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Racconti Erotici

Intesa e concordia

By 27 Aprile 2020Maggio 15th, 2020No Comments

Dopo le canicolari e soffocanti giornate estive, che non terminavano più, immancabilmente è arrivata la prima rinfrescante e rinnovante ondata di sovrabbondanti acquazzoni, che quasi sovente giungono inaspettatamente dalla meta del mese di ottobre in poi. Il mese di settembre è stato infatti assai bollente e insolitamente infuocato per la zona dove abito. Quest’oggi, in effetti, è una di quelle nuvolose giornate: il cielo plumbeo, la pioggerellina assottigliata, con la scontata e assodata nebbiolina che sovrasta le estese conifere non distante dal borgo dove risiedo, perché a ben vedere, il paesaggio attorno è persino delizioso da fissare. 

 

Allo stesso modo, in questo giorno, l’ordinaria e rituale consuetudine avanza, una miriade di fascicoli da scegliere, una lunga lista di colloqui decisi, riunioni immancabilmente da rimandare, convegni disertati all’ultimo istante, assieme ai consueti battibecchi e alle schermaglie, con le immancabili baruffe, le persistenti diatribe e le inevitabile contese con l’ostico e ingrato capo sezione. Alla fine, con grande meraviglia, mi ritaglio con ammirazione il tempo necessario per godermi una meritata quanto giusta pausa, una gradita mezz’ora di tregua per la mia immancabile sigaretta che, da sola, riesco a farmi bastare per l’intera giornata, accompagnata da una gustosa e grande tazza di cioccolata calda.

 

Adesso che rammento, è capitato in quell’occasione, intanto che osservavo dalla mia vetrata del quinto piano, il brulicame continuo della folla e delle autovetture sparse qua e là per la carreggiata e lungo il viale alberato. A ben vedere, però, è stato un baleno, perché ho rimuginato vagheggiando di te, t’ho lasciata sulla soglia dopo che m’hai amabilmente auspicato di trascorrere una lieta giornata, come d’altra parte di frequente fai, forse istintivamente, però con la tua smisurata gradevolezza e con il tuo amabile modo d’offrirti. Chissà, se in quest’istante, hai ancora addosso la deliziosa veste colorata che tanto piacere mi fa, enunciandomi con certezza che non avresti assunto impegni né tenuto vincoli per la mattinata.

 

Entrambi, per la precisione, siamo convolati a nozze due anni orsono e ci desideriamo tanto. Adesso mi domando, te l’attesto esprimendotelo a sufficienza? In che modo s’armonizza e si combina, il mio coriaceo e tiglioso incarico con il nostro intimo rapporto? Perfino le chiamate dal dipartimento e i messaggi inviati tramite telefonino, non sono all’incirca con una frequenza stabile come tutto il resto? Ciò nonostante ti sono attaccato, meglio, ti amo tantissimo. Apparirei consumato e dissipato senza di te, stimo e suppongo. Se uscissi in nodo repentino dal dipartimento? Ho due incontri nel dopo pranzo, magari il gerente mi reciterebbe una retorica ed enfatica ramanzina, che cosa vuoi che sia in fin dei conti un’altisonante strigliata in più. Non incide né mi condiziona, che importa, lui non deve dolersi né lamentarsi né recriminare, io mi applico producendo più del dovuto, perché il mio costante e silente rendimento, arricchisce abbellendo di riflesso più lui che me. Stop, ho deciso, quest’oggi arrivo da te in modo fulmineo e inatteso, desidero amarti, ho la smania di fare l’amore con te che non sei preparata.

 

Entrambi lavoriamo una grande multinazionale, io lontanissima da casa, tu invece nel medesimo quartiere dove dimoriamo. In quell’esatto frangente disattivai il computer e m’infilai alla svelta il pastrano, m’allontanai dal dipartimento senz’annunciare nulla. In quella circostanza avevo un’inedita premura, un nuovo zelo, beninteso non per me stesso, perché avevo a ogni buon conto l’impellenza naturalmente di te, per stringerti e per ribadirti manifestandoti che ti amavo. Molto bene, al presente ti vedo, con indosso la sbarazzina e graziosa veste multicolori che tanto mi piace, come d’altra parte fantasticavo. Eri in procinto di cuocerti qualcosa, di fronte alle piastre con una bizzarra rivelazione di meraviglia, ciò nonostante niente interrogativi. Tu hai interpretato e lestamente compreso dal mio sguardo, la mia ardente e vivace passione, il mio scintillante e focoso desiderio. Mi hai annunciato ti amo, giacché prontamente hai piantato tutto per donarmi la tua avvolgente e appassionata stretta.

