Skip to main content
Racconti Erotici

Ho provato a fare la modella

By 26 Luglio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Non avrei mai pensato di vergognarmi tanto come quel giorno.
Ancora adesso, a distanza di tre anni, mi viene in mente quella situazione così imbarazzante
e penso a come si sarebbe comportata un’altra persona al posto mio.
Il mio nome è Laura. Vivo a Perugia ma negli anni scorsi ho abitato a Torino con un’amica.
Frequentavamo entrambe il Politecnico, Ingegneria Gestionale.
Come tanti ragazzi fuorisede volevo trovare un lavoro che mi consentisse di contribuire a
pagare l’affitto e le spese, nonostante la mia famiglia non mi avesse mai fatto mancar di nulla.
Al tempo stesso non volevo dedicarmi a qualcosa che mi impegnasse troppo, soprattutto come orario.
Ho sempre dato la massima priorità allo studio e un lavoro serale come la cameriera
avrebbe potuto compromettere l’attenzione durante le lezioni del giorno successivo.
Cercando tra gli annunci nella bacheca del Poli trovai quella che mi sembrava un’ottima opportunità.
Si ricercava una ragazza che si prestasse come modella per un istituto artistico privato. Non c’erano
molte informazioni sull’annuncio se non i limiti di età, la solita bella presenza e i riferimenti della scuola.
Presi il numero di telefono e il mattino successivo chiamai. Ottenni un appuntamento per la settimana dopo.
Se all’inizio mi pareva una cosa normale iniziai a meditare su quel incontro che temevo potesse rivelarsi
qualcosa di poco serio. Ero quasi portata ad annullare l’incontro ma attratta dal buon guadagno con un impegno limitato
mi feci forza e mi presentai.
Entrata nell’istituto fui più serena. Doveva essere senza dubbio una scuola seria e durante l’incontro mi furono
spiegati in modo molto professionale i dettagli dell’attività. Avrei dovuto prestarmi ad essere ritratta viso e corpo. Si parlava anche
di nudo artistico ma nulla di volgare.
Forse per l’ambiente che mi metteva a mio agio e la professionalità dei miei interlocutori accettai. D’altronde non avevo mai
avuto grossi complessi a mostrare il mio fisico, decisamente in forma grazie a parecchi anni di danza ritmica.
Inoltre sono sempre stata abituata a mostrarmi in topless in spiaggia per cui l’idea di un nudo soft non mi avrebbe creato grosso
imbarazzo. La paga era ottima e l’attività si sviluppava in un paio d’ore per volta.
Feci da modella per tre volte senza grossi problemi. Non posai mai completamente nuda ed al massimo scoprii parzialmente i seni,
nascosti da un leggero vestitino semitrasparente.
Un giorno la docente che seguiva il corso di nudo mi fece una proposta molto allettante ma altrettanto imbarazzante. Mi spiegò che
voleva tenere una lezione tematica, improntata sul nudo artistico anni ’60 con indumenti intimi dell’epoca e non solo.
Mi spiegò che avrei dovuto presentarmi al naturale, senza depilazione di ascelle né inguine. Il compenso per questo mio piccolo sacrificio
sarebbe stato decisamente buono. Ci pensai un paio di giorni e alla fine accettai.
L’appuntamento sarebbe stato un mese e mezzo dopo, un tempo sufficiente per presentarmi con la mia “selva incolta”.
Non fu semplice. D’altronde sia in palestra che nelle uscite dovevo fare attenzione a non indossare nulla che lasciasse intravedere il mio
segreto che cresceva. Anche la doccia dopo la lezione di spinning era bandita!
Arrivò finalmente il giorno precedente l’appuntamento, quando l’insegnante volle incontrarmi per farmi indossare l’abbigliamento
intimo preparato per l’occasione. Era un completo molto sensuale, ricco di merletti e lavorazioni con un bustino che si innalzava fin sotto i seni lasciando
scoperti i capezzoli. Reggicalze e calze ma niente mutande. Ero piuttosto imbarazzata a mostrare ad un’altra persona il mio segreto che aveva ormai raggiunto
il suo apice di crescita. Mi chiese di indossare gli indumenti e iniziai a spogliarmi.
Tolta la camicetta apprezzò immediatamente il folto pelo nero che andava a ricoprire le mie ascelle, ma fu quanto levai i pantaloni che capì immediatamente
