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Racconti Erotici

I due gemelli – Ritorno alla “vita”

By 25 Gennaio 2023No Comments

1. Premessa.

Questo racconto è il seguito immediato de “La storia curiosa di due gemelli speciali”, e i protagonisti siamo sempre noi: Blanca e Claudio, due nomi le cui iniziali sono anch’esse “gemelle”…

Come ricorderete, a un certo punto della nostra esperienza Tati decise di lasciare “la vita”, e insieme – per l’ennesima volta – ricominciammo tutto da capo, come veri gemelli quali non avevamo mai smesso di sentirci.
Venne a vivere a casa mia, più defilata e nascosta, e soprattutto sconosciuta ai vecchi “amici” di lei che continuavano a importunarla sul numero di cellulare che aveva mantenuto attivo, chissà perché.

In quei casi, ogni volta che sentivo squillare quel telefono, era per me come una freccia avvelenata che mi colpiva dritta al cuore, una bastonata devastante; ma mi fidavo della “mia” gemella e non le chiedevo nulla, benché quel sentimento misto di gelosia, paura di poterla perdere di nuovo, e che tutto quello schifo potesse ricominciare mi ribolliva dentro.

Capitò anche che un giorno, un tale – informato da chissà chi – si spinse fin nel centro del paese a bussare alla mia porta.
Per fortuna, andai ad aprire io, e mi trovai faccia a faccia con uno sconosciuto che li per lì rimase interdetto per la mia presenza (evidentemente, pensava di trovarsi nella nuova residenza di Blanca, e che li viveva da sola).
Gli domandai:
– “Desidera qualcosa?”.
E lui, senza perdersi d’animo:
– “Non è qui Blanca… Sì, insomma… Laaaaa… Quella… Mi hanno mandato dei nostri amici comuni…”.
Un’altra volta sentivo usare quella parola, quando la parola “maiali” o “approfittatori” sarebbe stata più adatta…
Bastarono pochi istanti per risvegliare quell’antico senso di protezione che da sempre nutrivo verso di lei, e gli risposi, fiero quanto deciso:
– “Si, è qui… Ma non per te!”.
Lo tirai dentro prendendolo per il colletto della camicia, e proprio in quel momento Blanca si affacciò in cima alle scale… Senza mollare la presa, la guardai e poi guardai lui, e quindi ripresi:
– “È tutta la vita che Tati ed io ci apparteniamo, e non vi permetterò più di rovinare tutto… Perciò, di a quelli come te che se vi rivedo intorno a lei finisce male… Vatti a svuotare le palle dentro tua sorella!”.
E lo sbattei fuori di casa…
Tornai su da gemella, la abbracciai e le dissi:
– “D’ora in poi nessuno dovrà più disonorarti…”
Ma gemella replicò:
– “Questa è la vita, caro… Non ti preoccupare per me…”.
Allora io, emozionato più che mai, alzai un pò la voce:
– “Dovrai camminare sempre a testa alta, con me al fianco! Non sei peggio di tanti che ogni domenica fanno la sfilata mentre vanno in chiesa, e poi hanno lingue di serpenti… Noi non siamo mai stati religiosi, Tati, ma ricordati che anche Gesù ha perdonato la peccatrice, una donna che faceva quello che fai tu. Perciò, non ti devi rassegnare ad essere trattata con disprezzo”.
Le carezzai con struggente passione il capo, glielo baciai, e glielo “consacrai” bagnandolo con le mie lacrime…

2. Il ricatto.

Ero convinto di quello che avevo detto, e che saremmo usciti insieme definitivamente da quella brutta storia. Come sempre, o insieme ci saremmo salvati o saremmo sprofondati all’inferno…
Ma un giorno, un brutto giorno, fummo nuovamente costretti a fare i conti con quell’incubo che credevo ormai morto e sepolto.

Erano mesi che finalmente eravamo sereni (o almeno ci provavamo) e che ci facevano vedere in paese mano nella mano, a volte scambiandoci pubblicamente tenere effusioni, ma una volta Blanca – dopo molto tempo che non usciva da sola – decise di andare da sola a controllare la sua casa.
Lì, aveva mantenuto le finestre chiuse come faceva quando ci “lavorava”, ma evidentemente quella precauzione non era bastata e qualcuno l’aveva vista entrare.
Infatti, improvvisamente, quando meno se lo sarebbe aspettato, suonò il campanello…
La donna ebbe come un tetro presentimento, e il cuore prese a correrle incontrollato all’impazzata. Pochi istanti che le sembrarono un’eternità, nei quali le passò dinanzi ogni incontro con quei cosiddetti “amici”, e lei – che era stata sempre così sicura di sé – istintivamente fece come per stringermi la mano; ma io non ero al suo fianco…

Riavutasi dallo spavento, scese le scale precipitosamente e andò ad aprire il piccolo portoncino marrone.
Quasi le venne un colpo quando si trovò davanti Alex, l’ultimo “amico”, quello che aveva lasciato “a bocca asciutta”, anni prima, in quel di Piazza Navona per scappare ancora una volta dal suo amaro destino con me.
Non seppe spiegarsi come, ma quel diavolo d’uomo era riuscito a trovarla, ed ora era deciso a prendersi la sua “rivincita”…
Le sorrise con un ghigno che non aveva nulla di rassicurante, e poi iniziò a parlare:
– “Finalmente ci si rivede… Hai cercato di rifarti un’immagine, di donna seria e perbene, ma tanto sei solo una troia, e ti conviene fare quello che sai fare meglio… Ahahah, cambiare vita? Ma se non ci credi nemmeno tu… Il tuo “gemello”, così mi pare che lo chiami, si convincerà che sarà meglio per tutti, anche per lui che non è altro che un morto di fame, se tornerai a incontrare i nostri amici…”.

