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Racconti Erotici

COMPITO IN CLASSE DI MATEMATICA

By 19 Febbraio 2022No Comments

COMPITO IN CLASSE DI MATEMATICA

Stavo girando tra i banchi del supermercato per passare il tempo quando, all’improvviso, mi incontrai con una mia cara amica : “Ciao Sara ! Come stai !” le dissi . “Ciao a te Enrica”. Abitavamo nella stesa via e ci conoscevamo dalle elementari. Oggi frequentavamo entrambe il Liceo classico; io il primo anno e lei il terzo.
“Enrica come stai ?”, “Male !” le risposi.
“Perché ?”, mi domandò, “Perché domani ho un compito in classe di matematica, siamo al terzo trimestre e ho 4 in pagella, quindi se non recupero perdo l’anno, perché ho 4 anche in latino e in greco..
“Certamente sarà un compito di algebra ed io non so aprire una parentesi” le dissi.
“Che professore hai”, mi chiese. “Il prof. Rossi”
“Haa…Gerolamo… è e è stato il mio professore dal primo anno…lo conosco bene…purtroppo…”, mi rispose.
“Quanti anni hai”, mi chiese, “16, ne compio 17 il mese prossimo. Perché me lo chiedi ?”
“Senti, Enrica, la maniera per salvarti il culo ci sarebbe…la conosco, e te la posso suggerire, ma tu devi fare, per così dire, buon viso a cattiva sorte”.
“Dimmi, cosa dovrei fare” le risposi.
“Devi fare una cosa…diverse cose…senza vergognarti di farle: il fine giustifica i mezzi”, mi rispose, e continuò : “Il prof Rossi è un gran porco e io ne so qualcosa… quando l’ho avuto come professore di matematica in prima Liceo, stesso anno che stai frequentando te, per non essere bocciata ho dovuto…ho dovuto …”, “Fare cosa ? Dimmi Sara”, la interruppi.
“Ho dovuto fare alcune cose… ma poi sono stata promossa con 9, avendo problemi persino nel fare le divisioni. Il prof. Rossi, come sai, è il mio professore di matematica ancora oggi e spesso vado a casa sua, il giorno prima di avere un compito in classe o di essere interrogata… “Perché!” l’interruppi, “Perché in matematica non ho più assolutamente problemi …ogni anno la media del 9…e, grazie a lui, ho la media dell’8 anche in greco e latino”, continuò dicendomi
“Non vorresti avere quei voti anche te senza sudarli un po’…anzi …senza sudarli proprio ?. “Certamente!” risposi. “Allora dimmi, hai il ragazzo ? “Si…perché me lo chiedi.”. “Fate sesso…”Certo che facciamo sesso !”
“Ti vergogni di farlo nuda….di farti toccare…”, “No!” risposi”
“Enrica, te lo debbo chiedere…gli fai delle seghe, te la fai leccare…accarezzare il culetto ?”. “Perché!…te no…non lo fai “ risposi.
“Si, lo faccio, di tutto e di più, molto di più, da quando avevo 14 anni, quindi ho saggiamente deciso, a mio parere, che togliermi reggiseno e mutandine, per rimanere nuda, lasciandomi accarezzare le tette…il culo… farmela leccare e fare delle seghe ad un professore…in cambio di un 9, io il reggiseno e le mutandine, per essere promossa con la media del 9, me le sono tolte, a dire il vero più volte e continuo a farlo. Enrica, guarda che, dopo brevi momenti di vergogna, all’inizio, poi si finisce anche di godere perché…sentirti succhiare il clitoride e la fica – parliamoci chiaro – a te fa schifo! Dimmelo…pensaci…per superare la vergogna iniziale ti potrei dare delle gocce che hanno un leggero effetto inibitorio e, comunque, al primo appuntamento a casa del professore ti accompagnerei io. Si o no, dimmelo… Ti vergogni ? Preferisci perdere l’anno…”.
“Certamente no…” risposi.
Mi aveva messo in uno stato di profonda confusione mentale, di disagio psicologico, di turbamento, di disorientamento, e di perplessità: togliermi il reggiseno, le mutandine; rimanere nuda per essere vista e palpeggiata in tutte le maniere…e ovunque sul mio corpo, da un professore in cambio di un 9, un 9 che sarebbe stato il voto di matematica anche nella pagella di fine anno. La fica, pensai, me l’avevano vista già un paio di volte, ma dei miei coetanei, non un cinquantenne, però…però…mi sarei vergognata, rimanendo nuda…ma poi avrei anche goduto, come mi assicurava Sara.
