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Racconti Erotici

Eneide Postmoderno-Dell’incontro con Re Allen e il suo popolo e della Contesa.

By 8 Aprile 2020No Comments

L’isola su cui Janus e i suoi compagni erano approdati era florida e ricca di vita, con diverse cittadelle in lontnanza avvolte tra foreste temperate in cui erravano animali. Ben conscio che ciò non significasse necessariamente che l’ospitalità squisita dei Lotofagi sarebbe stata ripetuta da questi nuovi e ancora ignoti autctoni, Janus cercò di essere diplomatico. Inviò rapidamente Draupadi e Sullastius a parlamentare con il villaggio più vicino, onde poter negoziare con il sovrano dell’isola o chiunque ne facesse le veci. Intanto, lui e una squadra abbatterono alcuni ungolati e procacciarono il cibo per il resto degli esuli.

La risposta dei villici si tradusse in un attesa di due giorni, poi, l’armata del sovrano si fece vedere.
Erano solo poche centinaia. Uomini armati di spade e archi. Ma erano pesantemente corazzati, avvolti in armature a piastre come Janus mai ne aveva viste.
Schierando gli uomini a batttaglia, Janus si preparò a combattere ma notò che tre di quelli uomini portavano una bandiera e, uscendo dai loro ranghi, si fermarono poco distante dagli esuli.
-Vogliono parlamentare.-, intuì Draupadi, che brandiva la sua arma con assoluta serenità.
-E sia.-, disse Janus, -Vado io.-.
-È saggio? Potrebbero volerti uccidere…-, chiese Aniseus. L’altro lo guardò con disappunto.
-Potrebbero, ma sarebbe incivile come azione. I codici d’onore sono universali. E in più, sarebbe codardia il mio delegare ad altri questo compito.-, ribatté Janus. Il giovane annuì, conscio che ciò era vero e disprezzando in cuor suo l’Esule per quel comportamento sprezzante del pericolo che continuava a esibire e che tanto era apprezzato da tutti i componenti dell’equipaggio.
Janus si recò all’incontro con un solo uomo di scorta. Quivi stava un uomo in armatura dorata che brandiva una spada enorme. Egli aveva capelli corti, portamento altero e occhi azzurri come il mare glaciale. Egli era Re Allen, come fu introdotto dal suo secondo, un uomo tarchiato ma decisamente  ben piazzato e dal piglio fiero. Vedendo avvicinarsi l’Esule, lo fissò per un lungo istante, poi proferì parola.
-Straniero. Tu e la tua gente avete richiesto di negoziare. La vostra richiesta ha evitato che si applicasse la pena per coloro che mangiano la regale cacciagione, dacché ciò avete fatto a vostra insaputa. Ora tuttavia, vedi le mie forze schierate a battaglia. Sarebbe mio dovere attaccare te e la tua gente ma vi vedo pochi e non vi sarebbe onore nella vittoria.-, disse Allen.
-Siamo unicamente viandanti, o re di quest’isola, non abbiamo con noi altro che la speme di raggiungere una terra in cui ricostruirci una casa.-, replicò Janus, -Invero, non sapevo che la cacciagione fosse tua, in tal caso mai l’avrei presa per sfamarmene. Tuttavia ciò che é fatto non può essere annullato e sicuramente s’impone di regolare tale sgarbo da parte mia.-.
-Esatto.-, rispose il Re, -Ma sifatto sgarbo può essere regolato in modo ben semplice. Siccome vedo i tuoi compagni schierati a battaglia come i miei e son conscio della presenza dei pirati lungo questi lidi, ti propongo un accordo. Vi sia un duello tra campioni. Uno dei tuoi contro il migliore dei miei, all’arma bianca e sino alla morte. I campioni potranno usare qualunque arma si voglia, purché da mischia. Se vincerete avrete cibo e provviste e la mia benedizione. Se tuttavia perderete dovrete concedermi una retribuzione per la cacciagione sottrattami o, in alternativa, la vita di colui che ha leso la mia proprietà. Hai un’ora per decidere se accettare o rifiutare ma sappi che un tuo rifiuto mi costringerà, per la mia potestà su questa terra, a darti battaglia.-.
Janus annuì, valutò e rispose che il Re avrebbe avuto la sua risposta tra un’ora.
Tornato tra i suoi riferì quanto detto. Draupadi annuì.
-È certamente un contenzioso onorevole. Ma io vedo la mano del fato in questo, o indomito navigatore. Sarebbe un errore combattere tale duello di persona. Condurrebbe alla tua dipartita.-, disse. Janus annuì, tetro in viso, conscio che non sarebbe stato facile trovare un campione atto a sostenere quella sfida. Si guardò attorno.
-Manda me.-, disse Maghera. L’amazzone aveva estratto un lungo pugnale e il suo gemello.
-Mia signora?-, domandò l’Esule.
-Mi hai sentito, o condottiero! Manda me. Tra le mie sorelle in Kelraes ero nota per la rapidità delle mie lame. Io so che posso farcela.-, disse lei.
-Invero, é di certo ben più capace di noi in tal senso.-, ammise Aniseus. Janus annuì.
Era vero, non lo si poteva negare. Probabilmente, solo Maghera sarebbe stata in grado di trionfare contro un nemico all’arma bianca. I Licanei non erano esperti di corpo a corpo e Draupadi… l’Esule si scoprì a non voler considerare l’opzione di mandare la giovane contro il nemico.
-E sia. Maghera, preparati. Io comunico la nostra decisione.-, disse.

