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Racconti Erotici

Espansiva disponibilità

By 17 Aprile 2020Giugno 15th, 2020No Comments

Mi sono finalmente deciso di spifferarti tutto quello che avevo in corpo, ma adesso è giunto il momento di vuotare il sacco, perché argomenterò ragionando della vicenda di Petra. Con lei dirò che avevamo già un rapporto unico e speciale, in quanto la conoscevo da quando avevo otto anni è frequentavo la terza elementare. Rammento la sua esile e minuta corporatura con una spensieratezza innegabile, contornata da una favolosa riccioluta capigliatura che sembrava una pianta selvatica, due enormi occhi blu cobalto, con un’espressione che esibiva già la sua esuberante perspicacia e la sua arguta prontezza. 

Trascorrevamo le giornate congiuntamente a giocherellare e a bisticciare, maggiormente accapigliandoci e azzuffandoci. Tutti gli altri fanciulli mi attribuivano un’indiscutibile supremazia all’interno del gruppo, lei invece no, Petra non era seconda a nessuno. Nelle afose ore pomeridiane del mese di luglio e d’agosto, distesi sotto i pini marittimi del giardino o sotto i mandorli della campagna circostante, ci scambiavamo regolarmente i manuali e gli opuscoli da leggere. Gli altri divoravano quasi solamente giornaletti di Diabolik, di Alan Ford, di Tex, di Zagor, di Dylan Dog e di Corto Maltese, noi contrariamente no. Quando sopraggiunse il periodo della pubertà tutti s’aspettavano che lei si placasse rabbonendosi un attimino, che divenisse una perbene e ubbidiente signorina, malgrado ciò, a me pareva che stesse diventando solamente ogni giorno più avvenente, sveglia e intelligente. Io non riuscivo a capire che cosa volessero tutti questi adulti da lei, perché attaccassero e disapprovassero giudicando e biasimando in definitiva, l’indipendenza, l’emancipazione e la libertà di quest’ arguta, brillante e vivace ragazzina. 

Appariva che le mogli e le gentildonne del grande caseggiato avessero trovato l’appropriato e l’oggettivo movente per ravvivare i loro tediosi quanto uniformi e piatti pomeriggi: Petra è tornata a casa accompagnata da un ragazzo con la moto, Petra ieri sera è tornata molto tardi, Petra non porta mai la gonna e altre ridicolaggini del genere. Per me, invece, ogni azione compiuta da Petra era la più logica, istintiva e genuina, perché unitamente ci eravamo imbevuti e stemperati di libertà, sfogliando all’inizio Mark Twain, Charles Dickens e poi la beat generation, movimento giovanile che trovò anche una sua espressione in campo artistico, poetico e letterario, dal secondo dopoguerra e principalmente negli anni cinquanta negli Stati Uniti, nato da un gruppo di scrittori americani, così come i fenomeni culturali da esso ispirati. Gli elementi centrali di quella cultura erano il rifiuto di norme imposte, le innovazioni nello stile, la sperimentazione delle droghe, la sessualità alternativa, l’interesse per la religione orientale, un rifiuto del materialismo, e le rappresentazioni esplicite e crude della condizione umana. Da non dimenticare, i movimenti culturali del ’68, l’opposizione alla guerra del Vietnam, gli Hippy di Berkeley e Woodstock. Quelle, erano le nostre distinte e specifiche letture. Per me Petra era la mia individuale e potente cultura, il mio privato profondo sapere, la mia speciale e sentita istruzione. 

Nel tempo in cui all’età di quindi anni fu la prima ad avere la motoretta, io fui nientemeno molto fiero e soddisfatto. Ero raggiante e deliziato di vederla andare in moto. Ero mesto e affranto di non poterci andare pure io, di non dividere con lei quei momenti, malgrado ciò seguitavamo ad attaccare briga. Abbiamo sempre discusso e polemizzato io e Petra. Lei era l’originale e peculiare donna che accoglieva tollerando qualunque raffronto e paragone con me. Quando si questionava e s’obiettava d’affari pubblici e di pratica del governo, perché quelli là erano gli anni dei contestatari e sediziosi ragazzi, di tutti gli amici era solamente lei a smentirmi e a contrastarmi, esclusivamente lei a rivolgermi e a sottopormi diatribe, dispute, polemiche e recriminazioni, perché in verità, unicamente con Petra a mio parere valeva la pena di dialogare, per il fatto che soltanto lei aveva qualche cosa d’avveduto e d’espressivo da riferire. 