Blanca era ammutolita dallo sgomento e non sapeva cosa rispondere, ma a un certo punto trovò la forza per reagire, e lo interruppe cercando di convincerlo a desistere dal suo folle progetto:
– “Alex, per favore, non sono più quella di prima, cerca di capirlo… È vero, non navighiamo nell’oro, ma facciamo una vita dignitosa, e non devo vergognarmi quando esco di casa… Quanto a mio cugino, lo devi lasciare perdere, non è quello che credete; meglio che non è qui, altrimenti…”.
Ma il giovane benestante era fermamente deciso ad andare fino in fondo e fargliela pagare per come lo aveva trattato:
– “Sentimi bene, con le buone o con le cattive, io avrò quello che mi spetta… Sei una sgualdrina che non vali niente… Perciò ascoltami: o mi fai riabilitare agli occhi dei miei amici che erano con me quella sera, oppure potrei mettere in piazza chi sei veramente… Io so tutto di te… Pensa se lo venisse a sapere tuo padre… Alla tua età, ti rinchiuderebbe di nuovo… ma in un manicomio! E Claudio – so anche il suo nome – stavolta non potrebbe far nulla!”.

A quella richiesta così tremenda le tremarono le gambe, e stava quasi per svenire… In un lampo, si domandò:
– “¿Cómo sabe todo eso de mi pasado con Tato? De todos modos, no puedo arriesgarme, no puedo hacerle sufrir otra maldad… Si mi padre lo supiera, esta vez no estaría de mi lado, y él tampoco le importaría un carajo… Tato no soportó este golpe, y yo sin un gemelo ya no puedo vivir… Somos uno, que nadie puede entender…”.

Alla fine, però, non fu capace di resistere: forse quella di Alex era solo una minaccia per spaventarla, ma noi – i due “gemelli” – ne avevamo passate tante che lei non se la sentì di compromettere nuovamente la nostra tenera storia così faticosamente ricostruita; non eravamo fatti per stare lontani l’una dall’altro, e finì – con il cuore in subbuglio – per cedere e dargli un appuntamento. Ma a condizione che non avesse detto nulla a nessuno… Neanche a me.

3. La prima bugia tra i gemelli.

In cuor suo, Blanca già sapeva che quel porco le stava stringendo al collo un cappio dal quale difficilmente si sarebbe liberata, ma non aveva altra scelta se non la speranza che quel rapporto “innaturale” lo avrebbe accontentato e ripagato per quel vecchio affronto.
Il 20 di dicembre, Tati – per la prima nella sua vita – mi disse una bugia a fin di bene:
– “Cla, sai forse ho trovato un lavoretto pulito… Una mia amica mi ha detto che mi farà incontrare un impresario per un posto di cubista. Devo presentarmi stasera alle 21 in un locale di Rieti per un provino…”.
Subito, io mi proposi di accompagnarla:
– “Ma è bellissimo! Preparati, dai, fatti bella, che ti accompagno… Non si sa mai… Non ti lascio andare da sola in un posto che non conosciamo…”.
Ma lei fu inflessibile:
– “Non è possibile, Tato… Devo dare l’impressione di essere una ragazza indipendente, che sa quello che vuole e che non ha bisogno di essere difesa. Mi dispiace, ma devo sbrigarmela da sola… Non ti preoccupare, vedrai che non succederà niente e andrà tutto bene…”.

In realtà, gemella tornò a casa sua, dove proprio alle 21 avrebbe incontrato il facoltoso uomo…
Preparò l’ambiente, si immerse in un lungo bagno con essenze profumate, e per finire indossò una elegante vestaglietta di seta a fiori a metà coscia chiusa sul davanti con una semplice cintura.
Non si sentiva tranquilla nonostante sapesse alla perfezione cosa avrebbe dovuto fare, ma anzi era come al primo giorno di scuola…
Misurava a grandi passi la stanza da letto, dove stavolta la musica era completamente assente per non destare sospetti, e le luci spente.
Inquieta, pensò dentro di sé:
– “Tato si fida di me, ed io lo ricompenso in questo modo… Non lo merito, ecco la verità! Ma mi manca, cavolo… Una volta che sarà tutto finito gli racconterò tutto…”.

4. Destino cinico e baro.

Ebbene, proprio qualche minuto prima dell’ora stabilita, il caso volle che anch’io mi trovassi nei paraggi: come al solito – aspettando con ansia il suo ritorno – era uscito a portar fuori il mio cane, e mi imbattei in una scena che mi riportò a rivivere un triste passato.

Esattamente all’altezza della piazza con la fontana monumentale, da una macchina rossa con a bordo altre quattro persone, scese un giovane uomo che indossava un piumone nero con cappuccio e collo di pelliccia, e una borsa a tracolla; e mentre l’auto ripartiva, lui – senza voltarsi – lanciò sprezzante all’indirizzo degli occupanti una sdegnosa esclamazione:
– “A morti di fame!”.
In un baleno, mi si chiarì ogni dinamica… Quell’individuo, stava andando verso quel “maledetto” posto che mi aveva fatto tanto soffrire, e quelle parole stavano a significare inequivocabilmente che coloro a cui erano rivolte erano “morti di fame” perché non investivano del denaro per “giocare” con gemella…
Dovetti a malincuore dargli ragione, perché Tati si era fatta ogni giorno più bella, ma allo stesso tempo ebbi come la sensazione che le gambe non mi reggessero più.