Aniseus segretamente gioì di quella circostanza ché il fato propiziava la caduta di Janus.
Tia, che dalla nave seguiva gli avvenimenti, sorrise. Janus che non combatteva di persona ma mandava anzi una donna a fare il lavoro di un uomo! Quale supremo sfregio sul suo onore!
Sicuramente, anche i più fedeli all’Esule si sarebbero posti alcune domande dopo sifatta questione.
Ma ora, la domanda era se Maghera avesse vinto o meno. Vittoriosa, sarebbe ugualmente stata un nemico da eliminare. Sconfitta sarebbe sicuramente stata un ostacolo in meno.
Era anche una di quelle che la giovane non avrebbe saputo come corrompere. Insieme a quella nuova, Draupadi, rappresentava certamente un problema. Ma i problemi a volte si risolvevano da soli… Tia attese, l’aspettativa che cresceva piano, lentamente. Sorrise.

Una buccina suonò note trionfali.
-Il Re Allen, sovrano di Camhloth dichiara che il suo campione é Parceval Norn! Primo Siniscalco del Re e invitto condottiero!-, esclamò un banditore. Al suono della buccina, l’uomo si fece largo verso il quadrato disposto tra le due armate come arena. Era bello grosso. Un gigante in armatura, biondo e dal viso deturpato da una cicatrice che tagliava il viso dall’occhio sinistro all’angolo del labbro opposoto. Un guerriero decisamente esperto.
-Per gli Esuli di Licanes e del Kelreas, dichiaro come nostra campionessa Maghera, condottiera delle Guerriere del Kelreas!-, dichiarò Janus. All’arrivo della giovane dalla pelle ambrata, i capelli scuri raccolti in una crocchia, le vesti robuste ma essenziali del suo popolo, le lame in pugno e il viso fiero dipinto di striature blu che lei stessa si era applicata sino a poche ore prima, si sollevarono voci di sconcerto dal popolo dell’isola. Persino di derisione.
-Una donna?!-, chiese Allen decisamente stupito, accanto a Janus. L’Esule annuì.
-Ella é la migliore tra noi e lo proverà.-, disse.
-Ben poco debbon valere allora i tuoi uomini perché sia una donna a difendere l’onor loro.-, ghignò il Re. Janus scosse il capo, ma non disse nulla.
Arrivata nel quadrilatero, Maghera osservò il suo avversario.
-Dalle mie parti, le donne sono adatte a poche attività, straniera. E se il mio Re avrà piacere a permettermelo, prima che tu muoia te ne illustrerò alcune ben volentieri.-, disse Parceval con un sogghigno ferale. L’amazzone sorrise con la simpatia di un demone.
-Sarai tu ad accorgerti che le femmine di Kelreas non sono solo macchine per procreare la prossima generazione. A tue spese.-, ribatté con tono calmo.
Il siniscalco del Re impugnò la lama a due mani. Maghera strinse i coltelli. Essi misuravano ben due palmi ed erano stati forgiati nella sua terra. Dedicò una preghiera alla Dea Madre.
-Conoscete le regole! I campioni si fronteggeranno in uno scontro all’ultimo sangue. Una volta incominciato non sono permesse ingerenze da esterni. Qualunque infrazione di questa regola vedrà l’immediata sconfitta del campione che fa parte della fazione colpevole. Il duello terminerà solo con la morte di uno dei contendenti. Possano gli Déi avervi in gloria.-, detto ciò il banditore uscì dall’arena.

