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Racconti Erotici

Frenesia di distruggere

By 26 Febbraio 2020Giugno 16th, 2020No Comments

E’ precisamente dall’altro ieri che mi sento inspiegabilmente bizzarra, ardirei affermare piuttosto estrosa e insolita, eppure incomprensibilmente e splendidamente rasserenata. Quella che avverto addosso è una sensazione unica e fenomenale, il corpo sprigiona infatti forza, effonde energia ed emana buon umore, tu vedi e analizzi le cosa da un’altra gradevole prospettiva, anche se quello stato di benessere e di soddisfazione non permane ahimè per sempre. Comunque sia, viviamo adesso, il meglio che si può e godiamocelo. 

Io sono consapevole e perfettamente al corrente che tu, depravato, fuorviato e lussurioso individuo quale sei, hai volontariamente e svisceratamente approfittato giovandoti sfrenatamente di me e del mio sonno profondo, io viceversa, non mi sono opposta né t’ho intralciato in alcun modo. Ti confesso e ti manifesto che non mi dispiace per nulla, in quanto è stato un sogno gradevolissimo, tenero, inebriante, impregnato d’indecenza e per di più virtuoso. 

Al presente apro gli occhi, noto che tu sei vicino a me, ti osservo, conficco le mie scure iridi dentro le tue, mentre tu sogghigni in maniera furbastra, ma schietta e aperta. Mi puntello al tuo corpo, come se ambissi sottraendomi allo sguardo curioso e impiccione del creato, in tal modo distacco interamente le mie mani e vagheggio. Adesso ti accarezzo, la tua cute è piacevolmente fredda ma gradevolmente odorosa, la tua mano amorevolmente volitiva, fruga tra la mia folta chioma spettinandomela. 

Al momento dopo quell’abbondante e libidinoso strepito la quiete predomina adesso nell’ambiente, la tua mano digrada in direzione della mia faccia, è soavemente torrida e robusta, sento il tuo indice che si gingilla con la mia bocca, io l’allargo e ingordamente m’impadronisco delle tue dita poiché le rasento assaggiandole, la punta della mia lingua attraversa il profilo delle tue dita, il tuo accento nel contempo stabile e armonioso m’aggomitola, eppure io non sono capace di capire, perché sono assai ghermita dalla tua intima sapidità. 

Successivamente, in maniera delicata ti collochi sul talamo, la tua cavità individua ingordamente la mia, un bacio coinvolto e vivo è quello che ne scaturisce, brodoso, con espressioni licenziose e locuzioni libidinose che svolazzano nella stanza; le mani brandiscono dominio dei circoscritti corpi, con indolente fregola girovagano ispezionando ogni porzione di epidermide, i nostri focosi gemiti ed i nostri impaziento sospiri s’uniscono in modo simultaneo, producendo una musicalità inconfessata ed enormemente desiderabile e stuzzicante. 

Sulla mensola poco distante intravedo un barattolo di miele, in quell’istante vengo testualmente invasa e travolta, da una smania smisurata d’impostare e d’abbozzare dei tratteggi su tutto il tuo corpo, cosicché inseguo i tuoi contorni, intanto che le mie mani defluiscono scivolando lassù e forgiando dei lineamenti incoerenti e difformi mentre tu ironizzi gustandoti la scena. Ultimata l’iniziativa, la fregola di demolire ciò che ho a stento terminato di realizzare m’aggredisce investendo il mio essere. 

Gradualmente io inizio dal tuo collo, capto in modo distinto i tuoi palpiti di pura contentezza e d’autentico benessere, poi digrado più in basso fino ad approdare all’interno delle cosce, dopo deliziosamente sul tuo cazzo per l’occorrenza ravvivatosi dovuto al mio soave e stuzzicante piacevole modo di agire. Quel delicato e leggiadro svago prosegue, fino a quando un impulso repentino da parte tue non travolge le mie aspettative assalendoti, in quanto mi ribalti e brandendomi la chioma tra le mani mi costringi a rimanere sopra di te, io avverto adesso che il tuo cazzo pulsa, lo riconosco in modo inequivocabile, lo capto in modo eloquente contro di me che preme sul pube, al presente l’eccitabilità è tanta, perché questa carezza l’accresce estendendola in maniera spropositata. 

Sono assetata di te in maniera opulenta, in modo principesco e pomposo, non attendo un momento di più, sicché mi sollevo per quel tanto che necessita per consentirti di penetrarmi agevolmente. E’ davvero piacevolissimo distinguere che godi ad ogni ridottissima oscillazione, è altresì avvenente udire il tuo richiamo durante il tempo in cui la sveltezza accresce sempre di più, senza sosta, fino a toccare l’apice sommo nello stesso momento. Al presente non sono in grado di rendermi effettivamente conto di me stessa, né di dire degnamente quello che avverto, intanto che tu trabocchi sborrando lussuriosamente dentro di me, la tua densa linfa vitale con tutta la tua efficace autorevolezza, la tua radicata veemenza e la tua echeggiante vigoria. 

Io anelerei e perseguirei di scrutare la tua faccia, di degustarmi e di godermi i tuoi frementi strilli, malgrado ciò sono un’arrapata, libertina e libidinosa astante, in quanto sono ben al corrente che anche per te è il medesimo contenuto. Che cosa rimarrà propriamente? 

Un giaciglio interamente disfatto e grinzoso con quell’appiccicaticcio dolciastro del miele disseminato e versato dappertutto, dei segnali distinguibili e ovvi, sopra due corporature sfiancate e stanche, avvinghiati in un dopo pranzo che si adulano e che si vezzeggiano. 

{Idraulico anno 1999} 

 

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