Skip to main content

Cave-tto Canem

By 4 Ottobre 2016Dicembre 7th, 2020No Comments

Ti vedo meravigliosamente eccitato brandire il cavetto dell’iPhone come una frusta per cercare di colpire la mia pelle, ancora non sai bene dove ma quasi non ti importa. Perché quello che vuoi vedere è il mio scatto nel cercare di ritirarmi dalla fonte del dolore: La tua mano.

Colpisci come a caso le parti del mio corpo che le mie dita non arrivano a coprire, mi agito, vuoi bloccarmi, in parte ci riesci, il cavetto mi lascia marchi che sembrano incisi con il fuoco, grido mordendomi il labbro. Ti guardo corrucciata con quella linea fra gli occhi che ti piace tanto vedere quando sono sofferente, respiro affannosamente ma, quanto mi piace. E quanto ti piace vedermi così?

Lo vedo dal tuo sguardo, “Stasera sei così bella. Perché ti fai umiliare così?” Non ho la risposta pronta, mi carezzi con l’altra mano i capelli in netto contrasto con quello che stai facendo. Il colpo alla coscia sinistra arriva proprio inaspettato, mi piego dal dolore, non voglio che ti fermi.

Mi soffi sui segni, mi lecchi la nuca libera dai capelli che hai preso fermamente in mano. La serata sta prendendo una piega NON inaspettata ma decisamente interessante. Segue un bruciore insopportabile, non credevo fosse così difficile sentire dove colpisce il cavetto, quasi non riesco ad abituarmi al dolore. E tu mi guardi con quegli occhi pericolosi e scintillanti. Stasera c’è un accordo prestabilito: In questa camera di albergo tu non devi cedere.
Hai il mio corpo a disposizione ma non te lo farai da me toccare né tantomeno prendere in bocca. Io, dal canto mio, fidati che farò di tutto per provocarti, cercare di farti perdere il controllo. Non è una scommessa, entrambi ne godiamo, ci stimola all’inverosimile desiderarci.

Riprendo fiato avendo l’accortezza di sporgere il sedere che so essere una bella parte di me: così tondo e sodo, è un chiaro invito che non ti fai ripetere due volte. Inizi a sculacciarlo a pieno palmo provocandomi ulteriore bruciore. L’attesa di ogni schiaffo mi fa sussultare. “Vuoi che smetta?” Mi chiedi sottovoce ma non ci credi, io resto muta a guardarti. Certo che no.

Riprendi il cavetto (da quanto volevi usarlo!) e mi copri la bocca con il palmo della mano mentre sferri più colpi di seguito, i seni – e per fortuna indosso ancora il reggiseno-, le cosce -scoperte dalla gonna nera alzata-, la schiena -quasi nuda perché mi sono sfilata la blusa. Mi libero con difficoltà, ti gusti la scena di me dolorante sul letto.
Ti siedi sul divano accanto. Vuoi calmarti. Mi sento languida e a un tratto così sicura di me.

Ti sorrido con gli occhi lucidi e il mascara un po’ sciolto, i capelli lisci sono un po’ scompigliati. “Ti piacerebbe se gattonassi fino a te?” Non parli, hai uno sguardo serio.
Mi alzo dal letto e mi abbasso a carponi per arrivare fino alle tue gambe divaricate, poso la testa sul tuo ginocchio destro e mi strofino come fanno i gatti sulla stoffa dei pantaloni. Mi carezzi il viso, mi sfiori le labbra con le dita, mi prendi i capelli e mi porti con la faccia alla tua altezza, non sono mai stata così vicina, ho una voglia pazza di baciarti. è così un tabù che non ci riesco ‘ ma mi chiedo: anche se lo facessi? Cosa potresti mai farmi, mi schiaffeggeresti? Tanto per cambiare.

Abbasso il capo e tu mi baci la fronte, ne approfitto per strusciare il mio seno sul ginocchio, mi fai ansimare schiacciando i punti dove mi hai colpito con il cavetto, ‘Ti faccio male vero?’. Sicuramente mi rimarranno i segni per qualche giorno.

La situazione è carica di tensione. Hai caldo e sei bollente, ti togli la maglia svelando una pelle tutta da graffiare ma io non posso lasciarti segni, un senso di frustrazione si impadronisce di me, sono fradicia. Lo sento che stai per cedere, probabilmente il mio odore non aiuta e infatti ti alzi di scatto tenendomi ferma la testa all’altezza del tuo bacino, quasi sento le tue dita perforarmi il cranio, con l’altra mano ti slacci urgentemente la cintura, per un momento ho avuto il folle timore che la usassi su di me… Noti il mio scatto. Un lampo nei tuoi occhi. Oh quanto ti eccita provocarmi dolore?

Ma accantoni la cintura perché qualcos’altro ti preme ed è il tuo cazzo che muore dalla voglia di essere risucchiato dalla mia bocca. Hai l’urgenza di fottermi.