Il duello incominciò lentamente. Maghera si rese subito conto che il suo nemico non era né un dilettante fortunato, né tantomeno un idiota. Presero a fissarsi, misurando piano l’arena.
La giovane sapeva sin troppo bene che se avesse permesso a quel bastardo di tenerla a distanza avrebbe perso. I pugnali erano leggeri, ben più della lama che quel tizio stava usando ma sicuramente erano anche molto più corti e soprattutto, oltre all’evidente svantaggio c’era il fatto che un solo fendente di quella spada poteva tagliarla agevolmente in due mentre lei avrebbe dovuto trovare una breccia nell’armatura di piastre dell’uomo.
In qualche modo la battaglia doveva pur cominciare, e saggiamente decise di cominciare lei.
Attaccò lanciandosi in avanti con un grido. Il fendente di Parceval Norn le passò accanto. Sferrò una pugnalata al petto, mancando la giuntura delle piastre pettorali. Il suo avversario le sferrò un manrovescio che la stordì. Sentì in bocca il sapore del sangue. Evitò con una capriola rapida il colpo che il guerriero sferrò, la lama sibilante dove poco prima c’era stato il suo collo.
Si rialzò. Doveva farlo stancare. Sputò il sangue, attendendo.
-Tutto qui?-, chiese Parceval, -Forse voi donne del Kelreas sapete solo far la voce grossa ma senza portare alcun’azione a supportarla!-, esclamò. Vi furono basse risate dagli uomini di Allen.
Maghera s’impose la calma. Poteva rispondere a tono. Sorrise con ferocia.
-Dimmi, Parceval… Il tuo membro é forse in proporzione con la spada che porti? È per questo che é così lunga? Per compensare le tue carenze a letto?-, chiese. Come previsto, l’uomo ringhiò e attaccò. Colpì rapido, avvantaggiandosi della lunghezza dell’arma. La giovane schivò due attacchi e ne parò un terzo. Sentì la lama del suo coltello spezzarsi. Lo lasciò cadere, schivando di nuovo.
Entrò nella guardia del suo nemico e colpì. Stavolta fu ricompensata con un gemito dolente.
La lama del coltello aveva trapassato la giuntura della corazza, affondando nel bicipite del grosso.
Riemerse macchiata di rosso. Non era certamente una ferita letale ma sicuro avrebbe fatto perdere energia e sangue al suo sfidante.
L’uomo però era tutt’altro che vinto. Cercò di percuotere l’amazzone con la spada e il pugno, sferrando colpi frenetici, imprecando contro di lei. Un pugno la percosse alla coscia. Non grave ma doloroso, assolutamente. Maghera evitò di continuare l’attacco, indietreggiando. Parceval si lanciò in avanti con un fendente. La giovane balzò di lato, sferrando un calcio al petto dell’uomo, che non indietreggiò di un passo. 

-Ancora così convinto della tua scelta, straniero?-, chiese Allen con un ghigno.
-Assolutamente.-, disse Janus con gli occhi fissi sui duellanti.

