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Cugine: insegnante e allieva

By 31 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero nella mia cameretta in intimità con Marco, il mio lui. Stavamo pomiciando da un po’ e lui cominciò a fare pressioni con le mani sopra la mia testa. Sapevo cosa voleva quel porco, da alcune settimane avevo imparato a prenderglielo in bocca. Piano piano ero diventata più esperta e avevo imparato a ricevere il suo seme e anche a ingoiarlo. All’inizio non mi era piaciuto molto, l’avevo fatto perché era evidente che lui lo volesse, ma poco a poco la cosa aveva preso a eccitare anche me. Sentirlo ingrandirsi tra le mie labbra trasformandosi in un lungo e caldo bastone da succhiare e leccare, sapere che sarebbe bastato un mio morso per farlo piangere, sapere che sarebbe bastato un mio tirarmi indietro per renderlo supplicante e arrendevole e infine sentirlo gemere di piacere a causa mia mi dava un senso di potere e mi eccitava tanto che spesso mi toccavo mentre lo facevo.
Finsi un po’ di ritrosia e poi scesi con la testa sul suo petto, eravamo distesi sul mio lettino fianco a fianco e bastò raggomitolarmi un poco per arrivare a tiro del suo cazzo che aveva provveduto a tirare fuori mentre lo baciavo, e nemmeno me ne ero accorta. Non era completamente in tiro ma sarebbero bastati pochi istanti e la mia lingua avrebbe portato a compimento l’opera. Lo presi tra le labbra succhiando piano, avevo da tempo scoperto quanto fosse sensibile il suo glande, e poi lo affondai di più. Me lo sentivo premere sul palato mentre entrava sempre più profondamente. Avvertii un conato e mi fermai facendogli invertire il senso di marcia, non ero mai riuscita a prenderlo tutto per quanto mi sforzassi. Ora lo leccavo sulla punta compiendo circoli umidi tutto intorno al glande, insistendo sulla cornice e sentendolo sussultare.
A un tratto sentii il rumore della porta che si apriva. Alzai gli occhi e vidi Stefania, la mia cuginetta di un anno più giovane di me che ancora con la maniglia in mano si era bloccata nell’atto di entrare e ci guardava stupita.
Quel fine settimana gli zii erano in visita a casa nostra e mi ero dimenticata che mentre gli adulti erano in visita a amici comuni Stefania era rimasta a studiare nella sua camera in preparazione alla maturità.
Staccai le labbra dal pene di Marco, che si era impietrito anche lui, e apostrofai Stefania con tono incazzato:
– Non si usa bussare a casa tua? Che vuoi? –
– Scusami, ero venuta per dirti”.. scusami, non sapevo che”.. –
Era arrossita ma non staccava gli occhi dal cazzo di Marco che ancora tenevo in mano, rigido e luccicante della mia saliva.
Mi venne in mente un’idea strana e provai una fitta di eccitazione.
– Beh, non hai mai visto un cazzo? Cos’&egrave quella faccia da santarellina sconvolta? –
– No’. Io veramente”.. non ho mai”. scusami ancora –
E si girò per uscire. La bloccai:
– FERMA! Dove credi di andare? Entra e chiudi la porta –
Mi obbedì muovendosi timidamente, ferma in piedi con lo sguardo che ancora puntava il cazzo che sentivo stava perdendo parte del suo vigore. Mossi la mano per impedirlo e notai la lingua di Stefania fuoriuscire rapidamente dalle labbra. Il suo sguardo sembrava eccitato. La chiamai.
– Avvicinati, mettiti a sedere sul letto –
Ancora una volta mi obbedì. Ora teneva le mani in grembo, gli occhi bassi.
– Allora? Rispondi, non hai mai visto un cazzo? –
– No, veramente io””.mai –
– Non dirmi che sei una suora, eppure qualche filarino l’hai avuto –
– Si ma io”.i miei genitori non vogliono”.solo baci”. –
Avevo davanti a me la mia cuginetta che mi confessava di essere imbranata, forse repressa. Sapevo che gli zii erano oppressivi ma non pensavo così tanto. L’idea eccitante di prima prese corpo e forma dentro di me.
– Vieni qui, guarda. A marco non dispiace, vero Marco? –
Voltandomi lo vidi scuotere la testa, era anche lui imbambolato, ma sentivo il suo cazzo pulsare nel mio palmo.
– Ecco, dammi la mano – Titubante Stefania mi porse la mano, gli occhi sempre verso il pavimento, la vedevo mordicchiarsi le labbra.
Presa la sua mano la avvolsi intorno all’asta vincendo una piccola resistenza.
– Ecco, questo &egrave un cazzo, lo senti com’&egrave caldo, come pulsa? Devi fare così –
La mia mano sopra la sua si mosse nel gesto universale. Appena la tolsi si bloccò ma la incitai a continuare.
– No, non fermarti, a Marco piace quello che stai facendo –
Stefania lo guardò e poi lentamente riprese a muovere la mano.
– Aspetta, non stringere così forte, mi fai male – Marco si lamentò.
Vidi Stefania sussultare e allentare la stretta senza interrompere il movimento. Ora fissava il cazzo come ipnotizzata, muoveva la mano con un movimento lento e regolare, Marco cominciò a ansimare.
– Fermati, così non va, lo devi bagnare – Mi guardò con aria interrogativa.
– Devi renderlo scivoloso con la tua saliva – Vidi quasi un moto di ritrosia, aveva capito ma non ne era sicura.
– Devi fare così – le dissi accostandomi e togliendole la mano dal pene per sostituirla con la mia. Appoggiai le labbra alla punta e feci uscire un filo di saliva spargendolo poi con le dita.
– Ma così &egrave anche meglio – e aprii le labbra permettendo l’ingresso del cazzo di Marco sino a metà.
Bagnai bene l’asta con un breve su e giù. Sbirciai Stefania che mi guardava attonita ma interessata. Vidi ancora la sua linguetta fare capolino tra le labbra.
– Prova tu – Le dissi staccandomi e spingendo verso di lei il cazzo.
Era titubante ma bastò poca forza alla mia mano dietro la sua nuca per spingerla a contatto con la cappella. Di nuovo tirò fuori la lingua allungandola per un assaggio, aveva un’espressione curiosa e gli occhi le brillavano, era eccitata anche lei. Le permisi ancora qualche colpo di lingua e poi spinsi fino a far premere il glande sulle sue labbra, gliele vidi dischiudere per accogliere la punta.
– Succhialo – le intimai e vidi le sue guance incavarsi.
– Ora usa la lingua, fagliela scorrere tutto intorno al glande e poi succhia ancora –
Come una brava scolaretta Stefania eseguiva quel che le dicevo. Seguendo le mie istruzioni lo leccò e succhio, lo prese quasi fino in gola cercando di farlo entrare tutto fino a avere dei conati, lo masturbò mentre lo leccava e quando vidi che Marco ormai era al limite le diedi l’ultimo consiglio.
