Oddio! Adesso cosa faccio..
Quel formicolio che sentivo sotto la mia coscia sinistra, delicato, a tratti impercettibile, non osavo voltarmi ma sapevo che non era la mia immaginazione, fin da subito mi era sembrato strano che quella persona sola si fosse seduta nel posto affianco a me, senza lasciare una seduta di riservatezza, nonostante la fila fosse semivuota.. il disagio prese il sopravvento, se almeno avessi avuto dei jeans, dei bermuda, invece avevo preferito una gonna a mezza coscia, era settembre, faceva ancora caldo e mi piacevano le gambe abbronzate, ai piedi un mocassino estivo, leggermente rialzato sul tacco, niente di travolgente, molto comodi.. una camicetta tinta unita avorio, reggiseno e mutandina coordinati: abbigliamento da ufficio, da tutti i giorni.
Vestita così non ero certo provocante, ma forse le gambe così esposte richiamarono l’attenzione di quella persona, forse mi aveva vista entrare dalla biglietteria, magari salire le scale per raggiungere la sala, ma capire cosa lo avesse portato a sedersi vicino a me contava poco, mi sentivo sfiorare una gamba, avvertivo il calore della sua mano sulla pelle e lentamente si faceva sempre più audace..
Era ormai passato diverso tempo da quella brutta esperienza con Marco, mi aveva lasciata e nonostante non mi fossi risparmiata nel cercarlo, lui tenne il punto.. ero molto innamorata ed ero disposta ad accettare quasi tutto, dall’ aspettare che gli passasse l’arrabbiatura al promettergli di non esporlo più a situazioni di esibizionismo come era successo in passato ed a sua insaputa: Non ne voleva sapere, non gli piaceva e non capiva come potessi eccitarmi tanto in certe situazioni, io stessa dovetti ritrattare un po’, gli dissi che avevo esagerato, forse per gioco, forse per spavalderia e che l’ultima volta mi ero particolarmente spaventata.. anche se non era vero: insomma che alla fine di numerosi chiarimenti e serate passate nella sua macchina a parlare, tornammo all’intimità che tanto mi era mancata, lui non volle piu tornare nel famoso boschetto sopra casa mia, un po mi dispiaceva ma alla fine trovammo un posto altrettanto valido.. ammetto che numerose volte mi persi con lo sguardo alla ricerca di qualche figura nell’ombra della notte, ma non vidi mai nessuno, non provai più quella forma di eccitazione mista paura che ebbi con lo sconosciuto del foglietto.
Quel foglietto con su scritto il numero di telefono era la prova di quello che avevo vissuto ed il mio attaccamento ad esso, l’intensità emotiva che mi ricordava.. decisi di nasconderlo, ci voleva un posto sicuro, un posto dove quel foglietto e quel numero di telefono non attirasse l’attenzione.. cosi decisi di metterlo nella rubrica di casa, tra mille altri foglietti, quasi tutti scritti da me, ma accessibili a tutti: ormai il numero lo avevo memorizzato, ma il vederlo mi provocava un brivido al quale non volevo rinunciare..nessuno sapeva di lui e nessuno avrebbe mai scoperto la sua provenienza.
Quel venerdì sera il mio ragazzo mi propose un cinema, io accettai anche se avrei preferito passarlo in macchina con lui a fare l’amore, ricordo che era quasi una settimana che non facevamo, non per qualche ragione particolare, ma per impegni con amici o stanchezza dal lavoro, insomma..andare al cinema mi sembrava tempo sprecato..
Davanti alla biglietteria del multisala c’erano diversi films da poter scegliere, ma nessuno mi ispirava, infatti scelse lui e non obiettai..
Rollerball, il remake.. per niente il mio genere..
Dopo i biglietti prendemmo una scala mobile che ci condusse ad un piano superiore, da lì l’accesso alle varie sale, la nostra quella più distante, in fondo ad un corridoio, ma con i bagni prossimi all’ingresso della sala stessa. Superammo la porta pesante dell’ingresso e trovammo il posto assegnatoci sui biglietti, posti abbastanza centrali e quintultima fila, c’era abbastanza gente ma la maggior parte in posti davanti a noi, nella nostra fila quasi nessuno: si spensero le luci ed iniziò la pubblicità, mentre con Marco scambiavamo due parole, sentii muovere le sedute, mi girai alla mia destra e vidi una figura farsi spazio tra le poltroncine.. non feci troppo caso a quella persona, ma dopo pochi secondi avvertii l’ingombro del suo corpo proprio vicino a me, pensai alla sfiga di non avere nemmeno un posto libero al mio fianco, anche solo per posare il giubbino di jeans, ma non potevo certo chiedere a quel signore di scalare di un posto, che probabilmente gli era stato assegnato dalla biglietteria..
