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Vortice – 08 – Epilogo

By 22 Novembre 2023No Comments

Caro Diario
Da quanto tempo…ti ricordi ancora chi sono?
Ti ho ripescato dalla cantina e sono tornata da te dopo anni.
Nell’ultima pagina insieme ti scrivevo di come avessi sfanculato quel bastardo di Fabio.
Sono poi passati momenti di merda e nonostante tu sia sempre stato con me
fin da piccola non volevo rischiare di rileggere pagine con eventi che mi facessero male.

Per un po’, un bel po’, mi sono chiusa in me. Non mangiavo, non facevo più sport, non volevo vedere nessuno.
Mamma e papà, Giorgia e Chiara…le Vere Persone che ho sempre avuto vicino
hanno sofferto per me ma non mi hanno mai lasciato.
Non le volevo, ma ad un certo punto il sentirle vivere per me mi ha aiutato a rifarmi una vita, a dare di nuovo un senso allo studio, a rendermi di nuovo conto della ragazza che ero e che rischiavo di non essere più.
Chiara mi ha fatto da tutor, ho recuperato gli esami, superata la triennale e ora sto scrivendo la tesi della biennale. Quindi preparati a farmi un bel regalo perchè a breve ci sarà una nuova economista in questo paese (come se ne mancassero!!!).
Giorgia mi ha trascinato nuovamente prima in palestra e poi di nuovo in piscina. Non puoi capire l’emozione di tornare, felice, ad indossare quel costume, del rito
della doccia prima dell’entrata, degli occhialini attraverso cui fissare la corsia, del tuffo in acqua, delle vasche che ho ricominciato a macinare. Il bagnino la prima volta mi prese in giro perchè mi vedeva l’emozione negli occhi; alla ventesima
vasca, quando stremata ero appoggiata a bordo piscina, mi ha detto: – Fiato a parte, verrebbe da dire che l’hai fatto per anni a livello anche alto. Però qui io non t’ho mai vista. Forse mi sbaglio?
Gli ho risposto che non si sbagliava.
– Era un’altra vita.
O forse è sempre la stessa ed era un’altra Anna.
Tu che dici?
Ero sempre io che mi facevo umiliare da quello stronzo? Che avevo perso
autostima e davo per scontato che dovessi stare con lui e fare quello che lui voleva?
Me lo chiedo spesso, ancora adesso, sai?
La prima volta che lo vidi era insignificante. L’insignificante “GSS” di Marta (Giocattolo Solo Sesso, definizione sua). Poi qualcosa scattò. Ma lo sai già: la vacanza in Turchia senza Lorenzo, il ritorno con lui che va via, io senza stimoli per continuare a distanza con lui e sola, con ancora la testa fra le nuvole, mi sono bastate due serate giuste, e da GSS di Marta divenne il mio e da lì la sua personalità ha preso il sopravvento. Ero un’ingenua. Marta e papà mi avevano avvertito di stare attenta: a lavoro era sparito all’improvviso lasciandoli nella merda, quindi non era difficile notare il personaggio che fosse. Avrei dovuto capirlo subito. Ma alla fine ci cascai.
Come ora sono di nuovo cascata nel parlarne, nonostante avessi detto che non volevo più farlo. Che testina!!
Comunque si fotta! Io sono pieno di vita e con un futuro davanti. Lui chissà dov’è e come è apparso così è sparito.
Dovevi vederlo com’è salito su quella sua auto sgangherata quando mio padre l’ha cacciato di casa durante una nostra ennesima litigata.
Lui gli rideva in faccia, sprezzante.
– Tua figlia prima fa la puttana e poi ora è colpa mia se la bella mammina sta male?
Papà l’ha spinto. E il coglione è inciampato, cadendo.
– Minchia che uomo. Andiamo Anna, mamma ci aspetta.
Non ha avuto nemmeno le palle di fermarmio di reagire. Nulla. Questo valevo per lui.

Ma ora eccomi qui.
Ti chiederai perchè.
Allora…da dove comincio? Vediamo…
Ok, dai, partiamo dall’oggi.
Ora sono qui con te, a tavola in cucina.
Mamma è in camera a letto.
Papà è sul divano che scrive al PC.
– Io finisco di lavorare. Mi manca poco e poi stiamo un po’ con mamma? Che dici?
– Si papà, nessun problema. Anche io devo finire una cosa. Poi stiamo tutti insieme.

