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Racconti Erotici

DEDICATO AD UNA FATA RIBELLE

By 29 Novembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Ti sto immaginando mentre rientri tardi a casa, dopo avere fatto l’amore con il tuo uomo, con i vestiti ancora bagnati di pioggia e gelidi di vento, ti spogli e infili in fretta sotto le coperte, ed io sono lì ad accoglierti in un dolce e caldo abbraccio, in silenzio.
Mentre guardo i tuoi occhi, appena illuminati dalle luce delle candele, e mi perdo tra i tuoi morbidi capelli, tu mi dici: “Ho fatto…”
E io, posandoti dolcemente un dito sulle labbra, dal rossetto sbavato appena, a testimoniare l’incontro carnale avvenuto da poco, ti rispondo: “Lo so. Ma non mi importa”.
Quello che mi importa davvero &egrave che tu sia qui. Adesso. Non voglio sapere quello che &egrave stato. Non voglio immaginare quello che sarà. Adesso sei qui. Tra le mie braccia. Al riparo da questo immenso mondo che ti attira, come un piccolo insetto verso la luce, ma che tante volte ti ha anche ferito.
Qui, tra le mie braccia, non devi essere quello che gli altri vogliono che tu sia.
Qui puoi essere veramente te stessa.
Perché ti amo come sei.
Ti amo perché sei sfuggevole come la sabbia tra le dita. E niente e nessuno ti può trattenere.
Ti amo perché sei come il vento. Impetuoso, a tratti, vuole seguire il suo percorso, costi quel che costi… altre volte invece, si posa leggero, su un laghetto di montagna, e ne increspa appena la superficie, come una dolce carezza, godendo di quella pace assoluta, come un veliero che rientra in porto dopo il fortunale.
Ecco cosa sei per me, in questo momento.
Ed io ti bacio, dolcemente, le palpebre abbassate.
Con calma riavvolgo le tue vele e le lego, dolcemente.
Rassetto e riordino il cordame, lucido gli ottoni, spazzo il ponte.
E riempio la cambusa di quello che ti serve per il prossimo viaggio.
Riposati tra le mie braccia, Capitano, ché domani dovrai affrontare un altro viaggio… forse un’altra tempesta…
Dolcemente, ti accarezzo i capelli e la schiena armoniosa.
Dolcemente, ti sussurro qualcosa all’orecchio.
La mia voce calda e il mio lieve respiro si insinuano dentro il tuo essere. Tòccano la tua anima.
E il tuo corpo ha un fremito.
Mi lecchi le labbra.
E la tua anima tocca la mia.
Senza pudore… senza vergogna.
Siamo due anime che si toccano.
Ad un metro dal suolo.
Presto tutto si allontana, improvvisamente. Restano solo le nostre due anime, che si toccano.
Non esiste più la pioggia, non esistono più le candele, non esiste più il freddo, fuori.
Solo io, con la mia voglia di amarti. Solo tu, con la tua voglia di essere amata fino in fondo.
Ti prendo una mano. E’ fredda. Te le scaldo tra le mie cosce, tirandoti la coperta sulle spalle.
Ti bacio il petto. Dolce e sensuale. Adoro vedere che ti ecciti. Adoro osservare il tuo seno, ed i tuoi capezzoli che, piano, si gonfiano.
Te li mordo, lievemente.
Sposti le mani un po’ più su, e mi sfiori il sesso. Poi le scosti.
Ecco… il calore sta salendo nel mio ventre. Mentre delle pulsazioni alla base del mio sesso mi avvertono dell’imminente erezione.
Ma non vorrei che tu te ne accorgessi…
Con una mano ti sfioro le natiche, sode.
Spingi un po’ avanti il pube e i tuoi piccoli peli sentono la mia eccitazione salire.
No. Non ancora. E’ prestissimo.
Ti abbraccio e bacio le tue labbra. Piano, con la lingua, le scòsto.
Non rispondi subito. Come se stessi pensando…
Poi la tua lingua mi cerca, sento il fresco della tua saliva sulle mie labbra. Le dischiudo.
Le nostre lingue si incontrano. Attraverso quel gesto, ci scambiamo le anime.
Io sento la tua voglia. Tu senti la mia.
Mi passi le mani sul petto e baci il mio seno, mentre io indugio con il dito sul tuo ombelico.
Ridi, leggéra, come una bambina. Una piccola bambina che sta scoprendo il piacere.
La tua anima &egrave bambina! Lo sapevo. Come una bambina va alla scoperta del mondo, abbassi il viso fino al mio pube.
Mi baci dolcemente il ciuffetto castano, e indugi, annusando il mio odore.
Anch’io ho lo stesso desiderio: annusarti, sentire il tuo odore.