Più avanti ebbe luogo il ribaltamento, il cambiamento di direzione, arrivò il suo grande amore. Petra s’appassionò invaghendosi infinitamente d’un nostro beneamato e amabile amico. La faccenda al momento mi rallegrò, io ero amico d’entrambi, poi adocchiarli spensierati e radiosi gironzolare e correre qua e là in moto mi doveva fare piacere. A rilento però cominciai a incontrarla sempre di meno, perché passo a passo con ponderazione iniziai a comprendere e ad afferrare la questione. I miei minuscoli e contenuti amori, che lei beffeggiava burlandosi teneramente, si erano tutti dissolti. Io mi rendevo conto di non poter fare a meno di lei, dopo circa un anno la circostanza divenne avversa e sfavorevole, dal momento che io non riuscivo quasi più a vederla né a frequentarla. Petra e il suo ragazzo non venivano più con la compagnia, avevano creato una propensione totalmente radicale, un’unica scelta totale, in quanto uscivano costantemente da soli. Andavano via in moto per tutto il pomeriggio e nessuno sapeva dove. Io aspiravo per di più vedere Petra, di poter squadrare i suoi occhi, udire il suo caratteristico accento ilare e gioioso, prendermi in giro o biasimare e magari censurare con poderosa derisione e sarcasmo, una mia testimonianza, una mia deposizione, un mio segnale. 

Una serata di fine marzo, in quanto avevo da poco compiuto i diciassette anni, essendo stato bocciato, il cuore mi crollò, poiché quello spasimo e quella tristezza che patii sembrò smodata e insostenibile, eccessiva. Senza tener conto che scrosciasse molto forte, rinunciai persino di prendere l’ultima corriera per rientrare verso casa. M’incamminai intorno alla mezzanotte a piedi fra i campi, stornellavo con la voce forte e distesa tutte le canzoni che mi sembrava parlassero del mia attenzione e della mia attenta vicinanza, del mio profondo amore per Petra naturalmente. Fu effettivamente un anno duro e spietato, sventurato, da dimenticare. All’interno della nostra scuola media superiore incameravo conseguendo sì una certa stima e risonanza, tuttavia la faccenda mi confortava risollevandomi unicamente per breve tempo. Qualche adolescente delle prime classi ammaliata e cotta dal capofila e boss delle adunanze, erano in verità riconoscimenti e appagamenti di poco conto. Per alcuni momenti sperai d’essermi innamorato, inizialmente di Iris, dopo di Susanna. Non era in quel modo. 

Attualmente pure io avevo la moto e qualche fanciulla si faceva accompagnare ben volentieri verso casa, auspicando e contando probabilmente in un mio gradito interessamento, malgrado ciò io frequentemente cercavo d’interessarmi, ma dopo declinavo, perché mi pareva di dovermi accontentare in modo insufficiente. Petra concretamente e realisticamente era ben altra questione, perché imbattendomi con lei nel patio dell’istituto con qualche adolescente che m’abbracciava, io mi trovavo in piena difficoltà rimanendone assai turbato. 

Petra nel mentre si beffeggiava di me, mi punzecchiava deridendomi, come sovente d’altra parte. In quegli anni il mio impegno politico era molto forte e soddisfacente e premiante, perché stavo trasformando insieme a pochi amici, una scuola filosofica ateniese, in un punto di ragguaglio per l’armonia libera e popolare. Di fatto, programmavo e predisponevo discussioni in appoggio alla lotta di liberazione e questioni simili. In quelle circostanze, Petra si presentava da sola senza il suo ragazzo. Io immancabilmente la notavo e mi sentivo radicalmente messo sotto esame, in effetti lo ero. Terminata l’adunanza lei s’approssimava e senz’introduzioni né parole inutili mi ribadiva comunicandomi quello che secondo il suo punto di vista non funzionava della proposta. Io le rispondevo per le rime, ma sovente avevo la cognizione che aveva ragione lei. 

In seguito sopraggiunse la stagione calda, perché successivamente accadde qualcosa che non m’attendevo. Una tarda mattinata Petra mi telefonò, giacché non era usuale compierlo, chiedendomi d’incontrarla. Mi parve leggermente giù di tono, non comprendevo eppure mi precipitai alla svelta. Vedendola, compresi all’istante che le era accaduto qualcosa di serio e di preoccupante. Petra era deformata, sconquassata e traumatizzata dalla sofferenza e dal dispiacere, doveva aver pianto tantissimo. Mi venne incontro, m’avvinghiò piangendo riferendomi che era finita e che lui l’aveva immancabilmente abbandonata piantandola di botto. Io in quel frangente la strinsi forte a me, gli lisciai i capelli, la lusingai con affettuosi gesti rimanendo in silenzio. Gradualmente io iniziai a parlottare con Petra e istintivamente le risposi che lui era stato davvero un ottuso e demente, poiché era l’unica cosa di cui ero certo. Quel ragazzo aveva di fatto vinto alla lotteria smarrendo però la schedina. Era un autentico scimunito e citrullo. Nei giorni successivi, divenni inaspettatamente qualcosa che non presumevo di poter diventare, ero il suo riferimento, l’ago della bilancia, il suo libro aperto. Scoprii scoperchiando e riconoscendo tutta la considerazione e il riguardo che Petra aveva di me, lei mi dispensava complimenti e riconoscenze, mi destinava approvazioni e confessioni, enunciandomi che io ero il suo più benevolo, ragguardevole e prestigioso alleato che avesse mai avuto. 

