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Racconti Erotici

Educazione e impiccio

By 21 Marzo 2020Giugno 16th, 2020No Comments

Mi chiamo Violetta, sono una donna di cinquant’anni, sono originaria della provincia di Rieti, però risiedo da numerosi anni a Vercelli. Ebbene sì, lo dichiaro esplicitamente, lo confesso apertamente, lo menziono e lo paleso liberamente senz’impedimenti, perché soltanto adesso mi sono decisa di spifferarvi la mia anomala e sofferta vicenda, giacché tento di snocciolarvi in conclusione la mia tormentata esistenza personale, dove suppongo che una miriade di donne si riconoscano e s’identifichino in quello che vado subito dopo a menzionare nel corpo del racconto. Sono una saltuaria lettrice, qui di seguito espongo adesso la mia vicenda. 

Io Violetta, per la precisione, dopo parecchio tempo, non essendo stato facile né agevole, avendo riflettuto ed essendo uscita a liberarmi di tutte le mie personali paure, di tutte le mie profonde e radicate angosce e nondimeno dei perenni timori che m’accalappiavano il corpo e m’irretivano la mente, perché il risultato di questo trionfo lo devo unicamente a te, alla tua pazienza e alla tua comprensione, perché mi sei stato accanto senza pressarmi né torchiarmi, senza farmi insomma il terzo grado. 

Dovete sapere e conoscere, che io ho costantemente simulato il piacere fisico, ho sempre finto nella maggior parte dei casi, forse per il mio già innato ed ereditario pudore, probabilmente per la ferrea e inflessibile educazione che ho ricevuto da fanciulla, e in ultimo chissà, per il mio cronico disagio interiore che continuava a rimanere in agguato, assieme al mio lacerante e addolorante silenzio, che spesso e volentieri si sostituiva alla finzione. Non mi vergogno né ho soggezione adesso d’esporlo: fingere l’orgasmo per tutta la vita, è la pratica di moltissime femmine, molte donne lo fanno, gli uomini apparentemente non possono. Alla lunga, invero, nella mente della donna questi condizionamenti minano la sfera personale e sessuale, logorando e insidiando notevolmente il rapporto a due. Calcolata, e da moltissimi ritenuta strettamente legata alla riproduzione, la sessualità femminile è sempre stata considerata la cosiddetta femmina del letto, che non ha autorevolezza né credibilità e che viene ingiustamente minimizzata e trascurata dal maschio. La donna, per cultura o per la mancanza della stessa, per educazione ricevuta o non ricevuta, per moralità o per discrezione ha fatto i conti con questo tormento. La recita a copione assolve un duplice scopo: non dispiacere il partner e rassicurarlo circa le sue prestazioni amatorie, magari non affrontando la problematica sessuale-relazionale. 

Io credo che la prima spiegazione s’allaccia con le più variegate tradizioni del passato, la seconda con i meccanismi di difesa della psiche e con le paure. Io mi ricordo ancora oggi, che la sessualità femminile è stata, sin da sempre, bistrattata, ignorata, poco studiata perché non quantizzabile e misurabile, il mezzo e il fine per la riproduzione. I cambiamenti storici accertati, come la rivoluzione sessuale, le famiglie a doppia carriera, la legalizzazione del divorzio e dell’aborto, hanno svincolato la sessualità femminile dai tabù, per consegnarla nuovamente alle donne e ai loro compagni. Nonostante ciò, la strada verso la consapevolezza del piacere è ricoperta di numerose difficoltà. La pillola contraccettiva che io adoperavo tempo addietro, inoltre, ha definitivamente disgiunto la riproduzione dalla sessualità, ma il rischio e l’incognita della finzione continua a rimanere in agguato, e il silenzio sovente si sostituisce ahimè, immancabilmente e inevitabilmente alla commedia e alla menzogna. 

La sessualità femminile, rispetto a quella maschile, è un erotismo di mucosa più che d’organo vero e proprio, attinente per la sua caratteristica nota d’intimità, d’interiorità e di poca visibilità; per tal motivo può prestare il fianco a frequenti alterazioni, distorsioni e montature. I motivi della mia individuale finzione sotto le lenzuola sono svariati, si relazionano con la mi indole caratteriale donna, con il precedente fidanzato che ho avuto, con le nostre intime evoluzioni di coppia, con i requisiti della nostra stessa vita e in ultimo con il perdurare e con l’accanirsi d’ingannatrici leggende e d’illusorie narrazioni. 