Le sedute erano comode, mi sistemai con il sedere leggermente più avanti per assumere una posizione più sdraiata ed adagiai il giubbino di jeans sulle gambe, davanti a me non c’era nessuno e riuscivo a vedere lo schermo nella sua interezza.. l’uomo vicino a me sistemo’ qualcosa vicino a lui, forse una giacca, un borsello, il profumo di dopobarba leggero ma pungente mi arrivo alle narici delicatamente, come una carezza affettuosa, protettiva.. per niente fastidioso. Il film inizio e Marco non mi rivolse più la parola.
I minuti passavano ed il mio interesse per quel film era sempre meno, iniziarono a chiudersi gli occhi, mi dispiaceva dormire, così provai a cambiare posizione tirandomi su con il sedere, in modo più composto, per un attimo ebbi la sensazione di essere sfiorata sulla gamba destra da qualcosa, ma non diedi così importanza .. “sicuramente nel muovermi ho scontrato qualcosa”, pensai..
INVECE NO!
Rimasi pietrificata con lo sguardo fisso verso le immagini del film, mi sentivo toccare la gamba destra, era lui! Era la persona che si era seduta vicino a me che osava tanto, a momenti avvertivo uno sfioramento sulla gamba destra, leggero, non continuo, tanto da farmi rimanere in apnea col respiro per capirne meglio la presenza, come era possibile che avesse il coraggio di fare una cosa simile, forse il mio abbigliamento lo aveva incoraggiato? La gonna di jeans un po’ scampanata copriva le coscie per metà, mi convinsi di essere troppo scoperta e troppo invitante, pur non essendo mia intenzione: istintivamente chiusi le gambe più strette che potevo e mi spostai leggermente verso Marco, volevo allontanarmi da quella situazione, speravo che la mia reazione scoraggiasse lo sconosciuto dalle sue intenzioni, mi alzai per un’attimo dal sedile e provai a tirare giù la gonna più possibile, ma risolsi poco, infatti dopo qualche minuto mi sentii nuovamente toccare, questa volta sotto la coscia e non come prima, ma con più insistenza, come se non avesse timore di subire conseguenze:
Avevo il cuore in gola, non sapevo cosa fare, tornai a vivere quella condizione di blocco psicologico e di eccitazione, mi sentii nuovamente preda come quella sera nel bosco sopra a casa, quando seminuda ero stata avvicinata da un uomo nell’oscurità, sentendomi chiamare per nome. Ma adesso era diverso, il timore di essere toccata ed abusata lascio il posto ad un vero e proprio contatto fisico, quello che desideravo accadesse nei momenti di massima eccitazione si stava avverando, quando dopo poco quella mano irriverente si infilo tra le ginocchia e mi allargo le gambe, rimasi passiva e senza porre alcuna resistenza, mi lasciai travolgere dall’invadenza di quell’uomo.
Il calore dell’eccitazione si stava impadronendo del mio volto, ero tornata a vivere le sensazioni che quel numero scritto sul foglietto mi ricordava.
“E adesso cosa faccio” pensai..
Se il mio ragazzo si fosse accorto che quell’uomo seduto affianco mi toccava, sarebbe successo un casino, potevo contare solamente su quel giubbino di jeans che adagiato sulle coscie nascondeva la mano dello sconosciuto, incredibilmente stavo pensando a nascondere a Marco quello che stava succedendo invece di evitare che succedesse..che vergogna! Mi voltai verso il mio ragazzo, cercai il suo sguardo, una sua attenzione, sperando di interrompere quella situazione imbarazzante, ma incredibilmente lo vidi con gli occhi chiusi, si era addormentato, proprio lui che aveva scelto di venire al cinema, lui che aveva scelto il film da vedere, lui che aveva insistito per passare la sera in quel modo piuttosto che con me in macchina a fare l’amore:
Mi fu tutto chiaro, l’uomo vicino a me accortosi di quanto distratto fosse il mio ragazzo, capì che il momento era propizio, che poteva insistere un po’ di più, rimasi sola a combattere l’invadenza dello sconosciuto e la tentazione di essere toccata..