Petra mi svelava segreti intimi e inaccessibili ai più, io ero gioioso e deliziato di starle vicino, di portarla in giro in moto. Gironzolavamo unitamente al mare. Si discorreva frequentemente di lui. Lei lo amava inconsolabilmente e accanitamente, questo io lo notavo in maniera indubbia, affiancandolo, appoggiandolo e difendendolo in qualche maniera. Petra non riusciva a rinunciare a lui, non era in grado d’astenersi. Gradualmente iniziai a domandarmi, se lei sapesse e avesse la distinta cognizione di quanto io l’amassi e fossi legato a lei, ciò nonostante giunsi al compimento che Petra aveva bisogno di me. Non potevo fare altro che starle vicino. 

Fu ugualmente un’estate fiduciosamente e ostinatamente piacevole nel suo insieme. Ero lieto, appagato e radioso, di quello che Petra poteva offrirmi: una notevolissima, leggiadrissima e premurosissima amicizia come poche d’altra parte. Ogni tanto la notte dopo averla accompagnata a casa andavo in giro affranto, angosciato e sconfortato. Io avevo bisogno di più, ma non potevo avere di meno e Petra aveva urgenza e necessità di me, del mio incondizionato e integrale appoggio. Io mi sentivo carcerato e suddito di questa situazione. La mattina l’andavo a prendere e raggiungevamo il litorale, vederla al sole era uno spettacolo della natura, squadrarla era incantevole. Rammento che mi piaceva tantissimo analizzare i suoi delicati e piccoli piedi. Indugiavo con lo sguardo sciorinando noncuranza sulle sue piccole tette. Io la desideravo in modo alienato e ossesso, Petra si divertiva nell’infilare le dita fra l’ammasso dei miei capelli ricci e scuri, mentre correvo l’incognita di svenire per l’emozione. 

Nel mese d’ottobre alla riapertura dell’anno scolastico, io dovevo ultimare la quinta, lei s’iscrisse all’università. Restammo ancora solidi amici per molti anni. Ripetute, armoniose e piacenti giornate, le abbiamo trascorse straordinariamente pure a Berlino, in tanto che lei elaborava la sua tesi di laurea, io cercavo moderatamente di studiare il tedesco. Quando dopo decollò per gli Stati Uniti d’America per impratichirsi, diventando nel mentre colta ed esperta della produzione letteraria americana, mi scriveva frequentemente da là, precisamente dalla Duke University di Durham, nella Carolina del Nord. Sfortunatamente però, non abbiamo più avuto né vissuto una nostra intima estate, il sogno che avevamo accarezzato svanì sfumando in quel periodo. 

Mi mancano ancora adesso, quando eravamo dei ragazzi, il borgo di Sperlonga e i suoi dintorni, dove abbiamo vissuto da ragazzi, considerato da molti uno dei borghi più belli e rinomati del litorale laziale. Grazie al suo suggestivo centro storico e dal classico aspetto mediterraneo, le ha permesso d’essere inserito nel circuito dei borghi più belli d’Italia. 

Questo splendido borgo balneare che si trova in provincia di Latina, ha la sua posizione caratteristica e affascinante è data dal fatto di trovarsi su d’uno sperone di roccia che si protende verso il mare. Il territorio circostante è perlopiù pianeggiante e alle spiagge dalla sabbia fine e bianca, s’alternano speroni di roccia che precipitano verso il mare, formando meravigliose calette che spesso non sono raggiungibili a piedi ma solo in barca, dove io e Petra da andavamo a rintanarci, con l’aiuto di suo zio pescatore che talvolta ci accompagnavano dei pomeriggi là e ci riprendevano verso sera. Queste suggestive formazioni si possono ammirare, percorrendo la zona più a sud della cittadina in direzione del promontorio di Gaeta. 

Attualmente oggi io vivo a Domodossola, mi trovo qui per motivi lavorativi, ho una donna che m’ha rapito il cuore e sto bene con lei, ma non posso dimenticare ogni volta che ritorno a Sperlonga, la mia amatissima e incantevole amica d’infanzia, che giammai scorderò. 

Oggi so per certo, da conoscenti e da fonti affidabili, che Petra è rimasta a Durham, nella Carolina del Nord, facendosi la propria vita e sistemandosi definitivamente là e non facendo più ritorno in Italia. 

Cara Petra, ti auguro ogni bene ovunque tu sia, adorata e prediletta amica mia. 

{Idraulico anno 1999} 

 

 

 

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