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Racconti erotici sull'Incesto

Un ricordo

By 16 Febbraio 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Un ricordo

Avevo da poco passato i 18 anni quando mia madre rimase incinta per merito del suo secondo marito.
Me lo disse in una giornata di maggio ed era già all’ottava settimana, in realtà io non mi ero accorto di nulla.
Cominciai ad osservarla con occhi diversi e più attenti. Notai che aveva smesso di depilarsi e talvolta, quando si acconciava i capelli, una folta lanuggine nera si manifestava dalle sue ascelle.
Capitò più volte che l’aiutassi nei lavori domestici e in giardino e mi resi conto che in quello stato il suo corpo cambiava profondamente. Sudava molto e l’odore del suo sudore fresco mi infastidiva, ma nello stesso tempo colpiva i miei centri nervosi e mi procurava delle repentine erezioni.
Ricordo che ero tornato a casa dopo una partitella con gli amici e tutto accaldato corsi in bagno per farmi una doccia: era quasi sera e mia madre stava uscendo da quella stanza profumata di bagnoschiuma. Mi spogliai in fretta, ma una cosa mi incuriosì: nel cesto della biancheria sporca c’erano una maglia, un reggiseno e le mutandine di mia madre.
Mi portai il primo indumento (la maglietta) al naso e rimasi quasi stordito dall’odore di donna che emanava, poi passai al reggiseno: una forte erezione gridò vendetta e mi ritrovai a placarla al solito modo. Non ebbi il coraggio di prendere gli slip che rimasero lì come proibito oggetto del desiderio.
La doccia fredda placò l’eccitazione ma la curiosità rimase.
Cercai in tutti i modi di spiarla, spiare le gambe dai vestiti larghi e svolazzanti, spiare le ascelle pelose dalle magliette e spiare l’oggetto incontrastato del desiderio: il suo procace seno.
Con la gravidanza il suo petto si era fatto più voluminoso e pieno, sentivo che ne parlava con le amiche dicendo di essere passata ad una quarta abbondante’ mi eccitavo a sentir parlare mia madre delle sue mammelle.
Una sera rincasando un po’ prima, non trovai nessuno in casa e mi diressi in camera per cambiarmi.
Sentii l’acqua della doccia che scrosciava in bagno’ Mi venne la voglia di guardare dal buco della serratura; in silenzio mi avvicinai alla porta e con timore accostai l’occhio al buco: vedevo solo un grande asciugamano posto sulla lavatrice, ma mia madre era ancora nel box-doccia al di fuori del mio cono ottico.
Rimasi ad aspettare: il cuore mi batteva forte, rimbalzava sui polmoni e picchiava in testa; il respiro era affannato e trattenuto, non riuscivo a reggere alla tensione emotiva.
Poi l’acqua di colpo si arrestò e vidi la porta del box aprirsi e mia madre uscire in tutta la sua magnificenza.
Mi mostrò inconsapevolmente il pallore del suo largo e rotondo sedere e le sue gambe piuttosto storte di donna normale, poi prese un asciugamano e cominciò ad asciugarsi i capelli e così facendo si girò verso la porta.
La visione fu come un pugno allo stomaco che mi lasciò senza fiato’
In un secondo vidi tutto quello che desideravo vedere: due ciuffi di pelo nero folto e rigoglioso sotto le ascelle che rimandavano al ventre dove troneggiava un triangolo irsuto e riccio e più in su un seno pieno, grande, maestoso sul quale si stagliavano due areole larghissime e scure di un marrone quasi violaceo.
Ero in apnea e dovetti scappare per non gridare la mia eccitazione; nella mia stanza lentamente mi ripresi.
Aver visto mia madre nuda mi aveva eccitato all’inverosimile: era una dea terrena e materiale che mi eccitava per la volgarità e l’esuberanza del pelo folto e la dolcezza delle forme di donna gravida.
A questo punto volevo sentire anche il suo odore più intimo. Aspettai che uscisse dal bagno per entrarvi di soppiatto’
Il mio membro era eretto e compresso nei pantaloni, aprii il cesto della biancheria e come indemoniato tuffai il naso nelle mutandine di mia madre: non conoscevo l’odore del sesso di una femmina, mi sorprese ma mi piacque. Sentivo il pungente aroma dell’urina misto ad un odore dolce e selvaggio.
Mi masturbai furiosamente con gli slip sul naso finchè non venni copiosamente.
Quel giorno avevo scoperto uno dei più bei passatempi’

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