La risposta la diede il mio inconscio, senza pensarci più a lungo.

“Si ! Siii Sara, faccio come mi consigli…mi tolgo le mutandine…Cosa debbo fare, dimmelo subito, prima che cambi idea”.
“Brava Enrica. Hai preso la decisione giusta…credi a me… Domani mattina…senti bene quello che ti dico… Domani mattina va pure a scuola, però mettiti nel primo banco che si trova di fronte alla cattedra. Chiedi il permesso alla tua compagna che lo occupa. Quando il professore vi ha dettato il compito in classe, per 15 minuti fa finta di scrivere, poi incomincia a volgere il tuo sguardo verso il professore e quando sei sicura che ti stia guardando… un momento – scusami – prima di incominciare il compito in classe, però, va un attimo in bagno e togliti le mutandine. Come ti ho detto prima, incomincia a fissare il professore. Quando vedi che ti sta guardando, sorridigli e, tirandoti su la gonna, in modo che lui possa vedere meglio, inizia ad allargare le cosce, aprendole e chiudendole, come ti ho già detto, per alcuni minuti. Quando sei certa che ti abbia visto, visto tra le gambe, sempre sorridendo, ti alzi e gli consegni i fogli del compito con dentro il biglietto che ora ti scrivo.”
Sara, intanto, stava scrivendo su un foglio di carta.
Meno di due minuti dopo me lo consegnò. “Domani mattina mettilo tra i fogli del compito in classe e consegnalo nelle mani del professore. Quando ha i fogli tra le mani fagli un sorriso e dille .” Professore la mia amica Sara mi ha pregato di salutarla”.
Aprii il foglio e lessi: “Caro professore Enrica è una mia carissima amica che ha bisogno del suo aiuto. Sarà molto carina con lei, come lo sono stata io, però non sia troppo esoso, sa a cosa mi riferisco, è ancora molto, troppo, giovane e inesperta. Mi dica, chiamandomi con il telefonino, cosa intende fare. Se è interessato alla cosa da lei l’accompagno io. Ciao. Sara”.
“Sara, scusami, ma se vado a casa sua cosa dovrò fare?”,
“E’ un gran porco, e te lo dico perché a casa sua, mio malgrado, ci sono andato molte volte. Dovrai essere carina, tra virgolette – intendi ? – e accontentandolo un po’, come ti ho detto prima. Sicuramente ti chiederà di fargli rivedere la fichetta; ti darà qualche manate al culetto… ti tasterà le tette o l’interno delle cosce… cose così, secondo il voto che vorrai. Comunque di sicuro ti farà copiare il compito in classe e ti chiederà che voto vuoi. Insomma. dare e avere. Comunque fai di necessità virtù e pensa di essere con un ragazzo che ti piace… Io ho fatto così…”
“Va bene…ho capito, spero solo di avere il coraggio e di riuscire a non vergognarmi troppo…” le risposi.
“Enrica, te l’ho detto, finirai per godere, credimi! Dammi il numero del tuo cellulare per farti sapere se la cosa andrà in porto. Lo chiamo subito e ti faccio sapere”. Avuto il numero del mio cellulare mi abbracciò e ci salutammo.
Rimasi ferma, a pensare a quel biglietto, a come ho potuto dire di si, non so per quanti minuti; poi mi avviai pensierosa verso casa.
Ero appena entrata in casa che mi squillò il telefonino: era Sara.
“Enrica, ho parlato con il prof. Rossi e mi ha detto che è disponibilissimo. Devi andare a casa sua domani pomeriggio alle 15 e 30. A casa sua ti accompagno io. Non metterti pantaloncini ma una gonna, la più corta possibile, non metterti nemmeno il reggiseno. Ahaa…soprattutto non metterti le mutandine. Queste cose te le dico io perché lui cosa fare lo sa già e lo so anch’io, che ci sono passata e, da tre anni tre, nella pagella o 9 in matematica, latino, e greco. Va bene ?”
“Si , risposi, “A domani, allora” mi rispose salutandomi.
