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Racconti Erotici

FEUILLETTON 2

By 14 Maggio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

1 ^ Parte ( del mercoledì )

Alle due e 15 esatte i tecnici ed i Dj smorzarono le luci e la musica da sballo su tutte e quattro le piste, interne ed esterne, per dare modo al migliaio e più di giovani che affollavano il locale di tornare con comodo ai divani e ai tavolini sparsi tutt’intorno, poi, fecero il buio ed il silenzio.
Un fascio soffuso, azzurrino, di luce, la nebulosità di un profumo falsamente dissacratorio nel suo sciocco divaricarsi, invasero la pista principale.
Si trasformò, il colore, in giallo, in verde, in viola, quindi in blu scuro, raggiungendo il soffitto, le persone, dipingendo immobili ombre statuarie là in mezzo.
Poi, una sciabolata di rosa nel punto e Giorgia diruppe, vestita solo della sua magnificenza.
Un balletto da grandi professionisti, coreografia curata nei minimi particolari mentre le musiche cambiavano in continuazione decidendo sul ritmo dei corpi.
Lo streap veniva svolgendosi all’inverso: mentre il ballerini si denudavano atletici fino a rimanere in tanga, lei si rivestiva, un pezzetto per volta.
Accompagnata dallla musicalità struggente e negra di Georgia On My mind, il non ho pace del favoloso Ray, il cui piano sembrava lì soltanto per accarezzarne la luciferina, lenta essenza di sinuosità, oltraggiata dal peccato originale: ricoprirsi.
Il dj tamburellava il ritmo piano sulla consolle, non se ne poteva esimere. Pur avendolo ascoltato centinaia di volte, questo gli serpeggiava in un continuo, dalle arterie, al battito della punta del piede.
Giorgia si esibiva da sei mesi, ogni venerdì ed ogni sabato, mandando in visibilio ed attirando stuoli di ammiratori da città lontane, sud e nord.
Il cachet iniziale, già cospicuo, visto il successo, gli arrivi, le era stato addirittura aumentato.
Quella sera, al contrario del solito, ella disse ai boys che sarebbe rimasta a farsi un succo, rinunciando ad essere accompagnata.
Rinaldo, il direttore, l’amico cinquantenne, l’avrebbe portata giù lui.
Alle cinque la disco chiuse. Erano della compagnia Giannino, il proprietario, Willy, il più simpatico degli abituéé, ed Enrico, un suo amico, oltre a Rinaldo e Giorgia.
Si ritrovarono al parcheggio. Tre macchine.
Finiscono giù nella piazzetta dietro il vecchio colonnato d’epoca fascista, l’Osteria ai Tre galli.
Solo birre, ma una scelta estesa all’infinito.
Giannino li saluta che sono le sei.
Venti minuti dopo, sbadigliando mezzo ubriaco, chi &egrave rimasto é a casa di Enry.
Una bottiglia d’acqua minerale, due cucchiai, due mezzi limoni, due elastici, le siringhe da insulina vengono appoggiati sul tavolo.
Giorgia viene stuprata a ripetizione, nemmeno lei sa se però é stupro, perché ora ricorda.
Di avere frugato, ridendo fra il mentecatto e l’isterico, nei calzoni di Willy, di colui che le é parso il più beota.
Si sveglia che sono le sette e mezzo di sera, circa, si sente intontita, un feroce mal di testa.
Fuori c’&egrave ancora luce, non c’&egrave nessun altro; allunga lo sguardo sul lenzuolo verso la metà del letto, guarda sbigottita le larghe macchie di un rappreso marrone scuro.
Allunga il busto con sforzo enorme; i capelli, gli occhi, il collo le fanno male. Ci arriva quasi sopra.
Capisce. Si vergogna. Di non essersi liberata convenientemente il giorno prima. Si chiede. Come farà a ripresentarsi al locale facendo finta di nulla, il successivo venerdì notte ?
Si alza, tormentata dal proprio inestetismo, va in bagno, vomita nella tazza, una prima, una seconda volta.
Si guarda le braccia, le mammelle; sono piene di ecchimosi; si sposta davanti allo specchio per vedersi dietro, ma manca uno specchietto accessorio. Non vi riesce.
Merde.
Passeranno, passeranno pure queste maledette ! Sono troppe, per darci con l’alcool.
Si sbircia le cosce, perdendo quasi l’equilibrio. Anche lì.
D’un tratto il pensiero evoca Maurizio, come sbucato dal vuoto pneumatico.
Non devo vederlo ” almeno per tre quattro giorni “, si allarma.
Circa una mezz’ora dopo accende il cellulare, chiama il suo primo ballerino.
Minoù, non so nemmeno dove sono, aspetta”..scendo a vedere.
Sei molto lontana ? Alle nove e trenta ho un appuntamento però.
Non chiudere, scendo.
Si tira dietro la porta.
Fornisce il nome della via sbagliandone la pronuncia, ed il numero a Minoù.
Ed aspetta, mezzo sbilenca sui tacchi troppo alti per quell’ora, spettinata, smarrita dall’isolamento del luogo.
Una sonora risata le allarga la bocca all’improvviso. A cosa hai pensato Giorgia ?
A come ci saranno rimasti !
Le é ripreso il fastidioso pizzicore al piede destro, dove si fa bucare, ma passerà anche quello, immagina, prima di venerdì.