– Ora devi farlo venire. Prendi in bocca solo la punta e succhiala mentre con la mano lo masturbi, non fermarti finché non lo sentirai schizzarti in bocca. Devi inghiottirla, non devi aver paura o schifo, può sembrare amaro la prima volta ma poi ti abituerai. Dai, fallo godere –
E Stefania lo fece, tutto quello che le avevo detto. Accelerò il movimento della mano mentre Marco gridava il suo piacere e si contorceva, solo un singulto al primo schizzo ma non si staccò e la mia mano sulla sua nuca rimase inoperosa mentre succhiava e inghiottiva, succhiava e inghiottiva.
Alla fine, quando Marco si rilassò sul letto, andai a contenderle le ultime gocce, facendola staccare per imboccare io il suo pene non più durissimo. Non c’era quasi più nulla del suo seme, Stefania aveva ripulito bene. Rimasi sorpresa di me stessa, io che non avevo mai avuto fantasie lesbo, quando mi avvicinai al suo viso e la baciai, andando a cercare sulla sua lingua il sapore di Marco, e Stefania mi baciò a sua volta per un lunghissimo minuto sino a quando ci staccammo guardandoci l’un l’altra con sorpresa.

Dal punto di vista di Stefania:

Entrai di corsa nella camera di Gianna, la mia cugina di un anno più grande. Eravamo in visita io e i miei genitori agli zii, i genitori di Gianna. Gli adulti erano usciti per una visita e, stanca di studiare, volevo proporle di uscire per andare da qualche parte a svagarci.
Aprii la porta e mi bloccai, la frase che volevo dire mi rimase strozzata in gola. Gianna era sul letto con Marco, il suo ragazzo che avevo già conosciuto. Raggomitolata contro di lui gli teneva in mano il pene e lo stava leccando.
Gianna alzò il viso e mi si rivolse incazzata, non ricordo bene cosa mi disse, la mia attenzione era calamitata dal pene di Marco. L’educazione rigida dei miei e il loro attento controllo faceva si che quella fosse la prima volta che vedevo il coso di un ragazzo. Avevo avuto qualche storia con i miei coetanei ma mi ero sempre tirata indietro quando dai baci si trattava di passare a altro, al massimo l’avevo accarezzato attraverso i calzoni e ricordo che Gianni, uno dei miei ex, una volta aveva goduto così, dentro i calzoni. I discorsi con le amiche mi vedevano attenta ascoltatrice dei particolari ma era solo teoria e mai, mai ne avevo visto uno esposto così come lo vedevo ora. La mia patatina invece la conoscevo bene da anni, l’eccitazione che provavo sentendo le amiche o pomiciando con il mio boy la sfogavo in lunghi e estenuanti diti in bagno o la notte nella mia cameretta.
Abbozzai una frase di scusa e Gianna mi chiese volgarmente se ne avessi mai visto uno. Mi scusai ancora e feci per scappare, sentivo le gote in fiamme. La sua voce mi fece fermare all’istante. Obbedendo al suo ordine entrai e chiusi la porta dentro di me, guardai ancora il pene di Marco, ora Gianna lo stava masturbando. Non avevo esperienza ma mi sembrava grande, enorme.
Mi sedetti sul letto facendomi forza per distogliere lo sguardo, mi sentivo confusa e imbarazzata, soprattutto perché Gianna ora mi stava interrogando e io le rispondevo meccanicamente mentre sentivo la mia patatina inumidirsi e frenavo la voglia di guardare ancora.
Su richiesta di Gianna le porsi la mano che lei mi fece avvolgere intorno al pene. Lo sentivo caldo nel palmo. Accompagnata dalla mano di Gianna lo masturbai ma mi fermai non appena Gianna la tolse.
Mi invitò a continuare e lo feci, sentendomi sempre più umida tra le cosce.
Feci un salto sentendo Marco protestare, nell’agitazione avevo usato troppa forza stringendolo allo spasimo. Allentai la morsa e continuai a masturbarlo. Vedevo la testa apparire e scomparire dalla mia mano e sentivo il pene fremere nel mio palmo. Continuai per un paio di minuti sentendomi sempre più umida, la voglia di mettermi la mano nelle mutandine; Marco prese a ansimare.
Gianna mi disse qualcosa sul bagnare, la guardai stupita mentre mi spiegava. Sapevo cosa intendesse ma non ne avevo mai toccato uno con la mano, figuriamoci mettermelo in bocca. Le mie amiche me ne avevano parlato, sapevo che si chiamava pompino e che ai maschi piaceva molto, nulla di più. Però vedere Gianna che lo faceva sparire tra le sue labbra mi eccitava, istintivamente tirai fuori la lingua immaginando di essere io a leccarlo.
Gianna me lo porse e mi invitò a provare. Ero ancora incerta ma bastò la sua mano a spingere leggera la mia testa per farmi avvicinare le labbra al pene di Marco. Allungai la lingua a toccarlo, era strano ma non disgustoso, lo leccai piano prendendo confidenza fino a quando Gianna spinse ancora la mia testa. Aprii le labbra e ne presi in bocca la punta. Gianna continuava a darmi istruzioni. Lo succhiai e lo leccai, provai a prenderlo dentro tutto ma mi dovetti fermare quando sentii il glande puntarmi sulla gola e mi venne un conato. Ripresi la mia opera, lo masturbai, lo leccai e lo succhiai nuovamente. Lo sentivo fremere nella mia bocca, quasi farsi più grosso a riempirmi il cavo orale.
Sempre seguendo le istruzioni ne succhiavo la punta mentre lo masturbavo sempre più velocemente quando sentii Marco urlare e qualcosa schizzarmi dentro la bocca. Era un po’ amaro come aveva detto Gianna, caldo e vischioso, ma non mi faceva schifo, Accelerai il movimento della mano continuando a succhiare e inghiottendo il suo seme per non soffocare. Continuai a succhiare mentre si faceva quasi insopportabile la voglia di portare una mano alla patatina per dare sollievo alla mia eccitazione, ora non schizzava più e stava perdendo la sua durezza.
Gianna mi scostò facendolo uscire dalla mia bocca e prendendolo nella sua. A un tratto se lo tolse e appoggiò le sue labbra alle mie, sentii la sua lingua frugarmi la bocca e risposi con la mia intrecciandola e scambiando saliva e residui di seme. Qui non ero proprio una principiante, avevo avuto qualche esperienza con una mia amichetta tempo addietro, era capitato di trovarci e scambiarci piacere vicendevolmente anche se non eravamo mai andate oltre la masturbazione reciproca.
Ci staccammo e ci guardammo in faccia, vidi sorpresa sulla sua, in me invece stava salendo la voglia di baciarla ancora e mettere la mia mano sulla sua patatina.