La mattina dopo, a scuola, all’ultima ora entro in classe il professore di matematica. “Ragazzi buon giorno. Siete pronti !” disse andando alla lavagna per scrivere l’equazione matematica che dovevamo fare come compito i classe.
Io ero nel primo banco proprio di fronte alla scrivania, come mi aveva detto di fare la mia amica Sara. La cosa mi era costata un pacchetto di sigarette, ma la paura era tanta che gliene avrei comprati anche due.
Il professore, finito di scrivere alla lavagna si rivolse a noi : “Se vi vedo copiare, vi ritiro subito i fogli. A buon intenditor poche parole . Intesi !”
Sedutosi sulla cattedra vidi subito che mi guardava, ma io, facendo finta di svolgere il compito, non allargai subito le cosce, per fargli ammirare la mia intimità. Le mutandine ero andata a togliermele in bagno nei pochi minuti della ricreazione.
Continuava a fissarmi e, dopo una decina di minuti, sorridendogli, lentamente, tirandomi un poco su, sulle gambe, la sottana, aprii le cosce.
In classe, per il professore, in quel momento, c’ero solamente io da guardare. Rimanendo a cosce divaricate, continuando a guardalo negli occhi, mi misi una sopra l’inguine muovendola su e giù per fargli intendere che stavo masturbandomi. Tra me e me mi domandavo come mi era venuto il coraggio di comportarmi così, andando oltre a farmi vedere il pube.
Dieci minuti dopo mi alzai dal banco e consegnai i fogli in bianco al professore, sorridendogli.
“Brava…brava, sei stata veloce” mi disse, con gli occhi ancora dilatati.
Gli risposi “Professore la mia carissima amica Sara mi ha pregato di salutarla e di dirle che verrà da lei oggi pomeriggio alle tre e mezza”:
“Grazie cara, dille che sarò felicissimo di rivederla”.
“Senz’altro” risposi, e uscii di classe.
Alle tre e venti Sara era già davanti al portone del palazzo dove abitava il professore.
“Enrica ciao, come stai, sei pronta ?, “Si” le risposi. “Allora sorridi un po’ ! Guarda che vai a farti vedere il culetto e le tette, la fichetta te la toccherà solo un po’”.
Entrammo nel portone e Sara mi chiese “Te le sei tolte le mutandine ?, “Non ancora”, “Allora fallo subito, nell’ascensore…il reggiseno?,
“Quello non l’ho messo” risposi.
Entrate nell’ascensore mi sfilai le mutandine, “Brava” mi disse Sara.
All’attico, l’ascensore si fermò. Suonammo il campanello e pochi secondi dopo ci aprì il professore in accappatoio bianco e un asciugamano in bianco. “Ciao Sara ! Che piacere rivederti, come stai?”, “Bene” gli rispose
“Questa è la mia carissima amica Enrica, che tu conosci già… vi siete visti questa mattina in classe. Vero !” “Si, si, ci siamo visti questa mattina in classe…entrate”. “Grazie professore” risposi, “Molto gentile…” e entrammo.
Il professore si scusò di essere in accappatoio “Stavo facendo una doccia e mi stavo asciugando i capelli, scusate…”. Il naso lungo non gli si allungò, perché non era di legno, ma in carne e ossa, molta carne per la verità.
Come entrammo e il professore chiuse la porta. Sara, senza che io me l’aspettassi, mi alzò la sottana sulla vita. “Professore …la riconosce questa fichetta…” e facendomi girare, gli fece vedere il mio fondo schiena continuò…guardare…toccare ma non… intesi ! Merita un 9 ?”.
“Certamente…dipende…lo spero, se lo meriterà. Ora lo correggiamo insieme il compito, poi ti dirò”.
Io ascoltavo con una gran vergogna, anche se Sara mi aveva rassicurata, però fare la puttanella con un uomo cinquantenne, che interessante fisicamente non lo era, per un compito in classe mi faceva star male.
“Professore io vado, vi lascio soli…a correggere il compito” disse Sara avviandosi alla porta. Prima di uscire vidi Sara mettere una mano sotto l’accappatoio del professo0re e sentii che disse “Professore ! Brutto porco, hai il cazzo già pronto ! ma la fica e il culo, se li vuoi, se dopo l’aiuterai mettendo una parola buona con i professori di latino e greco, che conosci bene, te li do domani, intesi…” e uscì.