Il personale rapporto fra me stessa è il puro e libero piacere, è stato durevolmente multiforme, gravoso e assai faticoso. Ho dovuto effettuare un distinguo diagnostico per comprendere si trattava d’una questione primaria, che appartiene alla sessualità della donna fin dall’inizio della sua vita intima, oppure secondaria, apparsa in un secondo momento, situazionale, quando si presenta con un partner e non con un altro, assoluta o intermittente. La mia in verità è stata un’avvisaglia, un forte e lampante disagio psichico, una completa assenza di preparazione emotiva, una lacuna affettiva e sessuale. 

Io ho sempre ripetuto menzogne, ho alterato la verità, moltissime donne ahimè lo fanno ancora oggi, per un pacato e conciliante vivere: aggiungo oltre a ciò, per non essere criticata né giudicata né reputata glaciale o nientemeno sessualmente insensibile, condizione per me molto disprezzante e sottostimante, per caldeggiare e magari compiacere in ultimo il mio fidanzato, per non dovermi discolpare, per l’ansia di sentirmi inadatta, scarsa o in colpa nel letto. Io sostenevo e spalleggiavo, che le frottole sessuali, nel fittizio mondo femminile, rappresentavano e delineavano per me in quell’epoca un espediente per svignarsela dall’obiettività, per non aggredire le difficoltà infine scansandole, quelle invero che avevano immancabilmente caratterizzato il disagio e la privazione della mia individuale sessualità. 

L’inedito espediente l’ho insperatamente trovato dopo con te lo scorso anno, perché era sufficiente solamente parlarne, anche se per mia indole taciturna e morigerata, non potevo aprirmi ne sbottonarmi così facilmente, innanzitutto perché devi incontrare qualcheduno che t’ascolti accuratamente senza giudicarti e senza che esprima giudizi affrettati e superficiali, ti devi altresì fidare di chi hai accanto, in quanto è fondamentale, in un secondo tempo, perché avevo il timore e lo smarrimento d’essere risolutamente giudicata, energicamente sentenziata e smisuratamente valutata anzitempo in malo modo. 

In verità, con le poche relazioni amorose che ho avuto, sebbene molti mi considerassero un’aggraziata e incantevole figa, io sempre simulato l’apice del piacere a letto. Finché un giorno, per l’impellenza d’un tragitto per lavoro t’ho conosciuto in modo insperato. Ci siamo frequentati, infine io ho deciso in conclusione, che tu avresti soggiornato nella mia abitazione. Tu sei affabile, come uomo hai delle spiccate e preziose virtù, non sei di certo da copertina per qualche trascurabile e lezioso rotocalco, però quest’aspetto non mi tange per nulla, tu mi piaci per come sei, giacché sei alquanto sensibile, espansivo e gradevole, il fatto non da poco è che sai ascoltare con attenzione. Sì, ascoltare per l’appunto, perché c’è una netta, distinta e sostanziosa differenza fra l’ascoltare e il sentire. Per udire basta unicamente utilizzare l’udito, per ascoltare è sostanziale e insostituibile comprendere azioni e fatti, afferrare e intendere opinioni, abbracciare e capire sentimenti altrui; è necessario mettersi nei panni dell’altro, capirne il punto di vista. 

Un buono e attento ascoltatore, perciò, non interrompe né giunge a conclusioni affrettate, prepara domande per conoscere meglio chi ha di fronte. Un dialogo impostato sull’ascolto attivo è simile a una partita di tennis, dove gli avversari si studiano a vicenda, per capire le rispettive mosse e colpire la palla al momento giusto. Ascoltare significa percepire. Ascolto è anche la capacità di riconoscere i segnali intorno, essere attenti all’ambiente che ci circonda in tutte le circostanze, dove è decisivo cogliere le sfumature in ogni ambito. Ascoltare è una forza magnetica, speciale e creativa. Essere ascoltati ci fa aprire ed espandere. Tutto questo, tu lo hai fatto con una genuinità e con una semplicità unica e lineare, in quanto fa indubbiamente parte della tua indole. 

Quella sera tu sei arrivato d’improvviso, fisicamente mi reputo una donna nella norma, sono tonica e stimolante, con un seno regolare, i capelli lunghi e neri, che snodati m’arrivano a metà della schiena, da molto tempo ho lasciato volutamente la fica pelosissima, perché so che tu sragioni e vaneggi quando la vedi conciata così, con quel folto ed eccitante cespuglio. Tu mi riveli chi io ti suscito sensazioni lussuriose facendoti saggiare sussulti incomparabili d’eccitazione. Parecchie volte io t’ho addentato, tu sei tranquillo, perché in conclusione chi lo avvertirebbe, perché nessuno scorgerebbe gl’indizi dei miei famelici e desiderosi succhiotti che hai addosso tranne me. 

