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Racconti Erotici

Excellence

By 4 Gennaio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Eccomi finalmente a casa, chiudo la porta alle mie spalle e mi appoggio ad essa come ad esser sicura di aver chiuso fuori quel mondo che non mi appartiene.

L’imbrunire ha da sempre la capacità di risvegliare la mia vera natura che rimane sopita alla luce del giorno.

I colori del tramonto e le ombre che ovattano e rendono indistinti i contorni di tutto quanto ci circonda mi donano una sensazione di protezione, mi appaiono come una sorta di nascondiglio nel quale poter liberare la mia vera anima.

Di giorno la metamorfosi mi porta ad indossare un costume per recitare la parte della single in carriera, abbigliamento austero pettinatura semplice raccolta sulla nuca in una crocchia, sguardo serio e perso lontano chissà in quali pensieri.

La gentilezza è puramente formale, fredda così da prevenire tentativi di approccio più ancora di flirt.

E pensare che se qualcuno scendesse di poco sotto alle apparenze potrebbe scoprire il vulcano che arde in me pronto ad esplodere se solo approcciato nel modo corretto.

Mi stacco dalla porta, la casa è quasi completamente al buio ma questo non importa, la conosco talmente bene che la luce non mi serve, avanzo lungo il corridoio e le mani cominciano a slacciare la giacca che lascio sfilare dalle maniche facendola cadere a terra, ogni volta è come la rappresentazione di una farfalla che esce dal bozzolo, è vero il mio bozzolo è di seta ma lo stesso il bruco che sento di essere alla luce del sole deve lascia il posto alla splendida farfalla che ama volare di notte.

Dopo la giacca anche la camicetta, bottone dopo bottone, scivola lungo le braccia fino ad adagiarsi sul pavimento poco distante dal primo indumento.

L’aria fresca della sera accarezza la pelle, un brivido mi scuote come una scossa, la metamorfosi è iniziata, terminerà solo al sorgere del sole l’indomani mattina.

Le mani scendono a cercare la cerniera che ferma la gonna morbidamente adagiata sui fianchi ben disegnati, valorizzati da una vita stretta. Nel cadere a terra la gonna scivola lungo le gambe inguainate nel nylon delle calze autoreggenti, un piccolo vezzo gelosamente celato sotto all’austero completo grigio dalla gonna stretta che scopre appena il ginocchio, l’attrito che si genera ha una sonorità eccitante che contribuisce a scaldarmi nell’intimo.

I capezzoli cominciano ad inturgidirsi spingendo sul tessuto del reggiseno sportivo senza cuciture che raccoglie i seni in un nido particolarmente confortevole.

Nel frattempo sono giunta a metà del corridoio, mi fermo giusto il tempo di sfilarmi le scarpe di buona fattura con solo un paio di centimetri di tacco largo anch’esse estremamente comode.

Riprendo il tragitto che mi porterà in camera da letto, il reggiseno è il primo indumento intimo ad abbandonare il mio corpo seguito a breve dagli slip di eguale confortevole manifattura.

Entro in camera e mi siedo sul letto per togliere le calze, inizio con una carezza a due mani che partendo dalla caviglia sale fino al bordo di pizzo che determina il confine con la nuda pelle della coscia, il calore della mano ed il contatto del nylon hanno la capacità di accendere l’eccitazione, per infilare le dita sotto all’elastico con il dorso della mano in mezzo alle gambe sfioro il sesso ormai gonfio di eccitazione dal quale comincia a stillare qualche goccia di piacere, un altro brivido, più violento del primo, partendo direttamente dal cervello, percorre la schiena per esplodere donandomi una meravigliosa sensazione di calore proprio sopra i glutei.

Dopo un attimo impercettibile riprendo ad avanzare con le dita che si infilano sotto l’elastico delle calze spostandone il bordo sempre più in basso verso la caviglia ripercorrendo a ritroso la carezza fatta poco prima questa volta donando direttamente alla pelle il calore delle mani.

Nel ripetere l’operazione con l’atra gamba sento distintamente gli umori inumidire e dischiudere il fiore del piacere.

Sono completamente nuda, mi alzo e raggiungo il bagno dove una rilassante e minuziosa doccia completeranno l’asportazione della maschera diurna, sciolgo i capelli corvini completamente lisci che scivolano lungo le spalle accarezzandomi la schiena fino a lambire i glutei, un ulteriore brivido di eccitazione pervade il mio corpo.

Sono sotto il caldo ed energico getto d’acqua le mani percorrono con meticolosità ogni parte del corpo anche la più recondita, un docciaschiuma dal profumo delicato riempie le narici, le tensioni della giornata mi abbandonano poco a poco.

Sento la pelle morbida scivolare sotto le mani, sento i fremiti di piacere scaturire dal profondo dell’intimo ogni qual volta accarezzo le zone erogene, sento la sensibilità del mio corpo aumentare, altro inequivocabile segno della trasformazione in atto.

Adoro rimanere perfettamente eretta sotto al getto d’acqua godendomi la carezza ed il calore che scivola lungo tutto il metro e settantotto della mia statura.

Adoro sentire l’acqua calda insinuarsi fra le turgide prominenze dei seni, una seconda misura che mi si addice perfettamente ben disegnato e tonico, una semisfera perfetta sormontata da capezzoli della dimensione di una fragola.