Dal punto di vista di Marco:

Eravamo nella cameretta di Gianna approfittando dell’assenza dei suoi genitori. Gianna &egrave la mia morosa da sei mesi, pazientemente sono riuscito a insegnarle a farmi i pompini che &egrave la cosa che adoro più di ogni altra, anche dello scopare. Prima riluttante e inesperta ora aveva imparato e addirittura beveva il mio succo.
Stesi sul letto ci stavamo baciando e come facevo sempre le spinsi la testa verso il basso, era il mio segnale per dirle di prendermelo in bocca.
Aveva appena iniziato quando sentii aprirsi la porta e sull’uscio apparve sua cugina che era in visita con i suoi. Rimasi impietrito pensando mille cose insieme, se avesse parlato con i genitori di Gianna non avrei mai più potuto avvicinarmi a quella casa.
Restammo tutti e tre fermi come statue per la sorpresa ma ci pensò Gianna a smuovere la situazione. Con tono aggressivo apostrofò la cugina. La vedevo ferma sulla porta, le guance rosse, abborracciare delle scuse anche se non prestavo attenzione alle sue parole perché Gianna aveva ripreso a farmi una sega. Lì, davanti a sua cugina.
Evitai di parlare facendole condurre il gioco e vidi Stefania, che avevo conosciuto qualche settimana prima, avvicinarsi e sedersi sulla sponda del letto e poi, come un automa, tendere la mano. Gianna gliela prese e la portò sul mio affare, facendoglielo circondare con le dita. Trattenni il fiato, le due cugine mi stavano facendo una sega, una mano sopra l’altra.
Gianna tolse la sua mano e Stefania si bloccò, trattenni un gemito di delusione e quando mi rivolse lo sguardo cercai di sorriderle per comunicarle il mio desiderio che continuasse. Dovette percepirlo perché riprese a muovere la mano. Non riuscii a trattenere però un gemito di dolore e un avvertimento, mi aveva stretto forte e con il dorso della mano, scendendo, mi aveva colpito un testicolo. Subito la sua presa si fece più lieve, ora muoveva la mano con ritmo costante, su e giù, fissando la punta con concentrazione. La situazione mi intrigava, la mano di Stefania mi procurava un piacere intenso.
Ancora sentii Gianna parlarle, ci misi qualche secondo a comprendere che le stava dando istruzioni. Gianna le tolse il mio affare dalle mani e scese con le labbra facendo colare un filo di saliva ma subito dopo lo prese in bocca fino a metà. Sentii uno stimolo fortissimo a godere a cui resistetti con un notevole sforzo. Poco dopo la bocca era cambiata, ora era Stefania a succhiarmi, e se pur inesperta, tanto che sentii un paio di volte i denti, seguendo le istruzioni di Gianna, che sentivo in sottofondo, stava imparando in fretta. Ormai mancava poco, sentivo di non poter resistere ancora molto e quando Stefania prese a segarmi e succhiarmi contemporaneamente esplosi nella sua bocca inarcandomi per il piacere intenso. Fiottai diversi schizzi dentro di lei ma non smise un attimo di succhiarmi. Le forze mi abbandonarono e ricaddi all’indietro a malapena conscio di ciò che mi circondava. Riaprendo gli occhi ebbi un sussulto d’eccitazione. Gianna e Stefania si stavano baciando, non avrei mai supposto che Gianna potesse essere attratta anche dalle donne ma era evidente il trasporto con cui lo facevano. Si staccarono guardandosi e io guardavo loro immaginando possibili eccitanti sviluppi. Ma questa &egrave un’altra storia.
Erano trascorse 24 ore da quel pomeriggio in cui Stefania aveva beccato me e Marco a limonare, ricordavo con eccitazione il momento in cui lui le era venuto in bocca, ma ancora di più il momento in cui ci eravamo baciate. Ero turbata, non mi spiegavo perché l’avessi fatto, non avevo mai pensato a scambiare effusioni con qualche mia amica, e ne avevo di belle, a me piaceva il maschio, ma il bacio di Stefania l’avevo gradito molto. Diverso da quelli di Marco, più dolce e più selvaggio allo stesso tempo. Non avevo potuto parlarne con Stefania perché poco dopo erano tornati i nostri genitori, ma volevo farlo, volevo chiederle perché mi avesse baciata con tanto trasporto, perché avesse negli occhi quella luce eccitata quando ci eravamo separate.
Presi il coraggio a due mani, non ero tanto sicura di me, e andai nella sua cameretta. La trovai distesa sul letto, intenta a leggere un libro. Indossava dei pantaloncini leggeri che le lasciavano scoperte le belle gambe, e una canottierina chiaramente indossata senza reggiseno che faceva spuntare le due fragoline dei capezzoli. Chiusi la porta e mi sedetti vicino a lei. Non sapevo come cominciare il discorso, fu Stefania a parlare per prima:
– Perché ieri mi hai fatto fare quella cosa? –
Non ero certa di saperle rispondere, di poterle spiegare perché mi era venuta l’idea di coinvolgerla, la voglia di vederla alle prese col bel cazzo di Marco. Ci provai lo stesso, e poi le posi la domanda che mi frullava in testa:
– Perché mi hai baciata?
– Sei stata tu a baciare me, era la tua prima volta con una ragazza? –
– Sì, non so perché l’ho fatto, per te non era una novità vero? –
– No’. – e mi raccontò dei suoi giochi con una sua amica, del piacere che si erano scambiate.
– E’ per questo che non avevi mai visto un cazzo prima? Ti piacciono le donne? –
– No”. non lo so”’. I miei genitori non hanno mai benvisto che io frequentassi ragazzi, mentre le mie amiche potevano venire a casa quando volevano. A me piacciono gli uomini ma non ho mai avuto modo di fare qualcosa”.. fino a ieri – Mi raccontò anche delle sue esperienze, poche, con i ragazzi. Eravamo vicine, sussurrando più che parlando. La sua voce si fece un poco più roca:
– Vuoi baciarmi ancora? –
– Sì”’ – e era vero, lo volevo, ora sapevo che ero andata da lei proprio per quello.
Avvicinò le sue labbra, le aprì leggermente e le poggiò sulle mie. Era dolce. Chiusi gli occhi e aprii le mie. La sua lingua si fece subito avanti, leccandomi piano il labbro superiore, subito raggiunta dalla mia a cui s’intrecciò in una danza lenta. Le nostre bocche si unirono saldamente, le nostre lingue vagavano ora dentro la mia bocca ora dentro la sua, scambiandosi saliva e sospiri. Stefania mi abbracciò tirandomi a se, il bacio si fece, se possibile ancora più profondo. Come mossa da vita propria la mia mano andò sul suo seno, da sopra la canotta, a giocare con il capezzolo sporgente, e lei ricambiò il gesto tirandomi ancora di più verso di se. Durò un’eternità, o un solo minuto, non so dirlo, ci staccammo entrambi ansanti, le labbra umide, gli occhi annebbiati.