Al presente tu ti stai domandando che cosa sia quello che maggiormente io gradisco e apprezzo di te: tu mi rispondi in modo netto è marcato che sono le mie chiappe che ti fanno perdere omogeneità, che dissipi all’istante la bussola, perché tu hai anelato per lungo tempo d’incontrare una femmina come me, con un didietro armonico, globoso e compatto, immaginandoti di conficcarmi il tuo cazzo in differenti ubicazioni. Adesso, la tua vaporosità e la tua elasticità, su come esprimi queste nozioni, mi suscitano inedite genialità e sconosciute visioni immorali, ma francamente comprensibili e motivate, altamente doverose e legittime, perché all’istante tu mi baci con fervida passione con le nostre avide lingue che frattanto s’intessono, mentre io successivamente infervorata oltremodo, mi lascio agevolmente penetrare prima nella pelosissima fica, in seguito dopo essermi soddisfatta sul davanti, passo ben volentieri sull’altro canale, dove tu con il tuo cazzo turgido e martellante di piacere, mi fai sentire tutta la tua nerboruta e possente vigoria di maschio, in un graduale e collaudato delizioso andirivieni. 

Tu mi riveli che il tuo piacere è vicino, eppure stabilisci d’arginarlo al meglio, allora rallenti ed esci, mi comunichi che desideri toglierti la sete direttamente dalla mia fonte, gustandoti il nettare che fuoriesce dalla mia deliziosa e pelosissima fontana. In quell’istante ti fermi e mi lecchi la fica in modo voluttuoso facendomi strepitare dal godimento, intrufolandoti tra le grandi labbra ricoperte dalla mia foltissima e spessa peluria, dove là c’è il brioso ed esuberante clitoride esposto in tutta la sua libidinosa magnificenza, mentre tu picchiettando con la tua abile ed esperta lingua, mi scombussoli in conclusione sia le membra che la psiche. Tu assapori tutto il mio intimo fluido, il mio benessere ti cola nella bocca, lo aspiri con voluttà, mentre io urlo il mio aitante, poderoso e travolgente orgasmo, come poche volte mi era capitato di sperimentare, anche quando da sola mi masturbavo di notte sotto la trapunta o quando facevo la doccia, aiutandomi con il getto dello spruzzatore della doccia per venire. 

Adesso spetta a te, io bramo che tu domini da dietro, voglio che m’imbottisci al meglio, tu non tentenni né indugi, giacché mi ricopri con il tuo cazzo l’orifizio più recondito, me lo appoggi e a rilento mi penetri con delicatezza, facendomi vivere sensazioni uniche e inenarrabili. Mi scopi così nella posizione della pecorina, con il ritmo che è a te più consono, ci alterniamo cambiando spesso pertugio, prima m’infili il cazzo nella fica e appresso me lo conficchi nell’ano, mentre io volteggio nell’aria per l’appagamento che sperimento e per tutto quel ben di Dio che mi sono persa nel corso del tempo. Tu mi scopi in un modo primitivo e selvaggio, però al tempo stesso dosi e regoli con altrettanta delicatezza ed educazione gli affondi, mentre io ti supplico di continuare fino allo sfogo finale. 

La tua viziosa ed eloquente occhiata mi puntualizza l’ubicazione corretta da attuare, io mi volto distendendomi sul grande letto, faccio in modo di agevolarti nella migliore postura, intanto che tu acceleri le spinte gemendo e guardando la mia beata e stravolta espressione di godimento. Tu effettui ancora esigue pressioni, perché con la potenza energica d’un rubinetto aperto, espelli il tuo consistente e latteo nettare vitale, frignando per la lussuria e sborrando di gusto sulla mia pelosissima fica e sulla pancia, ricoprendomi con quel dolciastro e colloso appassionato seme. 

Adesso mi sento in paradiso, le anomalie, le disfunzioni e le turbe di femmina delusa, demotivata, frustrata e inappagata sono sparite per sempre. Con te sono pienamente guarita e integralmente rinata, ora mi sento una donna amata, compresa e sono felice. Ti amo caro amore mio unico e speciale. 

{Idraulico anno 1999}  

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