Insomma, lo seguii fingendo di badare agli affari miei fin sotto il portone di Blanca, e mentre non potei fare altro che proseguire per la mia strada sentii il suo cellulare fare una chiamata (era, quello, il segnale convenuto) e la serratura scattare…
Tati gli aveva aperto, e quello come un fulmine era entrato richiudendosi l’uscio alle sue spalle…

Per la seconda volta, mi era crollato il mondo addosso. Blanca aveva ricominciato a “lavorare”, e il mio dolore era devastante, sia per il fatto in sè che per il “tradimento”.
Conclusi, illudendomi, che forse mi aveva detto la bugia del provino per non farmi soffrire, ma non aveva calcolato quella fatalità che mi aveva nuovamente portato nel posto sbagliato al momento sbagliato…

5. Lo spettacolo può cominciare.

Così, riaccompagnato a casa il cane, tornai sotto le sue finestre, da cui mi accorsi che trapelava un filo di luce, e meditai brevemente sul da farsi.
E mi venne subito un’idea assurda quanto stimolante: siccome avevo anch’io una copia delle chiavi della sua casa, senza fare rumore – oltretutto, la musica era già ad alto volume – entrai e mi rannicchiai nel bagno da cui potevo avere una buona visuale della camera da letto.

La luce era soffusa, e Blanca, ai piedi del letto, era già completamente nuda… La vedevo solo di spalle, ma per poco non mi sborravo nei pantaloni per quanto le sue movenze – così sensuali come non mai – mi eccitavano.
In primo piano, si stagliava davanti ai miei occhi il suo culo maestoso, bello, grande e sodo che era sempre stata la mia passione…
Poi la vidi salire con le ginocchia sul materasso, chinarsi in avanti e armeggiare con qualcosa che sulle prime non riuscivo a inquadrare.
Si, ecco, stava sfilando i calzini ad Alex, prima uno e poi l’altro, e gattonava fino all’altezza della cintura dei suoi pantaloni…
Giocherellò un poco con la fibbia, tanto per far crescere la tensione emotiva, la slacciò, e abbassò la zip. Indietreggiò verso di me, e quel sederone mi precluse per qualche istante la visuale, finché non capii che stava sfilando i calzoni prendendoli per le due estremità inferiori.
In breve, l’uomo rimase in boxer, essendosi già aperta da solo la camicia di seta…

Con la lingua Blanca risalì dallo stomaco sul petto fino ai capezzoli, mentre le sue tettone dondolavano molli sul torace di Alex facendogli venire la pelle d’oca per la crescente eccitazione.
Li prese tra i denti e – guardandolo fisso come in un gesto di sfida – li morse finché lui non emise un fioco lamento.
Allora capì che doveva affondare il colpo: lui la voleva rovinare? Bene, gliela avrebbe fatta pagare e con gli interessi…
Gli strappò i boxer tanto da renderli inutilizzabili, lo guardò con un’occhiata di sfida e gli sussurrò la sua minaccia:
– “Preparati, che la guerra sta per cominciare…”.
Afferrò l’asta stringendola nel suo pugno, e cominciò a pomparlo con tanta forza da farlo venire quasi subito.
Poi, però, riprese in quel deciso movimento di sali-scendi finché quel cazzo non tornò turgido e ritto…
Era un signor cazzo, non c’era che dire, e Tati si ritrovò a considerare nel suo intimo:
– “Almeno mi divertirò un pò anch’io!”.

Prese le misure e stava per impalarsi su quel membro che era diventato notevole anche grazie alla sua maestria, quando lui la disarcionò sbattendola di spalle sul letto.
Le aprì le cosce strusciando il pisello sulla sua pancia e facendola fremere, e serrò le labbra sui chiodoni di carne che svettavano sulle tette.
Ricambiò il “favore” ricevuto poco prima da quella femmina addentandoli quasi con rabbia tanto da provocarle – senza fare altro – un primo sconvolgente orgasmo, di quelli “veri” e non finti per mestiere.
Continuò strizzandole le tette come se dovesse mungerla, e per fortuna che era tutta roba naturale, genuina, altrimenti sarebbero esplose!

Finalmente si decise… Blanca stava per venire di nuovo quando Alex appoggiò la punta della cappella alla fessura e con un sol colpo la penetrò fino in fondo.
Aveva preteso tutto a pelle, e così ogni sensazione fu intensa mille e mille volte più del solito, e i capezzoli della donna divennero duri dal godimento e dolenti.
Erano martellate inaudite – quelle che lui le stava infliggendo – che le fecero male, ma ormai era partita di testa e non si trattava più di semplice lavoro… Ad ogni colpo, lei stringeva simultaneamente i muscoli, come a voler soffocare quel cazzo che la stava profanando.
A un certo punto, Alex – spingendo le sue mani a comprimere il ventre di lei – urlò:
– “Eccomi, è tutta quella che non hai preso allora”.
Svuotatosi perbene, uscì repentinamente e tentò di voltarla… Ma Blanca capì subito cosa voleva, si alzò di scatto come un’anguilla impazzita e lo bloccò. Scandì lentamente le parole e disse:
– “Il culo no, quello non si fa… Che ti piaccia o no, quello è tutto del mio gemello!”.