“Vieni Enrica, andiamo in salotto” . Lo seguii, con un sorriso del tutto malcelato. Mi fece sedere su una poltroncina e si sedette di fronte a me sul divano. “Brava Enrica, dopo ti faccio scrivere il compito in classe. Che voto vuoi ? Vuoi un 9…ti potrei dare anche 10…ma dipende da te..”.
“Si professore…cosa debbo fare….”. “Alzati la sottana…allarga le cosce…” mi chiese, con una voce quasi sussurrata.
Lo accontentai, come avevo fatto quella mattina in classe. “Brava…brava…toccatela con una mano” mi disse appoggiandosi una mano sull’inguine.
“Da brava, fatti un ditalino…fammi vedere come ti accarezzi…prima però togliti la sottanina…è meglio…”.
Mi alzai e mi slaccia la sottana facendomela cadere ai piedi. Stavo per risedermi ma il professore mi chiese di avvicinarmi a lui.
“Fatti vedere come sei bella!” mi disse mettendomi una mano tra le cosce. “Che bella passerina che hai. Girati, fammi vedere il culetto!”.
Mi girai e sentii le sue mani accarezzarmi i glutei.
“Che bel culetto che hai, aspetta che ti riprendo un pò, per ricordo”, mi disse, iniziando a filmarmi con il telefonino.
“Allargati le chiappette, su, da brava, fammi vedere il buchino”. Dandogli mentalmente del bastardo feci cosa mi chiedeva. Non l’avevo mai fatto. “Brava….brava… così..”
Poi, dicendomi “Allarga le gambe e non ti muovere”.
Così dicendo pose il telefonino per terra, tra le mie gambe per riprendermi dal basso all’alto. “
Brava, rimani ferma così, il viso non di vede. Toccati la passerina…fa finta di masturbarti, fatti un ditalino insomma”.
Incomincia a toccarmi come chiedeva.
“Ora allargati le labbra della vagina…fatti vedere bene l’interno della tua fichetta. Siiii, brava così !”, “Ora – continuò – mettiti le mani dietro, allargati i chiappe, più che puoi, fa vedere bene il buchino del tuo culetto….si, sì ! brava così…”. Mi fece rimanere a tenermi allargati i glutei per un minuto intero.
“Ora mettiti carponi sul pavimento. alla pecorina, li sul tappeto”. Si pose dietro e mi riprese da non più di metro di distanza. “Che bel culetto che hai !”. Continuavo a non profferire parola, a rimanere muta, sperando però che la smettesse di darmi ordini uno dietro l’altro, ma era solamente una pia illusione.
Infatti, “Adesso siediti sul divano “, mi ordinò, “Si così, ma allargati le cosce”, le divaricai come mi chiedeva, ma non gli bastava.
“Allargati le labbra della passerina…fammi vedere bene la vagina….allargale bene….siiii…siiihhhh…così ! brava..!”
Volevo urlargli che la vagina me l’aveva fatta allargare pochi minuti prima, dal basso all’alto.
Mi tranquillizzò dicendomi che non mi avrebbe ripreso il viso, dato che con tutte e due le mani impegnate tra il mio inguine non avrei potuto coprirmelo.
“Rimani così…adesso incomincia a toccarti…accarezzati….fatti un ditalino….” Brava..così…”
mi disse quando iniziai a toccarmi.
“Mettiti le dita nella vagina “ Su…muovile dentro-fuori, dentro-fuori…”
Avevo perso ogni cognizione di cosa stavo facendo, e rispondevo automaticamente a quello che mi si chiedeva di fare, come fossero stati impulsi dati ad un robot o ad una marionetta. La mia subcoscienza si domandava se essere bocciata sarebbe stato peggio che perdere la dignità. Ormai era troppo tardi, la dignità quando si perde si perde per sempre.
Tornai in me quando vidi che aveva messo il telefonino a 30 cm. dalla mia vagina mentre la stavo penetrando con due dita. Rimanendo fermo, mi chiese “Ora titillati il clitoride..e fatti sentire gemere…su… toccatelo..”. Mi scappò un
“Siiiii….mi sente gemere…”.,
“Si, ma ora copriti il viso con le mani, che voglio riprenderti le tettine”.
Obbedii e lui si alzò
“Che bei seni che hai… accarezzateli con una mano. Non aver paura, non ti riprendo il viso”.