Povero papà. Questa cosa di mamma l’ha distrutto in questi ultimi due anni.
Prima pensavano fosse la tensione per la situazione mia e di Fabio, poi sempre un somatizzare i problemi di relazione che avevano con me, ma anche quando la situazione mia andò a migliorare, quella di mamma non accennava a cambiare, continuava a perdere peso. Fino a quando la loro gastroenterologa non gli fece fare delle analisi e una gastroscopia: tumore. Con solo una soluzione: prima la chemio, poi l’intervento con l’asportazione dello stomaco e infine una marea di speranza.
Ora è a casa, a letto, le cure palliative avviate dall’ospedale cercano di portarla il più serenamente possibile verso la fine, ma ormai ci hanno avvisato che è questione di giorni.
Entrambi però hanno trovato nel “lavoro” di papà lo scopo per andare più avanti possibile, per allungare il loro amore, per essere fino alla fine loro stessi. E io non voglio essere da meno.
Nello scoprire quelle righe scritte da papà ho avuto ricordi su ricordi. Uno più intenso dell’altro, uno più eccitante dell’altro.
Come non ti negavo allora l’eccitazione di certo momenti, nulla ti negherò oggi. Anzi, penso che proprio quella pagina dove ero così esplicita su mio padre sarebbe perfetta all’interno di quella storia. Chissà…
O forse quell’altra dove raccontavo come, grazie al loro amato giocattolo, godevo gridando nella mia stanza mentre loro scopavano nella loro. Ti ricordi?
Quel vibrare lungo tutto il mio corpo, l’ansimare forte senza nemmeno sfiorarmi, il sentirlo dentro di me muoversi. E in sottofondo lo sbattere dei loro corpi, mia madre che gridava i nomi del marito…e il mio!! Il godere più volte. Il godere con loro. Il godere fino a crollare esausti nel sonno. Il risvegliarsi e abbracciarsi la mattina, consapevoli e non colpevoli, sicuri dell’amore di ognuno per l’altro.
Cazzo, mi vengono i brividi solo a pensarci ancora!
Quindi, come ti dicevo, non voglio essere da meno e vorrò fargli una sorpresa. Andrò da mamma e le svelerò tutto quanto: la mia scoperta, la pagina di diario da aggiungere (pensavo ora che anche quest’ultima potrebbe non essere male), il voler partecipare a questo loro racconto in una parte più attiva (e calcolando quanto mi sento già bagnata ora, non credo mi sarà difficile trovare ispirazione…)
Se deve essere una addio di famiglia, che lo sia della famiglia al completo. Se deve essere un vortice, come hanno deciso di intitolare la storia, che lo sia di un’intensità e di una forza altissima. Se dev’essere il modo, l’ultimo modo, per stare tutti e tre insieme che sia degno del loro Amore.
E soprattutto se devo fare capire a papà che non resterà solo, che capisca bene che da mamma non ho preso soltanto gli occhi.
Ora vado da mamma.
Non so se tornerò a scriverti a breve, ma ormai sei abituato alle mie pause.
Se tornerò probabilmente avrai finalmente un nome, dopo più di un decennio smetterai di essere Diario (follia di una tredicenne mai cresciuta!) e probabilmente sarai Mamma, o Cecilia, perchè so già che mi mancherà tantissimo parlarle e che vorrò ritrovarla il più possibile in qualcosa di tangibile, di sfiorabile.
Comunque sia…
Sarò sempre io…

Tua (e, ormai, anche di voi lettori)