Nel mentre, io ero come imbambolato. Non mi era mai capitato di assistere mentre “lavorava”, ma soprattutto rimasi stupefatto vedendo il suo pube: era un bellissimo triangolo di pelo riccio e nerissimo, quella “capellona” che tanto amavo ma che negli ultimi tempi era diventata un’utopia…
Restai a contemplarla dal mio nascondiglio, senza poterla toccare, per non so quanto tempo, finché Alex contrariato da quel diniego di Tati si riscosse e si portò verso il suo borsone. Lo aprì, e da quello lanciò sul letto un oggetto che sulle prime ne io né lei – forse a causa della luce fioca – potemmo riconoscere.
Allora l’uomo lo presentò alla donna:
– “Eccolo, è tutto tuo… Manca ancora un pò di tempo, e voglio prendermelo tutto. Sarò io stavolta a farti sperimentare delle emozioni forti. Ricordati che stai pagando un debito, e visto che non vuoi darmi il culo…”.
Era un dildo enorme, e Alex – dopo aver fatto mettere di nuovo supina gemella – cominciò a leccargliela fino a che non fu letteralmente fradicia, e durante quel “rapporto” prese quel palo di silicone, lo ricoprì di gel lubrificante, ed iniziò a stimolare la vagina di Blanca.
I movimenti di lei denotavano chiaramente che stava provando piacere, visto che non riusciva a tenere ferme mani e gambe, e questo non faceva altro che eccitare ancora di più Alex, il quale glielo spinse dentro con la stessa veemenza che aveva dimostrato con il suo organo di carne.
Ora Tati stava provando un certo dolore, con quel corpo estraneo che le stava mettendo a dura prova il bacino.
Poi l’uomo si fermò ad ammirare il suo “capolavoro”: le piccole labbra della mia cuginetta erano irriconoscibili, devastate, ma lui non si ritenne ancora soddisfatto… Glielo mise nel sedere e poi sprezzante:
– “Visto che non hai voluto me, adesso prenditi lui!”.
Fortuna volle che a liberarla da quel supplizio giunse in suo aiuto il trillo di una sveglia a ricordare a tutti che era finita.
Allora Blanca, si sfilò quel mostro dallo sfintere e gelida gli disse:
– “Vai a farti la doccia e sparisci…”.

Per poco non mi sorpresero li dentro, ma per tempo sgattaiolai fuori al freddo…
Era proprio quello che mi ci voleva per riprendermi dallo stordimento di quell’evento tragico e inaspettato. Quella era stata la prima e unica volta che (me lo confessò dopo qualche tempo) aveva sofferto così tanto in un rapporto, e che un uomo l’aveva costretta a fare cose che non voleva fare…

6. La confessione.

Mi affrettai a tornare a casa, poiché sapevo che di lì a poco sarebbe rientrata anche Blanca e non volevo che scoprisse qualcosa.
Mi feci una doccia rigenerante, ma non potevo dimenticare quella scena, e a mente fredda cominciai a sentire lo stomaco rivoltarsi.
Perché la mia Tati lo aveva fatto? Perché non mi aveva chiesto aiuto? E piansi, non mi vergogno ad ammetterlo, perché mi sentivo defraudato della cosa più importante…
Quello che mi aveva raccontato quando ci eravamo rivisti – e cioè il profondo disagio di dover accettare che quegli uomini facessero i propri comodi con lei – ora lo avevo “toccato con mano”, avevo potuto vedere con i miei occhi il suo viso mentre quel porco la penetrava, pregno di una totale rassegnazione, come di un capretto condotto al mattatoio…
Avevo accolto nel mio cuore il suo muto dolore, trasformandolo nel mio dolore, ed ora non ce la facevo più e dovevo in qualche modo scaricare la mia rabbia…

Me ne andai a letto e mi appisolai…
Quella notte Tati non tornò a casa, ma al mattino dopo, presto, fui risvegliato dal rumore della chiave che girava nella serratura.
Ero sicuro fosse lei, ma non le andai incontro perché non volevo tradire l’emozione che – guardandola negli occhi – sicuramente mi avrebbe colto.
Aspettai un altro pò, e infatti eccola scivolare sotto le lenzuola e accoccolarsi sulle mie spalle…
Ci veniva naturale fare così, specie quando c’era qualcosa che non andava e che proveniva dal di fuori della nostra “strana coppia”, qualcosa che tradiva imbarazzo, o quando dovevamo confessarci qualche mancanza.
Infatti, fin da piccoli avevamo preso l’abitudine di non addormentarci mai dopo un litigio o con un segreto non svelato nei confronti dell’altro “gemello”. Quella notte, però, andò diversamente…
Rimanemmo un poco così, avviluppati teneramente nel nostro tepore, e poi le chiesi:
– “Com’è andata al provino?”.
Dopo un lungo silenzio, mi rispose:
– “Sai tutto, vero?”.
Girai il capo verso di lei, Tati piangeva… Poi riprese:
– “Non so cosa mi sia successo, ma all’inizio credevo di riuscire a gestirlo e che quella sarebbe stata l’ultima volta. Però, non è andata così…”.
E mi spiegò chi era quell’uomo:
– “Ricordi quella sera a Piazza Navona quando ci incontrammo e venni via con te? Ero troppo felice di averti ritrovato, e mollai i miei amici senza dargli spiegazioni… Ecco, Alex era tra di loro e aveva pagato per giocare con me quella notte… Ha voluto essere risarcito, all’inizio mi aveva anche minacciata, ma per fortuna è stato di parola e uscendo da casa mia ha promesso di non rovinarci… E io su questa cosa gli credo…”.
Restammo in silenzio. Un silenzio carico di affetto, la sentivo respirarmi addosso ma non mi dava fastidio anzi, sentivo la mia essenza più profonda trasfondersi in lei e viceversa…
Riprese:
– “Voglio dirti tutto, Tato… Poi, prima di andare a farsi la doccia, ha preso il suo cellulare e ha chiamato un amico… Sarà passata una mezz’ora al massimo ed era da me… Alex me lo presentò, e così dovetti accontentare pure lui… Sai Claudio, credo che questa sia la mia vita, il mio destino, e non possiamo farci nulla… Non ti preoccupare per me, ho dei buoni amici che mi proteggeranno quando non ci sei tu…”.
Cosa potevo dirle? Come potevo cercare di convincerla a tornare da me? Capitolai definitivamente, ma non resistetti oltre e le domandai:
– “Ma perché non mi hai detto niente?”.
E lei:
– “Sono stanca di nascondermi, di scappare per non essere additata da tutto il paese… E non voglio coinvolgerti. Questa volta è definitiva, se mi vuoi io sono così, TROIA”.
Sembrava essere sicura di ciò che mi diceva, ma allo stesso tempo aveva paura, e mi abbracciò stretto al punto da farmi male…