Il robot, sentito l’impulso, abbasso una mano e si coprì un seno con il palmo della mano.
“Brava…brava…. Ora vieni, che andiamo a correggere il compito”.
Mi alzai e lui, invece di invitarmi ad andare nel suo studio con una mano sulle spalle, me la mise nel fondo schiena e sentii le sue dita tra le natiche, con l’indice premuto sullo sfintere.
Nel suo studio accostò una sedia alla poltroncina della sua scrivania dicendomi
“Accomodati”.
Quando mi sedetti alla sua destra, mi venne dietro, dicendomi
“Enrica togliti la camicetta, così sarai più comoda”,
“Ma professore…”
non mi diede il tempo di finire cosa intendevo dirgli che
“ Su ! Ti vergoni…lo vuoi prendere un bel voto si o no!”
mi disse a voce alta, togliendomela lui stesso facendomi alzare le braccia.
Non feci in tempo a dire una sola parola, che le sue mani mi stavano già accarezzando i seni e a stringermi i capezzoli con indice e pollici delle mani.
“Ti faccio male?”, “No…no…” risposi..
Pochi attimi dopo si sedette accanto a me. Presa una cartellina che era sulla scrivania, l’aprì e prese due fogli, uno a quadretti, protocollo, e uno scritto pieno di numeri, ovvero, anche se frastornata riuscii a capire, che era il compito in classe che non avevo svolto in classe nella mattinata.
Dandomi un leggero pizzicotto su una guancia, porgendomi nello stesso tempo una penna biro, mi disse “Ora con calma copia il compito”.
Risposi “Grazie professore…non so come ringraziarla per la gentilezza” pensando tra me e me “Maledetto pezzo di merda !!!” e come se mi avesse capito mi mise una mano tra le cosce dicendomi “Enrica che voto vuoi prendere.. “ mentre mi accarezzava l’interno delle cosce, toccandomi l’inguine, “…otto…nove o dieci….che voto vuoi prendere….”.
“Un bel voto, spero…il professore è lei” risposi iniziando a ricopiare l’equazione matematica del foglio sulla scrivania.
Mentre ricopiavo il compito in classe, il professore incominciò a toccarmi il clitoride con la punta del suo dito indice, delicatamente, come se non volesse disturbarmi mentre scrivevo.
Dal clitoride passò a introdurmi due dita nella vagina, lasciandole dentro senza muoverle.
“Ti do fastidio…”
“No professore…”
risposi. Che altro avrei potuto dirgli. D’altronde a quelle carezze non ero insensibile, non potevo esserlo, ero una donna e non una marziana, e la mia vagina era bagnata.
Quando incominciò a muoverle su e giù, dentro e fuori, toccandomi contemporaneamente il clitoride con il pollice, quando l’indice e il medio erano tutti dentro, incominciai a gemere mettendo per un attimo la mia mano sulla sua, premendola.
“Ti piace..ti piace…” mi chiese, “Siiii…siiihhhh…..” risposi, con ancora la mia mano premuta sulla sua.
“Allora fa godere anche me….”,
e nel dirmelo si aprì l’accappatoio e, allargando un po’ le gambe, mise in mostra un pene eretto, come la torre di Pisa. Contemporaneamente mi prese la mano che avevo sulla sua, e la spostò sul suo inguine dicendomi “Enrica, se vuoi prendere un 9 prendimi il cazzo in mano, senti com’è duro ! fammi una sega….fammi una sega…”.
Mi avvolse la mano al suo pene e, mentre le sue dita incominciarono ad entrare dentro di me, in modo sempre più deciso e profondo nella mia vagina, facendomi gemere dal piacere che stavo provando, spinse la mia mano a muoversi ritmicamente su e giù.
Sentivo pulsare quel cazzo duro che stringevo con la mano e le dita della sua tutte dentro di me, mentre non riuscivo più a trattenermi gli spasmi di piacere.
“Vuoi prendere 10…10 e lode… lo vuoi…? ”
mi chiese ansimando, spingendomi con una mano la testa sul suo inguine,
“Su…su ! da brava…succhiami un pò la cappella…” .
Sentivo che me l’aveva appoggiata alle labbra, Ero interdetta, scioccata, non sapevo cosa fare, se aprire la bocca o no. Premendomi la testa con tutte e due le mani, quasi urlando
“Apri questo cazzo di bocca….non sei capace a fare pompini ! Succhiami il cazzo !!!! Anzi no ! Ti lecco prima io la fica…”.
