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Racconti Erotici

anima di metallo

By 26 Febbraio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

“Allora hai deciso zia?” “ Si, non voglio piu’ iniziare un nuovo ciclo rigenerativo. In fondo ho vissuto bene per 120 anni e mi ritengo soddisfatta della mia vita. “ “Pero’ mi mancherai , era così bello starti a sentire! “ “Proprio per questo ti lascio le mie moleskine piene della mia vita, cosi’ quando vorrai ricordarti di me potrai farlo, no? Pero’ cara ho lasciato la storia migliore proprio alla fine, ti va di ascoltarmi? Ti raccontero’ una bellissima storia d’amore, un amore impossibile.”

Cosi’ dicendo, si tocco’ il ciondolo che non toglieva mai, un piccolo microchips incastonato in una  cornice d’argento e brillanti. Passava il dito sui componenti del chips, ed era come ripercorrere un sentiero di emozioni profonde. Sistemo’ i cuscini sotto la nuca e con un sospiro profondo chiuse gli occhi e inizio’ a raccontare.

Conobbi 2di8 per caso, era un cyborg assemblato per finalita’ scientifiche , un esempio creativo  di filosofia transumanista abbandonata in un angolo per il susseguirsi degli eventi. In realta’ 2di8 era un umanoide evoluto dal mio punto di vista. Mi fu presentato durante una serata dedicata allo studio evolutivo degli studi cibernetici in materia geriatrica, quegli stessi studi che mi permettono adesso di parlare con te, senza sentire addosso il peso dei miei 120 anni, se non nell’anima. Avevo ai tempi circa 50 anni, ero ancora una donna piacente e molto ammirata. Ed ero sola, tremendamente sola. Nessuno degli uomini che frequentavo era in grado di soddisfarmi  fisicamente e intellettualmente. Cosi’ ormai avevo rimosso per inutilita’ dal mio spazio il concetto di amore e innamoramento. In fondo stavo bene, il periodo della gioventu’ era ormai alle spalle, con tutti i salti del cuore.

 Lui se ne stava piuttosto in disparte. Le fattezze umane non perfette gli conferivano un’aria ancora piu’ interessante. Lo guardai con attenzione, incuriosita dal suo volto perfettamente liscio e privo di espressivita’. Il suo creatore possedeva una vena di ironia facilmente intuibile dalla scelta immaginai non casuale, di dotare l’umanoide di un occhio azzurro e uno marrone. Quella sera mi vide coinvolta in una accesa di discussione sulla necessita’ di dotare gli umanoidi di caratteristiche umane non solo biologiche ma anche di gestione dei sentimenti. Ritenevo impossibile la riproduzione empatica del sentire umano, ma indispensabile il sorriso e l’allegria in campo geriatrico. Purtroppo portavo il gesso, una gamba rotta mi impediva di guidare e mi ritrovari senza passaggi alla fine della serata. 2di8 mi chiese gentilmente se necessitavo di un passaggio. Ero affascinata dalla sua personalita’, guidava con i tick nervosi degli umani, tamburellava sul volante al ritmo della radio, guardava gli altri automobilisti e commentava. Incredibile! pensai che il suo creatore doveva essere veramente speciale. Non sapevo come rivolgermi a lui, e mi venne spontaneo chiedergli a chi apparteneva. Una risata roca ma sincera mi rispose che non apparteneva a nessuno, se non a se stesso. Il suo creatore lo aveva dotato di quello che lui definiva libero arbitrio, lasciandolo libero di essere cio’ che meglio desiderava. Bene gli domandai, ti piacerebbe restare con me? Cosi’ inizio’ questa strana coabitazione con 2di8. Cercavo di non considerarlo un  insieme di carne ed ossa e cuore pulsante, ma un sistema di dadi e bulloni. Non sempre ci riuscivo sai? Era intelligente e ironico e condividere le mie serate con lui era la cosa migliore mi fosse capitata da molto tempo. Forse il sapere che non poteva andare oltre, che non poteva provare per me desideri umani mi rendeva capace di accettarlo come compagno di anima, non lo so.