7. Salto di qualità.

Blanca aveva ripreso il suo lavoro “a regime” …

Una volta, dopo un funerale durante il quale aveva tenuto la musica a palla, la gente del paese si era lamentata ed erano tornati gli improperi, ed era stata qualificata come una “donnaccia”.
Era la vigilia di Natale, e Tati sparì di nuovo… Tutto Natale non seppi che fine avesse fatto, stavo impazzendo, mi mancava da morire almeno la sua “presenza”: maledetti paesani, mi ero quasi abituato all’idea che facesse “la vita” purché avessi potuto proteggerla da vicino e lei avrebbe saputo che io per lei c’ero, qualunque cosa fosse accaduta nel presente e nel futuro… E invece…
Non seppi che pensare: così come questo maledetto paese me l’aveva fatta ritrovare, adesso me la stava “rubando” di nuovo…
Erano praticamente due giorni che non sapevo niente di lei, era come volatilizzata, fino a quando la sera stessa di Natale – passando sotto casa sua per il consueto giro con il mio cane – udii la musica sparata a tutto volume, ancora più alto del solito.
Mi dissi:
– “No, Tati, così va a finire che ti cacciano da qua, e non va bene… Mi vuoi per davvero far morire di crepacuore…”.
Vidi, per la prima volta dopo molto tempo, trapelare la luce dalla finestra del balcone, e ripresi a compiere quel singolare giro d’ispezione… Tre, quattro giri, non ricordo nemmeno io quanto camminai in attesa che accadesse qualcosa.

E infatti accadde… Dalla piazza, la “solita” macchina rossa scaricò un altro giovane che indossava un giaccone blu e in mano aveva un borsone con dentro sicuramente i soliti effetti personali.
Usai il solito stratagemma del cane, e finsi di occuparmi di lui… Così, vidi che furtivamente si accostò all’ormai famoso portoncino ed entrò. Non so se aveva la chiave o come al solito era appena accostato, fatto sta che si accinse a “toccare” gemella.
Ero furibondo, rabbioso, e anche estremamente prostrato psicologicamente, ma riuscii a mantenere un pò di lucidità.
Poi, all’improvviso, la musica cessò, e da lontano sentii aprirsi l’uscio, la luce dal di dentro che si proiettava sulla strada, e due voci maschili che interloquivano tra di loro…
Avevo paura, e il cuore stava tornando in tachicardia. Alla fine, uscì fuori Blanca, mi vide, e mentre io stavo per aprire bocca lei mi precedette e mi disse:
– “Tato, en el fondo no estoy haciendo nada malo, follar es parte de la naturaleza de las cosas, la esencia del ser humano, entonces acepté esta propuesta mucho más conveniente… Claro, me cansa más, pero no lo es. demasiado sacrificio. Ahí dentro (y asintió hacia la puerta) ya hay 6 chicos, ¿por qué no te unes tú también? Eres mi gemelo, y tus derechos sobre mí son sagrados…”.
La guardai negli occhi attonito e senza essere capace di dire nulla, e quindi riflettei velocemente tra me e me:
– “Temo proprio di non capirti più, gemella, ma se proprio hai deciso di farlo, ci voglio essere! Almeno potrò gestire la tua sicurezza…”.
Poi le risposi:
– “E sia! Tu sei troppo importante per me…”.

Rientrammo tutti dentro casa, e lì trovai gli altri quattro ragazzi già nudi che si masturbavano, e ridevano e scherzavano goliardicamente tra di loro.

8. Prima gangbang per Blanca.

Quella era per Blanca una “prima volta”, forse l’ultima “prima volta”, e quella sensazione la fece sentire straordinariamente elettrizzata.
Si era preparata in modo accurato ma non appariscente, di proposito senza intimo per quei ragazzi che avevano chiesto di poterla “comprare” per l’intera serata.
Unica donna con sette uomini, se non ci fossi stato io si sarebbe sentita anche un pò impaurita da tutti quei cazzi che la circondavano, ma non ebbe tentennamenti: ormai aveva deciso, ed era pronta a concedersi fino alla fine.
I ragazzi, da parte loro, già avevano avuto modo di “conoscerla” uno-a-uno, e furono anche questa volta molto attratti da lei, e chi più chi meno le confessarono:
– “Sai, sei molto bella, non vediamo l’ora di fare l’amore con te…”.
– “L’amore!”, pensai io, “e questo lo chiamano amore… Io la amo veramente, non voi… Mettere il cazzo dentro la fica non è difficile, il difficile è farla sentire una regina… Ed io te lo ho sempre dimostrato, cuore mio!”.

