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Racconti Erotici

Giulia- Terza parte

By 29 Aprile 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

” Il tuo piacere è nel mio dolore cme la luce è nelle tenebre”

La mattina in agenzia sono distratto e assente, un unico groviglio di pensieri la mia testa. A Riccardo non sfugge :”Cos’hai?” mi chiede, gli rispondo che non mi sento bene e che ho dormito male ma capisce che c’è qualcosa d’altro. Fingo di lavorare e invece mi leggo al PC i racconti di Giulia. Il puzzle si sta ricomponendo; leggo che Stefano ha una vineria e scavando nella memoria ricordo che il padre di Valeria chiudeva l’attività e affittava i locali a un amico di sua figlia che voleva aprire un pub o qualcosa di simile. Forse ci sono, penso. So dov’è quel posto, e con un pò di fortuna potrebbe essere proprio la vineria di Stefano, se ci andassi potrei rivedere Giulia. Solo rivederla…nient’altro. Solo rivederla.
La giornata non passa mai, ho l’idea fissa di recarmi lì, non riesco a pensare ad altro.
Quando la sera torno a casa non ho voglia nè di suonare e nè di mangiare, guardo un pò di notiziari, mi preparo ed esco. La serata è tiepida e profumata di gelsomino bianco, passo davanti con l’auto al luogo che io ricordavo, c’è una vineria! Ho il cuore in gola che cerca di schizzare fuori dal petto, sento le tempie battermi. Parcheggio l’auto non lontano e mi avvio tremando verso la vineria, ora ho quasi freddo. Fuori dal locale ci sono delle persone che parlano, mi metto a debita distanza e sbircio dentro. Dietro il bancone c’è un bel ragazzo sorridente col pizzetto, più o meno della mia corporatura, sta parlando con un tipo anzianotto, deve essere lui Stefano! Mi avvicino. Quando sono dietro la vetrina d’ingresso, semi nascosto dalle locandine, vedo che ora a metà strada tra l’ingresso e il bancone si sono fermati quattro ragazzi che attendono che si liberi un tavolo. Poco dopo il ragazzo dietro il bancone, li conduce verso un tavolo, la visuale si libera e la vedo!!! E’ Giulia!
E’ più bella che mai. E’ in piedi di profilo davanti al bancone con un calice in mano e sta conversando con un tipo, si gira verso la vetrina e per una frazione di secondi in nostri sguardi si incrociano. Mi sento gelare, non mi va farmi vedere, non lì, ma non può avermi riconosciuto seminascosto com’ero. Difatti torna a conversare col tipo e io mi metto in posizione più defilata, torna a guardare verso la vetrina ma quegli occhi non ci sono più.
Decido che per quella sera ho visto abbastanza, sono in tachicardia e ho freddo. Vado a casa.
La notte faccio un brutto sogno: mi trovo in un cimitero di campagna, è notte e piove a dirotto. Ho un lungo impermeabile scuro ma sono senza ombrello inzuppato dalla testa ai piedi, sono in piedi davanti a una tomba, sulla croce nessun nome, solo due date che sono quelle di quando è iniziata e di quando è finita la mia storia con Giulia. Un fulmine rischiara a giorno il cimitero strappandolo al buio della notte.
Mi sveglio di soprassalto, sono sudato e respiro a fatica, mi siedo sul letto e guardo l’orologio, sono le cinque del mattino, la sveglia suonerà fra tre ore ma so lo stesso che per me la notte è finita.
Continua

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