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Racconti Erotici

Ammirabile influsso

By 29 Marzo 2020Giugno 16th, 2020No Comments

Io l’avevo notata e ampiamente osservata da qualche tempo, squadravo quella favolosa ed eccezionale donna, ma insolitamente a tratti irrequieta e apprensiva ragazza, che con quella sua modalità instabile e precaria, minava indebolendo in modo effimero irrimediabilmente il suo appariscente e connaturato invidiabile fascino; che peccato, dicevo rimuginando dentro me stesso, che una leggiadra e graziosa donna come lei, si comporti interagendo in tal modo. Questo era il mio personale cruccio, il mio recondito risentimento, la mia privata investigazione, dovevo scoprire al più presto il motivo. 

Sara, ciò nonostante, in ufficio utilizzava ininterrottamente il medesimo, scattante e stressato modo d’avanzare, perché la potevi individuare distinguendola senza guardarla da lontano. Le sue celebri e note calzature con i tacchi, anche ogni volta che indossava i jeans, risuonavano sul rivestimento dei lunghissimi androni della succursale, con una caratteristica e cadenzata musicalità nel loro incedere. Prima di lei, del suo piglio, della sua condizione di donna, quella sequenza ritmica diffondeva segnalando una donna emotiva, estroversa e passionale in avvicinamento, ma perennemente nell’intimo controllato e in certo senso frenato, indiscutibilmente represso e accuratamente gestito. Sara era una signorina che non adorava dare molta confidenza, non si sbilanciava, non si schierava, confabulava accennando pochissimo di sé, perché quelle modiche e accessibili indicazioni che riuscivi ad apprendere, era pressoché un esiguo soffio, una recondita e celata confessione, che espressamente ti reclamava sollecitandoti di non truffare né di violare in nessun caso, anche se, dal suo modo di vestire, s’intravedeva lucidamente con precisione quest’irremovibile, deciso e resistente inalterabile controllo. Dal colorito dei suoi abiti, si denotava infatti, questo suo pesante, cupo e impenetrabile modo di palesarsi al prossimo, perché Sara non mostrava mai tinte luminose o vivaci, all’opposto, perché in modo rigoroso predominava in maniera razionale solamente la tonalità scura, con una distinta e decisa propensione per il colore nero, grigio e marrone. L’unica eccezione era la sua chioma: portava una bella capigliatura sciolta di color rame che le stava addosso davvero bene, anche se come capelli non sono semplici da portare. Il color rame è, a livello percettivo, un colore di capelli magnetico, seducente e raro, fortemente radicato a un’idea di temperamento volitivo e sanguigno del carattere. Sara era efficace, potente qual era si sentiva “rosso rame dentro”, l’impulso ad esserlo anche fuori era irrefrenabile, ma lei nonostante tutto osava e noncurante andava avanti. 

Ogni cosa del suo aspetto esteriore, partendo finanche dagli elementari ed essenziali monili, che portava indosso su d’una struttura nel complesso ridotta e del tutto equilibrata, lanciavano un efficace, eloquente e convincente singolare avviso, come se avesse una smisurata diffidenza, un ampio timore e un’enorme esitazione nel lasciarsi andare, come se avesse sperimentato e verificato che l’abbandonarsi e l’aprirsi, fosse stato un inguaribile errore, un irrimediabile e pesante scotto, rimanendo totalmente investita, sbaragliata, frustrata e addolorata. Mentre l’adocchiavi in viso, veniva da domandarti se mai avevano avuto un segno di tenera affermazione di sé, nel passato, se mai, posandosi su d’un uomo, aveva saputo lasciar rivelare la passione del suo cuore, del suo sesso, di tutta se stessa. 

Nel tempo in cui io l’ho conosciuta, come per tutto il resto del tempo in cui ci siamo ritrovati a ingegnarci sgobbando insieme, di Sara rammento i viziosi e traviati pensieri che lei mi scatenava, scrutandola dentro il colore dei suoi occhi celesti. L’ho sovente immaginata, ripetutamente calcolata come un vulcano sedato che dormicchia, che quando meno te lo aspetti prorompe, capace e valente di provocare un trasporto travolgente e di suscitare una partecipazione irrefrenabile, direi cupida, ingorda e infaticabile. Oggigiorno ha affinato il suo carattere, l’ha più che perfezionato, non è più candida né ingenua né bambinesca, ma al tempo stesso è ardua e complicata d’addomesticare e da tenere a bada, dal momento che dell’immatura fanciulla di tempo addietro, aveva conservato solamente l’istintività e l’irriflessione. 