Comunque sia, ad un tratto Tati si ritrovò stretta tra due di loro, e mentre uno le infilò la lingua in bocca (altro “sacrilegio”, pensai io) l’altro cominciò a slinguazzarla sul collo e poi sul seno…
Esperta quanto si voleva, non era però abituata ad essere baciata in più parti del corpo contemporaneamente, ed iniziò a perdere il controllo di se.
Fremette dal piacere, e ben presto si tolse anch’essa il vestito, mentre i giovani rimasero piacevolmente sorpresi nel trovarla senza intimo, completamente depilata, e con la fica già fradicia di umori.

Quattordici mani (comprese le mie), allora, si avventarono ad accarezzare la sua pelle, tutti volevamo toccarla e possederla in qualche modo…
Volevano toccare i suoi fianchi abbondanti, il voluminoso culo in perfetta forma che ormai da un pezzo non passava inosservato, quel pancino leggermente accennato e due cosce da sballo… Per non parlare delle tette incredibilmente belle (una quinta più o meno), con due areole infinite e due capezzoli carnosi che erano già durissimi…
Anche Blanca, però, cominciò a ricambiare quei tocchi così sensuali, le sue mani percorrevano i loro corpi fino a fermarsi sui sei membri già eccitati, in decisa erezione, che le sfioravano i fianchi, il ventre, il volto e il sedere nel solco tra le chiappe.

A un certo punto, come se ci fosse stato un segnale lanciato da un invisibile “maestro delle cerimonie”, tutti mollarono la presa sulla donna e si voltarono muti verso di me.
Blanca mi aveva messo una mano su una spalla, e con uno sguardo pieno di amore mi stava fissando come se in quella stanza non ci fossimo che io e lei soltanto. Poi, mostrando il “lato b” al gruppo disse:
– “Ragazzi, vi presento il mio gemello… Lui mi ha fatto donna, ed è merito suo se voi oggi potete godere appieno di me… Per questo l’ho voluto con noi questa sera… Tutte le mie prime volte sono state con lui, e non poteva certo mancare a questa!”.
Mi guardò ancora… Ero l’unico ancora vestito, e allora prese lei stessa a togliermi gli abiti di dosso. Finché rimasi anch’io completamente nudo come tutti in quell’ambiente…
Ci fu un applauso corale, che segnalò la mia incredibile erezione: 18 centimetri di cazzo duro e peloso (molti lì dentro mi surclassavano, ma Tati ne era ugualmente orgogliosa), con due testicoli grossi come delle palle da golf, e che puntava dritto verso la pancia di mia cugina. La quale – come fece la prima volta tanti anni prima – mi si inginocchiò davanti e prese a scappellarlo fino a scoprire tutto il glande… Ci diede una rapida succhiata, e poi esortò quel gruppo di maiali infoiati:
– “Beh, vogliamo cominciare?”.

Allora i ragazzi la fecero stendere supina sul letto, le misero una fascia scura sugli occhi che le impedì di vedere, e mentre uno cominciò a leccarla tutta davanti fino alla passerina altri due le appoggiarono sulle labbra i loro membri ben lubrificati da un’intensa masturbazione.
A questo punto, gemella iniziò a “recitare” il suo mestiere, e ululò come una pazza:
– “Siiiii… Che bello! Così mi fate morire… Su, non vi fermate… Vi voglio tutti stasera…”.
Sapevo che era una finta, ma quel “VI VOGLIO TUTTI” mi suscitò come una fitta allo stomaco.

Blanca sentì varie lingue umettarle le labbra vaginali, e ogni tanto le ficcavano dentro per poi passare a “giocare” con il clitoride che era diventato massiccio e compatto.
Altre avide bocche le sembrava volessero “mangiarle” le tette, e tutte queste sensazioni – amplificate da quella “cecità artificiale” – la mandarono in visibilio:
– “Succhiate ragazzi, succhiate bene… Fatemi male, non ne posso più!”, proclamò con quell’enfasi che sarebbe stata elogiata in una sala di teatro.
Dopo un altro pò di quelle pratiche, tre di quei giovani principiarono a scendere lentamente nel suo ventre, e la stantuffarono dandosi il cambio con perfetta sincronia, quasi volessero iniziare in modo “soft” e mettere alla prova la consistenza della sua fica…
Inutile dire che la Tati venne quasi subito, gridando tutto il suo piacere, e i tre – sentendola godere in quel modo – aumentarono il ritmo e la scoparono con sempre maggior forza.
Ma, all’improvviso, uno dei tre cominciò a vacillare, il respiro gli si fece affannato, e gemella lo sentì esplodere dentro di sè…
– “Ohhhh… Vengoooo, Blanca, vengoooo, porca troia!”.

In quel momento, io ero accanto a mia cugina, e per un riflesso incondizionato mi venne spontaneo di prenderla per mano: aveva provato una sensazione che non aveva mai provato prima, era tutto così stupendo, meraviglioso, ed io ero contento per lei!
Quel maschio si era svuotato nella sua pancia, a pelle, ed io ero lì con la morte nel cuore; ma la sua eccitazione anziché placarsi stava crescendo esponenzialmente, tanto che si stava disponendo a farne felice un’altro.
E questa realtà le fece venire brividi di piacere: sapere di essere in balia di tanti altri cazzi che l’aspettavano come strumento del loro piacere personale, e i quali non erano minimamente interessati a lei come persona…
Era una cosa inconcepibile se ci avesse pensato lucidamente, ma in quel frangente era contenta, perché in fondo lo faceva “per il loro bene”, e si sentiva un pò come una “missionaria del sesso”!

