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Forica 1 -12 Una sera in pineta

By 4 Marzo 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Come promesso, un pomeriggio di una bella giornata di sole ce ne andammo in pineta. Era primavera inoltrata.

Aperti i finestrini, si parlava dei tutto ed anche di noi.

A dire il vero io ero un po’ scosso perché mi aveva lasciato una bella donna. Una vera e propria figa.

Per lasciarmi mi disse che lei nonostante tutto, tenendo conto che le piacevo e che la montavo come lei desiderava, era innamorata di un tizio che stava dalle parti di Napoli che d’estate arrivava qui e in quei venti giorni di soggiorno la montava a più non posso e la saziava per un anno.

 

Non ero quindi nelle migliori condizioni ma Forica sapeva come prendermi e mi riportava a ‘casa’.

Le scappatelle e gli innamoramenti paralleli c’erano perché lei si ostinava a non ufficializzare la nostra relazione. Io le avevo presentato i miei non ricordo in quale occasione. Loro non dissero niente a proposito. Forse a loro non piaceva e forse lei temeva che io non piacessi alla sua famiglia.

 

I sedili erano ribaltati e lei era in parte sopra di me.

La sua gonna era ormai sollevata. Il suo viso molto ben truccato e le sue mani mi esploravano lentamente come ad assaporare meglio il frutto che stava maturando.

Le calze non erano state tolte; erano color nero velato e molto lisce. La balza alta era in pizzo.

Parlando la accarezzavo e le toccavo le gambe e le spalle. Il seno era appoggiato in parte su di me.

Si parlava di mare, di bagni e di giorni al sole insieme.

Intorno solo alberi ed il rumore dell’aria tra i rami e gli uccelli che volavano e facevano il nido sugli alberi.

 

Ogni tanto tra le parole ci baciavamo ed i baci diventarono sempre più profondi.

Le mani andarono a finire sotto la maglietta a toccare le mammelle ed i capezzoli che al tatto erano diventati duri. L’esplorazione continuava dentro il tanga.

Non tardò molto ed anche quello finirono sul fondo dell’auto.

 

– non togliermi la gonna, qualcuno potrebbe vederci.

 

La baciai con trasporto e me la trovai issata su di me, impalata con un lungo sospiro. Mi mossi lentamente, godendo di ogni istante, del calore che la sua figa emanava.

Il mio sesso depilato e il suo combaciavano perfettamente a dimostrazione che eravamo fatti l’uno per l’altro.

Durante l’accoppiamento guardai con la coda dell’occhio e vidi una donna giovane, bella, con i capelli lunghi, vagamente biondi, che ci stava guardando semi nascosta con la mano infilata sotto il jeans aperto sul davanti e sotto un perizoma di colore nero.

Forica, mostrandosi più depravata di quel che pensavo, disse

 

– hai visto? La donna si sta toccando mentre ci guarda.

Dai, regaliamole uno spettacolino. E’ eccitante farlo mentre lei ci spia. Chissà, magari non resiste e si getta nella mischia tra di noi. Dimmi, mio bel maschione! La vorresti un’altra che ti scendesse sopra e che ti succhiasse il cazzo con la figa?!

 

Senza darmi possibilità di replica si è sollevata dandomi la schiena. La gonna se l’era completamente sollevata. Ha preso con la mano il mio cazzo e se lo infila nella figa. In quella posizione davamo entrambi le spalle alla donna che poteva continuare a guardarci senza essere vista. Forica aveva assunto di proposito quella posizione. Iniziò a muoversi su e giù facendosi scorrere il cazzo teso allo spasimo nella fica. Si vedevano benissimo le labbra della figa aperte ed il buchetto posteriore. Un raggio di sole filtrava tra le chiome dei pini ed illuminava la scena dentro l’auto.

Io le palpavo le tette, baciavo e leccavo il suo collo e la schiena. Per non venire ho fatto uno sforzo notevole.

Effettivamente scopare Forica sapendo che una donna estranea ci guardava e si toccava, mi creava una eccitazione immensa. Sentivo il cazzo rigido e pronto a emettere lo sperma.

La mia donna accorgendosi che ero ormai prossimo all’orgasmo, con un tono di voce che permettesse alla donna di sentirla, disse

– aspetta Angelo, sai che non puoi venirmi nella fica, adesso me lo infilo nel culo così potrai sborrare.

Se lo sfilò e sempre tenendolo nella mano si appoggiò la cappella gonfia al buchetto posteriore, poi si riabbassò e se lo fece entrare tutto. Muovendosi di nuovo su e giù disse

– Dai Angelo! Adesso sborra! riempimi il culo di sperma. Si dai sborrami nel culo come piace a te! Vieni! Voglio sentirti caldo dentro di me.

L’afferrai per i fianchi, spinsi con forza in avanti come a volerla sfondare e dopo qualche minuto, visto che ormai ero alo stato parossistico, sborrai abbondantemente nel suo bel culetto. Ebbi un orgasmo che mi lasciò senza fiato. Quando ci voltammo la donna non c’era più.

Ma adesso si era creata una nuova situazione. La mia fantasia correva. 

Ma la serata non era finita li. Avevo voglia di scoparla ancora.

Il sedile era ancora ribaltato totalmente e il mio sesso stava ripigliando vitalità.

Forica si posizionò su di me, alla “spegni candela” ed iniziò a muovere il bacino in modo da fare entrare dentro la figa tutto il cazzo che ormai arrivava, facendo pressione, fino al collo dell’utero. 
Lei si sbottonò completamente la camicetta che scivolò ai suoi piedi lasciando le tette ballonzolanti, dato il movimento che facevo sul suo pube, completamente scoperte e alla vista di chi voleva guardarci. 
Eravamo in una situazione veramente arrapante.

La gonna arrotolata alla vita, il culo completamente nudo che saliva e scendeva e le tette che, a tratti, afferravo con le mani per portarle alla bocca e succhiarle mentre con le dita le strizzavo i capezzoli. 

Allungando la mano mi son reso conto che il buco posteriore era debole alle penetrazioni. Infatti il dito esploratore era entrato dentro con facilità e lei lo aveva avvolto con delicatezza dimostrando di gradirlo con movimenti circolari e ritmici.
Che qualcun altro ci stesse osservando ne avevo la certezza.

Infatti con la coda dell’occhio vedevo un’ombra che agitava il braccio e la mano in un avanti indietro classico di un uomo che si masturba.

La cosa non la fece desistere anzi fece aumentare la carica di lussuria e continuò a inarcare i reni in modo da mostrargli come godeva nell’avere un meraviglioso cazzo dentro la figa.
Ormai era arrivata al punto critico. Si udì un grido d’immensa goduria mentre dalla figa uscivano fiumi di succhi che riempivano i peli del mio pube.

Mi sfilai da lei nello stesso momento della sborrata che la prese in pieno ombelico e le colò fino alle ginocchia.

 

Il sole era al tramonto.

L’aria che entrava dai finestrini aperti non era più tiepida e tornammo in città.

La sera lei venne a casa mia. Facendo finta di essere uscita dal portone era, invece, salita nella mia stanza. Dormimmo tutta la notte fino all’indomani mattina presto.

Tra le sere passate la prima volta in pineta e questa erano passate solo tre settimane.

Al risveglio le leccai il clito e lei ricambiò facendome vedere come gode una donna davanti ad un uomo.

 

 

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