrave stato applicato in tutte le sue rappresentazioni. Quella che più ci &egrave piaciuta &egrave stata la posizione detta ‘alla pecorina’. Quando mio figlio mi monta standomi dietro, disteso sulla mia schiena e con le mani ancorate alle mie zizze mi sento proiettata nello spazio infinito. Lui si &egrave rivelato un valente stallone da monta. Ha sostituito degnamente suo padre nel mio letto tanto da farmelo dimenticare. Non mi sono mai pentita di essermi concessa. Ne sono innamorata non solo come madre ma anche come donna. La passione mi ha travolta. Sono cotta. Sono diventata anche gelosa. Se tarda a rientrare dalla scuola la mia mente va in fibrillazione. Incomincio col domandarmi il perché del suo ritardo. Immagino che abbia conosciuto qualche ragazza e si stia sollazzando con lei. Cose di questo genere affollano la mia mente. Che farò se cosi fosse? Poi sento la porta aprirsi e la tensione accumulata mi abbandona. Lui, prima di recarsi in camera a posare la borsa contenente i libri, mi raggiunge dovunque mi trovi e mi abbraccia. Mi stringe a se fino a farmi scricchiolare le ossa e mi bacia infilandomi la sua lingua in bocca che mi affretto a succhiarla. Quando smette di baciarmi allenta la stretta dell’abbraccio e fissandomi con i suoi occhi di un marrone scuro, pieni di libidine, mi chiede se sono disposta ad ospitare il suo sparviero nel mio nido.
‘Mamma il mio uccello ha bisogno del tuo nido. Sei disposta a farlo entrare? Lo vuoi accogliere?’
Sono le parole che preferisco sentirgli dire ogni volta che rientra a casa; il che mi dice che io, in qualunque parte lui si trovi, sono sempre nei suoi pensieri. Non lo faccio aspettare. Da quando ho cominciato a farmi sbattere da mio figlio ho preso l’abitudine a non indossare più le mutandine. Le ritengo di intralcio. Mi libero dei pochi indumenti. Lascio solo il reggicalze, le calze bianche e le scarpe rosse con tacco da 12 cm. e con le tette al vento raggiungo il divano; vi monto con la schiena a lui rivolta, appoggio le mani alla spalliera ed allargo al massimo le cosce in modo da offrirgli in visione la mia foresta di peli con al centro il mio nido. Farmi chiavare da dietro &egrave la posizione che preferisco più di ogni altra. Giro la testa verso di lui e sorridendo lo invito.
‘Amore mio, il mio nido &egrave sempre pronto ad ospitare il tuo falcone.’
Si avvicina e si piega sulle inginocchia. Fionda la testa sulle mie chiappe e prende a baciarle. Tira fuori la lingua e me le lecca. Sento le sue mani afferrarmi i glutei ed aprirli. Un secondo di attesa e la sua lingua comincia a scorazzare nel solco che divide in due il mio didietro. So cosa sta per accadere. &egrave un mese che non mi ha più baciato il culo. Deve averci pensato molto. Mi sono chiesta il perché non lo faceva. Forse aveva timore che non glielo avrei permesso; eppure quando lo ha fatto la prima volta gli ho fatto capire che mi piaceva sentire la sua lingua leccarmi il buco del culo. Un pensiero mi attraversa la mente. Mio figlio non ha mai smesso di pensare al mio buco del culo e dal suo comportamento credo proprio che oggi sia arrivato il momento di perdere la mia verginità anale. &egrave sarà mio figlio a farmela perdere. Però me lo deve dire.
‘Mio bel maialino come mai mi stai baciando il buchetto. &egrave un mese che non l’hai più fatto. Ti &egrave venuto di nuovo voglia di farmi il culo?’
‘Mamma, non ho mai smesso di pensarci. Hai un culo che dire fantastico &egrave poca cosa. Sarebbe favoloso se ti lasciassi inculare. Mettertelo nel culo &egrave il mio sogno più ricorrente. Sì, voglio chiavarti nel culo e dai gemiti che sento sono sicuro che anche a te piacerebbe farti sfondare il culetto.’