Mi volto, allora, in modo che il nostri visi siano vicini al sesso dell’altro.
Bacio il piccolo ciuffetto di peli ed anch’io ti annuso. Sento il tuo odore, dolce come zucchero caramellato, ma posso distinguere anche il suo. Acre.
Scosto con la mia lingua un ciuffetto di peli e scopro le piccole labbra.
Rosse, pulsanti. Le vedo ancora stropicciate dall’ultima battaglia. E le amo. Mi piace essere lì a darti piacere, quando lo vuoi. Anche se so che il tuo cuore &egrave di un altro. Anche se so che ti sei concessa a lui da poco. Ma tu sei solo tua. E io sono lì per aiutarti ad esserlo.
Fino in fondo. Lui non potrà mai amarti come ti amo io. Quello che provo per te &egrave un amore libero, senza costrizioni, senza schemi… puro. Ti amo talmente tanto da non volerti legare a me e desiderare il tuo piacere con tutto me stesso.
Dolcemente, gioco con la mia lingua intorno a quel piccolo fiore odoroso.
Ma non lo tocco, ancora. Non voglio sciupare quell’aspetto stropicciato che tanto mi eccita.
Lo senti che mi eccita. Il mio membro &egrave ormai turgido, pulsante. Puoi vederne la violacea sommità, davanti ai tuoi occhi. Puoi sentire i rilievi delle vene, gonfie, con la tua lingua.
Quella lingua che mi tortura, piano, ma non mi uccide mai. Quella lingua che &egrave tagliente, quando vuoi, cinica. Ma che ora così dolce e calda. E mi fa perdere ora, in un vortice infinito di sensazioni.
Assaggio la tua pelle, all’interno delle cosce. E’ un po’ salata. Buona. Sembra il mare. Lo adoro, il mare. Amo da impazzire il mare in tempesta. E il vento forte, che mi schiaffeggia sul viso gli spruzzi di salsedine.
Lo amo, il mare. E lentamente, dolcemente, la mia lingua si immerge nel tuo piccolo mare, mentre un vortice improvviso inghiotte piano il mio sesso. Piano, all’inizio. Poi sempre più in fondo, come per scoprirne le più segrete intimità. Ecco che si alza la maretta. Onde di movimento percuotono i nostri corpi, nudi, che iniziano a sudare.
Il tuo corpo freme, come freme anche il mio. Ogni tocco delle onde sui nostri sessi li fa fremere, ci fa contrarre. Ogni progresso, verso il fondo del vortice ci regala brividi, e scosse di piacere.
Ma non &egrave ancora ora che la tempesta si plachi. C’&egrave una piccola isola, dietro il tuo mare.
Bruna, bellissima, a forma di piccola stella. E’ un dolce buchino morbido e stretto.
E’ piccolo, &egrave profondo… E’ arrossato! Capisco che il pirata si &egrave addentrato anche lì.
Capisco che anche lì sei stata violata. E, dolcemente, lecco le tue ferite.
E tu mi ringrazi. Ne sento la contrazione. Sento la tua bocca e le tue mani che scorrono lungo il mio sesso sempre più in fretta, come a volerne suggere l’intima essenza.
Sento gli umori colare più intensi dalle tue piccole, rosse labbra turgide.
Ma non &egrave ancora ora. Fermati, ti prego. Fammi godere ancora un po’ del tuo splendido essere.
Di nuovo mi sposto. E metto il viso tra le tue cosce. Ti guardo. Sul tuo viso, sui tuoi occhi chiusi, compare la smorfia di quando, da sola nel tuo letto, cerchi il tuo piacere.
Continui a passarti la lingua sulle labbra umide.
Ti amo. Sei una dolce bambina, eccitante ed eccitata nella scoperta del suo piacere.
Lecco e mordicchio il tuo roseo bottoncino, tra le cosce, durissimo eppure morbido allo stesso tempo, mentre stringo tra le dita i tuoi capezzoli tesi. Tu gemi. Dolore, piacere, dolore e piacere insieme ti fanno impazzire.
Piano, un rivolo opalescente sfugge dal tuo fiore delicato e la goccia chiara scende lentamente sulla stellina brunita. E piano, con amore, lo spalmo con un dito per tutta la lunghezza del solco, massaggiandoti dolcemente e poi leccandoti nuovamente, con maggiore avidità.
Gemi di nuovo, con voce bassa, roca. Come se avessi toccato le corde più basse del tuo strumento.
Il tuo ventre si contrae, il tuo pube spinge e pulsa, contro le mie labbra.
Ma non &egrave ancora ora.
Risalgo e di nuovo, con la mia lingua, cerco la tua, mischiando le nostre salive ed i tuoi umori.
Sali, amore. Sali sopra di me. Cavalcami, come un’amazzone il suo destriero.