Stefania sorrise trionfalmente:
– Oggi tocca a me insegnarti qualcosa -. Mi prese per un braccio e mi fece stendere di fianco a lei, faccia a faccia. La sua bocca tornò sulla mia che si aprì volentieri a accogliere ancora la sua lingua. La sua mano però non tornò sul mio seno, scese più in basso, toccandomi da sopra i pantaloncini. Sentii una stilettata di piacere nella mia micina, mi sentii inumidire e emisi un lamento di protesta quando la tolse. Però era solo per prendere il mio braccio e portare la mia mano tra le sue cosce. Voleva essere ricambiata, lo capivo”’.. lo volevo anche io e la carezzai come lei aveva ripreso a fare con me. Non sapevo bene come muovermi, lo feci per istinto, come avrei fatto con me stessa, e Stefania mugolò facendo mugolare anche me perché con due dita andò sotto i pantaloncini, sulla carne nuda, viva, entrando in me delicatamente, bagnandosi dei miei succhi che cominciavano a uscire copiosi. Feci ciò che faceva lei, per la prima volta toccai una micina che non fosse la mia, e mi piacque. La sentivo stretta, diversa dalla mia eppure eguale, ripensai che doveva essere ancora vergine e non andai a fondo, ma a lei lo dissi, io non ero più vergine, poteva entrare come voleva” e Stefania lo fece, scopandomi con le dita mentre io mi dedicavo al suo clitoride e alle labbra esterne. Continuò per diversi minuti, tra mugolii e carezze; la sua lingua ora era più avida, più violenta, padrona della mia bocca, e lei gemeva e i suoi gemiti si perdevano soffocati incontrandosi con i miei. Sentii l’orgasmo partire da lontano, non era come con Marco, mancava la componente invasiva, eppure c’era, in forma diversa ma le dita di Stefania scavavano dentro di me come un cazzo, meglio di un cazzo. Venni abbracciandola forte, le labbra incollate alle sue fino alla fine, respirando a fatica, volendo che entrasse ancora più a fondo in me, e mentre venivo sentii la mano bagnarmisi dei suoi succhi, di lei che si contorceva davanti a me cercando di prendere fiato, le dita profondamente nella mia micina, a spingere ancora e ancora.
Ci abbandonammo l’una nelle braccia dell’altra, stremate, cercando di recuperare energie e ossigeno, le teste appoggiate al cuscino, sorridendoci a pochi centimetri l’una dall’altra.

Dal punto di vista di Stefania:

Mi sentivo strana, il pomeriggio precedente avevo fatto una cosa che mai avrei pensato. Succhiare il cazzo del ragazzo di Gianna mi era sembrato normale, mi era anche piaciuto, così come ricevere il suo seme in me, inghiottirlo restituendone solo in parte a Gianna quando mi aveva baciata. Sì, Gianna, pensavo a lei mentre cercavo, distesa sul letto, di leggere un libro di cui nemmeno ricordavo il titolo. Perché aveva voluto dividere il suo ragazzo con me? Perché mi aveva poi baciata? Ero indecisa se andare da lei quando sentii la porta aprirsi. Senza una parola Gianna entrò, richiuse la porta e venne a sedersi sul letto vicino a me. Sembrava non trovare le parole e allora chiesi io quel che mi premeva:
– Perché ieri mi hai fatto fare quella cosa? –
Esitando, cercando le parole, mi spiegò come le fosse nata in testa l’idea a vedermi lì, attonita, a fissare l’uccello del suo ragazzo. Poi mi chiese perché l’avessi baciata. Sentii sorgermi dentro uno spunto di ribellione, non ero stata io a baciarla, o meglio non ero stata io a cominciare. Le volevo rispondere quasi sgarbata ma capii il suo turbamento, non aveva mai baciata una ragazza. Ci scambiammo domande e le raccontai la mia storia con la mia amica, di come era bello trovarmi con lei a casa mia o sua e toccarci a vicenda, darci quel piacere diverso da quello solitario a cui eravamo abituate, diverso sicuramente anche da quello che poteva darci un maschio ma che, per la situazione, non potevamo provare.
A un trattò mi chiese se fossi lesbica. Entrai in confusione, mi piaceva giocare con la mia amica, mi piaceva anche limonare con il mio moroso e mi era piaciuto quel che avevo fatto con Marco. Brevemente, arrossendo per la pochezza delle mie avventure, le raccontai le mie esperienze con gli uomini. Mentre parlavo Gianna pareva incantata a ascoltarmi, si era sporta sempre più verso di me. D’istinto le chiesi se volesse baciarmi ancora””… La sua affermazione fu poco più di un sussurro. ””..Mi abbassai verso di lei, lentamente, fino a poggiare le mie labbra sulle sue, leccandole delicatamente. Subito la sua lingua venne a contrastare la mia, no, non a contrastare, a duellare, a giocare in punta, a aggrovigliarsi con essa fino a quando le nostre bocche si unirono strettamente. L’abbracciai stringendola forte a me, con sorpresa sentii la sua mano intrufolarsi su di noi, salire al mio petto e stringermi il capezzolo. Una fitta di piacere mi fece sospirare, la strinsi più forte, con l’altra mano andai a giocare col suo seno, più prosperoso del mio, stringendole e tirandole il capezzolo da sopra la stoffa.
Non so quanto durò ci ritrovammo le bocche vicine, ora divise, col fiato rotto alla ricerca di ossigeno. Toccava a me ora invertire i ruoli, il giorno prima era stata lei a insegnarmi, ora era il mio turno. Le sorrisi e la tirai per un braccio facendola stendere al mio fianco, faccia a faccia, la baciai ancora e le cercai la micina carezzandola da sopra i pantaloncini leggeri. Sospirò Gianna, ma non mi bastava, staccai la mia mano da lei e tirandole il braccio le feci mettere la sua tra le mie cosce che strinsi mentre riprendevo a accarezzarla. Gianna ricambiò ogni mio gesto e mi sentii bagnare, non resistendo oltre andai con le dita sotto i pantaloncini, scostai gli slip, provai a entrare in lei con due dita trovandola umida, ricettiva. Gianna fece lo stesso con me, un suo dito curioso provò a entrare in me, era bello ma entrava a fatica. La sentii dire che lei non era vergine, che potevo fare come volevo, e io lo feci, andando a fondo prima con un dito e poi con due, mentre lei si bagnava sempre più. Le cercai ancora le labbra, la bocca, invadendola con la mia lingua mentre ci carezzavamo a vicenda, lei delicata sul mio clitoride, io prepotente dentro di lei andando avanti e indietro. La sentii godere, stringermi forte, tirarmi a se e mentre affondavo il più a fondo possibile le mie dita in lei venni anche io. Fu come una scossa elettrica che mi fece agitare come una marionetta, scattai indietro con la testa alla ricerca di aria e godetti, godetti gemendo forte, perdendo cognizione di dove mi trovassi.
