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Racconti erotici sull'Incesto

zia Cinzia 2

By 11 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Continua la mia esperienza con zia Cinzia. Per meglio comprendere la lettura vi invito a leggere il mio precedente racconto ‘zia Cinzia 1′

Dopo il primo approccio con la mia zietta, decisi di lasciarla tranquilla per qualche giorno, volevo che metabolizzasse l’accaduto, che capisse come la situazione fosse cambiata e che vivesse con uno stato di ansia e di incertezza. Cambiò pure la sua abitudine del caff&egrave la mattina preso con mia madre, cercava di evitarmi, la stupida.
Dopo quattro giorni in cui la lasciavo cuocere a fuoco lento nel suo brodo, la mattina quando mio zio fu andato al lavoro, mi presentai alla sua porta. Quando mi vide la vidi sbiancare in viso; le chiesi ironicamente’mi fai entrare?’, e lei, come scuotendosi, mi rispose ‘certo’. Le chiesi di prepararmi un caff&egrave, e ci recammo in silenzio in cucina. Era vestita con una leggera vestaglia da camera ed era visibilmente a disagio. Mentre era affaccendata a montare la caffettiera, mi avvicinai a lei da dietro e delicatamente posai le mie mani sulle sue spalle. Ebbe un leggero fremito, ma continuò il suo lavoro. Avvicinai le mie labbra al suo collo e cominciai a baciarlo ed a mordicchiarlo. A questo punto, come avesse raccolto tutte le sue forze, si girò verso di me e guardandomi negli occhi mi disse: adesso basta! Cos’altro vuoi da me? Devi rispettarmi, sono tua zia! La sorella di tuo padre! Sei solo un ragazzino viziato! Vuoi forse che dica tutto a tuo padre?
La guardai fissa negli occhi, capivo che stava giocando la sua ultima carta per sfuggire al mio controllo; le dissi con voce calma ma ferma: ‘hai già saltato il fosso che ti ha reso una puttana, e non per colpa mia. Adesso sta a te decidere se vuoi che tuo marito sappia o no che razza di donna ha al suo fianco’.
Mi guardò con occhi smarriti, poi sconfitta, abbassò gli occhi. Era svuotata, spenta, sottomessa. Le dissi ‘da domani riprendi l’abitudine di venire la mattina a casa mia per il caff&egrave, tutto deve essere normale, intesi?’ Lei annuì. Poi con calma studiata le sciolsi la cinta che teneva chiusa la sua vestaglia. Le dissi di togliersela, e lei lo fece, senza guardarmi. Rimase con la camicia da notte, bianca, lunga fino al ginocchio, con sei bottoncini sul davanti che lasciavano intravedere il suo seno florido. Sei davvero una bella figa, zietta mia, pensai!. Ero già molto eccitato, l’avvicinai a me e la baciai. Mordicchiai le sue labbra carnose e sensuali, intrufolai la mia lingua nella sua bocca ed assaporai il suo sapore. Lei era rimasta passiva, non mi ostacolava, ma neppure partecipava. Con la mano destra allora scesi nella sua femminilità e scostando il lembo dello slip che la copriva, le cominciai a titillare il clitoride, molto lentamente, fermandomi di tanto in tanto per carezzarle la sua vagina, fino a che non la sentii sempre più umida, sempre più calda. Adesso la sua lingua partecipava ai miei baci, e con le mani mi carezzava la schiena. La scostai un pochino da me, la guardai ormai eccitata e le dissi di spogliarsi completamente. Si levò velocemente la camicia da notte ed allora le dissi di ruotare su se stessa, volevo che mi si offrisse completamente al mio sguardo. Ruotò lentamente e sentivo la mia eccitazione arrivare a livelli davvero preoccupanti! La abbracciai, ci portammo in camera da letto e la feci sdraiare. Mi coricai al suo fianco ed iniziai a torturarle il seno ed i capezzoli, carezzandoli con le mani e succhiandoli avidamente. A quel punto mi spogliai, liberando finalmente il mio lui, rigido come una mazza. Le feci un cenno e lei si dedicò