Maghera cambiò presa sul coltello un paio di volte. Sentiva dolore ma se la stava cavando. Il sole di mezzogiorno era caldissimo ed era un supplizio aggiuntivo al dolore al viso e alla coscia.
Peggio di tutto però era che la stanchezza avrebbe potuto sfinirla. Si riduceva tutto a quello.
A chi sarebbe crollato per primo.
Parceval attaccò di nuovo. Stavolta la giovane neanche guardò la spada. Eseguì una caduta in avanti sul terreno e pestò male una spalla ma evitò il fendente e si rialzò alle spalle dell’uomo, che si girò. Il calcio circolare di Maghera lo colse in pieno viso. Crack! Naso rotto.
-Puttana!-, ringhiò Parceval. Le andò contro di furia, sferrando colpi a una mano, pugni e calci.
Il calcio che arrivò dopo una sequela di attacchi scoordinati fu rapidissimo
L’amazzone lo schivò per miracolo divino ma non poté evitare che il fendente successivo raggiungesse, almeno minimamente, il bersaglio. Sul suo braccio destro si era disegnato un taglio.
“Maledizione!”, imprecò. Un taglio implicava perdita di sangue, di energie… Si domandò se Parceval fosse ancora sufficientemente fresco da tirarla per le lunghe. Strinse i denti.
Doveva resistere. Janus e i suoi contavano su di lei. E lei non li avrebbe delusi.
Dagli uomini di Allen giunsero risa, gesta e versi di scherno.
L’uomo la incalzò. Lei resistette, schivò. Colpì. Ferì leggermente il grosso prima che questi la costringesse a indietreggiare.

-Sembra che la tua guerriera stia accusando la fatica.-, disse Allen.
-Già. Ma il tuo campione é letteralmente ricoperto d’acciaio. Mi sorprende che non sia ancora crollato a terra.-, replicò l’Esule, -Insomma, fa caldo, e lui brandisce un arma enorme…-.
-Oh, non temere, straniero. Parceval é noto per la sua resistenza. Sarà la tua guerriera a crollare.-.
Janus si limitò a non rispondere, anche per timore che potesse effettivamente essere così.

-Stai tremando, donna.-, ghignò Parceval. Maghera non si diede pena di negare l’evidenza.
-Almeno io non sto morendo di caldo.-, replicò lei, -Tutte le corazze di questo mondo non ti salveranno.-. Parceval rise, di gusto.
-Hai fegato, straniera. Ma penso che entrambi sappiamo come finirà. Preparati!-, esclamò. Attaccò. Attaccò spietatamente, un concatenamento di colpi che costrinsero l’amazzone a sichivare  e indietreggiare. I fendenti non la colpirono in pieno ma due tagli si dipinsero sul suo petto e sul suo braccio sinistro. Altro sangue macchiò la sabbia. Maghera sapeva che presto sarebbe finita.
Era stanca, ma Parceval doveva esserlo di più… O no?
In ogni caso, lei sapeva che difficilmente avrebbe vinto con la forza. No. Forza non batteva forza.
Non in quel caso, quantomeno. Cambiò la presa sul coltello.
-Forza non batte forza.-, sussurrò. Ma sicuramente, con assoluta sicurezza, l’astuzia poteva.
Parceval attaccò di nuovo. Una schivata di Maghera la portò più vicina all’uomo. 
Il secondo sberlone le fece girare il capo. Vide le stelle. E crollò a terra.
Peggio di tutto, perse il coltello. Imprecò sommossamente mentre lottava per restare cosciente.

-Pare sia finita, straniero.-, disse Allen. Fece un cenno col capo in direzione del suo campione.
“Rialzati! Rialzati Maghera, per gli déi e i demoni del nostro mondo tutti, rialzati!”, supplicò Janus. La giovane non parve sentirlo.

-Ho vinto, straniera. E ora… Come promesso…-, Parceval alzò la spada con un ghigno trionfale stampato in viso. Maghera si agirò debolmente. Il Siniscalco si chinò su di lei.
-Ora, troietta straniera, imparerai qual’é il posto che ti spetta.-, disse. Lei mormorò qualcosa.
-Come?-, chiese lui. Si avvicinò appena, la lama in pugno, il viso deformato dalla curiosità tra il sangue scaturito dal naso rotto. Lei ripeté appena, flebilmente.
-Come?-, chiese ancora l’uomo. Si avvicinò appena di un altro po’ al viso dell’amazzone che pareva semicoscente.