Ripresi coscienza dopo forse un minuto, il corpo abbandonato, senza energie. A pochi centimetri dal mio viso c’era il suo. Sorrideva, e sorridevo anche io.
Era stata un’esperienza nuova per me, sconvolgente. La mia ragazza, Gianna, aveva praticamente costretto”beh non proprio costretto, diciamo invitato, sua cugina Stefania a farmi un pompino completo di ingoio. Ero a mille, non vedevo l’ora di poter rivedere Gianna nella speranza che coinvolgesse ancora sua cugina. Non successe nulla per due giorni in cui la rividi, pomiciammo un po’ ma nulla più, nessuna parola sull’accaduto. Né avevo preso io il discorso, Gianna era strana, avrebbe potuto anche incolpare me di ciò che aveva fatto lei accusandomi di averla tradita.
A ogni modo il terzo giorno con un sms m’invitò a andare a casa sua nel pomeriggio, i genitori sarebbero usciti ancora e saremmo stati soli. Insieme a Stefania speravo io.
Arrivai all’orario stabilito e suonai, Gianna mi aprì al solito vestita in pantaloncini e maglietta leggera sotto cui intuivo il suo seno muoversi senza costrizioni. Mi portò subito in camera sua, baciandomi per tutto il percorso, entrando rimasi un po’ deluso, eravamo soli. Mascherai il mio stato baciandola con più intensità, voleva dire che avremmo scopato io e lei, a me andava bene comunque.
Eravamo sul suo letto, già le avevo tolto la maglietta giocando con i suoi seni che baciavo e toccavo mentre lei mi carezzava il cazzo da sopra i pantaloncini. La spinsi giù per toglierle pantaloncini e slip facendola rimanere completamente nuda, tra le gambe le vedevo il suo fiore che sembrava chiamarmi. Mi spogliai in fretta anche io rimanendo nudo, l’erezione prepotente che puntava verso di lei. Mi accostai cercando di mettermi tra le sue gambe ma lei mi respinse, mettendosi in ginocchio e allungando la mano per afferrarmelo. Mi segò per un po’, respingendo ogni mio tentativo di accostarmi a lei. Provai a cambiare prendendole la testa e spingendola verso il basso, si divincolò negandomi anche questo. Ero esasperato, non ero lì per una sega, per quanto piacevole fosse. Sentii la porta aprirsi e apparve Stefania in accappatoio, chiuse la porta e s’accostò al letto rimanendo ferma a guardarci. Gianna parlò:
‘La mia cuginetta oggi deve imparare qualcosa di nuovo. Ti &egrave piaciuto come te l’ha succhiato ieri? Vorresti che lo rifacesse?’
Annuii entusiasta guardando ora l’una ora l’altra, il mio sogno si realizzava, erano entrambe lì pronte ai miei desideri. Stefania si tolse l’accappatoio, sotto era nuda anche lei. Mi parve che avesse un moto di ritrosia a spogliarsi ma lo fece comunque. Era incantevole, seni più piccoli di quelli di Gianna, svettavano alti e sodi, sulla pelle bianca, ancora non abbronzata, spiccava il cespuglietto scuro. Si coprì con una mano nel vedermi guardarla, un ultimo istinto pudico, subito fugato da Gianna che presala per mano la fece salire sul letto e inginocchiarsi verso di me. La mano di Gianna mi lasciò subito sostituita da quella di Stefania, pochi istanti dopo provai la sensazione della sua bocca calda che mi ingoiava.
‘Succhialo cuginetta, come hai fatto l’altro giorno, faglielo rizzare per bene’
Ero in paradiso, la lingua di Stefania mi scatenava dentro sensazioni deliziose: le poggiai una mano sulla testa per guidarla ma non ce n’era bisogno, sapeva già come fare, aveva appreso subito questa cosa nuova per lei. Mi godetti le sue attenzioni per diversi minuti mentre Gianna ci guardava eccitata. Poi lei la tirò indietro prendendola per i capelli e facendole rialzare la testa. La baciò e con la mano le cercò la micina subito imitata da Stefania. Ora le avevo davanti a me, sulle ginocchia, abbracciate, che si davano piacere l’un l’altra baciandosi con voracità.
Era uno spettacolo da brividi, stavo pensando di unirmi a loro quando Gianna si staccò e mi fece cenno di sdraiarmi.
‘Guarda Stefania, questo non l’hai fatto mai’
Mi salì sopra e mi prese in mano l’uccello puntandoselo all’entrata della micia; scese piano col bacino facendomi entrare lentamente, mugolando man mano che ogni centimetro spariva dentro di lei. Stefania ci guardava eccitata, ancora sulle ginocchia si stava toccando.
Gianna mi cavalcò a lungo, agitandosi sopra di me, i capelli svolazzanti per gli scuotimenti di testa, le labbra aperte in un gemito roco che sfociò in un urlo quando raggiunse l’orgasmo. Non ce la facevo più, l’avvertii che stavo per godere e appena in tempo mi fece uscire da lei lasciandomi fiottare il mio seme sulla sua pancia, sul suo pelo da cui ricadde sul mio, sulla sua mano che mi stringeva. Stefania godette insieme a noi, mugolando forte mentre si masturbava.
Ci abbracciammo contenti sul letto disfatto, Gianna sopra di me, Stefania di fianco, e ancora si cercarono con la bocca per baciarsi a pochi centimetri dal mio viso, lasciandomi vedere il guizzo delle lingue, il gonfiarsi delle guance, la saliva che bagnava le loro labbra.
Riposammo qualche minuto, finché Gianna non si scosse e rizzò la schiena.
‘Guarda cosa hai combinato’ mi disse, e in effetti la mia e sua pancia erano imbrattate del mio seme. Non se ne fece problema, scendendo con la bocca a rianimarmi, cosa che le riuscì con pochi e sapienti colpi di lingua. Completò la mia resurrezione accogliendo il mio uccello nella sua bocca e succhiandolo, poi si scostò.
‘Adesso tocca a te Stefania, apri le gambe’
La fece accomodare a cosce aperte vicino a me e m’invitò a salirle sopra, cosa che feci ben volentieri. Il mio cazzo, ora di nuovo nel pieno della sua erezione, puntava verso la sua micina che vedevo luccicante di umori.
‘Ho paura, mi farà male”’ e poi mamma se ne accorgerà’ la sentii dire. Vedevo la sua faccia un po’ impaurita, tesa, sentii la voce di Gianna che cercava di tranquillizzarla, intanto io me l’ero preso in mano e l’avevo puntato sul suo fiore, appena sopra le labbra, lo strusciavo su e giù e già quel contatto mi mandava in estasi. Spinsi appena, separando le labbra intime con la mia cappella, era quasi fatta anche se Stefania mi pregava di fermarmi. Non me ne fregava niente della sua paura, stavo per prendere la mia prima vergine e nulla mi avrebbe distolto dal farlo. Nulla tranne lo scatto repentino di Stefania che si tirò su verso la parete chiudendo le cosce.