che la modella si sarebbe prestata alla perfezione al ruolo prescelto. Indossavo uno slip poco sgambato ma insufficiente a trattenere un boschetto ormai senza
controllo. Levai anche gli slip ed indossai l’intimo anni ’60. L’insegnante mi riempì di complimenti ma mi creò un forte imbarazzo quando mi disse che mai avrebbe pensato
di abbinare ad un viso così angelico ed acqua sapone ed un seno da ragazzina una “sessualità così pronunciata”.
Il giorno dopo mi presentai all’appuntamento. Indossato l’intimo provato il giorno precedente mi prestai per posare.
L’insegnante mi fece accomodare su una lettiga, con accanto della frutta. Mi chiese di sollevare una gamba sul cuscino mantenendo le gambe leggermente divaricate.
Ero terribilmente in imbarazzo ma d’altra parte non potevo più tirarmi indietro. A ritrarmi erano solo quattro studenti: tre ragazze che avevo già conosciuto e un ragazzo.
Fortunatamente era un tipo bruttino. Anche un po’ sfigato che non mi attirava e che vedevo più imbarazzato di me.
A metà lezione circa successe una cosa per me imprevedibile. L’insegnante osservando i lavori degli studenti riprese il ragazzo in modo piuttosto brusco. Gli disse che
non sapeva cogliere i dettagli. Non capivo cosa stesse dicendo visto che in quella posizione non ero in grado di capire cosa realmente i ragazzi riuscissero a vedere.
La docente rincarò la dose! Hai stilizzato l’intimo della modella con una macchina nera con un po’ di sfumature. Guarda la tua compagna come è riuscita a riportare i
dettagli di ciò che sta ammirando. Non sei stato in grado di intravedere il clito che emerge dall’intimità della modella! A quel punto sprofondai di vergogna. Avvicinati e osserva.
Intanto chiediamo alla modella se gentilmente ti può facilitare cambiando leggermente posizione. A quel punto non so cosa mi prese. Avrei potuto scappare via ma non lo feci!
Mi spostai con il sedere sul bordo del cuscino. Abbassai la gamba appoggiata e aprii le gambe frontalmente ai miei osservatori. La docente senza scomporsi disse agli studenti:
adesso avete un nuovo punto di osservazione. Tralasciate un attimo il lavoro fin qui fatto e sul medesimo foglio fate un dettaglio dell’intimità della modella come la vedete ora.
Avete la possibilità di individuare nuovi particolari. Mentre disse questo indicò il mio ano. Inoltre potete scorgere distintamente il clitoride ben visibile e lucido.
La ragazza alla mia destra si avvicinò. L’odore acre dei miei umori pervase gli osservatori ma nessuno disse niente. Il cuscino su cui poggiava l’estremità del mio sedere era umido
delle mie voglie. Stavo godendo davanti a cinque persone che neanche conoscevo. La lezione proseguì per un altra buona mezzora e immaginavo le mie labbra spalancate e
clito gonfio di voglie. Il mio folto pelo non era più in grado di nascondere nulla.
Al termine della lezione la professoressa si avvicinò a me e sporgendomi un accappatoio mi disse che avrei potuto fare la doccia visto che mi ero
sporcata completamente.
Andai in bagno, chiusi la porta e non ebbi il tempo di entrare nella doccia che con due lievi tocchi ebbi un orgasmo. Mi appoggiai ai rubinetti della doccia. Un brivido mi percorse la
schiena. Le gambe a stento mi ressero in piedi. Quando finalmente riuscii a riappropriarmi dei muscoli del mio corpo aprii la doccia. Stetti molto tempo con l’acqua che scorreva
a portar via il mio imbarazzo. Ripensavo a quanto era successo. A quegli studenti a cui avevo mostrato la mia sessualità più completa. Che avevano visto come gode una ragazza
che neanche conoscono. Avevano sentito l’odore del mio intimo eccitato.
Quando mi trovai davanti alla docente non riuscivo a guardarla negli occhi. Le dissi che mi sarei presa una pausa per le vacanze. Non andai più.
Tempo dopo raccontando la mia storia alla mia amica mi disse che era normale eccitarsi in una situazione del genera.
E il mio comportamento era un’esternazione dell’esibizionismo che è in ogni persona. Sarà ma io mi sono sentita una grande maiala.

A te lettore, che spero sia piaciuto il mio racconto e magari ti sia immaginato nella mia situazione bizzarra, ti chiedo: come ti saresti comportato al mio posto?

In fede,

Laura ’86

1
2

Leave a Reply