‘Tu non hai mai smesso di pensare di incularmi? L’ho sempre saputo che desideri farlo. Anch’io ho cominciato a desiderare di farmi rompere il culo il giorno che me lo baciasti e leccasti. &egrave trascorso un mese. Mi sono sempre chiesta quando ti saresti deciso. Lo vuoi fare? Devi calzare il tuo cazzo con un preservativo.’
‘No, mamma. Ti voglio inculare senza niente. Voglio sentire i tuoi muscoli anali stringersi intorno al tuo totem.’
‘Vuoi sodomizzarmi? Vuoi mettermelo nel culo? Vuoi entrare nella mia pancia usando la porta posteriore? E non vuoi usare il preservativo? Allora dobbiamo liberare il mio retto dalle impurità; mi dovrai aiutare a fare dei clisteri. Mi devi aiutare a renderlo igienicamente, per quanto possibile, pronto a ricevere il tuo sparviero.’
Non voglio che me lo metta nel culo senza aver preparato il mio intestino retto a ricevere la visita del cazzo di mio figlio. Mi sottraggo ai baci sul mio culo; scendo dal divano; lo faccio rimettere in piedi; lo prendo per mano e lo costringo a seguirmi. Raggiungiamo il bagno. Entriamo.
‘Mamma farò qualsiasi cosa pur di mettertelo nel culo.’
Apro l’armadietto e prelevo un secchiello di acciaio inox alla base del quale vi &egrave una rubinetto dal quale si diparte un tubo di gomma con attaccata una cannula lunga 10 cm; lo riempio di acqua tiepida, un litro abbondante, aggancio il contenitore alla parete e porgo la cannula a mio figlio.
‘Prendi. Ora mi metto in posizione e tu me la infilerai nel buchetto, aprirai la chiavetta e lascerai che l’acqua scorra nel mio culo.’
Mi metto in ginocchio sul tappeto e mi piego in avanti assumendo la posizione alla ‘pecorina’; appoggio le spalle sul tappeto e porto le mani sui miei glutei e li allargo.
‘Dai, mettimela nel culo ed apri la chiavetta.’
Esegue. L’acqua scorre nel mio retto allagandomi la pancia. Quando il secchiello &egrave completamente svuotato mi faccio sfilare la cannula dal buco del culo e mi rimetto in piedi. Ho la pancia gonfia e si sentono i rumori dei gorgoglii provocati dal movimento dell’acqua che va avanti e indietro nel mio intestino alla ricerca della via d’uscita. Il mio buco del culo lo tengo ben stretto per evitare che l’acqua esca. Trascorsi 10 minuti mi siedo sul WC ed allento i muscoli anali. L’acqua insieme a residui di impurità si precipita fuori attraverso il mio buchetto fino ad esaurimento. Resto seduta per altri cinque minuti.
‘Dai riempi il cilindro. Dobbiamo ripetere l’operazione per almeno altre due volte. Quando il tuo sparviero mi trivellerà il culo voglio che lo faccia in un ambiente pulito e libero da scorie.’
Ripetiamo l’operazione per altre due volte. Sono sfinita. Rimetto l’attrezzatura, dopo averla pulita, nell’armadietto e sotto gli occhi allupati di mio figlio entro nel vano doccia.
‘Dai, entra anche tu. Facciamo la doccia insieme e poi ritorneremo nel salone e ti farò trivellare il mio culo.’
‘No, mamma, sei troppo ‘bona’; se entro non mi tratterrò dal chiavarti e non voglio sprecare la mia forza. Resterò a guardarti ma non ti toccherò. Aspetterò che tu mi dica di essere pronta a prenderlo nel culo.’
‘&egrave più di un mese che sono pronta. Non ho fatto altro che sognare e desiderare di farmi trivellare il culo dal tuo favoloso cazzo. Se vuoi puoi anche incularmi qui.’
‘Non scherzare. Davvero me lo lasceresti fare?’
‘Non scherzo. Parlo seriamente. Vieni. Entra e mettimelo nel culo. Non ce la faccio più ad aspettare.’
Mi giro verso la parete; appoggio le mani alle piastrelle ed allargo le gambe e spingo il mio culetto verso l’entrata della cabina della doccia in modo da assumere una posizione ad angolo retto con il culo come vertice.