Sei un’amazzone. Bella, perfetta. I tuoi lunghi capelli che riflettono bagliori solari.
Piano appoggi il tuo pube sul mio sesso, guidandolo con la mano. Ne sfreghi la punta lungo tutta la fessura, una, due volte, per eccitarmi e per renderne l’ingresso più dolce.
Ora sei tu che comandi. Sopra di me puoi farmi ciò che vuoi. Tu stai guidando.
Come il solito. Come quando la tua mente si perde nei suoi pensieri, tra in vento che inonda i finestrini, il sole all’orizzonte e il rombo del motore. Quante volte hai guidato al tramonto?
Quante sensazioni ti ha dato!
Piano, il tuo sesso scende sopra il mio. Ahi, mi fa male! “Piano”, ti dico. Lascia, faccio io.
Un colpo, leggero. Eccomi aprirti appena. Un altro colpo, un po’ più a fondo, qualche centimetro guadagnato. Sento le tue pareti, strette, che pulsano di desiderio e gli umori che iniziano a colare lungo il mio sesso. Un po’ più forte. Altri 5 centimetri.
Ti senti allargare, piacevolmente, lentamente allargare, ed accompagni la mia penetrazione con un OOOOHHHHH, a bassa voce. La forma delle tue labbra ora sembra voler imitare quella delle altre labbra, stirate in cerchio attorno a me.
Scendi, ora, piano. Vuoi goderti ogni rilievo del mio sesso, ogni forma, ogni increspatura.
Fino in fondo.
Sento sui miei peli il fresco dell’aria a contatto con i tuoi umori. Ne sento alcune gocce che scendono fino allo scroto. Ho i testicoli duri ora. Gonfi. Gonfi di un nettare che non ti vorrei mai donare, per prolungare il più possibile il tuo piacere.
Così inizi a muovere le anche. Prima piano, poi sempre più veloce, mentre le tue pupille si perdono verso l’alto, tra le tue palpebre semiaperte.
E’ bello vederti come cerchi il tuo piacere. E anch’io spingo, sincrono ai tuoi movimenti. Adoro osservarti che ti perdi nel vortice della lussuria. E tu vai sempre più veloce… sempre più veloce. Anche le tue dita, posate sul tuo pube, si muovono veloci. Anche i miei testicoli sono sempre più duri, sempre più gonfi del mio seme. Sento il mio sesso che si ingrossa ancora e quel languido pizzicore alla sua base che prelude l’orgasmo.
Devo fermarti.
Ti fermo. Aggrappandomi alle tue natiche con decisione, quasi graffiandole, ti spingo contro di me, in modo che tu non ti possa più muovere.
“Fermati con le anche”, ti dico. Ma tu non ci senti più, e con la mano prosegui il veloce massaggio del tuo sesso. Posso sentire le tue contrazioni, da fermo. Sei splendida. Amo sentire l’anello contrarsi, vicino alla base del mio sesso.
Stai sudando.
Lecco una goccia del tuo sudore.
Capisco che non puoi più fermarti.
Le tue contrazioni si fanno più fitte.
La tua mano viaggia ora veloce, il mio massaggio, dietro, lo &egrave altrettanto.
Dò quattro penetrazioni decise, rapide.
Il tuo viso si contrae, il tuo ventre si contrae, le tue gambe si contraggono. Inizi di nuovo a muovere le anche, con forza, a scatti, spingendomi più che puoi dentro di te. Il mio glande sente il duro del tuo utero. Un brivido improvviso mi percorre tutta la schiena una, due volte, mentre ti penetro, rapido. E mentre il tuo volto si allarga a un sorriso e il tuo corpo piano rallenta, sento il mio seme ribollire, dentro di me.
Ansimo. E dei fiotti caldi schizzano nel tuo ventre, forti, impertinenti, inondando le tue intimità di caldo seme.
Restiamo così, l’una sopra l’altro, senza parlare, accarezzandoci a lungo.
Rimango così, dentro di te, dolcemente.
Quando ti alzi, tante piccole gocce dei nostri umori, cadono sul mio ventre, viscide e calde.
Allora fai qualcosa che di nuovo mi eccita.
Lecchi tutte le gocce e sali con la tua lingua a cercare di nuovo la mia.
Abusa ancora di me come meglio credi, Fata ribelle.
—–
E tu, fata ribelle che mi stai leggendo in questo momento… si, proprio tu, che hai sentito la voglia crescere dentro di te alla velocità delle mie parole… tu che stai stringendo ed accavallando le cosce, perché il dolce languore che senti non vada sprecato…
Parlami di te, di ciò che hai provato, di ciò che hai fatto, scrivendomi a: cieloblu64@yahoo.com

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