Sarà stata una contraddizione, ma anch’io ero vicino all’eiaculazione, e allora mi accostai ancora di più al suo corpo e versai sopra di lei tutto il seme che avevo dentro, come se quel corpo fosse un altare da consacrare (e per me lo era davvero).

Blanca era diventata un campo di battaglia, conteso da cinque “guerrieri” nudi che duellavano dentro in amplessi sempre diversi e sempre più intensi.
Il piacere si era impadronito di lei: ansimava, guaiva, ma ogni volta dalla bocca – sempre occupata da almeno due membri – le uscivano soltanto dei versi strozzati.
Non saprei dire quante volte quella sera l’abbia vista “pestata dentro”, ma a lei quel sapore di maschio che emanava da quei cazzi piaceva infinitamente, benchè non avesse mai “assaggiato” prima due diversi orgasmi d’uomo nel giro di pochissimi secondi.

A un certo punto, comunque, avvenne qualcosa di speciale che io e lei insieme non avevamo mai pensato di poter fare…
Mentre uno dei ragazzi aveva infatti fatto scivolare – è proprio il caso di dirlo, poiché la gran quantità di sborra che era corsa a fiumi aveva favorito una penetrazione assai agevole – il suo pene dentro le viscere di Blanca, un’altro da dietro aveva puntato il suo cazzo accanto a quello dell’amico, facendosi strada con due dita nell’apertura già occupata dal primo “ospite”.
La mia amata gemella, allora, volendo farmi partecipe in qualche modo di quei frangenti così sublimi, mi guardò con uno sguardo che ci richiamava “dentro noi stessi” escludendo il mondo intero e mi disse:
– “Mi stanno aprendo in due, Tato, ma potessi sentire com’è bello!”.
E quando entrambi cominciarono a muoversi e a scoparla per davvero, prese a godere come una vera “p” (come avete capito, non uso e non userò mai quella parola ai suoi riguardi), a bocca spalancata: non capiva più niente, ma sentiva che era una cosa bellissima…
Oltre a quella scopata di coppia, gli altri ragazzi continuavano ad accarezzarla e a palpeggiarla sincronicamente, tanto che le sembrò di “fare l’amore” con un solo uomo, dotato di due cazzi e tante mani.
Un altro orgasmo violento e devastante, un orgasmo lunghissimo, interminabile, la colse, al punto che – sfregandosi con una mano compulsivamente il clitoride – non finiva più di gemere e gridare, con picchi di piacere a ripetizione:
– “Siiiiiii…. Godoooooo… Sono una porca, sono la vostra troiaaaa…”.
Mai avevo udito quelle parole in bocca a Tati: era talmente bagnata che grondava letteralmente i suoi succhi andando a ricoprire con essi le aste dei peni dei due fortunati. I quali, presero ad aumentare il ritmo e – come fossero un solo essere – iniziarono a pulsare dentro la fica di mia cugina, per poi ricolmarla con altri fiotti di sperma bello caldo…

Così, tutti ebbero goduto in quella vagina stupenda ma ormai dolorante, tranne io, e così Blanca mi disse:
– “Tato, ma cosa fai? Sei rimasto a bocca asciutta? Proprio tu? Mi hanno usata tutti e tu non ti sei svuotato dentro di me?? Forza, voglio anche la tua sborra dentro!”.
Ma io le risposi, senza tanti giri di parole:
– “Tati, voglio sbattertelo nel culo… E’ lì il suo posto!”.
Alzò lo sguardo e spaziò fino ad incontrare quello di ognuno di coloro che – sfatti – l’avevano scopata. Poi parlò:
– “E bravo il mio cuginetto che vuole inculare la cuginetta! Ma lui ha il diritto di prelazione là dietro…”.
Si alzò dal letto per sistemarsi a quattro zampe, appoggiando la testa sul cuscino di modo che il sedere si sollevasse il più possibile; quindi, con le mani si allargò le natiche esponendo a tutti i presenti il suo buchetto.
Soddisfatta per l’impressione che aveva fatto presso quegli sconosciuti, precisò senza vergogna:
– “Lui me lo ha rotto quando eravamo ancora bambini…”.

Non aveva ancora finito di spiegare le ragioni dello stato disastrato del suo sfintere che mi posizionai all’imboccatura dell’ano e, spingendo con lentezza per dare insieme il nostro “spettacolo”, avanzai nel suo “canale oscuro”.
Lei, però, da parte sua, mi incitò ad andare giù deciso:
– “Non avere paura, ci sono abituata… Sono resistente, lo sai, e allora divertiamoci forte…”.
Non me lo feci ripetere due volte, e – dopo averle arpionato i fianchi sulle morbide maniglie dell’amore – con un’unica botta la penetrai a fondo per poi cominciare una veemente inculata.
Nel giro di pochi minuti trovammo una posizione perfetta, ideale per entrambi, affinché cazzo e intestino divenissero come una mano infilata a misura in un guanto…
E mentre io le sbattevo il cazzo nel culo, lei chiamò a sé quei cazzi che tardavano a riprendersi dall’orgasmo in vagina:
– “Forza ragazzi, vi voglio in bocca, voglio ingoiarvi…”.
E li succhiava, e con due dita di una mano si sgrillettava la fica che aveva ripreso a colare incessantemente.

