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Racconti Erotici

Giulia- Sesta e ultima parte

By 6 Maggio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

” qui il cielo è così strano, sembra quasi solido. Come se volesse proteggerci da ciò che c’è oltre”

La sera decido di cominciare gli appostamenti sotto casa di Giulia per cercare di incontrarla e parlarle, fuori il cielo è plumbeo e minaccia pioggia, prendo un lungo impermeabile scuro e lo indosso. Penso “Ora sembro Nathan Never…”
Arrivo sotto casa di Giulia, inizio a cercare parcheggio, dopo un quarto d’ora lo trovo in un punto che a me sembra perfetto, da lì posso vedere bene il portone,
Comincia una lunga attesa, mia madre mi chiama al cellulare, le dico che sono con amici. Mi faccio pena da solo.
Piove a dirotto, l’acqua che cade intorno ai lampioni sospesi al centro della strada forma palle evanescenti che danno un’aspetto gotico alla strada, l’inquietante tappeto di tastiere dei Depeche Mode che esce dagli altoparlanti del mio stereo completa il quadro. Lo scrosciante ticchettio che martella l’abitacolo della mia auto mi sta rimbambendo, non posso neanche aprire i finestrini per fumare.
Aspetto e aspetto… Non accade nulla, le persone che escono e entrano dal portone si contano sulle dita di una mano ma di Giulia neanche l’ombra. Ho mille pensieri, sono qui da quasi due ore, ma potrei starci tutta la notte; forse Giulia è a casa e ci rimarrà o forse tornerà con Stefano e sarò punto e a capo. Potrei metterci settimane, mesi, anni, prima di beccarla da sola. Mi sento a un punto morto e in preda allo sconforto. Ma proprio mentre nella mia testa si fa strada l’idea di desistere vedo i fari di una macchina che sta imboccando la strada, sfila veloce accanto alla mia e dal profilo riconosco Giulia!
Sta cercando parcheggio. Ho il cuore in gola ma mi faccio coraggio ed esco dall’abitacolo della mia auto incurante del diluvio che mi si rovescia addosso. Faccio pochi passi per avvicinarmi al portone e sono già completamente zuppo, a nulla sembra servire l’impermeabile. Piove a dirotto e io ho l’impermeabile, come nel sogno..! Fa caldo ma le nuvole vengono dal mare e l’acqua è fresca e pulita, mi fermo vicino al portone e resto in attesa, sotto la pioggia battente che sento scorrermi sul viso ed entrarmi nella camicia. Vedo Giulia arrivare di corsa, tenta di ripararsi sotto la grondaia mentre cerca nervosamente le chiavi nella borsa. Quando le trova è ormai davanti al portone anche lei zuppa, alza istintivamente gli occhi verso la mia sagoma scura e si gira per infilare la chiave nella toppa, si volta di nuovo di scatto verso di me, mi ha riconosciuto!
Resta paralizzata, sgrana i suoi grandi occhi verdi in un’espressione stupita e spaventata, sfila le chiavi dalla toppa e si avvicina per guardarmi meglio anche lei ora incurante della pioggia che le inzuppa i capelli e le riga il volto come fossero lacrime disfacendole il trucco, :” Davide…cosa…cosa ci fai qui?” mi chiede incredula con voce tremante. Resto zitto per un istante fissandola negli occhi, poi con un filo di voce le rispondo :” Volevo vederti. Volevo solo salutarti” resta zitta, poi mi porge la mano :” Vieni dentro, sta diluviando”
Entriamo nell’androne silenzioso del palazzo e siamo di nuovo uno di fronte all’altra, alza timidamente la mano e mi accarezza il viso bagnato con il dorso delle dita :” come hai fatto a sapere….” non la faccio finire, :” Non è stato difficile”. Le passo un dito sulle labbra seguendone i contorni, :” Sei bellissimo” mi sussurra guardandomi negli occhi. Ora i nostri corpi entrano in contatto e le nostre fronti si toccano una appoggiata all’altra, restiamo così in un silenzio che pesa come un macigno per un tempo che a me sembra un’eternità, poi le nostre labbra si sfiorano, poi le bocche si schiudono e le punte delle lingue iniziano a cercarsi fino a diventare un bacio infuocato e scomposto. Mi stringe a se con forza, sento le sue unghie conficcarsi nelle mie braccia attraverso l’impermeabile. Le nostre bocche sono incollate, le lingue si cercano, avide affamate.
Le mordo le labbra, i denti, la schiaccio contro la parete, :” Perchè sei tornato?Perchè…perchè…perchè…” si stacca dalle mie labbra solo per ripetermi all’infinito “Perchè?”. Mi sembra di sognare, sto di nuovo stringendo a me la mia Giulia, sto respirando il suo sospiro, bevendo la sua pelle bagnata. La mia Giulia, mia per sempre e mai più.
Le infilo una mano sotto la gonna fino ad arrivare all’elastico dello slip che strappo via con uno strattone, sento la sua mano che cerca affannosamente di aprirmi la lampo dei jeans, ci riesce, tira fuori a fatica il cazzo durissimo, la sollevo per i fianchi e la penetro con un solo colpo di reni. Giulia avvolge le sue gambe intorno al mio corpo, mi stringe forte a se come per non farmi scappare tenendomi per i capelli, prendiamo il ritmo di quell’amplesso selvaggio sotto la luce della lampada sospesa sopra la volta senza preoccuparci che potrebbe arrivare qualcuno e vederci. Potrebbe addirittura arrivare il suo Stefano.
Veniamo nello stesso istante vibrando come un accordo di quinta tra gemiti e rantoli strozzati che rimbombano nella tromba delle scale. L’ho riempita di sperma, restiamo avvinghiati nella stessa posizione finchè la quiete non torna a impossessarsi di noi. Le nostre guance restano attaccate l’una all’altra sfiorandosi dolcemente per un tempo indefinito e quando i nostri respiri tornano regolari, con un ultimo sforzo, la sfilo via da me come fosse un guanto e ci ricomponiamo, :”Ora devo andare” le dico e mi avvio verso il portone, mi giro un’ultima volta verso di lei. Giulia è seduta in terra rannicchiata con la testa sulle ginocchia e sta singhiozzando. Apro il portone, esco, lo chiudo dietro di me e penso “Stanotte non farai l’amore col tuo Stefano, Giulia. Stanotte non lo farai..”
Fuori la pioggia torna a rovesciarsi su di me sferzandomi il viso ma stavolta per me è un battesimo.
Mi avvio verso la macchina quasi barcollando e ad ogni passo sento crescere in me la pace mentre nella testa mi risuona Moon river.
Ora sta anche tuonando, un lampo rischiara a giorno la strada strappandola al buio della notte, in lontananza sento l’eco di una sirena dei pompieri e in quel momento penso che quindi non solo per me questa notte è così lunga e dopo cinque giorni da quando è iniziata questa maledetta storia, per la prima volta…
…piango.
FINE

” Poichè non sappiamo quando moriremo, siamo portati a pensare che la vita sia un pozzo inesauribile. In realtà le cose accadono solo un certo numero di volte, un numero limitato di volte. Quante volte vi siete trovati a pensare a un pomeriggio della vostra infanzia che fa così profondamente parte di voi che senza il quale non riuscireste neanche a concepire la vostra vita? Quattro, cinque volte o forse anche meno.
E quante volte vedrete la luna levarsi all’orizzonte? Al massimo venti volte.
Eppure, tutto sembra senza limite”
Paul Bowles “Il tè nel deserto”

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