-Direi che il vincitore é ormai noto. Suvvia, possiamo finirla qui. Parceval apprezzerà la compagnia della tua guerriera, com’é giusto che sia per i vincitori.-, disse Re Allen.
Janus non si degnò di rispondere. Mai come in quel momento aveva pregato gli déi pur sapendosi indegno di ogni grazia ai loro occhi. Come poteva lui, traditore della sua patria poter ambire ancora alla salvezza o al perdono degli déi? Come poteva essere in grado di riscattarsi?
Eppure, vedendo quell’uomo troneggiare su Maghera, si trovò a pregare.
Poi, la voce spezzò il silenzio e la vile esultanza di Allen e dei suoi mutò.

-Ho detto: NON OGGI!-, il grido di Maghera fu atroce. Devastante a sentirsi. Parceval spalancò gli occhi, cercò di reagire. Ma lei non gli diede il tempo. Dalla sabbia, il suo braccio destro emerse stringendo il coltello spezzato. Fese in un primo attacco. Il siniscalco urlò di dolore. Maghera urlò a sua volta. Di furia, di vendetta, di liberazione. Attaccò di nuovo, puntando al collo. Sferrò un colpo a mano tesa sul naso. Ulteriore dolore. Parceval si alzò. Fese l’aria con la spada, colpendo il punto dove, fino a poco prima c’era stata Maghera. C’era, poiché la giovane rapidamente aveva rotolato via dalla sua previa posizione. Si era rialzata rapidamente ed aveva impugnato il coltello.
Non attese che Parceval si riprendesse: lo attaccò, subendo il di lui pugno e calcio ma conficcando la lama nel collo dell’uomo e poi nel petto.
Il siniscalco rantolò, sussultò. Il fiotto cremisi che schizzò dalle ferite inondò l’amazzone.
Poi, improvvisamente, il gigante, il campione di Re Allen crollò a terra.
E si fece silenzio. Un silenzio assoluto, stupefatto. Maghera rimase ferma, congelata, immobile.
Il coltello le sfuggì di mano. Lei respirò a fatica, affannosamente. Era a un passo dal collasso.
-La vincitrice é palesemente Maghera del Kelreas.-, dichiarò il banditore, non meno stupito di tutti i suoi connazionali.
Solo allora la giovane si concesse di cadere in ginocchio e svenire.

Tia sospirò. La vittoria di Maghera non cambiava niente. Janus non ne sarebbe uscito bene.
Aveva mandato lei a battersi quando era palese che avrebbe dovuto farlo lui. Diversi uomini lo avrebbero segretamente biasimato. E lei sarebbe stata lì per poter ascoltare le loro voci.
Metreus, poco lontano da lei le accarezzò piano la schiena, la mano che giunta sulle natiche della giovane strinse appena. Lei fece le fusa. Sì. Andava bene così. Guardò l’uomo.
-Penso che anche tu abbia capito che Janus non é così onorevole e degno di guidarci.-, disse.
-Già.-, ammise lui, -E c’é qualcun’altro che la pensa come noi.-.
-Chi?-, chiese Tia. Metreus sorrise.
-Te li presenterò.-, promise. Tia ricambiò il sorriso. La stretta si accentuò quasi sino a far male.
Ma lei continuò a sorridere.

Le ferite di Maghera non erano gravi e fu alloggiata nella cabina dello stesso Janus.
Re Allen tenne fede alla parola data e al siniscalco Parceval Norn furono concessi gli onori funebri di un cavaliere. Sebbene non fu una separazione lieta, Janus e gli esuli poterono riprendere il mare con le provviste promesse.
Il regno di Allen sarebbe comunque stato destinato a cadere: l’anno successivo l’invasione da parte di una nutrita flotta di pirati ne avrebbe devastatato i possedimenti, riducendo i pochi superstiti a un ombra della loro passata gloria.

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