Così dicendo, con forza, mi fece alzare, e mi mise a sedere facendomi sdraiarmi di schiena sulla scrivania. Si sedette di fronte a me, divaricandomi le cosce, mettendomi le gambe sulle sue spalle. Abbassò la testa e sentii le labbra della sua bocca aperta, coprirmi la vulva, mentre le sue mani mi accarezzavano e mi stringevano i seni.
Sentii la sua lingua iniziare a leccarmi il clitoride, succhiarlo con le labbra…. le sue mani lasciare i miei seni e abbassarsi per introdurmi subito due dita nella vagina.
Gemevo…gemevo…e non riuscii a trattenermi dal mettere le mie mani sulla sua testa e premerla sul mio inguine.
“Ti piace…ti piace ehhh la mia lingua che ti lecca la fica…ti piace ehhh !”.
Ansimavo così forte che non riuscii a profferire parola, anche se gli avrei urlato “Siiii… siiiihhhh…..leccamela…leccamela ..così 1 ..cosìììì!!!!! non ti fermare…!!!”
“Da brava…non ho finito, alzati un po che…”
mi alzò un poco il bacino, mentre la sua lingua mi leccava lo sfintere e la punta premere contro per introdurla un poco dentro. Ebbi un sussulto e esplose il mio primo orgasmo. Lui non potette non accorgersene e mi disse “Ti piace sentire leccare il culetto….ti piace…monella… te lo sfonderei volentieri…credimi…”.

Riprese a succhiarmi il clitoride, mentre due dita andavano su e giù nella vagina. Godevo….godevooo e, all’improvviso ebbi un sussulto, quando sentii la punta di un suo dito premermi lo sfinter
“Noohhh….nooohhhh…” urlai “no”, mentre avrei voluto dirgli “si”.
Godevo da morire sentendomi succhiare il clitoride e due dita dentro la fonte del piacere, toccare l’utero. Mentre le due dita si muovevano dentro la vagina, sentii la punta del dito indice penetrarmi nello sfintere. Dalla bocca mi uscì un “Haaaahhhh…..haaaahhhh….” non riuscii a trattenermi e, mentre il dito lo sentivo entrare nel culo…nel culo, perché nel culo me lo stava spingendo, anche se in modo delicato, in modo gutturale gli urlai
“Vengo…vengoooohhh…..”
Quando sentì che avevo avuto un altro orgasmo, mi spinse il dito tutto dentro e continuando a succhiarmi il clitoride e a farmi andare su e giù il suo indice nel culo, con lo stesso ritmo delle due che avevo nella vagina. Alzando un attimo la testa mi chiese
“Ti faccio male…ti fa male…”.
Non lo avrei mai pensato, ma mi piaceva sentire quel dito che andava su e giù nel mio culetto e mi faceva godere, godere unitamente a quella bocca che mi succhiava il clitoride.
“Siiii….professore….siiihhhh … godohhh…”.
Mi tolse il dito, si alzò e, dicendomi
“Apri la bocca….se ti ha fatto godere ora succhialo…”
e me lo spinse in bocca
“Succhialo…succhialo, ti ha fatto godere…ringrazialo ! Non ti fa mica schifo…!!!”.
Ormai gli avrei leccato qualunque cosa mi avesse chiesto.
Non dissi nulla, lui invece
“Stai ferma…così….desidero avere un ricordo”
e nel dirmelo si tolse l’accappatoio rimanendo nudo.
Prese il suo cellulare e iniziò a riprendere la punta della sua cappella strusciandomela sul clitoride. Poi mi disse “Allargati le labbra della fichetta…”. Feci cosa mi chiedeva e lui ci appoggiò il glande, continuando a riprendermi con il suo cellulare.
Ormai ero voluttuosamente succube, piacevolmente succube.
“Dimmi di infilarti il mio cazzo nell’utero. Senti com’è duro…come ti desidera…”. Non risposi, ma inarcai un poco il bacino e lui capì che la mia fica lo voleva. Sentii il palmo delle sue mani coprirmi i seni e il suo cazzo entrarmi tutto dentro, stantufandomi la fica su e giù, in modo deciso e sempre più veloce.
