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Racconti Erotici

Chiara e la mia voglia di pipì

By 1 Giugno 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Eccola!
Chiara era arrivata ed io ero felice. Rimasi però di stucco nel vederla issarsi sul tavolo, apparecchiato per la nostra cena.
Si abbassò i leggins e si accovacciò al centro mettendosi il piatto fondo sotto il sedere.
Con le mani, da dietro, si tenne tra i glutei e le cosce e prese a massaggiarsi lentamente.
Io la osservai incredulo ed estasiato, come mi si svelasse la meraviglia fantasticata da sempre.
Efficacemente stimolata dal lavorio delle dita scaturì, da mezzo le grandi labbra, un primo schizzo che colpì il bordo, poi pian piano il piatto si riempì di golosissima pipì dorata.
Non dico l’emozione nel vedermela finalmente davanti. Dopo mesi passati in chat a raccontarci e, da parte mia, a sciorinarle tutte le più oscene fantasie. Finanche le più pervertite.
Ora stava sul mio tavolo e riempiva di piscio il piatto a forma di fiore, con il bordo cesellato a mo di petali.
Attendevo fremente che si svuotasse la vescica e me lo porgesse. Mi mordicchiavo impaziente l’interno delle labbra. Quel piatto aveva un valore affettivo, era lo stesso con cui da piccolo giocavo a tenere le labbra sul bordo e succhiare il brodo. Ora avrei fatto lo stesso.
Chiara attese accosciata che cadessero le ultime gocce poi si passò più volte un tovagliolo di lino sulla fica.
Mi porse il piatto aiutandomi a tenerlo in equilibrio, impacciato come ero avrei finito per versarmi addosso più della metà del contenuto. Inclinandolo molto lentamente mano a mano che la ingoiavo riuscii a bere tutta la pipì assaporandola come farebbe un sommelier con del buon vino.
Un’ottima annata, le dissi sorridendo. Mi ripassai la lingua sul palato mostrandole un’espressione alquanto ilare ma non completamente soddisfatta. Da laido e goloso qual sono già pregustavo nuove intriganti e oscenamente perverse degustazioni. Ero felice quando passavo il tempo al mare con Chiara.
La osservavo nuotare, immergersi in un punto e poi riapparire una manciata di metri e di istanti più in là, guizzante come un pesciolino. Attendevo poi che uscisse dall’acqua e venisse a sistemarsi a cavalcioni sulla mia faccia. Era quello il momento che dava piacere a tutta una giornata; dal bicchierone che beveva prima di incamminarci verso la spiaggia ai saporiti tramezzini che le facevo portar dietro, fino al divieto di svuotarsi la vescica in mare, tutto era mirato a far sì che mi deliziassi della sua golosa pipì.
L’ombrellone aperto e poggiato di fianco, invece che piantato diritto, occultava il nostro spazio agli sguardi dei pochi bagnanti sparsi sulla spiaggia. Il nostro piccolo mondo, dove vivere ogni perversione, celato al disgusto dei cosiddetti ‘normali’. Un riparo affidato però ad un semplice tessuto tenuto aperto da stanghette di ferro, oscillato dal vento; perché rischiare d’essere visti rendeva tutto più eccitante.
Le goccioline del suo bagno mi scivolarono addosso. Scostò il pezzo di sotto del costume ed ebbi così le grandi labbra impregnate di salsedine a portata di lingua; gliele titillai aspettando che sgorgasse il tanto desiderato piscio.
Mise le dita a V rovesciata tenendo divaricate le labbra della fica.
Il pube mostrava il gonfiore, segno della copiosa pisciata che ero ansioso di ingoiare.
E finalmente la pisciata arrivò. Calda e con una leggera sapidità, mi riempì la bocca facendone versare anche fuori.
Colò per il mento e lungo il collo, allora appiccicai le labbra alle sue cercando di evitare ulteriori dispersioni.
Mi piaceva da matti sentire sulla faccia la sua pelle burrosa bagnata di acqua di mare.
Dovette interrompere lo scarico per permettermi di ingoiare e riprendere a bere.92 Bevvi tutto, e anche quella volta fu meraviglioso.

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