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Il camerino prova

By 19 Agosto 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Sogno di andare in un grande centro commerciale, dentro a un grande magazzino, recarmi al piano della biancheria intima e provare alcuni completini sexy: corsetti, bustini in particolare.

Ci sono varie commesse, una per ogni marca, quella dove mi fermo è una bella ragazza, alta più o meno quanto me, con un volto magnetico, particolare, ha quel certo non so che…che non ti sai spiegare. E un seno da paura, senza reggiseno, noto dei capezzoli dall’areola larga e sporgente che premono sotto la maglietta attillata. Lei mi guarda, mi aiuta nello scegliere alcuni capi e mi accompagna in camerino.

Mi spoglio, indosso il perizoma del primo completino e inizio a infilarmi il bustier…sento la sua voce da fuori, mi chiede come va.

Ho bisogno di aiuto, non riesco ad allacciarmelo da sola…

Posso entrare?

Sono imbarazzatissima ed eccitata al tempo stesso, devo farla entrare per forza, acconsento e dico si.

La sua mano laccata di rosso fuoco scosta la tendina, ed entra nel camerino, lungo e stretto, corredato di specchi.

Mi sistema le coppe sui seni, non senza avermi palpato le tette con la scusa di sistemarle bene, e aver accarezzato i miei capezzoli ormai duri come chiodi, facendo finta di niente, con un leggero tocco delle dita, facendolo apparire come un gesto casuale.

Inizia a stringere i lacci del corsetto, io posso solo osservarmi, osservare la scena dallo specchio, guardando di fronte a me. La vedo, la sento, sento le sue mani affusolate correre come quelle di una pianista sui tasti d’avorio, la sento pronta a far vibrare come corde di violino quegli eburnei lacci di seta. Finisce, fa il fiocco che ferma tutto, mi osserva, si incolla a me, sento il suo seno premere sulla mia schiena, inizio a vibrare, il suo fiato sul mio collo sempre più vicino, il calore della sua bocca, lei che mi sussurra all’orecchio “sei bellissima”.

Sono un lago, mi sento, lo so, lei se ne accorge…mi guarda maliziosa, sempre dallo specchio, ci guardiamo dallo specchio, mi fa girare e mi bacia, poi mi spinge, mi accompagna verso la poltrona e mi fa sedere.

Sta per accadere davvero, non ci credo, no non è possibile…no…no…

Mi ha già sfilato il perizoma, e senza dire niente ha infilato la sua lingua nella mia vagina. Nel mio fiume ormai in piena inarrestabile. Io allargo le gambe, chiudo gli occhi e mi lascio andare, tuffando le mie mani nei suoi soffici e profumati capelli corvini.

Fremo come non mai, sto per venire, lei infila un dito, continua a leccare, godo, godo come mai prima d’ora, rannicchiandomi tutta intorno a lei, come un riccio che cerca di difendersi, di difendere tanto piacere!

Una voce da fuori la chiama: è una collega, io sto ancora ansimando e mi blocco. Cerco di riprendermi in silenzio, mentre lei inizia a spogliarsi e dice che ha da fare, che sta aiutando una cliente con il completo Leila. L’altra ridacchia e se ne va.

Chiedo cosa volesse dire tutto ciò, la mia dea mi dice che è un nome in codice tra loro, che quello che è successo non è la prima volta, e che quella parola serve ad evitare che intruse si possano introdurre nel camerino con noi. Avevamo ancora tanto tempo prima che chiudesse il centro commerciale…mi rialzo a fatica, mi tremano le gambe, come faccio!

Lei mi guarda, dritta davanti a me, i seni che svettano spavaldi, la fica depilata, si siede, poggia le braccia sui braccioli della poltrona, allarga le gambe, tiene solo i sandali col tacco a spillo…io mi inginocchio come un automa, e inizio a fare ciò che mai avevo fatto prima d’ora, ma che avevo sempre e soltanto sognato, e risognato, e sognato ancora. Leccare e far godere un’altra donna.

Sono tornata moltre altre volte in quel grande magazzino…e ho provato molti completini Leila, anche di altre marche…con altre commesse.

Una volta, mentre io e la ragazza di turno eravamo impegnate in un 69 un pò troppo rumoroso, ci ha scoperto il direttore del piano. La ragazza è scoppiata a piangere, temendo il licenziamento…ma poi lui slacciò i pantaloni, e tirò fuori un discreto arnese di ragguardevole larghezza.

Ma questa…è un’altra storia…

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