‘NO, non voglio”.. mamma mi ammazza se lo scopre’
Mi bloccai, c’ero stato tanto vicino, mi sentii invadere dalla frustrazione, forse avrei tentato di forzarla se non fosse intervenuta Gianna.
‘Va bene piccola, va bene. Fermati Marco, non &egrave ancora il suo momento, hai altri modi per divertirti e farla divertire’
Si spostò verso Stefania prendendole le ginocchia e tirando per aprirle, lei si ribellò.
‘Aspetta, stai tranquilla, non te lo metterà dentro, stai tranquilla, lasciami fare’
Con la mano aveva coperto la sua micina, la massaggiava, e Stefania si rilassò, si fidò di Gianna e del piacere che ricominciava a scorrerle dentro.
Gianna mi prese per i capelli e mi spinse in giù, verso quel fiore che pareva quasi palpitare davanti a me. Non aveva bisogno di dirmi cosa fare, mi piaceva farlo, e mi tuffai tra le cosce di Stefania iniziando a lambirle le grandi labbra, a stuzzicare con la lingua il clitoride. Lei sospirò, rilassandosi ancora, abbandonando le cosce aperte sul letto. Mi dedicai per diversi minuti a lei, cercando di ripetere ciò che avevo già fatto altre volte con Gianna e che sapevo piacerle, e Stefania parve impazzire, contorcendosi tutta, divincolandosi dalle mani di Gianna che pur giocando col suo seno la tenevano premuta sul letto. S’inarcò urlando quando venne, bagnandomi la faccia dei suoi succhi che bevvi avidamente. Infine mi staccai rialzandomi sulle ginocchia, Stefania era sfatta davanti a me, ancora si muoveva gemendo. Gianna mi abbracciò e baciò, leccandomi le labbra e il viso. Poi parve distrarsi, guardò verso Stefania e si abbassò repentina sul suo ventre passando la lingua lungo la sua micina per tre o quattro volte. Si rialzò con l’aria stupita, poi mi baciò ancora forzandomi la lingua dentro e stringendomi come una forsennata. Dopo un minuto mi lasciò e si voltò, Stefania ci stava guardando interrogativa.
‘Ora tocca a te Stefania, Marco ha saputo farti godere, ora ricambialo, fai come l’altro giorno, fallo godere’
Con un sorriso Stefania s’alzò e rigirò sul letto, con la bocca venne a impadronirsi del mio cazzo e ancora sentii la sua lingua, il suo succhiare. Mi bastò poco, ero già sovraeccitato, un paio di minuti in cui le sue labbra scivolarono su e giù sulla mia asta, arrivando a prendermi in se a metà, furono sufficienti a farmi venire e per la seconda volta le venni in bocca, spruzzando il mio seme in diversi fiotti, gridando il mio piacere e riempiendole la bocca che lei non staccò fino a quando non ebbi finito di eiaculare. Mi accasciai all’indietro sul letto. Ero distrutto.

Dal punto di vista di Stefania

Ero eccitata, questa vacanza si stava rivelando meno noiosa del previsto. Ciò che avevo fatto con Gianna e il suo ragazzo prima e poi con la sola Gianna mi avevano messo in uno stato febbrile. Per la presenza dei nostri genitori non avevamo più potuto rimanere a lungo da sole e, a parte qualche bacio fugace, non avevo potuto godere della sua compagnia. Avevo rimediato con dei lunghi ditalini nel mio letto, di notte, ma non era la stessa cosa, non lo era più. Ripensavo a come in pochi giorni la mia vita fosse cambiata. Io, che a malapena avevo donato qualche bacio e toccatina ai miei ragazzi, ora avevo succhiato il cazzo a uno, per di più il ragazzo di mia cugina, e non solo, avevo anche ingoiato il suo seme. Non che mi fosse piaciuto particolarmente, ma nemmeno mi aveva fatto schifo. Era calda, leggermente salata, un po’ acidula, ma la sensazione di lui che impazziva per le mie carezze e esplodeva dentro la mia bocca””beh, questa era incredibile.
I nostri genitori nel pomeriggio sarebbero andati a far visita a dei parenti poco fuori città, Gianna al solito non era voluta andarci e mi aveva detto brevemente di non andarci neanche io. Così, con la scusa dello studio, restai a casa anche io e già pregustavo il piacere che avrei scambiato con Gianna, sicuramente avremmo ripetuto quel pomeriggio e non vedevo l’ora.
Gianna mi chiamò:
‘Tra mezz’ora arriva Marco, tu vatti a fare una doccia e appena finito vieni in camera mia””’ senza vestirti.’ All’inizio fui amareggiata dalla notizia, volevo restare con lei sola, ma a ripensare che avrei rivisto il suo cazzo, che magari avrei ancora potuto averlo tra le mie mani, stringerlo, baciarlo, farlo impazzire, mi spinsero sotto la doccia canticchiando. Stavo ancora lavandomi i capelli quando sentii muoversi lungo il corridoio e poi la porta della camera di Gianna chiudersi. Ero in ritardo. Velocemente mi sciacquai, ci misi un’eternità a asciugarmi i capelli e poi, con addosso solo l’accappatoio, andai da lei.
Entrai chiudendomi la porta alle spalle e mi avvicinai al letto. Gianna e Marco erano lì sopra, nudi, lei lo stava masturbando. Gianna parlò e mi fece cenno, obbedendo mi tolsi l’accappatoio. Per un istante rimasi refrattaria, non ero abituata a mostrarmi nuda, d’istinto mi coprii seno e pube ma Stefania mi prese la mano e mi guidò a salire in ginocchio sul letto, mi spinse la testa in basso. Non aveva bisogno di fare altro. Presi in mano il cazzo di Marco e lo soppesai, lo accarezzai dolcemente. Era come lo ricordavo, caldo e duro, con un sospiro lo presi in bocca e iniziai a succhiarlo. Mi piacevano le contrazioni che aveva, mi piaceva cercare di farlo entrare il più possibile, mi piaceva leccarlo cercando i suoi punti più sensibili. A un tratto mi sentii afferrare per i capelli e tirare su. Cercai di ribellarmi, non volevo smettere, ma Gianna mi baciò. Sentii la sua mano coprirmi la micina, accarezzarmi il clitoride. Ricambiai il bacio e la penetrai con un dito dimenticandomi di Marco e del suo cazzo, persa nella bocca e sulla lingua di Gianna.