Poi accadde. Una sera, a dispetto di ogni logica, mi ritrovai a piangere sola nel letto. L’eta’ non aiutava i miei ormoni e a volte mi capitava di trasformare in lacrime il senso di angoscia che mi attanagliava lo stomaco. Piangevo singhiozzando piano, quasi vergognandomene. Lui arrivo’, senza dire una parola si mise al mio fianco e prese ad accarezzarmi le gote. Lo guardai col sapore metallico delle lacrime sulle labbra. Non seppi cosa dire, cosa mai si puo’ dire ad una macchina che ti accarezza? I suoi occhi erano vivi sai? e guardavano oltre, lui andava all’oltre di me stessa. La gamba mi pulsava, e ero imbarazzata come una donna di fronte ad un uomo. Dormivo nuda, e mi sentii i suoi occhi addosso. Sapevo non poter essere vero, ma in quel momento le sue mani erano piu’ calde del dovuto. Si sdraio’ al mio fianco, e riprese ad accarezzarmi . Immaginare che non lo avesse mai fatto era impossibile, perche’ le sue mani non erano incerte, si soffermavano sui fianchi e scendevano sul ventre fino al pube. Nei suoi occhi passo’ un’ombra malinconica che ritrovai costantemente mentre ci stringevamo nelle notti invernali. La prima volta fui io ad essere in imbarazzo, lui era abile e sapeva esattamente dove dedicarmi attenzioni. Restai immobile, la gamba ingessata non mi consentiva grandi movimenti. Si avvicino’ al mio viso e inizio’ a modulare una melodia mentre apriva il mio sesso con le lunghe dita. Non aveva alcuna urgenza di mostrare quanto era bravo capisci? cosi’ mi lasciai trasportare lungamente senza parole e senza nulla chiedere. Iniziammo a condividere il letto oltre ai pensieri. Iniziai a desiderare di rientrare a casa la sera perche’ lui mi stava aspettando. Mi chiedi se ne fossi innamorata? penso di si, penso di averlo amato per cio’ che era e per cio’ che gli era stato negato di essere. Non poteva fare l’amore, ovvio. ma le attenzioni che dedicava al mio corpo erano perfette.

Una mattina di dicembre gli chiesi di accompagnarmi a togliere il gesso. Guidava con la solita prudenza, anche se amava la velocita’. E accadde che si distrasse. Un piccolo impercettibile movimento di un bambino che stava sfuggendo al controllo della madre lo fece sterzare all’improvviso. Finimmo fuori strada e fuori gioco. Mi ripresi in ospedale, con una nuova gamba rotta. Di 2di8 nessuna traccia. Come convincere i soccorritori che lui meritava le stesse cure mie? mi dissero che il trauma mi aveva fatto sragionare per un giorno intero in cui continuavo a ripetere 2di8. Mi chiesero chi fosse, e per timore di essere davvero presa per pazza  risposi che era solo un insieme di bulloni e dadi.

All’uscita dall’ospedale il perito dell’assicurazione mi fece trovare gli effetti personali rimasti nell’auto. Fu così che ritrovai il suo cuore, vedi? Fu cosi’ che ritrovai il suo cuore e che persi definitivamente il mio. Impazzii dal desiderio di averlo ancora al mio fianco e iniziai a immaginare che tutto quell’affetto e tutta quella armonia dovesse per forza derivare da un essere umano, dal suo creatore e dunque lo cercai . Ero emozionata come una bambina, sai, mentre suonavo al campanello.

Mi apri’ un uomo, un gigante con la barba. Aveva un occhio azzurro e uno marrone. Gli allungai il microchips e gli tenni la mano. Tu lo chiamavi  zio, ma per me era solo 2di8 di sangue e cervello, ossa ed emozioni. 

Cosi’ dicendo strinse ancora più forte quel pezzettino di metallo nel palmo , e nell’altra la mano calda della nipote. Chiuse gli occhi sorridendo. Il metallo era piu’ caldo. 

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