Andammo avanti così per una buona ventina di minuti, dato che il mio “amico” stava facendo il suo dovere egregiamente. D’altronde, i nostri corpi si conoscevano alla perfezione, erano due macchine perfette rodate da anni e anni di esercizio…
Quando infine sopraggiunse la stanchezza, mi appoggiai con forza sul fondo schiena della Tati e le dissi con il fiatone:
– “Stai pronta, che adesso viene il bello… Ti riempio di me…”.
E lei, ansimando, a sua volta:
– “Non vedo l’ora Tato, facciamo vedere a questi ragazzi come si incula una troia…”.
Ed ecco un’altra prima volta: quella parola “TROIA” che aveva rivolto a sé stessa mi fece un male cane, specie perché ciò era avvenuto in presenza di gente che non avrebbe capito il senso e ne avrebbe approfittato per usarla ancora di più come un essere inferiore…
Sborrai tutto ciò che avevo, e infine mi accasciai su di lei prendendola per le grosse tette…

Dopo di me, Blanca si prese tutti gli altri sei uccelli che aveva rinvigorito, cambiando di volta in volta posizione, stando sdraiata sul fianco oppure alla missionaria con le gambe verso l’alto, a seconda delle preferenze degli stalloni.
Ma quello più fortunato fu colui che si sdraiò sul letto e la cuginetta, piegandosi sulle gambe, si sedette di culo e di peso sul suo cazzo.
Era la posizione preferita da Blanca, perché così poteva dare lei il ritmo mentre teneva stretti in mano altri due uccelli che aveva ai lati.
E quando fu in preda all’ennesimo orgasmo, prese a smanettarli con foga, tanto da farsi schizzare in faccia il loro sperma simultaneamente.

Ma non era ancora finita: tanto gemella quanto i sei torelli non erano affatto stanchi, e così il più dotato di loro – superando le grandi e le piccole labbra ormai sfatte – le si avvicinò frontalmente piazzandole la cappella turgida nella passera per poi fare entrare dentro tutta l’asta…
Tati ebbe un sussulto, ed urlò quando con la spinta in vagina si sentì completamente piena:
– “Siii, cosiiii… Mi piace essere riempita dai vostri salsicciotti!!!”.
Stavolta non l’aveva voluto lei, ma le piaceva. Eccome se le piaceva!
Riprese ad agitarsi freneticamente, e a quel punto volle che ogni suo buco fosse pieno; così, un altro giovane – capite al volo le sue intenzioni – le diede la sua verga da succhiare.
I due che si trovavano nelle sue viscere sembravano non venire mai, e gemella cominciava a non reggere più il ritmo. Perciò, quando finalmente eiacularono si accasciò esausta a gambe larghe…
Nonostante la sua resistenza che raggiungeva sempre livelli altissimi, era stanca, e fu così che il suo sguardo – fino a quel momento sempre fisso su di me a chiedere la mia approvazione – finì sulla sveglia che teneva sul comodino e che segnava i tempi dei suoi “incontri”: erano tre ore che non le davano tregua…

Dopo una lunga pausa, che fu necessaria a tutti per riprenderci da quelle fatiche, ci rivestimmo e i ragazzi ci lasciarono soli in quella casa che ripiombò nel silenzio della notte.

9. Blanca, la mia sexy star.

Tutto era finito.
Ma l’incontro con Alex unito a quella lunghissima gangbang ci aveva segnato profondamente…
Non era stato solo un puro fatto biologico: il facoltoso aitante maschio era stato l’ultimo di una lunga serie ad aver usato Tati per sfogare i suoi più bassi istinti animaleschi e nulla più… Lui non la amava, dei suoi sentimenti non gliene fregava niente…
Si, è vero che per tutti quegli anni gemella si era offerta a tutti spontaneamente, senza costrizione, si era “messa sul mercato”, ma come è possibile comportarsi in quel modo? Trattarla alla stregua di un giocattolo sessuale che a volte era “inconscia” di tutto?
Per non parlare della sera del sesso di gruppo a cui avevo partecipato anch’io ma in cui ero stato coinvolto quasi contro il mio volere…
Dentro di me augurai a quelle “persone”, nessuna esclusa, di poter perdere il lavoro o comunque la loro fonte di reddito che gli aveva permesso di frequentarla…
Le cose erano cambiate, prima – quando si trattava di altre donne – non ci vedevo nulla di male, ma adesso toccava Tati, e il mio modo di pensare e di vedere era andato in crisi…

Per un pò di tempo, tra i “gemellini” di tanti anni prima calò un silenzio imbarazzato, che giunse fino al punto che evitavamo di incontrarci.

Blanca aveva continuato a ricevere gli “amici”, ma non era più la stessa. Sentiva di aver coinvolto anche me, e che io non lo condividevo… Un conto era fare l’amore tra di noi come avevamo sempre fatto e un altro intraprendere quella “carriera”…
Si disse:
– “Tato è pulito, e non é giusto che lo trascino in queste cose… Devo fare qualcosa… Assolutamente!”.

Ma come? Tutte le sue “primizie” le avevo già avute da tempo! Ci pensò molto, poi mi chiamò e mi spiegò:
– “So che hai sofferto anche tu per causa mia in questi giorni, e voglio farti un regalo… Ti avevo mentito quando ti dissi che andavo a fare il provino come cubista, ebbene ora farò la cubista davvero, per te…”.
Più tardi, mi fece vedere due biglietti d’ingresso per un famoso club privè della Capitale. Poi riprese:
– “Non so come sia successo, ma la mia amica Valentina mi ha vista da qualche parte e mi ha invitato a partecipare. Ovviamente, io le ho detto che ci saresti stato pure tu o non se ne sarebbe fatto nulla… Ma stai tranquillo,
dovrò animare uno spettacolino hard, ma niente sesso con il pubblico…”.

Sapeva, Blanca, che quella di vederla esibirsi in locali a luci rosse era stata da sempre una mia fantasia, e me la offrì come “regalo”.
Ma questa è un’altra storia…

FINE

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