Io mi riconoscevo di frequente rappresentandola con la fantasia, inscenando nella mia mente lascivi e carnali propositi in sua piacevole compagnia. In un arroventato dopo pranzo di fine agosto, lei parzialmente appisolata sopra un’ottomana, laddove un maschio, il suo moroso del periodo, s’avvicina per poi dominarla, dopo amorevolmente con un prosperante slancio inizia a baciarle le mani, abbandonate sul quel romanzo stretto tra le gambe, per continuare fino al collo. E Sara, slealmente dormiente, infedelmente coricata, eppure con i sensi sempre più attivi e operosi, piegare la testa di lato, lagnarsi e sibilare d’un fasullo e sintetico risveglio, al tocco gradevole e ansante delle labbra di lui sui lobi delle sue orecchie. Subito dopo constatare durevolmente con gli occhi chiusi, senz’interruzione, sofficemente adagiata sull’ottomana, riscontrare con la repressa contrarietà e con l’inibita amarezza che lui si è distaccato, e che adesso non si sa dove sia. Che cosa vorrà mettere in atto? 

L’intrattenimento amoroso ed erotizzante sennonché prosegue. Gli occhi sbarrati, soltanto un sospiro delicatamente più spasmodico del consueto fantasticare, il seno splendido e consistente che il vestito non è in grado di celare le sue aggraziate, seducenti e prosperose forme. In seguito nuovamente lui, il tocco leggero delle sue mani nello scostare quel romanzo preferito, lei sempre abbandonata, quel volume che ruzzola, un botto delicato sulla pedana di cotone ricamata, il vento che dilata indolentemente i tendaggi chiari, mentre nella camera si percepisce il profumo del sole e del mare che entra dentro, l’odore caratteristico della rena, dei numerosi marmocchi che in lontananza si svagano sull’arenile ciarlando a voce alta spensierati e felici, assieme al continuo fruscio d’un aeratore che rinfresca di continuo l’ambiente cercando di lenire quella giornata torrida. 

Al presente le mani di lui, il suo moroso, che la toccano sulle gambe, la lisciano sui fianchi, inseguendo tra le pieghe del leggero vestito cercando i bottoni, esplorando la pelle morbida e iniziando a slacciarli a rilento. Sara, sempre con quei grandi occhi celesti sbarrati indietreggia, soccombe al gioco, il suo respiro diventa persino raffinato, ma assottigliato, tenta di velarlo spostandosi adagio, come per assestarsi nel torpore ottenendo un punto migliore. Lui ironizza, dopo la schernisce perché la conosce bene, la punzecchia, perché l’estremo bottone decreta l’epilogo senza soluzione della sua capricciosa fortezza, perché Sara non ha più sostegni né ripari né tutele, dal momento che pure il suo ribollire s’agita, il suo intimo si turba, scalpita, lievita e s’arrampica, senza più poter tornare indietro pizzicandolo, centrandolo di sorpresa. 

Sara adesso si gira e lo sbaciucchia, squadrandolo con i suoi grandi occhi dalla sfumatura verde-azzurrognola, individuando finanche le impudiche e sfrenate labbra di lui, tentando di rapirne interamente il suo sapore, di catturarne globalmente il suo aroma, approssimativamente tentando di sbrindellargliele. Di quella lasciva e sensuale ricreazione Sara diventa la preminente condottiera, la basilare gerente e la sostanziale curatrice, la dominante e governante creatura, perché senz’interrompere di baciarlo si gira collocandosi in definitiva sopra le sue gambe. Adesso i loro organi genitali fremono, sono pungolati a dovere, sono impazienti, entrambi irrobustiti e palpitanti, corroboranti e avidi, a stretto contatto, distanziati unicamente dai jeans di lui. Sara è una favolosa ragazza, è una stupenda fica, porta i capelli color rame, il suo colore è collegato alla passione, ma anche all’indipendenza e alla ribellione, al desiderio d’essere originale e spontanea, solitamente vuole uscire fuori dal suo solito guscio, lei questo lo sa molto bene. 

Sara al presente si sfila il vestito con astuzia, padronanza e sicurezza, lo osserva con il suo sguardo a tratti altero e spocchioso, prosegue in modo affamato e ambizioso quella carnale azione con gesti congeniti e naturali, fisici e voluttuosi, di chi ha la netta cognizione che la parte ingente, pregevole e vistosa deve ancora arrivare. Le iridi di Sara d’un misto di colore celeste, azzurrognolo e verde-grigio lo scrutano in modo famelico, mentre Sara gli colloca i sciolti capelli color rame sul viso inebriandolo maggiormente. Sara ha una fica deliziosa, lei questo lo sa, però vuole tormentarlo, non si vuole concedere subito, attende per donarsi, lei adora eccellere, distinguersi e primeggiare, glielo aveva fatto intuire, perché Sara d’indole è una femmina tracotante, pretenziosa e vanagloriosa, che vuole sicuramente sovrastare. Dopo le mani, lei rintraccia la chiusura lampo dei jeans, perché con cedevole e garbata durezza glieli leva, a questo punto piegato all’indietro sull’ottomana, spensierato e favorito dalla lussuriosa e intemperante sorte che lo attende. 

