Skip to main content

BDSM. Dall’altra parte del cuore

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Lei era dall’altra parte. Potevo immaginare la sua voce mentre guardavo le labbra di Mattia muoversi per sussurrare al telefono. Dallo spiraglio della porta socchiusa vedevo gli occhi di Mattia pieni di emozione, cercavo di carpire le sue parole e vedevo, immaginavo il sorriso di lei, le sue dita arricciarsi i capelli, i suoi piccoli denti bianchi mordersi le labbra per contenere il nervoso, vedevo la sua mente concepire le parole da dire. Le stesse che avrei detto io .

Lei era dall’altra parte del telefono, in un’altra casa, ma era accanto a lui. Io stavo per diventare un ricordo. Il ricordo di una storia che stava per concludersi. Ma io non dovevo amarlo. Io ero dietro la porta socchiusa della camera da letto. Mattia era gia’ con il cuore dall’altra parte accanto a lei. Mi aveva tradito. O forse stava meditando di farlo, non me lo ha mai detto con certezza. Avevo appena bevuto il vino del tradimento, un vino caldo, bollente, rosso, che attanaglia la gola. In un calice di delusione. Ero stata io ad accettare i suoi patti.

Mattia teneva la cornetta del telefono stretta, quasi attaccata alle labbra come per poter assaporare con il pensiero ogni sua parola, come se sentisse il suo respiro sulle labbra e sussurrava. Seduto sul letto, sul piumino comprato insieme, i calzoncini jeans cuciti addosso, la maglietta nera, le gambe allungate sul letto. Sussurrava. Sussurrava le parole che non voleva io sentissi, le stesse parole che avevano colpito me nel ventre. Bisbigliava, ronzava intorno al cuore di lei con le sue parole, ansimava il suo desiderio per poter farla sentire in soggezione. Lui la dominava gia’. Potevo vedere. Dall’altra parte.

Non era la paura che potesse essere gia’ andato a letto con lei ma il fatto che essendoci andato non avesse pensato al mio dolore. Ma era questo che avevo cercato con Mattia: il piacere nel dolore, un amore nel dolore. Come altro avrei potuto chiamare il nostro rapporto, il nostro intrecciare le dita, e le bocche, le lingue e le gambe, e gli umori e le lacrime e i cuori in un rincorrersi e cercarsi, in un sentirsi e non capirsi, in un cercarsi e smarrirsi, in un turbine di baci, di capelli arruffati, tirati, strappati se non bdsm? Un bdsm del cuore dove io avevo donato a me stessa un nuovo modo di essere, di concepire l’amore, mettendo in gioco il mio corpo rendendolo aperto, accessibile a lui, vulnerabile e lui invece mettendo a disposizione solo i suoi desideri.

Ero la prigioniera dei suoi desideri.

Non ero la sua compagna anche se aveva scelto di vivere con me, ero solo l’immagine della donna che avrebbe voluto plasmare, ero l’immagine di quello che lui si aspettava da me. Cercava da molto tempo una donna da sottomettere psicologicamente ai suoi desideri. Come si puo’ resistere ai desideri d’amore? Non era alla ricerca di un amore fatto di dolore fisico e negazione o privazione, ma di un filo indissolubile che legava una donna al suo uomo: per sempre dominazione e sottomissione. Mattia e Matilda.

Il nastro di seta nero con una piccola piuma che portavo stretto al collo fino a stringermi la gola era il suo collare. Non dovevo mai toglierlo e chiunque dei suoi amici vedendomi avrebbe saputo che io gli appartenevo. Io ero di Mattia. Io ero la piuma che lui soffiando poteva dirigere dove voleva. I miei sogni erano sempre stati vaghi, nebulosi, volevo essere ballerina o insegnante, poi scrittrice o avvocato, con lui non avevo piu’ paura di perdermi. Decideva per me. Ero solo la sua schiava, e questo mi bastava, cosi’ come prima ero stata l’amica della sua fidanzata. Laura ed io eravamo amiche d’infanzia e durante l’universita’ avevamo affittato insieme un appartamento a Siena. Non era strano per nessuna delle due girare seminude per casa od ospitare per la notte i ragazzi che ci gironzolavano attorno. Era stato cosi’ che Laura aveva cominciato a frequentare piu’ assiduamente Mattia, con la carnagione olivastra, le unghie bianche piatte, i capelli neri legati dietro la nuca con un codino e gli occhi scuri. Faceva il ballerino in un piccola compagnia di teatro. E il suo modo di muoversi era un danzare incontro alle persone, il suo sorriso un modo di conoscere e desiderare il mondo. Il suo corpo profumava di legno e di sudore, quell’odore particolare che sembra avere il legno del palcoscenico. Un miscuglio di sudore, cera, legno.

