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Racconti Erotici

Il dopo

By 17 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Un leggero fumo quasi invisibile volava nella stanza, Ginevra restava immobile a pochissima distanza da lui, il viso della donna mostrava il suo rimmel sbavato sotto gli occhi , La scia di una piccolissima lacrima illuminava la sua guancia destra’gli occhi restavano muti, lo sguardo fissava l’uomo davanti a sé. Erano i primi minuti successivi all’amplesso appena concluso’.lei aveva ancora in bocca il sapore dell’uomo, il fiato leggermente veloce, poco alla volta, il suo battito, stava riprendendo la velocità della normalità.
‘A cosa pensi?”le chiese
Il silenzio non poteva rispondere per lei, gli occhi immobili non cercavano neppure una finta scusa da rispondere alla voce dell’uomo’.
Poco alla volta lui si avvicinò sempre di più a lei: ‘A cosa pensi?”le ripet&egrave.
Ginevra chiuse gli occhi solo per un attimo, per nascondersi dalla verità che poteva imprigionarla usando i sensi estremi predisposti di lei. Titubante un lieve sussurro uscì dalle sue labbra carnose dove ancora resisteva una lieve traccia del suo rossetto scuro’
‘Non sento’..’ le disse”seguì il silenzio’..’NON SENTO!’ ‘.urlò quasi lui, affondando il suo sguardo deciso, quasi esasperato verso gli occhi di lei. Non la toccava, nessuna carezza’non era necessario’.
”non penso a niente” sibilò lei.
‘..Ah si?…non si direbbe sai?”schernendo il proprio corpo, lui, prese in mano il suo membro ancora semirigido ‘..ne vuoi ancora?…NE VUOI ANCORA????’
Quasi impaurita Ginevra si ritrasse leggermente, non ebbe la forza di guardare l’organo che prima le aveva fatto sentire le corde del paradiso’era come se ora la spaventasse; la spavalderia, finta o vera che fosse, questo non riusciva a capirlo, di lui, la inchiodava immobile, schiacciata quasi sul letto sfatto sotto il suo corpo. La donna si rannicchiò su sé stessa come a nascondere il suo corpo che solo dieci minuti prima aveva regalato a lui come un libro aperto.
Lui, con la schiena appoggiata alla testiera del letto, continuava ad osservarla, sembrava volerla sfidare’a cosa lei non riusciva ad intendere.
Ginevra chiuse ancora gli occhi, e nella sua personale parentesi rivisse il turbine di emozioni fisiche e mentali che lui era riuscito a scatenare nel suo corpo; la sua lingua, le sue mani, il suo uccello’quello che lui era riuscito sapientemente a donarle, usandola, modellandola, facendo rinascere il suo corpo come se fosse materia grezza e lui, solo lui, il creatore.
Il sentimento di Ginevra ora, rasentava una specie sconosciuta di paura, fatta di un’attrazione incredibilmente morbosa verso lui. Riuscì a bloccare le domande che le nascevano in testa; nulla voleva chiedersi, era possibile che se lo avesse fatto avrebbe rovinato il precedente momento che per lei possedeva un fascino calamitoso estremamente difficile da trovare, anche in un rapporto occasionale tra due sconosciuti come loro, che solamente un ora prima non si erano mai visti.
‘Allora’ne vuoi ancora?’ le ripet&egrave ancora lui, quasi in maniera sardonica.
Ginevra ritornò ad osservarlo, dentro sé stessa una forza sconosciuta le diede il coraggio di affrontare chi l’aveva appena posseduta, i suoi occhi chiari miravano diretti al viso di lui, non si lasciò convincere dal fatto che lui per lei fosse estremamente carino di viso, non le importava che lui l’avesse appena ‘giocata’ o trattata come se fosse una donna di strada. Sentiva dentro qualcosa, qualcosa dalla pesantezza inconcepibile, qualcosa che ora, e solamente ora avrebbe dovuto dare a lui, noncurante del potenziale dopo. Lei lo doveva fare, e lo doveva fare in quel preciso istante.
Abbandonando il lenzuolo sotto di lei, si alzò raccolse quel poco che le rimaneva addosso e girando attorno al letto si avvicinò a lui per sedersi vicino’.pericolosamente vicino.
Lo guardò ancora, il viso di lui aveva perso il ‘gioco’ che lo sguardo che aveva prima, i suoi occhi erano ridiventati improvvisamente seri, precisi, con una corazza invisibile tra sé e lei.
Silenzio’silenzio d’attesa..
Ginevra alzò la propria mano, e con infinita dolcezza accarezzò la guancia dell’uomo, nell’istante di incontro delle due pelli un fremito non più invisibile scosse gli occhi di lui. Lei continuava a guardarlo, sempre più decisa, sfrontatamente sicura del suo gesto’poi, senza chiedere il premesso, con una lentezza naturale chinò il proprio volto su quello di lui.
Le labbra della donna sfiorarono le maschili labbra di lui.
La rosea dolcezza di Ginevra, assaggiando la parte esterna esterna della bocca di lui, insistendo soavemente senza pressione eccessiva riuscì ad ‘entrare’ nella rosea cavità di lui. Prima solo la punta poi, poco alla volta anche la lunghezza’le lingue si stavano conoscendo, si abbracciavano, si cercavano’dapprima titubanti, per poi stringersi esplorandosi e non essere mai stanche di rinnovare la strana sensazione di questo unico, solo ed irripetibile bacio.
I muscoli dell’uomo iniziarono a rilassarsi”qualche attimo, qualche minuto’unione questa non possibile da misurare con nessun orologio.
Estasi’tormento’unione…distacco’
Così come Ginevra iniziò, così lei stessa finì.
Delicatamente staccò le proprie labbra, salutando il viso di lui con un muto sguardo enigmatico, né padrone né servo’solo uno sguardo, dai mille significati.
La donna si alzò, dando le spalle iniziò a raccogliere i suoi indumenti sparsi’l’uomo immobile non riusciva più a ‘vederla’ come pochi minuti fa, qualcosa’qualcosa di incredibile, il bacio di lei, gli aveva scatenato dentro; non riusciva a capire dove fosse l’inizio o la fine di tutto, Lei ora si stava preparando per qualcosa che non corrispondeva a quello che lui voleva, o almeno credeva di volere’da lei.
L’istinto agì per lui: l’uomo si alzò, e quando fu a pochissima distanza da lei, aderì col suo corpo alle spalle di lei. Ginevra ora poteva sentire dietro sé, le sue gambe, i suoi pettorali, il suo membro, il suo fiato rasente al collo’..le braccia di lui la cinsero in vita, lentamente, decisamente, forse vogliosamente. L’abbraccio era caldo, possessivo, necessario’.
Lei riuscì a voltarsi, un sorriso le increspava il volto, un’ altra piccola lacrima stava scendendo ora sulla guancia sinistra.
Quello era il loro ‘dopo’, in quel preciso momento stava iniziando.

gea

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