In realtà è un soffio, un esiguo istante, il cazzo è fra le sue mani, perché Sara adesso inginocchiata lo piglia fra le labbra e inizia a succhiarlo, ma senza voracità, bensì a rilento con moderazione e con sobrietà. Sara glielo stimola con la punta della lingua, insiste sul frenulo e lì si sofferma per un poco, lo vellica per ospitarlo in seguito tutto nella bocca, avvolgendolo con la sua lingua smaniosa e ribollente. Lui adesso cede, desiste, è totalmente imprigionato, sicché s’abbandona, pronto nel godersi questo lussurioso e rapente momento, ma è proprio in quest’istante che Sara si distacca, ormai sicura d’averlo pienamente tutto per sé, senza possibilità di resistenza. Si solleva in piedi, con un sorriso sagace e astuto si lascia totalmente ammirare con la bellissima e lunghissima chioma di color rame in risalto, il ventre piatto ansimante e sudato, i fianchi tondi e lucidi, la fica adombrata, quasi schermata dalle mutande scure. 

In un attimo, che a lui pare un tempo infinito, Sara si sfila, dopo si dispone sopra le sue gambe, agevola il suo cazzo nel penetrarla in una specie di smorzacandela, la sua postura preferita d’altra parte, senza però mai interrompere d’esaminarlo. Sara se lo gusta tutto, quel cazzo adesso è saldamente imprigionato nella sua affamata e assetata fica, perché sono sufficienti poche spinte, che Sara viene gemendo in modo lussurioso, portandosi appresso con sé un energico e potente orgasmo. Lui invece non può insorgere né opporsi né contrastare l’impeto di Sara, perché è completamente sotto le sue libidinose strette, sotto le sue depravate grinfie. Sara lo caldeggia al meglio, lo accoglie assecondandolo nelle sue mani per sostenerlo, per spingerlo affinché la veemenza esploda, ma è lei che in modo solido, con una forma perentoria e indiscutibile scandisce marcando le sue categoriche direttive. Adesso Sara smette di baciarlo, gli lambisce il viso con i lunghi capelli sciolti color rame, capta i suoi frementi sussulti espandersi, squadra la pelle raggrinzirsi, avverte dentro di sé le sue poderose contrazioni muscolari, e allora si lascia liberamente andare. 

Lei è aitante ed energica, s’affida al passo della passione che avanza, lascia che le mani esperte accompagnino i movimenti dei suoi fianchi, che ansiose le ghermiscano i seni liberi, lascia che lui li possa succhiare, possa rendere i capezzoli doloranti addentandoli deliziosamente, perché subito dopo Sara si scosta, rallenta, si solleva un poco liberando il cazzo da quella libidinosa morsa e si ferma, mentre lui adesso estrae comodamente il cazzo e sborra senz’impedimenti gemendo di gusto, sulla deliziosa e villosa fica di Sara, il suo denso e bianco nettare imbrattandogliela in ogni parte. 

L’aeratore oscillante della stanza nel mentre rotea, regalando frattanto un gradevole refrigerio sollevando persino i tendaggi. Ambedue si stanno godendo i residui del loro veemente, istintivo, fervido e lussurioso orgasmo, fintanto che il mare con le onde si schianta sugli scogli, dove quei marmocchi allegri e festanti sulla riva non giocherellano più e il sole continua a scaldare in maniera infuocata la terra. 

Sotto sotto, Sara ha la sindrome della conquistatrice capace, della seduttrice efficiente e risoluta sì, però inconcludente e indecisa, della femmina che fugge, o meglio, che evita, e che agisce solamente per soddisfare il proprio bisogno egoistico d’appagare la propria vanità, questo non sempre beninteso. Talvolta può confondere e altresì spiazzare, perché lei è una femmina impegnativa e seria, per il fatto che chiede di più in termini di presenza e di confronto. Sovente, infatti, è lei a fare di tutto per sedurre un ragazzo o un uomo, pur non avendo nessun’intenzione d’iniziare una relazione con lui. Neanche di solo sesso. Sara ha un atteggiamento di chi non vuole impegnarsi né vincolarsi troppo, perché forse ha timore della relazione intima. A differenza di lui, invece, che è decisamente più esplicito e diretto, Sara adopera le sue armi più in modo scaltro e sottile. 

Tutto questo mi svelava Sara, ogni volta che l’incontravo tra i lunghi corridoi della succursale, ogni qualvolta che la sua personale andatura lo segnalava già in lontananza. Ogni volta, invero, avevo l’angoscia e il sospetto che lei scoprisse i miei avidi pensieri, smascherandoli e denudandoli, nel tempo in cui la squadravo dentro la profondità dei suoi occhi celesti. 

Ancora oggi, lo ammetto e lo confesso, anche se quella cadenza ritmata non fa più parte della mia vita, ovvero un tacco che incede calpestando il pavimento di un andito d’un qualsiasi ente, reparto o ufficio che sia, mi riporta immancabilmente a lei, lestamente al suo chimerico ricordo e alla mente, che lascia inconfutabilmente il passo a un brivido consistente di piacere lungo la schiena. 

Ti abbraccio forte, benvoluta, cortese, speciale e tenera amica mia, che hai fatto parte della mia realtà lavorativa. Abbi cura di te, ti auguro ogni bene. Sii felice. Qualora avessi bisogno, sai dove trovarmi. 

{Idraulico anno 1999} 

 

 

 

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