Ancora lei decise per tutti, staccandosi da me e ignorando il mio moto di protesta. Fece stendere Marco, gli salì sopra e prendendoglielo in mano lo fece entrare lentamente dentro sé, Mi disse di guardare ma non ce ne era bisogno, io già guardavo estasiata quel cazzo farsi strada nella sua micina, uno spettacolo totalmente nuovo per me, presi a accarezzarmi eccitata mentre Gianna saltava e sobbalzava sopra Marco, gemendo e contorcendosi, scuotendo la testa freneticamente fino all’urlo liberatorio del suo piacere. Marco le disse che stava per godere e lei lo impugnò nuovamente e fattolo uscire da sé lo segò fino a quando gocce bianche coprirono il suo ventre, la sua mano, colando piano sulla pancia di Marco. A quella vista venni anche io.
Ci abbracciammo ridendo, Gianna sopra Marco, io di fianco che stringevo entrambi, e scambiai un bacio profondo con Gianna mentre Marco ci guardava con gli occhi di fuori. Riposammo qualche minuto poi Gianna si tirò su con la schiena rimproverando Marco per l’appiccicaticcio che avevano addosso a causa del seme prima sparso e poi steso dallo sfregamento dei loro corpi. Con un sorriso furbo scese con la bocca verso il suo ventre, imboccò il suo cazzo e ben presto lo riportò in piena erezione. Indi mi chiamò:
‘Ora tocca a te’ Ebbi paura. Pur obbedendo e stendendomi a fianco di Marco non ero convinta. Sapevo cosa voleva facessimo, anche perché Marco si era messo tra le mie cosce, aveva puntato il suo affare sulla mia micina usandolo per carezzarla piano. Era eccitante ma rifiutai, dissi che non volevo, pensai a mia madre che se mi avesse scoperto mi avrebbe ammazzata di ceffoni. Non mi ascoltarono, Marco addirittura lo puntò sull’ingresso della vagina, lo sentii farsi strada, separare le labbra esterne. Non so come feci a trovare la forza di sottrarmi, a scivolare via da sotto il suo corpo per rannicchiarmi, le mani intorno alle ginocchia, contro la parete dietro il letto ripetendo a alta voce la mia negazione.
Marco pareva impazzito per il mio sottrarmi, mi guardava con occhi strani. Parlò ancora Gianna, dicendomi di stare tranquilla e a lui di calmarsi. Mi prese le ginocchia cercando di divaricarle. Resistetti, temetti volesse farlo accomodare nuovamente tra le mie gambe, ma non era questa la sua intenzione. Mi pose la mano a coppa sulla micina, mi carezzò mentre mi parlava, e io mi sentii illanguidire, il piacere tornava a farsi strada in me. La vidi costringere Marco con la testa tra le mie gambe. Intuii cosa volesse e attesi, nessuno me l’aveva mai fatto. All’inizio una sensazione strana, sentire una lingua che passeggiava sul mio sesso, poi una fitta di piacere quando prese il mio clitoride in bocca per una veloce succhiatina. Da lì fu un susseguirsi di fremiti. Mi piaceva, mi piaceva tanto, e godevo di ogni carezza, di ogni colpo di lingua, di ogni succhiata al clitoride fino a quando godetti ancora contorcendomi sul letto, stringendogli la testa con le cosce e urlando il mio piacere. Ero sfinita, ancora muovendomi sulle lenzuola vidi come tra la nebbia Gianna baciare Marco, leccargli le labbra, il viso, ripulirglielo dai miei umori, poi si girò verso di me, sguardo smarrito prima di chinarsi tra le mie gambe. Ricevetti ancora piacere sentendo la sua di lingua farsi strada tra le mie labbra, stuzzicarmi il clitoride. Si rialzò e mentre la guardavo perplessa abbracciò e strinse forte Marco, abbarbicandosi a lui mentre lo baciava, tutta la lingua in bocca. Parve calmarsi e guardandomi mi disse:
‘Ora tocca a te Stefania, devi ricambiarlo, farlo godere come lui ha fatto godere te’
Le sorrisi, sapevo come fare. Mi rigirai sul letto e gattoni mi accostai a lui. Il suo cazzo era all’altezza giusta per prenderlo tra le labbra, leccarlo, cercare di farlo scendere il più possibile in gola. Lo feci per alcuni minuti, serrando le labbra intorno all’asta mentre muovevo la testa su e giù, e Marco godette. Sentii il primo spruzzo finirmi direttamente in fondo alla bocca, subito seguito da altri. Non mi staccai, cercai di ingoiare mentre ancora avevo le labbra ben serrate intorno al suo cazzo, e ancora mossi la testa su e giù fino a quando smise di spruzzare il suo seme. Avevo la bocca piena, ma non pensai nemmeno un secondo di sputare, conoscevo già il sapore ma ora l’esaminai meglio concludendo che poi non era orribile, strano ma non schifoso, e la soddisfazione di vedere Marco accasciarsi sul letto valeva ogni goccia che avevo ingoiato.

Dal punto di vista di Gianna:

Ero sconvolta, deliziosamente sconvolta. Mi aveva molto eccitato l’incontro a tre con Marco e Stefania ma mai avrei pensato che due ragazze potessero godere insieme come avevamo fatto io e Stefania. Sapevo che esistevano le lesbiche, anche le bisex, ma l’idea non mi aveva mai attraversato la testa. Scoprire che provavo trasporto per Stefania e che con lei potevo ‘giocare’ libidinosamente mi rendeva euforica, era un pianeta nuovo che si apriva davanti a me. I giorni successivi avevamo i nostri genitori tra i piedi e non potemmo fare niente, solo qualche bacio prima di andare a letto, nel corridoio che divideva le camere, bene attente che non ci vedessero. Andava meglio con Marco che potevo vedere fuori e con cui feci roventi pomiciate al parco. Trovai strano che non mi parlasse della nostra esperienza a tre, ma avevo già un piano in mente. Sapevo che i nostri genitori sarebbero andati a trovare dei parenti un pomeriggio e mi organizzai invitando Marco a venire a casa e dicendo a Stefania di inventarsi una scusa per restare.
Quel giorno mancava poco all’arrivo di Marco e imposi a Stefania di fare una doccia e di venire subito dopo in camera mia, senza vestirsi, ancora umida ma soprattutto nuda.
Marco arrivò e lo portai in camera limonando lungo il percorso, appena entrati lo vidi arrapato, e arrapata ero anche io al pensiero di quello che sarebbe successo. Mi tolse la maglia lasciando i miei seni liberi e impossessandosene per baciarli e succhiarli. Non resistetti dal carezzarlo da sopra i pantaloni. Mi fece spogliare completamente e si spogliò anche lui cercando poi di salirmi sopra per scoparmi. Non era questo che volevo, mi rifiutai e glielo presi in mano. Attendevo che arrivasse Stefania ma ancora non si vedeva, e Marco diventava sempre più impaziente. Tentò di farselo succhiare ma mi sottrassi ancora continuando a masturbarlo. Quando temevo perdesse il controllo ecco che arrivò Stefania. In accappatoio si avvicinò al letto e rimase lì a guardarci.