2^ Parte ( puntata per i lettori del sabato )

Maurizio e Giorgia si sono rivisti di venerdì, dopo le quattordici e trenta.
Lui era appena uscito dall’Università, dove si era attardato a parlare con tre studenti per dare loro alcuni chiarimenti sulle tesi.
Si sono incontrati dove la via da cui Maurizio arriva fa angolo con la prima strada fuori dall’isola pedonale.
Giorgia, la quale sa quanto sia abitudinario, lo aspetta là da dieci minuti, sull’arrotondarsi del marciapiede.
Fa due tre passi per andargli incontro, gli si appoggia contro, gli stringe i polsi, gli sorride radiosa.
Lui la abbraccia per la vita, le appoggia un bacio svelto sulle labbra, sorride a sua volta, continuano insieme.
Dove sei stata tutto questo tempo ? E’ una settimana !
Maurizio non ha telefono, non lo vuole: né quello fisso, né il cellulare. Dice che &egrave perché non vuole essere disturbato dagli studenti o dai colleghi.
Giorgia gli mostra la caviglia. Pure il polpaccio destro soffre di un leggero gonfiore.
Lui le chiede cosa &egrave stato, lei gli risponde sabato scorso, probabilmente mentre facevo lo spettacolo. Tu non c’eri, ma Janvier mi &egrave quasi venuto addosso”’
In effetti &egrave così. Quasi, l’ultimo arrivato le procurava una distorsione.
Ma ti sei fatta vedere, sei andata da qualcuno ?
Lei gli risponde che no, che basta un po’ di ghiaccio.
Ma come un po’ di ghiaccio, se stasera hai di nuovo lo spettacolo ?
Giorgia alza le spalle, un po’ perché seccata, un po’ perché quella sua troppa preoccupazione le procura tenerezza.
Lui le stringe ancora di più la vita disegnata dal corsetto, ed avverte un leggero brivido di eccitazione. Da seccato che era &egrave passato al desiderio.
La vorrebbe baciare lì in quel vicolo, strusciarsi, farle sentire la propria eccitazione, fare nascere la sua. Si ferma.
Lei lo guarda interrogativamente, capisce, gli dice dai, siamo vicini a casa, e allora Maurizio continua a camminare.
Sono arrivati davanti alla gelateria aperta giorno e notte.
A Giorgia sorridono gli occhi, ecco un gelatino magari me lo farei.
Entrano, scelgono i gusti, lei va verso quelli alla frutta, lui croccantino, nocciolato e, ma si, un baffo di bacio.
L’uomo passa alla cassa, e si ributtano fuori.
Le labbra di Giorgia scherzano, alludono, lo sguardo maliziosamente rivolto, le spalle chine, come a piegarsi dal ridere .
Sgranocchiando la punta del cono entrano, salgono nella camera separata dal corpo dell’appartamento, si buttano sul letto, stranamente rifatto.
Allora solo quando sai che vengo io, sei disordinato !
Maurizio le &egrave salito sopra, le ha sprofondato la lingua nella bocca, gliela rigira lentamente intorno all’ istintivo guizzare e rilassarsi, ne stimola il palato, se ne esce per andare a leccare gli angoli delle labbra, dove &egrave rimasto un sentore di Kiwi, per poi ingoiarlo facendo una smorfia.
Giorgia alza le braccia, passa le dita, sapiente, sulla sua nuca. Lo sente indurirsi, penetrare nelle cosce da sopra la gonna.
Stavolta &egrave lei a mettergli la lingua dentro, mentre Maurizio sale, lento, a puntarle il triangolo.
Non ha avuto il tempo, né la voglia, di chiedergli ce l’hai ?
Chiude gli occhi come se volesse sognare, mentre il suo ragazzo le solleva la veste, quando, strusciando le nocche della mano all’interno della coscia di raso, arriva a sollevarle, con la punta del medio, l’orlo della mutandina.
Sbatte le palpebre, percependo lilla, all’avvisaglia sul clito.
Accetta le sue dita lunghe e animate, scivolosa.
Poi lo respinge. Per favore, fai la penombra, ti dispiace di socchiudere le imposte ?
Fissa le sue scapole larghe. Desidera solo che si spogli. Lei lo fa già. In fretta.
Dopo essersi strafogati nella passione, n&egrave Giorgia n&egrave Maurizio nel sesso hanno inibizioni o ne concedono, i due si addormentano.
Sono rimasti abbracciati.
E’ lui a sentire squillare per primo il telefonino di Giorgia.
Ti stanno chiamando.
Accende la piccola lampada sul tavolino, sono le undici.
E’ Minoù.
Giorgia, dove sei, con Maurizio ?
Lei sillaba un si, si, assonnato.
Passiamo di lì, allora.
Si, il tempo di farmi una doccia.
Perché non vieni anche tu, stasera ? Dice la ragazza.
Alle undici e quarantacinque i quattro ballerini sono sottocasa. Giorgia e Maurizio li aspettano giù di sotto.
Minoù quasi se lo farebbe lì, Maurizio, tanto trova arrapante quel bruno taciturno.
Lo fa salire davanti, nel sedile accanto.
Un giorno o l’altro te lo rubo, ma con questo non ho alcuna speranza. Chiosa Minoù facendo la voce da finocchio.
Ridono, tutti quanti, alla risposta di Giorgia.
Provaci, brutta baldracca.
Partono ancora ridendo.
Parcheggiano nel piazzale che é mezzanotte meno cinque minuti.
Il giovane italiano se la prende comoda, gli altri si precipitano all’entrata di servizio, con i loro borsoni.

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