con passione al mio pene, masturbandolo prima per saggiarne la consistenza, accogliendolo poi nella sua bocca calda succhiando avidamente e leccando con gran cura il mio glande. Ci sapeva davvero fare, la mia zietta. A quel punto sentivo che la mia resistenza era quasi al limite, ed allora le montai sopra e facendomi facilmente strada nella sua vagina allagata dai suoi umori, iniziai a stantuffarla. La sentivo gemere, il suo corpo rispondeva assecondando il ritmo dei colpi che le davo, la sua vagina era una tana davvero calda ed accogliente, allora le dissi ‘dimmi che ti piace, urlamelo!’, e lei ansimando, ‘si, mi piace, mi fai morire!!!’ Continuai a penetrarla, con violenti colpi, fino a che la sentii venire, ed a quel punto mi rilassai, giungendo anch’io al piacere. Le sborrai dentro, gustandomi fino in fondo il piacere, per poi coricarmi sul letto, al suo fianco. Lei si accucciò sul mio petto carezzandomi distrattamente con una mano il mio corpo, visibilmente soddisfatta. Le carezzai i capelli e le chiesi ‘come stai?’. Lei mi guardò negli occhi e dopo un solo attimo di esitazione mi sussurrò ‘bene!’. Le dissi ‘voglio giocare con le tue mammelle, dammele’, e lei si pose a cavalcioni sul mio petto, chinandosi in avanti quel tanto da portare i suoi capezzoli davanti alla mia bocca. Iniziai allora una lenta e rilassante carezza sui suoi seni, alternati da piccoli morsi ai suoi capezzoli, che mordicchiavo e leccavo con avidità. &egrave un’operazione che mi ha sempre rilassato, ma quando vidi chi i suoi capezzoli erano diventati turgidi e che il suo piacere montava, iniziai a provare anch’io una forte eccitazione. Lei era ancora a cavalcioni su di me, ed in quella posizione non feci alcuna fatica a penetrarla, facendomi strada lungo la sua vagina che non mi opponeva alcuna resistenza, anzi, era come scivolare sul burro. Lei si ritrovò impalata sotto e coi capezzoli torturati dalla mia bocca ed iniziò a gemere come un’ossessa, senza alcun freno, muovendosi con tutto il corpo per consentire al mio pene di penetrarla sempre più in fondo. Arrivò velocemente all’orgasmo, la sentii urlare e gemere, dicendo frasi sconnesse, era davvero una cagna in calore ed a quel punto decisi che il suo ruolo doveva essere più ‘attivo’, quindi uscii (tra le sue proteste!) il mio pene dalla sua figa e le dissi di prenderlo in bocca, perché era li che volevo raggiungere il mio orgasmo. Esitò un poco, il mio pene era abbastanza ‘sporco’ dei suoi umori e della mia precedente eiaculazione, ma non le diedi il tempo di riflettere. Avvicinai la sua testa alla mia mazza e la vidi aprire la bocca, accogliendola tutta dentro. Iniziò così una pompa da sballo, lenta ma inesorabile che in pochi minuti, ero già abbastanza eccitato, mi portò ad un orgasmo stupendo. Le schizzai il mio seme in bocca accertandomi che lo bevesse tutto, poi mi pulì con cura il pene, dal glande alla base, con molta accuratezza . Esausti, giacemmo qualche minuto sul letto, godendoci quei momenti, poi mi rivestii, lasciandola ancora a poltrire sul letto. Prima di andare via mi sedetti sul bordo del letto e carezzandole il seno (lo ammetto, &egrave il mio debole!!!), le stampai un bacio sulla bocca, poi le dissi: zietta, ricordati che ora sono io il tuo padrone, manda a quel paese il tuo vecchio amante, non voglio che tu lo veda mai più. Lei mi guardò fissa negli occhi, e con un sorriso malizioso mi disse: certo, adesso appartengo a te, sono la tua schiava, e così dicendo mi diede un altro bacio molto sensuale.
Uscii da quella casa sapendo che le cose avevano ormai preso una buona piega e pensando che il futuro mi avrebbe riservato sicuramente dei piacevoli momenti.

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