Mi eccita tremendamente sentire la cascata che dalla schiena si insinua fra i glutei marmorei ben disegnati da una continua attività fisica

Impazzisco letteralmente sentendo l’acqua calda scorrere sul ventre piatto accarezzare il monte di venere ed insinuarsi fra le grandi e piccole labbra dopo aver scaldato ed eccitato la clitoride per finire con l’avvolgente piacevole carezza dell’acqua lungo le interminabili gambe, più di un metro dal piede all’anca, ben tornite ed affusolate.

Con il corpo completamente riscaldato dalla doccia infilo il morbido accappatoio bianco candido e mi dirigo verso il guardaroba, giunta davanti alla parete a specchio mi guardo e, lasciando scivolare a terra l’accappatoio, vedo la mia vera natura in tutta la sua perversa bellezza.

Ferma per un attimo con le mani adagiate lungo i fianchi ammiro il contrasto quasi violento della pelle candida come la neve attraversata dal tatuaggio di un serpente che partendo da un capezzolo raggiunge il monte di venere dove la bocca aperta spinge la lingua biforcuta fino ai lati della clitoride.

Le mani cominciano a vagare lentamente dai fianchi alla vita per salire fino al seno, brividi sempre più frequenti denunciano un’eccitazione sempre maggiore che saprò portare fino all’orlo dell’estasi senza varcarlo.

Stringo i capezzoli fra le dita, li torco leggermente, sono già turgidi e sento distintamente il forellino del piercing, allungo la mano verso il ripiano del comò sul quale custodisco l’occorrente, prendo un anellino di platino con al centro un brillante e gustando l’attimo della penetrazione ne indosso uno per capezzolo.

L’abitudine di togliere i piercing è dovuta al piacere che provo ogni volta a penetrare le parti più sensibili del mio corpo con oggetti acuminati.

Per enfatizzare la pratica masochistica, i piercing sono conservati al freddo così da causare l’inturgidimento della parte penetrata al fine di percepire appieno il corpo estraneo introdotto.

Anche se i fori sono stati praticati da tempo, la sensazione di dolorosa violazione delle carni mi procura un piacere sordo che parte dal profondo del mio intimo.

Terminato con i capezzoli raggiungo l’ombelico dove indosso un pendente con uno smeraldo grande come l’ombelico stesso, le mani a questo punto salgono fino alla lingua dove posiziono una barretta di oro bianco fermata alle estremità da due sferette incastonate da brillanti, l’introduzione del piercing nella lingua segue una sorta di rituale, contraggo la lingua rendendo così difficile l’introduzione che mi procura la giusta dose di dolore per aumentare ancora di più lo stato di eccitazione.

Il pezzo forte, ovvero la clitoride, è ritualmente lasciata per ultima, le dita la raggiungono ormai turgida ed ipersensibile, il primo contatto genera uno spasmo violento difficile da controllare per non farlo irrompere in un orgasmo che richiederebbe molto tempo prima di poter riprendere i preparativi.

Con l’altra mano avvicino la punta del piercing alla clitoride e, cercando di non ferirmi, procedo all’introduzione nel forellino esistente, a volte capita di non riuscirci al primo tentativo ed il dolore che ne deriva mi porta dannatamente vicino all’orgasmo.

Quest’ultimo ornamento ha una particolarità, è dotato di un pendente formato da una sferetta irta di piccole protuberanze acuminate che mantengono in continua sollecitazione la parte più sensibile del corpo.

Terminato di indossare i piercing mi abbandono sul letto e godo delle sensazioni che trasmette il mio corpo, le parti penetrate, inturgiditesi per il freddo del metallo, dolgono ed inviano messaggi sublimi al cervello.

Sento distintamente fra le gambe la sensazione di bagnato generata dall’abbondante secrezione dei succhi vaginali ed il tutto crea un mix esplosivo che mi fa perdere del tutto il lume della ragione e mi trasforma definitivamente in una creatura della notte affamata di “SESSO”.

Finalmente mi alzo, la testa mi gira creandomi non poche difficoltà di equilibrio, e torno nel guardaroba e completo la trasformazione.

Indosso calze nere velate autoreggenti, la fascia alta di pizzo raggiunge a mala pena metà coscia, la guepiere in lattex, nera lucida, avvolge le forme evidenziandole in modo inequivocabile, i piercing sono in bella mostra cosi come i capezzoli che, quando si inturgidiscono, sembrano bucare letteralmente il corpetto.

Un paio di short, sempre in lattex, aderiscono alle curve dei glutei penetrandovi profondamente, l’elasticità del materiale evidenzia in modo osceno le grandi labbra, il piercing e la clitoride senza nascondere praticamente nulla.

Il pezzo di pelle lasciata volutamente libera fra gli short ed il bordo delle calze risalta ancor di più per il suo candore abbagliante, completano la mise gli stivali lunghi fin sopra il ginocchio aderenti con tacco di acciaio da 20 cm e zeppa trasparente da 5 cm.

Ora mi sento pronta a vivere la notte, indosso un leggero soprabito bianco lungo fino ai piedi ed esco di casa, mi fermo sul marciapiede ed aprendo il soprabito lascio che la notte penetri dentro di me lasciando che i passanti possano ammirarmi nel pieno dello splendore cominciando ad appagare così la mia natura esibizionistica.

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