Non faccio in tempo ad avvertire il tuo odore che già lo sento premere sulle labbra, sotto il mento porti la tua mano ad afferrarmi la mascella, l’altra la tieni dietro la mia testa per spingerti in fondo, sei tanto bagnato, scivola subito perfettamente. Questa volta non mi lasci lavorare, vuoi godere di me, quasi mi soffoco a prenderlo tutto senza mani ma cerco di trattenermi. Arriva la parte migliore di te che mi chiami in tutti i modi possibili: “Ecco troia, sei nata per fare questo”. Mi stacchi e non delicatamente mi sposti facendo aderire la mia nuca al letto, con entrambe le mani mi scopi la bocca manco fosse una figa.

è un attacco che mi elettrizza, ti stacchi nuovamente per farti leccare le palle. “Ora leccami il culo”, non l’ho mai fatto ma curiosa lambisco quella porzione di pelle. è il momento in cui capisco che hai perso parte del controllo. Che goduria. ‘Cosa fai sotto lì, eh?’ hai pensato che mi stessi masturbando.

Prendendomi la gola, mi butti sul letto a pancia in su con la testa che mi sporge dal bordo, riconosco la realizzazione di una fantasia che ci siamo più volte scritti, mi sembra Natale. Tu rimani in piedi e me lo ficchi in bocca serrandomi i polsi con le mani che sembrano saldate al letto, non sembra ma sei forte. Agito le gambe convulsamente nella vana speranza di liberarmi. Mentre muovi il bacino cerco di succhiarti e leccarti solo la punta per non avere tutta la lunghezza in gola ma non ci caschi: ‘Non ti ho detto di lavorarmelo Puttana’.

Ce l’ho in fondo, mi sento soffocare, i tuoi testicoli ogni volta impattano sul mio naso, è una posizione così scomoda, non ho supporto alla testa, le braccia bloccate mi fanno sentire inerme, stai godendo vero? Lo sento dai mugolii che fai e dalle parole a bassa voce che mi dici come una litania che non riesco ad ascoltare. Ti stacchi per vedermi in viso, un filo spesso di saliva e liquido unisce la tua cappella alle mie labbra, me lo spalmi sul volto come ho visto fare in una miriade di filmati porno. Non ci credo che tutto questo stia avvenendo. Mi sembra di aver passato il limite, un altro.

La mia espressione è quasi schifata, ti dico che non mi piace che quel filo mi vada sul viso e tu rispondi che godrai immensamente quando vedrai il mio volto coperto dai tuoi schizzi dopo essere venuto. Scossa di eccitazione. ‘Per favore, mi penetri con le dita ”.
‘Ma certo’ Mi sfili gli slip e ti bagni la mano di saliva (come se ce ne fosse bisogno), infili subito tre dita, sussulto, nel frattempo me lo hai rificcato in bocca. Sono stretta, lo sai, sento le tue dita aprirmi a metà, provo tanto piacere e anche un po’ di dolore, mugugno per tutta questa irruenza. ‘Non avere paura ”, è un’attenzione che apprezzo tanto.

La posizione è sempre quella ma mi pesa di meno ora che sono quasi vicina all’orgasmo con te che riesci a toccarmi internamente i punti più sensibili, mi sento un lago fra le cosce, avverto le contrazioni sempre più forti e involontarie, le tue dita esperte mi stanno facendo impazzire. Sarà tutta la situazione ma non mi sono mai sentita così eccitata, ‘stai venendo troietta?’. Il tuo ritmo è serrato e veloce, cerco di prendere aria ora che ti sei staccato, ansimo nel mio modo non molto discreto, mi dai altri colpi di falange e io credo di essere venuta.

Mi accovaccio un po’ per riprendermi ma tu sei ovviamente rimasto duro, porti una mano a darti piacere e l’altra la sento sulla mia testa, avvicini il membro al mio viso e mi rendo conto che veramente vuoi macchiarmelo con il tuo seme.
Ti sento gemere, adoro quando lo fai, scopro però che non posso spostarmi perché mi tieni la fronte bloccata. A nessuno ho mai permesso di venire così, tutte le volte ho evitato il fastidio bevendo con il cazzo in bocca e solo qualche goccia fuoriusciva dalle labbra.
Avverto il forte impulso di porre una mia mano come scudo, ci provo, ‘Non ti coprire, non ti coprire!’, prendi la mano spostandola. Sei al limite, chiudo gli occhi per timore che mi vada negli occhi, godi mugugnando: il primo schizzo lo sento caldo sulla guancia, gli altri vanno sotto il naso, alcuni finiscono sopra il letto e sulla bocca che apro al momento giusto per beccarne uno, lo assaporo. Sei venuto copiosamente, porti con un dito lo sperma vicino il labbro. Quanto ti piace farti assaggiare.

Ora che sembra tutto passato, quanto mi vergogno essere così ridotta…

Leave a Reply