 

Al momento mi domando: come fai ad essere costantemente avvenente, tenacemente piacente e durevolmente curata pure quando non devi andare fuori? Adesso lo afferro, che insulso che sono, certo, lo fai per me. Dovrei ponderarlo con maggiore di frequenza. Sulla pelle tu hai una piacevole essenza, la capto allorquando non sei accanto a me. Ti confesso e ti rivelo, che non è poi così arduo, dal momento che ho appreso nel praticarlo durante le mie sospensioni di lavoro. Ci riesco talmente bene, perché mi raccolgo polarizzandomi sulla tua graziosa e libidinosa immagine, fabbricando, potenziando e facendo esaltare in tal modo la tua aromatica e personale fragranza, semplicemente con la mente e genuinamente con la memoria di te. Ogni volta che ho la nostalgia di te io accendo il mio odorato e in breve tempo tu sei là, con la totale bellezza e con la globale carnalità. Il tuo odore, invero, mi rammenta la felicità, la letizia, la ricchezza e il visibilio, perché attualmente quel profumo azionava il mio desiderio, mettendo in moto, fomentando e infiammando la mia voglia di te.

 

Sto perdendo omogeneità, mi sento nel pallone, bramo osservarti svestita, come ogni volta, tuttavia stavolta con l’accanimento lascivo e la fissazione dissoluta e lussuriosa di questo giorno, di quest’alienata, incontenibile, invasata e sfrenata mattinata d’ottobre. I tuoi seni sono superbi, sferici e floridi. Te li bacio, come se dovessi tuttora identificare la tua armoniosa struttura, sicché insisto attorno ai capezzoli, dove alla fine mi stabilisco attardandomi là, per palpeggiare le estremità già accuratamente rigonfie per lo stimolo ricevuto. Neanche un vocabolo fuoriesce dalla tua bocca, perché predicano e proferiscono unicamente i tremolii sul nostro corpo e i tuoi perenni fremiti, non appena sovrappongo le mie labbra sulla tua favolosa, pulsante e irsuta bionda fica.

 

La veste al momento è adagiata sul tassellato di legno, il tuo corpo è sdraiato sul tavolo, dove plausibilmente avevi stentatamente ultimato d’amalgamare le ghiottonerie che m’avevi garantito per l’ora di cena. Adesso ti penetro arrogantemente, in modo petulante, il mio cazzo vuole insolentemente ficcarsi dentro di te, in modo impertinente e vanitoso come non mai, solenne e trionfale insieme a me stesso, tu strilli dal piacere, il benessere prolisso ti pervade scompaginandoti le viscere, sbraiti in modo magniloquente e verboso, capti e riscontri la massima legnosità del mio cazzo, che si conficca garbatamente nella tua adorabile e irsuta bionda fica.

 

Tu sei abbastanza intrisa, durante il tempo in cui ti scopo, non rinuncio per niente al tuo abbraccio, ti sfioro la nuca mentre ti bacio entusiasticamente sulla faccia e sulla bocca. La mia lingua cerca la tua, l’avviluppa e l’impacchetta, la lambisce accompagnandola dentro la mia bocca. Io frattanto ti sollevo per i fianchi e tu avvolgi le tue gambe alle mie. Al momento sei innalzata, perché scopiamo così, in posizione eretta, mentre con le mani sono in grado di riconoscere e di presagire la cedevolezza delle tue chiappe.

 

So che stai per venire, lo vedo dalla tua corroborante e frenetica espressione del viso, francamente io non ho voglia di modificare la posizione, perché non voglio schiodarmi da te nemmeno per un istante. Bramo e gradisco esultare, voglio godere adesso, in te, insieme a te.

 

Nel mentre, ti sento che addenti le mie labbra, è adesso che mi vuoi. Io incremento il ritmo del nostro amplesso, potenzio la cadenza, il mio glande retrocede fino alla fenditura della tua bionda e irsuta fica, per poi affondare ancora dentro di te con vigoria, avanti e dietro con efficacia, fino all’apice massimo della travolgente tensione spasmodica, del nostro irrefrenabile orgasmo.

 

Rimaniamo avvinghiati per lungo tempo, fintanto che i nostri individuali e intensi fluidi si mescolano, diventando indistinti, confusi e sfocati, nel tempo in cui io ho ancora appetito di te.

 

{Idraulico anno 1999} 

 

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