E carne.

Quando Mattia si muoveva sembrava che l’aria diventasse iridiscente, composta di tutti i colori delle scenografie del palcoscenico. Ma forse io ero gia’ innamorata del suo corpo, del suo essere con un passo di ballo oltre lo spazio. E oltre le complicazioni d’amore.

Tra noi era nata una certa complicita’, quando una notte rientrando dalla discoteca, accostai l’occhio allo spiraglio della porta della camera da letto restata aperta : vidi i contorni dei loro corpi, Laura e Mattia stavano facendo l’amore e sembrava che i corpi nella loro unione ballassero, esultassero e sentissero un qualcosa di cui io non ero parte. – mi disse Mattia accorgendosi della mia presenza. Anche Laura fece un cenno con la testa. Fino a quel momento avevamo diviso i nostri segreti e malesseri, mai un amore. Mi avvicinai intimidita. Mattia mi prese con forza la mano e guidandomi come con un pennello da scenografo comincio’ a farmi accarezzare il suo corpo. Accarezzai il suo ventre come si sfiora una tela antica.

Fu in quel momento che mi innamorai delle sue mani. Le mani chiedono, offrono, toccano, lavorano, sudano, sentono. Le sue mani invece parlavano al mio corpo. In quel momento comincio’ ad esistere solamente Lui. Quanto piu’ mi avvicinavo tanto piu’ i suoi occhi diventavano grandi, potevo quasi entrarci dentro e il suo corpo luminoso. Era la sua mano a guidare i miei movimenti. Mattia la fece scivolare sul suo corpo cosi’ delicatamente che io lo immaginai scivolare sul palcoscenico mentre ballava. Toccai le sue spalle esili, il suo petto privo di peluria. Vidi la sua mano che mi bloccava il polso per guidarmi, allentare la presa e notai la peluria sulle dita, le unghie piatte e corte, le vene sul dorso della mano e una lunga vena viola che percorreva tutti i muscoli del braccio. La vena della fatica, fatica e muscoli di dover sollevare sul palcoscenico le compagne di ballo. Ora senza il minimo sforzo sollevava il mio cuore aprendomi la strada ad un nuovo modo di essere. Non avevo piu’ bisogno di dimostrare di essere un qualcosa, bastava che fossi solo per Lui me stessa.

fu la prima cosa che mi disse ma non avevo mai provato uno scioglimento cosi’ forte del cuore e del corpo e amarlo mi sembro’ cosi’ naturale che mi abbandonai nelle sue mani permettendo alle sue dita di penetrare il mio ventre gia’ aperto di desiderio. Come un cucciolo addomesticato e poi abbandonato guardai i suoi occhi. Furono quelli a possedermi. Laura in piedi in un angolo della stanza mi guardava sorridendo. Lei sapeva. Sapeva che avrei accettato. Avrei voluto fuggire da quello che mi sembrava un gioco ma ormai non potevo far altro che accettare di essere penetrata dal suo modo di amare. Lottai per non tremare mentre le sue labbra si avvicinavano alle mie ma anche con un semplice bacio suggello’ il suo dominio su di me. Mi ritrovai accanto a lui, distesa, con una sua mano sul seno e mi sembro’ di non essere mai stata toccata prima. Mi bagnai. Ma non volevo cedere.

Come era diversa la sua voce, ora, perentoria, ferma, lo immaginai intrepido condottiero ballare sulle note di un Bolero, mentre io rappresentavo sulla scena solo un piccolo fiore di campo calpestato.