Anna

Le ultime pagine sono scritte.
È ora di farle leggere a Cecilia prima di decidere insieme cosa farne.
Lei le chiama il “nostro testamento d’amore”: un testamento per noi, per la nostra famiglia, per un amore infinito e peccaminoso, per il rapporto con Anna che avevamo rischiato di perdere e che invece ora era nuovamente solido.
Quando sono arrivato nella sua stanza l’avevo trovata in compagnia di nostra figlia. Anna si era seduta sul letto dove la mamma riposava ed ora era chinata su di lei. Abbracciate, erano entrambe in lacrime.
– Tutto bene amore?- questi ultimi giorni era stato duri e mi allarmai.
– Si, si. È tutto ok.- rispose Anna staccandosi dalla madre, asciugandosi gli occhi.
– Vi lascio sole? Scusatemi, non volevo disturbarvi.
– Tranquillo Luigi, entra pure – sussurrò mia moglie.
Mi sedetti anche io sul bordo del letto.
Guardai i volti delle mie fanciulle.
La giovinezza di Anna. La fatica e la malattia di Cecilia.
Non trattenni anch’io le lacrime pensando a quanto poco tempo avevamo avuto insieme, a quello che avremmo perso a breve e a quanto, nonostante tutto, fossi stato fortunato.
– Anna mi diceva che hai lavorato tutta la mattina?
– Si. Mentre lei metteva in subbuglio la cantina. Dovevi vederla: quando è emersa da quello scatolone pareva lo spazzacamino di Mary Poppins!
Ci facemmo una risata tutti insieme. Decidemmo di riguardare quel film in serata.
– Il lavoro è andato bene? Hai finito tutto?
– Si amore, si. Uno strazio di presentazione per una riunione…
Cecilia mi mise una mano sulla mia.
– Anna sa tutto.
– Co…cosa? Su cosa? Non capisco…
Fu Anna ora a parlare. Si allungò per accarezzarmi e poi tornò a stringere la mano alla madre.
– Si pa’. So tutto. L’altro giorno, quando sei corso da mamma qui, hai lasciato il computer acceso. Passata quella crisi, mi mandasti a prendere dell’altra acqua e tornata in cucina ho visto quello che stavi scrivendo, la tua…”presentazione”…
– Tu hai…?
– Si. Ho letto. Già sospettavo non fosse lavoro. Le foto che continui ad avere con te mentre sei al computer, le volte in cui vi isolate qui dentro, con te che ti porti il PC, alcune mezze frasi che ho sentito: certamente non mi aspettavo memorie così! Ma nel leggere veloce la scorsa mattina ho solo avuto la conferma di quello che già sospettavo.
Cecilia mi accarezzava la mano e rispose con un sorriso al mio smarrimento.
– Dopo tutti questi anni ancora ti stupisci di nostra figlia?
– Anna, hai sempre questa capacità di lasciarmi senza parole. Non so davvero che dire, forse dovrei spiegare, anzi…dovremmo spiegarti, io e mamma, cosa succede…
– Non è il caso, ci ha già pensato mamma. E la mia sorpresa, quella di cui ti parlavo stamattina, riguarda proprio questo: se quello che state facendo è quello che mamma ha chiamato “testamento di un amore”, io pensavo di metterci del mio. Anche perchè non mi sembra di esserne solo una piccola comprimaria!
Sorrisi. Guardai Cecilia che non aveva mai smesso di fissarmi mentre Anna parlava.
– Fidati Luigi, il nostro amore non ne verrà affatto sminuito, anzi…
– Ma certo che mi fido! Vi amo. Non potrei non farlo.- tornai a guardare Anna – Dimmi, allora. Di anche a me questa sorpresa, perchè ho la vaga sensazione di essere l’unico in questa stanza a non sapere di cosa si tratta.
– Non ti sfugge nulla, eh? – rise e accarezzò la madre sulla guancia – Mamma è d’accordo con me: il racconto, il vostro racconto, è bello ma penso sia giusto che aggiungiamo alcune cose. Il punto di vista di mamma e il mio. Per quanto riguarda mamma deciderete voi (anche se mamma ha già un’interessante idea su quella mattinata in cucina, vista dai suoi occhi). Per quanto riguarda me, invece, è semplice: il mio diario.
La fissai stupito.
– Ora hai capito cosa cercavi stamattina in cantina?
– E l’hai trovato, mi sembra di aver capito.
– Certo. Trovato. Ed integrato. Quindi pensavamo di aggiungere una pagina di quei giorni e una pagina più attuale, così da chiudere arrivare ad oggi. Che ne pensi? Ovvio che poi potete farci quello che volete, tenerla per voi o metterla su uno dei vostri siti preferiti. Non vi chiederò i diritti, potete stare tranquilli.
Rise dolcemente. Ne provai un’amore ancora più grande.
– Penso che potrebbero essere due belle idee e penso che mamma già le abbia approvate entrambe, quindi non posso che rimettermi alla volontà della maggioranza della famiglia.
– Benissimo!!! Dai!! Vai a prendere il computer e rileggiamo tutto. Vediamo cosa si può fare.
Uscii dalla stanza per tornare in salone a prendere il portatile lasciato sul divano.
Rientrando in stanza, mi bloccai sulla soglia. Dovetti reggermi allo stipite della porta.