Non riuscii a trattenermi “Sfondami l’utero….sfondamelo..sfondamelooohhh …più forte…più forte…gli urlai godendo un altro orgasmo. “Si…siiii cara, meriti due 10 e lode…ora però alzati…il mio cazzo desidera una cosa…”
Mi fece scendere dalla scrivania e mettendomi le mani sulle spalle mi disse, “Inginocchiati…”. Obbedii e lui “Ti prego….te lo supplica il mio cazzo….vedi com’è duro per la voglia che ha ! Fagli una sega e bacialo…”
Glielo avvolsi con la mano destra e inizia a segarlo lentamente baciandogli il glande con le labbra.
“Mi fai morire..no…il cazzo mi fai morire dal piacere…leccagli la cappella…leccagli la cappella….torno torno…ti prego…”.
Avevo goduto così tanto! Come avrei potuto dirgli di no…ormai il compito in classe era cosa superata…come la mia dignità.
Gli leccai la cappella come mi aveva chiesto e quando le mie labbra, inconsciamente l’avvolsero, in bocca sentii entrare tutto il resto del cazzo. Con le mani sulla mia testa iniziò a scoparmi la bocca. Da prima lentamente, poi in modo più deciso e profondo in gola. Me lo spingeva fino a toccarmi l’utero, con la sua pancia che mi sfiorava la testa. “Enrica…accontentalo…non dirgli di no, leccagli anche l’asta e più giù… leccagli anche i coglioni…”.
Lo accontentai leccandogli tutta l’asta del cazzo… i suoi coglioni, mentre lo sentivo gemere in modo sempre più forte. Quel gioco incominciava a piacermi. Quei gemiti mi facevano godere come se fosse stato l’amore della mia vita. Sara me lo aveva detto, ma io pensavo che si darebbe trattato di un piacere, certamente non così intenso. Aveva cinquant’anni e il suo fisico non era quello di un adone.
“Mi stai facendo godere da morire, ma vorrei chiederti un’altra cosa, un’ultima cosa….”. “Dimmi…che cosa vorresti…”, “Me lo fai… me lo prometti…”, “Si gli risposi, dimmi.”. Si mise sulla scrivania nella stessa posizione in cui ero messa io quando mi fece vivere quel meraviglioso cunnilingus, e continuando a segarsi, mi disse “Siediti…tienimi le gambe in alto e….leccami il culo…ti prego Enrica…è l’ultima cosa che ti chiedo…non dirmi di no…”
Come facevo a dirgli di no, Quando lo ha fatto a me godevo di piacere e ho avuto anche un orgasmo.
“Mettiti bene sul dorso…allarga le cosce…” gli dissi appoggiando le labbra sul suo sfintere. Incominciai a muovere la lingua torno, torno, su e giù tra le sue natiche.
“Oddio si…siiihhhh continua così…” mi disse ansimando. Ripresi a leccargli il culo, il buchino del suo culo, tentando di introdurgli dentro la punta della lingua.
“Siiiiihhhh, Enrica, inculami con le lingua….mettimela tutta nel culo…fammi sborrare….”. Continuai a leccarglielo avendo un desiderio grande grande di sentirmi leccare il mio.
Spinsi la punta della mia lingua contro il suo sfintere tentando di farne entrare almeno un po’. Non ci riuscii, ma lo sentii urlare ugualmente “Vengo…vengoooohhhh !!!!! Sto sborrando…sto sborrando…” e vidi fiotti di sperma uscire dalla sua cappella. Alcuni schizzi mi arrivarono in faccia.
Continuando a gemere si teneva il cazzo con una mano, mentre parte della sua sborra gli colava lungo l’asta e la mano stessa.
Fu più forte di me, ma mi chinai sul suo cazzo, aprii la bocca e glielo succhiai, leccandogli anche lo sperma colato sulla sua mano.
“Enrica, sei un amore…grazie….finisci di copiare il compito”.
“Gerolamo (avrei voluto risponderli) sei un bastardo, un gran porco figlio di puttana, ma mi hai fatto godere…tanto…grazie !”
Due giorni dopo, a scuola, nell’ora di matematica, il professore ad alta voce lesse i voti che aveva dato ai singoli compiti in classe: “…Giuditta Rossi 7, Enrica Martini 10 e lode, Maria…”
Lo ascoltavo, sorridendo, chiedendomi quando ci sarebbe stato il prossimo compito in classe…

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