Mi sentii come una bambola matrioska, un guscio vuoto, riempito di desiderio, volatile, dentro di me Mattia stava scoprendo lati ignoti. Tremavo ma sapevo di voler soddisfare le sue richieste.

Mi faceva sentire inondata dalla mia bellezza.

Laura aveva partecipato con lo sguardo al nostro gioco quando Mattia le impose di avvicinarsi.

Chiusi gli occhi, non so se per la vergogna o per la paura di perdermi nella realta’.

Sussurrai, con la voce che scaturiva dal profondo del mio cuore

Le nodose mani di Mattia lasciarono spazio alle carezze di Laura. Laura con i capelli corti rossi e gli occhi scuri. Laura con il viso ricoperto di lentiggini e quel piccolo delizioso neo all’angolo della bocca. Laura e le sue unghie colorate a seconda dell’umore. Laura e i suoi capezzoli rosei. Laura e il suo ventre rossiccio.

Un rapporto tra donne e’ come una tempesta della passione senza la distruzione del dolore della penetrazione. Riconobbi in Laura le mie stesse sensazioni. I nostri corpi si riconoscevano e si confondevano. Forse aspettavo da sempre. Di sentire. Capire. Assimilare. Dolcemente mi apri’ le gambe, sfiorando la perla rosea al centro del sesso. Si inumidi’ un dito e comincio’ a strusciarlo delicatamente dentro il mio ventre. Sentivo la carne aprirsi pian piano sempre di piu’ e le pareti del ventre pulsare. Lei sapeva come toccarmi. Lei era come me. Sapeva sentire le mie sensazioni.

Mi sembrava quasi di poter vedere dentro di me i capillari arrossirsi, pulsare, vibrare e le pareti del ventre da rosee diventare rosse, vive, bagnarsi. Avevo gia’ visto Laura nuda ma non avevo mai immaginato di sentire il suo corpo sul mio. Di riconoscere il suo odore come il mio. Odore di femmina. Il suo piccolo seno sorvolo’ il mio corpo strusciandosi contro. In un attimo le sue carezze lasciarono il posto alla lingua. La sua lingua sfioro’ le mie labbra con un tenero bacio mentre Mattia si tuffo’ tra le mie cosce. Mi prese con la lingua e con i baci. Mi prese con il membro turgido e con le mani. Mi prese con il desiderio e con la forza. Mi prese il ventre e dietro. Mi prese con i morsi e con le carezze.

La sua pelle, il suo odore, i suoi occhi scuri. Tutto. Mi entro’ dentro. Mi prese dentro.

Annientando ogni consapevolezza.

Era tutto nebuloso intorno ma una cosa era costante: l’amore per il mio corpo che fluiva dentro di me come una sinfonia. Piangevo perche’ avevo trovato il desiderio.

Amore. Dominio. Abbandono. Anche la mia vita si era susseguita cosi’. Ora stavo provando le stesse cose. Non piu’ un eco lontano del cuore ma il possesso di tutta me stessa. Ogni storia e’ come un balletto con le oscillazioni del cuore, con l’ondeggiare del desiderio ma con Mattia non dovevo piu’ cercare. Avevo trovato un Maestro.

Avevo cercato il fuoco per tanto tempo credendo che l’incendio della passione portasse all’amore ma ogni volta che un amore finiva restavano solo le ceneri. Del cuore.

Mattia aveva scelto me tra tutte le donne, non un corpo qualsiasi di donna, una sagoma femminile, aveva scelto di possedere me. Mi invase con il suo possesso. Mi riempi’ di se’ come si riempie fino all’orlo una bottiglia. Mi sentivo insieme legata e abbandonata da lui.

Terra e cielo, acqua e fuoco non potranno mai fondersi insieme ma neanche i miei sentimenti e la dominazione di Mattia potevano unirsi. Desideravo solo essere in lui.

Ora sono io dall’altra parte. Mattia si e’ liberato di me, fisicamente, ma mi tiene ancora legata con il nastro di seta nero. Forse incontrandolo di nuovo un giorno si ricordera’ che gli appartengo.

Aspetto.

Lei sono stata io a presentarla. Una nuova schiava.

Perche’ Mattia balla da un cuore all’altro.

Scritto il 4/10/2001

Leave a Reply