Anna era nuda.
– Anna…cosa fai?
– Voglio che tu sia ispirato il più possibile.
– Ma…- guardai Cecilia, annuiva.
– Era la secondo parte della sorpresa che avevo per voi: se dobbiamo parlare di certi argomenti meglio essere liberi da pregiudizi e filtri. E quale filtro maggiore esiste se non i vestiti? Quindi eccomi qui. Ora tocca a te. Spogliati, poi inizieremo a leggere.
Per la sorpresa della situazione mi sembrava che ogni mio movimento fosse al rallentatore: lentamente appoggiai il computer sul comodino, lentamente iniziai a spogliarmi, lentamente mi misi a sedere sul divanetto che avevamo messo vicino al letto e sempre lentamente mi parve di veder avvicinare Anna per venirsi a sedere al mio fianco.
La guardai sedersi e accarezzarmi i capelli. Bellissima e in forma.
Desiderabile.
La fissavo negli occhi.
– Sembrate due innamorati. Siete bellissimi. E vedo che non lo penso solo io.
Cecilia ci riportò alla realtà con la sua voce leggera. E sorridendo disse quest’ultima frase indicando il mio sesso che cominciava a dare segni di eccitazione.
– Papà! Fare vedere queste cose a tua figlia!!
E nel dirlo fece salire la mano lungo la mia coscia.
– Anna…io…
– Comincia a leggere, non preoccuparti di nulla. Ancora per oggi abbiamo tutto il tempo che vogliamo.
Guardai Cecilia smarrito.
– Non preoccuparti. Aspetto da giorni di sentire il finale, ma finale migliore di questa giornata non ci sarà mai.
Iniziai a leggere le pagine scritte in queste settimane, mentre la mano di Anna si muoveva lenta.
Un tocco leggero.
Un movimento sicuro.
Sensibile.
Quello di Anna era un tenermi eccitato con costanza e dolcezza, mentre in alcuni momenti interveniva per sottolineare alcune parti o per proporre le aggiunte che riteneva necessarie.
Poi arrivò il momento della sua pagina di diario. La lesse non smettendo mai di tenermi in mano il sesso, di accarezzarlo. Ma erano parole talmente eccitanti che si accorse del loro effetto dal liquido che ormai mi usciva abbondante e dal pulsare eccitato con cui risposi alla sua descrizione del bacio alla madre a fine serata.
Mi guardò negli occhi.
Poi guardò Cecilia.
Mia moglie annuì.
Anna si abbassò, leccò delicatamente la mia cappella gonfia facendomi rabbrividire e poi tornò a sedersi.
– Finalmente quel gusto lo assaporo direttamente alla fonte.
Inebriato mi avvicinai per baciarla e lei accettò la mia lingua nella sua bocca.
Fu di nuovo mia moglie a rompere il silenzio.
– Forza che ora tocca a me! Ho già delle idee su come descrivere quella indimenticabile sveglia.
Un po’ alla volta mi dettò quello che aveva in testa. Io e soprattutto Anna l’aiutammo a mettere le frasi e le parole nella forma migliore e alla fine ne fummo soddisfatti tutti e tre.
Lessi quindi la parte sulla domenica. Per entrambe era la prima volta che sentivano quelle parole.
Cecilia pianse al ricordo. E d’altra parte anche io e Anna avevamo gli occhi lucidi. Io arrivai a leggere il finale con la voce rotta dall’emozione, Anna invece non potè evitare di alzarsi per andare ad abbracciare la madre.
Ripresi da queste emozioni, Anna mi chiese di rileggerne una parte.
– Ancora li ricordo quei messaggi. Davvero avevo la sensazione di essere lì a scopare con voi! Furono una scarica adrenalinica incredibile e dovetti farmi forza per non toccarmi fino a sera. E anche ora ripensandoci mi sento bagnata all’inverosimile. Come sento che anche a te fanno sempre un bell’effetto.
Con una mano mi riprese il cazzo, mentre con l’altra si mise due dita dentro, mugolando leggermente, e me le fece annusare. Non resistetti e volli succhiare quel nettare. Anna aumentò il ritmo della sega che aveva ricominciato a farmi mentre rileggevo la scena in cucina la domenica mattina. Iniziai a tremare.
– Fallo godere, bimba mia, se lo merita. Non può esserci finale migliore.
Le parole di Cecilia furono un’ennesima conferma di quanto le due fossero d’accordo.
– Mamma dice che te lo meriti…ne siamo davvero sicuri?
Rallentò di nuovo il movimento della mano, fissandomi in attesa di una mia risposta.
– Amore, vi amo. Vi desidero.
La mano aumentò il ritmo. Io biascicavo il mio amore continuando a succhiare le dita di Anna.
Stavo scoppiando.
Anna se ne accorse e iniziò a tirare fortissimo verso il basso la pelle del cazzo, scappellandolo completamente e tendendo il frenulo al massimo. Alla terza volta di questo trattamento non resistetti più e schizzai sul pavimento la mia sborra.

– Bravo papà! Bravo! Quanta ne hai fatta!!

FINE

(Grazie a tutti, per commenti o consigli: vortice.rem@gmail.com)

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