‘Va bene così?’
‘Mamma, sei meravigliosamente arrapante ed il mio sparviero si &egrave già librato in volo pronto a ghermire il tuo culetto.’
Sento le sue mani poggiarsi sui miei fianchi ed il suo cazzo farsi strada fra i miei glutei. Ancora un secondo ed il suo grosso glande &egrave contro il mio sfintere.
‘Mamma, sentirai dolore. Vuoi ripensarci?’
‘Tu non preoccuparti. Ho sempre saputo che avrei sentito dolore. Tu spingi e non fermarti nemmeno se mi sentirai gridare. Dai, portiamo a termine quest’avventura.’
Non se lo fa ripetere. Comincia a spingere. Il grosso glande ha difficoltà ad entrare. La porta &egrave molto stretta. Un lento ed insistente dolore si presenta al mio sfintere. Stringo i denti.
‘Spingi. Mettici più forza. Vedrai che ce la farai.’
La spinta si fa più consistente. Lo sfintere sotto la spinta del glande sta cedendo. Il dolore &egrave irresistibile. Grido. Il buco cede. Lo sparviero scivola nel mio intestino retto senza trovare alcuno ostacolo. Arriva fin in fondo. Il suo pube &egrave contro il mio sfintere. Il suo cazzo &egrave completamente affondato nel mio buco del culo. I miei muscoli anali si stringono intorno al corpo del favoloso cazzo di mio figlio. Sto ancora riprendendomi che lui stende il suo torace sulla mia schiena. Circonda il mio torace con le sue braccia e mi afferra le zizze schiacciandole contro il mio stesso petto. Poi la sua bocca &egrave vicina ad un mio orecchio. Mi mette la lingua nell’orecchio e me la fotte. Miagolo. Giro la testa verso il suo viso.
‘Baciami.’
Mi pianta la lingua in bocca e me la frulla e mentre lo fa indietreggia con il suo bacino. Sento il cazzo uscire dal mio culo e prima che esca del tutto lo sento nuovamente entrare. Sta per chiavarmi nel buco del culo. Il dolore si fa lancinante. Urlo. Lui non si ferma; continua a spingere.
‘Mamma mi dispiace, ma non posso fare altrimenti. Devo farti male. Vedrai che le prossime volte ti ci abituerai e non sentirai più dolore.’
‘Tu non pensarci. Fai quello che va fatto. Trivellami il culo ed allarga il pozzo. Me lo devi sfondare. Solo così non sentirò più dolore quando ti verrà la voglia di incularmi.’
‘Mamma, la prossima volta niente clisteri. Non mi importa se non sei pulita.’
‘D’accordo; tu però metterai il preservativo senza il quale non ti farò entrare nella mia porta posteriore. Niente preservativo niente culo. Ora datti da fare. Metti in funzione il trapano e sfondami. Mi devi trivellare il culo come se dovessi scavare un pozzo.’
&egrave tale il suo desiderio di incularmi che gli bastano pochi, forti e potenti, colpi per raggiungere il fondo del pozzo. Sento il suo pube contro i miei glutei e il suo scroto sbattere contro la mia micina. Poi arriva la calma. Un secondo di attesa e un lungo e potente fiotto di caldo sperma inonda il mio budello. Mio figlio sta godendo e sta riempiendo il mio culo col suo liquido seminale. &egrave fatta. Non sono più vergine nemmeno analmente. Lentamente sento il cazzo perdere la sua consistenza. Lui mi libera dall’abbraccio e libera il mio culo.
‘Adesso ci facciamo una bella e calda doccia e poi ci ritiriamo in camera da letto e riprendiamo il discorso dal punto in cui lo hai lasciato.’
‘Mamma, va bene la doccia ma in quanto al resto non credo di farcela; mi sento svuotato.’
‘Prima pranziamo poi ci penserò io a fartelo ritornare in forza. Quello che mi hai fatto &egrave stato un assaggio. Il bello &egrave il seguito.’
Trascorriamo il resto del pomeriggio e l’intera notte ad amarci. Mio figlio si dimostra di essere un valente fantino. Mi cavalca con maestria e riempie il mio corpo della sua forza davanti e dietro.

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