Più passavano i minuti e più la mia eccitazione prendeva il sopravvento, ferma con lo sguardo rivolto verso quel film senza guardarlo, godevo nel sentire quella mano calda accarezzare la mia coscia destra, saliva e scendeva delicatamente, mi arresi! Appoggiai la testa alla poltrona, in quel momento l’uomo capì che ero vinta, che poteva osare senza timore di essere respinto.. fece scivolare la mano tra le coscie, le allargo dolcemente, alzò la gonna scoprendo completamente il fianco rivolto verso di lui e pizzico’ l’elastico delle mutandine dandomi un brivido, ero bagnata come poche volte, credevo di inzuppare il sedile di stoffa sotto di me, poi tolse la mano, si mosse sulla poltrona come a voler trovare una posizione più comoda e con mio grande stupore, alzo il bracciolo che divideva le nostre due sedute.. non credevo fosse possibile, non avevo neanche mai avuto il sospetto che si potesse: per la prima volta in tutto quel tempo mi voltai verso di lui, notai il suo modo di vestire distinto, la robustezza del suo corpo e delle sue gambe, un uomo maturo, curato, abbassai lo sguardo e notai le sue mani anch’esse grandi e robuste, sistemo’ la giacca che si era tolto in precedenza sulle gambe, non capivo il motivo, poteva lasciarla al suo fianco, poi si giro verso di me ed infilo di nuovo la mano, tornai a sentire quel calore sulla pelle, ma questa volta sarebbe stato diverso, questa volta avrebbe cercato la mia natura, le mie mutandine, la mia vagina bagnata:, immaginai i suoi polpastrelli, immaginai quel massaggio sulle labbra, l’imbarazzo e l’eccitazione divennero cosa sola, rivolsi nuovamente lo sguardo al film e mi lasciai trasportare dalla sua intraprendenza.
Mi afferrò la coscia destra con la mano libera e la tiro verso di lui, mi apri le gambe a tal punto da temere che il giubbino non bastasse più a coprirle: rimasi ferma immobile con lo sguardo fisso ad aspettare qualcosa che non arrivava, non sentivo più le sue mani.. ormai avevo bisogno di loro, del loro calore, del loro affetto, ad un tratto la mutandina bagnata si spostò lasciandomi libera, adesso quello che avvertivo non era il frutto della mia fantasia, era tutto vero! “Cazzo Bea!
Che cosa stai facendo!” Pensai per un attimo..
Ma non mi potevo più fermare, ormai ero in discesa a folle velocità, con freni inibitori rotti e tra le sue mani..non sapevo cosa avrebbe fatto, non sapevo dove mi avrebbe portato.. ero lì, seduta a fianco a lui, con le gambe aperte e quasi senza mutandine.. aspettavo che mi toccasse, ormai volevo sentire la sua mano..
Dio che bello.. siii che bello… Continua così ti prego…. SIIIIIII
Mi sarebbe piaciuto potergli dire, ma non potevo, doveva restare un segreto..
Sentii le sue dita farsi strada tra le labbra, alla ricerca del mio clitoride, lo presero, lo massaggiarono, lo stimolarono, credevo di svenire, sentivo un calore alla testa mai provato, iniziò a solleticarmi velocemente, non potevo resistere molto, sentivo che la sua sensibilità era al limite dal trasmettermi l’orgasmo, era diventato durissimo, sembrava essere cresciuto a dismisura, ma sapevo di non poter vivere l’orgasmo come volevo, dovevo reprimere al massimo sperando che Marco, che ancora dormiva, non si accorgesse, ma mentre aspettavo di godere, quell’uomo si fermo, mi prese la mano destra, che paralizzata giaceva da tempo lungo il mio fianco, la porto sotto la giacca e tra le sue gambe: in quel momento capii il perché della giacca sopra le gambe, voleva che lo toccassi, voleva che gli afferrassi il membro, voleva che lo facessi godere.. voleva godere insieme a me..
Rimasi ferma in attesa di non so cosa, avevo paura di muovere anche un solo dito, lo sconosciuto intuì il mio imbarazzo e con delicatezza mi afferrò il dorso della mano ed inizio a massaggiarsi, ne avvertivo il calore, sentivo qualcosa muovere, crescere, probabilmente non indossava mutande e il tessuto dei pantaloni estivi lasciava molta libertà di movimento, ma io non feci nulla, non volevo, rimasi bloccata, con la mano parcheggiata sulla patta, senza nemmeno la curiosità di apprezzarne le dimensioni.
Quel signore distinto dai modi gentili seduto affianco a me, capi che non avrebbe ottenuto quello che sperava, così lascio la mia mano e ritorno tra le mie gambe, riprese a massaggiarmi le labbra, raccolse più umori vaginali che poteva e senza indugio entrò dentro di colpo:
Il mio sesso fradicio non oppose nessuna resistenza a quel dito medio lungo e robusto, inizio a scoparmi lentamente, lo sentivo in tutta la sua lunghezza, usciva ed entrava con sicurezza, scivolai in avanti con i glutei, mi piaceva da morire, chiusi gli occhi e cancellai tutto quello che intorno a me poteva interrompere quel momento.. ma si fermo’, lo fece vibrare velocemente e spinse con decisione un’altro dito sul clitoride.. fu come un comando al quale il mio corpo obbedì velocemente, senza che io potessi interferire.