Era il momento, le feci cenno di spogliarsi e mentre lo faceva avvertii Marco che oggi le avremmo insegnato qualcosa di nuovo chiedendogli se gli era piaciuto il suo pompino, se voleva ancora che lei lo succhiasse. Marco era immobile. Con la coda dell’occhio vidi un gesto estremo di pudore di Stefania che si copriva con le braccia. Eh no cara mia, pensai, non puoi rovinarmi tutto ora. La presi per mano e la feci salire ginocchioni sul letto, condussi la sua mano sul cazzo di Marco e intanto le premetti sulla nuca verso il basso. Non ci fu bisogno di insistere, lo impugnò e poco dopo lo succhiava allegramente. Era una porcellina la mia cuginetta, la seconda volta che vedeva il cazzo di un uomo e già la seconda volta che lo succhiava, e che impegno ci metteva mentre io la incitavo. L’afferrai per i capelli e la tirai su, mi era venuta voglia di baciarla, e lo feci, mettendole una mano sulla micina a carezzarla. Stefania ricambiò bacio e carezze, sentivo le sue dita entrare dentro di me e mi eccitavo sempre di più. Mi sarebbe piaciuto godere così ma avevo altro in testa. Mi staccai e feci cenno a Marco di sdraiarsi.
‘Guarda Stefania, questa &egrave una cosa nuova per te’
Salii sopra Marco e, tenendo fermo con la mano il suo uccello, gli sedetti sopra scendendo lentamente, assaporando ogni centimetro del suo cazzo che entrava in me. Non seppi trattenere un singhiozzo di piacere quando arrivò in fondo, l’avevo preso tutto e cominciai a muovermi ondeggiando i fianchi. Stefania ci guardava masturbandosi, gli occhi le brillavano d’eccitazione. Era bello, stavo godendo, dalla mia gola usciva un gemito continuo che non riuscivo a trattenere. Chiusi gli occhi e mi mossi più velocemente, Marco sgroppava sotto di me venendomi incontro e penetrandomi più che poteva. L’orgasmo mi partì dalle reni, sentii una scossa elettrica percorrermi il ventre e arrivare lì, nella mia micina e urlai, urlai di piacere. I sensi appannati dalle sensazioni sentii Marco avvertirmi che stava per venire. Non potevo farmi venire dentro e mi sbrigai a tirarlo fuori e segarlo finché non godette spruzzando il suo seme sul mio addome, sul mio pube, sulla mia mano. Mi lasciai andare sopra di lui abbracciandolo e Stefania si unì a noi stringendoci entrambi.
Il viso di Stefania a pochi centimetri dal mio fu una tentazione irresistibile, la baciai e lei ricambiò il bacio forsennatamente, mulinando le lingue fino a stancarci, bagnandoci della nostra saliva. Poi riposammo, ancora tutti e tre attaccati.
Dopo pochi minuti mi ripresi, era il momento di fare ciò che avevo pianificato. La mia cuginetta avrebbe perso la sua verginità, e sarei stata io a guidarla, istruirla, a vedere un cazzo entrare per la prima volta nella sua micina intatta.
Rimproverai scherzosamente Marco, il suo seme tra i nostri corpi con la frizione dei corpi s’era sparso e appiccicava dappertutto, i nostri addomi ne erano completamente ricoperti. Scivolai in basso e glielo presi in bocca, ora serviva che il suo cazzo fosse al massimo della rigidità. Non mi ci volle molto, sapevo cosa gli piaceva, dove usare la mia lingua, e ben presto succhiavo il suo uccello pienamente eretto. Chiamai Stefania invitandola a stendersi di fianco a Marco, a aprire le cosce per la sua prima scopata. Marco le salì sopra, l’uccello ben dritto che scivolava tra le sue grandi labbra, sul suo clitoride. Stefania protestò, la vedevo tesa, non convinta, impaurita. Marco pose la punta all’ingresso della vagina, spinse piano, la testa stava già entrando quando Stefania sgusciò via come un’anguilla gridando che non voleva, che aveva paura che la madre la scoprisse. Guardandola rannicchiata contro la parete, l’eccitazione svanita, solo la paura sul volto, compresi che non era il caso di insistere, la mia fantasia sarebbe rimasta tale a meno di forzarla, e non volevo. Marco invece sembrava pronto a saltarle addosso, mi affrettai a fermarlo, e un’altra idea mi venne in mente. Le afferrai le ginocchia per aprirle, oppose resistenza temendo un atto di forza, ma la mia voce e la mia mano carezzevole sulla micina la resero arrendevole, fiduciosa. Spinsi Marco a metterle la testa tra le cosce. Quel porco adorava leccarmela, specie se io in contemporanea glielo succhiavo, e avrebbe saputo cosa fare. Infatti Stefania prese subito a gemere, a agitarsi sul lenzuolo, il piacere riprese il sopravvento e l’abile lingua di Marco la portò presto a un orgasmo che la stremò facendola contorcere e poi ancora muoversi lentamente, languidamente, anche quando Marco si rialzò sulle ginocchia. Lo abbracciai e baciai per ringraziarlo, e sentii su di lui un sapore che non conoscevo, quello di Stefania. Un raptus di libidine mi invase, leccai le sue labbra, la sua lingua, il suo volto alla ricerca di quel sapore e, una volta ripulito, mi voltai indecisa verso Stefania. Indecisa perché volevo provare quel nettare alla fonte ma non l’avevo mai fatto, non sapevo come avrebbe reagito lei anche se avevamo giocato insieme. Lasciai cadere ogni indugio e mi tuffai sul suo ventre, leccandole gli umori copiosi usciti dalla sua vagina, picchiettando con la lingua sul clitoride. In tutto questo la mia mano era sempre rimasta tra le mie cosce masturbandomi. L’eccitazione raggiunse il culmine, mi rialzai e abbraccia ancora Marco e mentre lo stringevo forte, sfregando la mia micina sulla sua coscia raggiunsi ancora una volta il piacere.
Mi ci volle un po’ per calmarmi, era stato tutto nuovo, intenso. Stefania mi guardava interrogativa, e io ancora non avevo finito con lei, il povero Marco era ancora teso, doveva sfogarsi. La invitai a ricambiarlo e lei sorridente, arrendevole, venne gattoni a imboccarlo, succhiarlo, masturbarlo con le labbra strette che salivano e scendevano lungo l’asta. Ci volle poco, Marco godette mugolando forte e vidi Stefania che non si staccava ma accettava il suo seme in gola continuando la sua opera ancora per un minuto fino a restituire alla vista l’uccello di Marco, non più ben teso, umido e pulito.

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