Gli addominali si irrigidirono al massimo, trattenni il fiato e mi piegai su me stessa, non dovevo fare rumore, chiusi le gambe più possibile intrappolando quella mano ricca di esperienze nella vagina, le scosse che avvertivo rischiarono di fare tremare tutta la fila e senza che mi rendessi conto, afferrai con forza il membro di quell’uomo stringendolo forte da sopra i pantaloni, lui si irrigidì, ma di sicuro non raggiunse il piacere sperato. Qualche secondo e mi ripresi, non osai guardarmi intorno per vedere se qualcuno avesse colto la mia avventura, l’importante era che Marco non si fosse svegliato, mi ricomposi lentamente, lo sconosciuto si sistemo’ e dopo aver preso qualcosa dalla tasca della giacca, si avvicino a me, mi prese la mano e mi diede un pezzo di carta.. mentre osservavo cosa contenesse, lui si alzo ed andò via..
Dovevo andare in bagno, così mi alzai e raggiunsi l’uscita della sala, come aprii la porta, vidi l’uomo allontanarsi di spalle lungo il corridoio, alto, con passo deciso e con le mani che sapevano di me. Entrai nel bagno, mi diedi una rinfrescata e con sguardo innocente, rimasi davanti allo specchio, vidi una ragazza di bell’aspetto, ordinata, mi sistemai meglio la camicia nella gonna ed uscii dal bagno. Ritornai dal mio ragazzo velocemente, il primo tempo era finito e la sala illuminata mi diede un po’ di ansia, sapevo che qualcuno poteva avere visto, ma notai che dietro a dove eravamo seduti non c’era nessuno, così presi coraggio e raggiunsi il mio posto a sedere.
Marco mi disse che il secondo tempo lo avrebbe visto un’altra volta ed uscimmo dal cinema.. ci scambiammo due battute e gli rimproverai di essersi addormentato, mentre io fui costretta a seguire un film demenziale.. ridendo e prendendomi in giro, raggiungemmo la macchina e tornammo verso casa: mi propose di fermarci un po’ tra le macchine a farci due coccole, ma gli dissi che avevo un fastidio alla testa e che preferivo andare a casa: chissà come avrebbe reagito nel sentire le mie mutandine zuppe..
Entrai in casa, trovai ancora i miei alzati, mia sorella doveva ancora rientrare, così mi infilai in bagno e dopo essermi lavata, mi chiusi in camera: mi spogliai nuda, indossai una maglietta per dormire ed un paio di mutandine di cotone, presi i vestiti indossati quella sera e li riposi nell’armadio, piegai la gonna, e solo in quel momento mi ricordai del pezzo di carta che l’uomo del cinema mi aveva dato.. lo presi, lo aprii e dentro trovai scritto un numero.. quel numero!
Mi lasciai cadere sul letto, cazzo! Come era possibile, mi infilai sotto il lenzuolo e iniziai a pensare, come poteva essere lo stesso uomo? Come era possibile una coincidenza simile? Erano settimane che non andavamo al boschetto sopra casa, allora lui sapeva dove abitavo, quella sera ci aveva seguiti al cinema.. sentii nuovamente quel profumo di dopobarba nelle narici, l’idea di essere seguita da quell’uomo maturo mi eccitò, voleva che io sapessi, altrimenti non si sarebbe scoperto così, mentre pensavo tornai con il pensiero alle sue attenzioni, alla sua mano tra le mie gambe, alle sue parole nel boschetto tempo prima, con questi pensieri le mie dita si infilarono sotto le mutandine, toccarono il clitoride, lo accarezzarono dolcemente, gli girarono intorno numerose volte e poi lo solleticarono sulla punta, prima lentamente e poi sempre più veloce, la testa era la, su quella poltrona, con le gambe spalancate e le dita di quell’uomo nella fica, siii ! Le sue dita… SIIIII! Mi ha scopata con le dita ! Mi scopava col medio ed io gli stringevo il cazzo, COME UNA PUTTANA!!! quel cazzo che mi faceva paura, SIIIII….. lo stringevo forte perché godevo con la sua manooooo… SIIIII… Lo volevooo… Siiiiii…. SIIIIIII…..SIIIIIIII…..SIIIIIIIII…….
Piegai quel fogliettino e lo misi nella gonna, spensi la luce e mi addormentai con la mano tra le gambe, la sua mano tra le gambe.
Questo racconto diventa sempre piu’ interessante, bellissimo….. direi che e’ al di sopra di tutto quello publicato da molto tempo, complimenti spero di leggerne ancora tanti di capitoli di Bea….ti ringrazio